Federer, niente happy end. In finale al Masters ci va Goffin (Clerici). Federer re senza corona: Goffin lo batte a sorpresa (Scanagatta). Elogio di Goffin, giocatore intelligente (Bertolucci)

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Federer, niente happy end. In finale al Masters ci va Goffin (Clerici). Federer re senza corona: Goffin lo batte a sorpresa (Scanagatta). Elogio di Goffin, giocatore intelligente (Bertolucci)

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Federer,niente happy end. In finale al Masters ci va Goffin (Gianni Clerici, La Repubblica)

Erano, anzi, eravamo tutti pronti a celebrare la divinità di Roger, come ormai abbiamo preso a chiamarlo, come si chiamano le divinità nel momento in cui la divinità assume una sorta di riconoscibilità grazie al nome di battesimo. Il match di oggi, contro un tennista bravino, educato, dai colpi spesso leggeri, un giocatore insomma al quale manca la potenza, e ancor più la personalità per essere in grado di pensare alla vittoria, giungeva dopo che Roger aveva vinto contro il belga ad ogni incontro. E dopo che, nell’annata, Roger aveva perduto 4 partite vincendone 49, e Goffin ventidue su 76. Nel Master, Roger ne aveva sorvolate tre e Goffin eliminato un Rafa infortunato, un Thiem in giornata no, e subìto un 12 a 2 da Grigor Dimitrov. A confortare i bookmakers, questa sera disperati, c’erano poi i 7 match precedenti tra i due, terminati 7 a 0, e 15 set a 3. Cos’è insomma accaduto? In una precedente conferenza stampa Goffin aveva dichiarato di esser acceduto alla maggiore età ammirando, appese in camera, immagini di Federer. Probabilmente, in questo suo culto dedicato a una divinità, non aveva mai ravvisato il minimo difetto. Questo gli dev’essere balzato improvvisamente agli occhi nel vedere molti rovesci del Divo morire in rete, corti e tagliati, mentre il rovescio di controbalzo, quello che può apparire nei giorni buoni una demi-volée dal fondo, trovava spesso la rete. Anche il serve and volley di Roger era meno frequente e vincente del solito, e insomma il Divo sembrava ritornato al suo tennis limitato al diritto imbattibile, prima che Ljubicic lo convincesse a più frequenti, ma cosa dico, ad incessanti attacchi. Detto ciò di Roger, va aggiunto che, perduto come si aspettava il 99% dei presenti il primo set, Goffin ha preso a colpire come volesse far male alla palla, in un modo che non gli è tipico, a lui, tennista di tocco. E la palla, così maltrattata, si è rifiutata di uscire, anche per la modesta lunghezza delle traiettorie di Federer. L’insolita incertezza del Divo si è manifestata anche durante la conferenza stampa, in cui, alla prima domanda: «Puoi spiegare che cosa è accaduto dopo il primo set? È stato lui, tu, o tutti e due?». Roger ha risposto: «Uhm, sì, voglio dire. Penso di non aver servito con accuratezza. Gli sono così riuscite molte risposte, ed è stato questo il momento chiave del match». Quanto a me, ritengo che Roger pensasse di aver già vinto la partita prima di giocarla, e forse anche il Masters. Non è mai il miglior atteggiamento mentale. Anzi, è il contrario.

