Pagellone 2017: l'alba dei risorti vincenti

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Pagellone 2017: l’alba dei risorti vincenti

La stagione 2018 è alle porte. Ma prima è tempo di bilanci. I promossi di quest’anno sapranno confermarsi? E i bocciati sapranno farsi perdonare?

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Doveva essere un anno di transizione, un anno di lenti e dolorosi addii e di rapide e impetuose ascese ai vertici. E invece è stato l’anno della restaurazione. I monarchi sono tornati con buona pace dei reggenti del trono, dispersi tra acciacchi e guru. E i giovani? Qualcuno si è visto, qualche altro è spuntato ma nessuno è arrivato lì. Lì, dove volano le aquile.

Roger Federer 10 Ha saggiamente deciso di non mettere più piede sulla terra. D’altra parte per uno abituato a camminare sulle acque, non vale la pena sporcarsi gli stinchi con quella robaccia rossa. Una stagione trionfale: ha vinto a Melbourne alla Nadal, ha dominato Indian Wells e Miami alla Djokovic e ha passeggiato su Wimbledon alla Sampras. Poi però, il nostro Dio ha davvero pensato di essere Federer e di potere tutto, anche ritornare numero 1 e l’ha pagata. Tuttavia è riuscito a far esultare Nadal per una sua vittoria e a far sorridere Borg: davvero l’uomo dei miracoli.

Rafael Nadal 10 Ei fu, si diceva. Chissà – si chiedevano a Parigi – quando una simile orma di piè mortale, la sua cruenta polvere rossa a calpestar verrà. Ed il solito piedone maiorchino ha lasciato la decima zampata, su Parigi e non solo, portando a termine la più clamorosa resurrezione dopo Lazzaro (cit. dell’immenso Rino). Ovviamente, come quello sopra, ha vinto perché gli altri sono rotti, sono troppo vecchi, troppo giovani, troppo scarsi. E perché i tabelloni sono pilotati dagli alieni e dalle scie chimiche.

Grigor Dimitrov 9
Fu vera gloria? Al 2018 l’ardua sentenza. La classifica dice che è il primo degli umani, il Master ha certificato l’ascesa ad alti livelli, ma tra l’Australia e Cincinnati (e pure a New York) si è rivisto baby-Fed.

Fabio Fognini 7
Una stagione positiva, mannaggia, se non ci fosse stata la follia degli Us Open. Ha battuto il numero 1, il numero 4 e il numero 8 del mondo, poi un giorno a New York ha perso la testa. Certo, una fotografia sotto l’albero di Natale con Flavia, Federico e il Direttore Scanagatta (vivo) sarebbe un indizio per un 2018 strepitoso…

Alexander Zverev 8
La stagione della consacrazione è finita ad agosto a Montreal. Bene i due 1000, male un solo ottavo negli Slam, contro mezzo Raonic peraltro. Per diventare il dominatore del futuro deve mangiarne di pane e volée. Mezzo voto in più per aver saggiamente boicottato l’esibizione milanese.

Dominic Thiem 5,5
Puntualmente asfaltato negli appuntamenti decisivi, puntualmente scoppiato a metà stagione. Errare è umano, perseverare…

Marin Cilic 7
Le lacrime di Church Road sono l’emblema di una stagione, forse di una carriera di un giocatore a tratti devastante ma terribilmente fragile.

Sorteggio delle NextGen Atp Finals 0
Il momento più alto della stagione. Il lancio del tennis del futuro affidato ad una squallido tentativo di imitazione degli anni ’80 e della Milano da bere. Con tanto di scarica barile e lattine.

Jack Sock 8
Ha tirato fuori dal calzino il finale di stagione perfetto, cosa che neanche Gomorra 3. Lui si, davvero immortale, ha riportato il tennis stars&stripes ai vertici. Durerà?

Novak Djokovic 4
Mentre quasi perdeva con Schwartzman a Parigi, il suo allenatore Agassi pensava ad intrattenersi con gli sponsor personali e nel suo box aleggiava eterea la figura sorridente del Guru. Intanto Becker ha salutato, Vajida non c’è più. Che confusione, amore e pace. Da Istomin in poi è stata una tragedia. Ritornerà, dicono. Mmh.

David Goffin 7,5
Quel maledetto telone parigino stava per compromettere la sua stagione. Si è vendicato facendo vedere i sorci verdi ai galletti nella finale Davis: non è bastato ma è stato sufficiente per renderlo eroe nazionale. David, quando i muscoli non sono tutto.

Stan Wawrinka 7
Pagellone difficile per The Man. Anche lui ha giocato solo mezza stagione come i suoi illustri colleghi di sventura, ma nei due Slam giocati ha centrato semifinale e finale arrendendosi solo alle due divinità di cui sopra. Senza Norman-One avremo ancora Special-Stan?

Pablo Carreno Busta 8
Non lo avremmo mai detto, ma ci tocca dare il voto a PCB. Ah, questi spagnoli, non si fa in tempo a mandare in pensione Ferrer e a dimenticarsi di Bautista Agut ed ecco spuntarne un altro in top-10. Si scherza, avercene. Sempre. Ma non troppo.

Juan Martin del Potro 7,5
Lo sappiamo, Giovanni Martino è un miracolato. Però anche basta. Il prossimo passo è vedere se la Torre di Tandil sarà in grado di giocare non diciamo una stagione, ma almeno un torneo senza trasformare ogni partita in un dramma al limite delle lacrime, ciondolando e facendo temere il ritiro ad ogni cambio campo.

Andy Murray 4,5
Problemi di salute, di motivazioni, di appagamento. Ma da numero 1 ha mollato troppo in fretta.

Nick Kyrgios 4
Lui spesso non ha voglia di giocare. E noi di scrivere la pagella. Tiè.

Diego Schwartzman 8
Olè olè olè olè Diegooooooo Diegoooooo. È l’anno buono.

Kevin Anderson 7,5
Se un K. Anderson ha fatto coppia con Roberto Baggio, può starci anche un K. Anderson in finale agli Us Open.

Denis Shapovalov 7,5
Sarà, sarà quel che sarà. Chi lo sa se sarà un nuovo Feliciano, un nuovo Gasquet, un nuovo Dimitrov o un nuovo Federer. O se magari, tra tanti anni, saremo alla ricerca del nuovo Shapovalov. In tal caso ci ricorderemo di una notte di mezza estate, e non sarà un sogno.

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