Il mese di settembre non era iniziato neanche da una settimana ma con l’avvicinarsi delle fasi finali dello Slam newyorkese i match memorabili erano nell’aria. Se la parte bassa del tabellone è stata piuttosto acerba sotto questo punto di vista, quella alta non ha deluso le aspettative. E anche se l’attesissimo Federer-Nadal sull’Arthur Ashe Stadium non si è avverato gli incontri da leccarsi i baffi non sono mancati. Quello proposto è la sudata vittoria – l’ennesima – dell’eroe argentino del Potro sul giovane (ancora per quanto?) Dominic Thiem.
IL PRE-PARTITA
Del Potro si è presentato al suo Slam preferito in buone condizioni fisiche e i risultati nei Master Nord-Americani sono stati tutto sommato dignitosi (sconfitta al secondo turno a Montreal con Shapovalov che l’indomani avrebbe battuto anche Nadal, e sconfitta agli ottavi a Cincinnati con Dimitrov che avrebbe poi vinto il torneo). Il suo cammino a Flushing Meadows non aveva avuto sussulti nei primi tre incontri i quali si erano conclusi tutti 3 set a 0. Discorso analogo per Dominic Thiem che a Cincinnati fece leggermente meglio dell’argentino – venendo sconfitto ai quarti da Ferrer – mentre agli US Open aveva perso un solo set contro Taylor Frits nel secondo turno.
LA PARTITA
[24] J.M. del Potro b. [6] D. Thiem 1-6 2-6 6-1 7-6(1) 6-4
Se non si conoscesse il personaggio, si direbbe che del Potro è un tennista svogliato che spesso scende in campo senza voglia di lottare e appena il set pende in suo sfavore non fa nulla per riconquistarlo. O almeno queste sono le impressioni che si sono avute nel guardare i primi due parziali del suo ottavo di finale agli US Open. In 75 minuti l’argentino riuscì a conquistare solo tre game contro Dominic Thiem, e se fosse stata una partita ATP entrambi avrebbero già preso le vie degli spogliatoi considerando il netto 6-1 6-2. Per fortuna però del Potro è tutt’altro che svogliato e nel suo arsenale può anche contare su un’arma che non è possibile migliorare in allenamento: il sostegno incondizionato del pubblico. Stando alle parole di chi era presente, il Grandstand da 8000 posti era gremito e persino i posti in piedi completamente occupati. Nel terzo set l’andamento è cambiato in suo favore e il sostegno albiceleste è stato un fattore da non sottovalutare.
Dopo un terzo set di comprensibile calo da parte di Thiem, anche il quarto sembrava aver preso subito la via di Tandil. Agli inizi di settembre tuttavia Dominic non aveva ancora iniziato a mostrare evidenti carenze dal punto di vista mentale (a differenza di quanto accadde nei mesi seguenti, quando persino il suo allenatore sottolineò gli attacchi di deconcentrazione che influirono negativamente sui risultati del suo assistito) ed era ancora un osso duro da battere. Lo dimostra anche la sua capacità di risalire dallo 0-2 fino al 5-3 e portarsi a due punti dalla vittoria. Del Potro a questo punto è costretto a superarsi e si salva con un passante di rovescio (!) anche se subito dopo è lui a scavarsi la fossa. Con qualche errore di troppo concede due match point che alla fine non si giocheranno ma non per l’arrivo improvviso di un temporale, bensì per l’arrivo di due tuoni sotto forma di ace messi a segno dall’argentino. Il fatidico quarto set si chiuderà con un tie-break a senso unico e dal quel punto in poi la strada per palito è tutta in discesa.
Lui l’ha percorsa alla massima velocità, dovendosi comunque scrollare di dosso ancora un paio di volte l’austriaco. Dominic Thiem è rimasto presente fino all’ultimo punto quando, dopo 3 ore e 35 minuti, non ha più trovato la forza mentale e fisica per mettere la pallina in gioco: un doppio fallo ha sancito la fine dell’incontro. Questa vittoria ha dato inevitabilmente slancio a del Potro il quale, dopo un giorno di riposo, ha sconfitto anche Roger Federer guadagnandosi così una semifinale Slam, (traguardo che gli mancava da Wimbledon 2013), ma questa è un’altra storia.
Insomma del Potro ci ha abituato a partire lentamente nei match per poi dare il meglio di sé quando si giunge alle fasi conclusive. Ci si augura che la sua carriera possa seguire un andamento analogo e, dopo anni costellati da infortuni (e uno Slam che sembra risalire ad una vita precedente) possa arrivare il trionfo della consacrazione.
https://www.youtube.com/watch?v=C34ZxGHrbAU
PERCHÉ PROPRIO QUESTA?
La seconda metà del 2016 era stata per del Potro ricca di successi: una medaglia olimpica, un titolo ATP e in compagnia dei suoi connazionali aveva portato a casa per la prima volta l’insalatiera. Tutti questi risultati (che comunque non lo ripagano della lunga assenza dal circuito) avevano indotto i suoi tifosi a sperare in qualcosa di più in questo 2017 e con l’avvicinarsi degli US Open, viste anche le assenze illustri, era inevitabile non tornare con la mente indietro al 2009. La vittoria contro Dominic Thiem ha aperto le porte alla possibilità di compiere di nuovo il miracolo: battere nello stesso torneo Federer e Nadal per trionfare a New York. La netta sconfitta con lo spagnolo gli ha impedito di bissare l’impresa (altrimenti davvero si sarebbe dovuto preparare il fascicolo da presentare a Bergoglio per la canonizzazione) ma anche questa è un’altra storia. Quella che vi abbiamo proposto qui invece è a lieto fine.