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Federer re senza corona: Goffin lo batte a sorpresa (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Guai a dare per scontato qualsiasi match di tennis. Roger Federer ha chiuso un’annata inattesamente trionfale, 2 Slam e 3 Masters 1000, perdendo nella semifinale delle World Atp Finals (il Masters di fine stagione) in modo ancor più inatteso – e cioè dopo aver dominato anche il primo set (2-6,6-3,6-4, in 1 ora e 45’) – dal belga David Goffin che aveva battuto 6 volte su 6 partite nelle quali aveva ceduto appena 2 set (e vinti 14). Ricordo Goffin raccontare nel 2012, allorché incontrò Federer per la prima volta al Roland Garros, che nella sua cameretta teneva appeso un poster proprio di Federer. E ieri ha detto: “Vincere contro il mio idolo è un sogno che si realizza”. Mentre Federer ha preso la sconfitta con grande filosofia: “Sono deluso, ma questa resta comunque un’annata incredibile. Ho giocato bene dall’inizio dell’anno a oggi. Lo svizzero ha perso solo 5 partite in tutto l’anno e due (Donskoy e Haas a Dubai e Stoccarda) con il matchpoint a favore. Le altre con Zverev (Montreal), del Potro (US Open) e qui. A 36 anni, dopo lo stop per la seconda metà del 2016 (schiena), nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Chiude il 2017 (“Ho un giorno di vacanza in più” ha sorriso) al secondo posto del ranking mondiale, 1040 punti dietro a Rafa Nadal che ha buone chances di mantenere la leadership fino a Montecarlo e alla stagione sulla terra rossa, dove avrà più punti da difendere rispetto allo svizzero che non l’ha giocata ma che ha una cambiale di 2000 punti in Australia (contro i 1200 di Rafa) e di 1000 punti a Indian Wells e Miami. Per il belga, primo top-10 del suo Paese e alla prima qualificazione al Masters, sono due settimane da sogno: “E’ la mia prima grande finale”, dopo aver vinto 4 tornei minori. Il prossimo weekend giocherà a Lille anche la finale di Coppa Davis che il Belgio non ha mai vinto. La Francia di Tsonga, Pouille e soci è più squadra e favorita, ma da ieri sera lo è meno. E’ comunque un incredibile fine anno per Goffin che al Garros il 2 giugno scorso si era storto gravemente una caviglia inciampando sui teloni arrotolati per la pioggia a fondo campo. Sull’1-0 per Goffin nel secondo set Federer ha perso per la prima volta il servizio e dal 2-0 la partita girata completamente. Goffin, con il suo metro e 80 per 68kg, è il più leggero top-ten dai tempi di Gilles Simon, ma è anche il tennista che anticipa di più i colpi con la sua straordinaria velocità; oggi ha servito eccezionalmente bene, senza mai tremare. Da oggi Roger potrà finalmente pensare ai regali di Natale per le sue due coppie di gemelli. Le interviste complete di Federer, Goffin, Dimitrov e Sock su www.ubitennis.com

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Sorpresa a Londra, Federer eliminato: “Felice lo stesso” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il Re è morto, evviva il Re. La rivoluzione che non t’aspetti cala sulle Finals con i modi gentili di un soldatino belga d’improvviso capace di scacciare fantasmi e paure e così riscrive la storia, sua e di un torneo che pareva già assicurato al tesoro personale del sovrano svizzero, per la settima volta. Dopo una stagione imperiale, Federer cade: il tonfo meno atteso esalta l’operosa applicazione del tenacissimo e tignoso Goffin, sopraffatto per un set e poi, liberatosi finalmente di ogni pensiero maligno, avvolgente come una marea che centimetro dopo centimetro si alza, si allarga e prende spazio. Doveva essere il fine settimana di un uomo solo al comando: nei precedenti con gli altri tre protagonisti delle semifinali, Roger non aveva mai perso, per un tonico e tonificante 15-0. Con David, il campione della normalità in un tennis ormai quasi tutto muscolare, era avanti 6-0 e tre settimane fa gli aveva concesso appena tre game a Basilea. E invece il 14° appuntamento (su 15 partecipazioni) con le semifinali del Masters tramuta la formalità in un incubo. Per 33 minuti, fino al 6-2 del primo set, il copione è lo stesso di sempre: conquistato subito un break di vantaggio dopo un primo game interminabile, il Divino controlla il match senza fatica, facendosi bastare il servizio e qualche accelerazione da fondo. Ma non ha il sacro fuoco, si muove male sulla sua destra (concederà addirittura 22 gratuiti di dritto) e non appena cala alla battuta (secondo e terzo set sotto il 60% di prime) comincia ad annaspare. Perché David, accortosi che il mostro è tornato umano, aggredisce sulla risposta, aggiusta il dritto e viene pure a rete a prendersi punti facili. E quando infine va a servire per il match sul 5-4, mentre i 15.000 della 02 Arena si attendono il braccino, mette subito due ace: «Per fortuna al cambio di cambio sullo schermo hanno passato le immagini del game precedente, le ho guardate senza pensare a nulla e mi sono rilassato». Il belga diventa il sesto giocatore della storia a battere Nadal e Federer nello stesso torneo, ma ci aggiunge il sale della loro classifica: numero uno e numero due. Può bastare per parlare di impresa: «All’inizio ero nervoso, però alla fine del primo set ho cominciato a trovare di più la palla, sono cresciuto in intensità e aggressività». Forse non era il piano previsto alla vigilia («Farò qualcosa di diverso», aveva detto), ma il Divino non ha comunque saputo reagire: «Cos’è cambiato rispetto alle altre sei volte? Che ha giocato meglio delle altre sei volte». Roger sa ancora sdrammatizzare, nonostante la botta: «Ho servito male e quando lui è salito non sono stato capace di andargli dietro. In questa settimana non mi sono mai sentito al 100%, ma è stata una stagione fantastica e non posso essere deluso». Senza di lui, in finale ci proverà il giocatore che per anni si è portato appresso la pesante nomea di Baby Federer, l’elegante Dimitrov cui sembrava sempre mancare un soldo per fare una lira. Ma nel 2017 ha vinto il suo primo Masters 1000 a Cincinnati e comunque vada qui, chiuderà l’annata al numero tre del mondo. Sì: è arrivata la rivoluzione.

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Goffin un gigante (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

Doveva essere un film dal finale scontato. Mai come quest’anno il copione delle Finals pareva già scritto. La consacrazione dei due protagonisti assoluti della stagione, i redivivi Rafa Nadal e Roger Federer. Ma così non è stato. Lo spagnolo ha alzato bandiera bianca dopo il primo match, perso, contro David Goffin. Federer saluta Londra dopo la sconfitta in semifinale, ancora per mano di Goffin, che diventa così il sesto giocatore capace di battere nello stesso torneo i due fenomeni. Una piccola grande impresa, sorprendente perché del tutto inattesa. E non solo perché alla vigilia i bookmaker offrivano quote sbilanciatissime (Federer al massimo a 1,10, Goffin anche a 9,50). L’andamento del primo set suggeriva un epilogo identico a quello dei sei precedenti confronti tra i due, tutti vinti dallo svizzero. Doppio break, e set vinto da Federer in poco più di mezz’ora. Poi qualcosa si è inceppato. Federer ha smarrito la prima di servizio, il belga ha alzato la percentuale di risposte. Riuscendo a conquistare prima l’inerzia degli scambi, quindi una finale clamorosa. «Sinceramente però non so cosa potrò fare in finale. Non ci sono parole, non so descrivere il mio stato d’animo. Sono super felice», l’incredulità di Goffin a fine match. Difficile però distinguere i suoi meriti a fronte dei demeriti di Federer che fin qui, a Londra, pur senza mai incantare, aveva dimostrato una netta superiorità sui suoi avversari. Non ieri, però. Il black-out è apparso netto e prolungato, senza attenuanti. «Fisicamente non ho avuto nessun problema – ha rassicurato Federer – Semplicemente non ho servito come avrei dovuto nei momenti decisivi del match. Lui è stato bravo ad approfittarne, meritando pienamente di vincere. Non sono mai riuscito ad esprimere il mio miglior tennis, né ad essere aggressivo come avrei voluto». Eppure, nonostante il settimo titolo nel torneo dei maestri sembrava alla sua portata, Federer non è parso così deluso. «Sono rammaricato, ho avuto le mie opportunità e non le ho sfruttate. Ma mi consola aver disputato una stagione incredibile, resto estremamente felice. Ho vissuto forse la mia migliore annata, e non vedo l’ora di continuare. Se il 2017 agonistico di Federer si chiude qui, Goffin è chiamato oggi all’ultimo sforzo. Contro Grigor Dimitrov, che nella semifinale della sera ha superato Jack Sock in tre set e che guida 7-1 nei precedenti, compreso quello di inizio Masters.

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Elogio di Goffin, giocatore intelligente (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

A volte lo sport può regalare emozioni così impreviste e risultati talmente sorprendenti da segnare in qualche modo la storia di una stagione se non addirittura di una carriera. Prima di ieri, i precedenti di Goffin contro Federer, sei sconfitte e appena due set conquistati, non lasciavano margini di interpretazione per la loro sfida al Masters: nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul belga. E invece il campo alla fine ha detto che il successo del giocatore sfavorito si è poggiato su solide basi tecniche e una grande tenuta mentale. A Federer non ha funzionato nulla. Alla sua età, non è improbabile incorrere in giornate in cui alla volontà non corrisponde la corretta applicazione degli schemi. Dopo i trent’anni, è possibile avere ancora picchi assoluti di rendimento, come ha dimostrato la sua favolosa stagione, ma quando accade che mente e corpo non sono collegati, non si riesce più a trovare il bandolo. Roger non ha avuto le energie per inseguire Goffin quando il ritmo si è alzato, non è stato aiutato dal servizio, per una volta balbettante, e ha sofferto sul suo lato destro, dove il dritto faticava a trovare le giuste coordinate. Si è lasciato trasportare dalla partita. Ma la sconfitta senza dubbio inattesa dello svizzero non sminuisce certo il valore di Goffin, giocatore costante, scaltro e intelligente, che riesce ad appoggiarsi ai colpi degli avversari e che manca soltanto di un po’ di muscoli. Però sa sfruttare le occasioni che gli vengono fornite dalle giornate negative altrui e non smarrisce mai la bussola, forte di fondamentali solidi.

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Murray e Lendl si ridicono addio: “Ho deciso, avanti col mio team” (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Andy Murray volta pagina, anzi la rivolta da capo, e annuncia al mondo del tennis via sito ufficiale che il sodalizio con Ivan Lendl è di nuovo giunto al termine. Lo aveva preso, lo aveva perso e lo aveva rivoluto. La prima volta lo sostituì con Amelie Mauresmo, poi l’ha richiamato perché sentiva di non riuscire più a dare il meglio. Ora i due prendono strade diverse, professando stima reciproca e facendosi gli auguri, ed è probabile che il distacco sia avvenuto su richiesta di Lendl, esattamente come la prima volta. Ivan ha sempre detto di avere molto da fare e poco tempo per stare dietro a Murray, nonostante gli piacciano l’uomo e l’ambiente che gli sta intorno. Ha le Accademie da seguire, e i molteplici impegni da uomo di affari che vanta la collezione più importante a livello mondiale dei quadri di Alfons Mucha. «Vado avanti con il mio team», ha fatto sapere Andy, che con Lendl al fianco ha ottenuto le vittorie Slam e il numero uno in classifica, «stiamo preparando il rientro a Melbourne, per gli Australian Open, e vogliamo fare le cose per bene». Al momento il team è composto da Jamie Delgado, il coach, da Matt Little, fitness trainer e da Mark Bender e Shane Annun, fisioterapisti. «Auguro ad Andy il meglio per il futuro. Insieme abbiamo fatto grandi cose e ci siamo divertiti», ha risposto Lendl. Sui ritorni del prossimo anno si è soffermato anche Federer. «Saranno in tanti, e sarà bello rivederli tutti in campo. Io ho avuto la fortuna di rientrare e vincere, ma onestamente non me l’aspettavo. Credevo anzi di dover affrontare un periodo difficile, con molti intoppi. Non saprei dire come andrà per gli altri. Il ritorno è sempre una sfida per il corpo, e non può essere per tutti la stessa cosa». Djokovic, Wawrinka, Murray, e poi anche Raonic, Berdych, Nishikori. «Un bel gruppo di gente tosta, da mescolare ai nuovi talenti giovani, che stanno emergendo. Mi aspetto una grande stagione».

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