(S)punti tecnici: Wozniacki e Halep, la proiezione verso la palla

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(S)punti tecnici: Wozniacki e Halep, la proiezione verso la palla

MELBOURNE – Nel tennis moderno, o sei potente, o devi essere veloce. Anzi, velocissima. Caroline e Simona sono tra le migliori

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(da Melbourne, il nostro inviato)

Tirano forte, le ragazze nel circuito WTA. Tirano sempre più forte, grazie all’evoluzione della tecnica, certo, ma soprattutto grazie a quella della preparazione fisica e atletica. Le cosiddette “amazzoni” oltre l’1.80 di altezza, con i loro bravi chili di muscoli, stanno passando dall’essere un’eccezione a essere la norma. L’asticella, in questo senso, è stata alzata poco meno di vent’anni fa dalle sorelle Williams, la tendenza è rimasta costante (salvo le ovvie eccezioni, ma che comunque quello rimangono, eccezioni), e sarà difficile tornare indietro. Nulla di male, intendiamoci, che lo sport si sviluppi verso prestazioni sempre più al limite è fisiologico e normalissimo. Potenza, quindi, come base del gioco. Ma se non sei una cavallona con le leve lunghe, e non hai la possibilità di scaricare sulla palla 70 kg di peso, come puoi sopravvivere in mezzo all’autentico bombardamento che sono diventati molti match femminili? Banalmente, devi essere veloce, velocissima, e devi saper scattare e anticipare le pallate che ti arrivano in modo perfetto, perchè un gioco di rimessa e contrattacco efficace si basa su una tecnica del gioco di gambe di grandissima qualità. Due tra le migliori di sempre in questo senso, classifica (presente e passata) e risultati alla mano, sono certamente Simona Halep e Caroline Wozniacki. Rispettivamente numero 1 e 2 WTA, due ragazze assolutamente normotipi dal punto di vista fisico (Caroline abbastanza alta, 1.76, ma non parliamo certo di una “stangona”), riescono a stare sopra a tutte le altre nel ranking proprio grazie alla fantastica capacità di coprire il campo e difendere gli angoli aperti dalle bordate avversarie.

Il prerequisito più importante di un efficace “footwork”, nel tennis (e non solo) è il primo passo, quello di partenza. Da lì si possono limare preziose frazioni di secondo, arrivando allo scatto di corsa e all’allungo con quel minimo di rapidità in più che fa la differenza, per esempio, tra un recupero disperato e difensivo e un passante ben riuscito. Si inizia con un tipo particolare di split-step, detto (almeno dai tecnici americani) “gravity step”, semplicemente, dal saltello a piedi pari coordinato con l’impatto del colpo avversario che si effettua sempre e comunque per portarsi in posizione dinamica di partenza, si ricade mettendo a contatto con il terreno per primo il piede esterno, opposto alla direzione che si desidera prendere. In qusto modo, ci si sbilancia volutamente dal lato (o anche l’avanti) verso cui si deve scattare. Più facile da fare che da raccontare, niente paura. Da qui, partirà lo spostamento, che andiamo a vedere in compagnia delle nostre Maestre di footwork. Campi 17 e 18 di Melbourne Park, dieci di mattina, caldo ma non troppo, due belve da tennis in piena azione: cosa chiedere di più?


Qui sopra, due esempi di gravity step, Simona lo esegue appena accennato per scattare verso la sua destra, vediamo in ricaduta il piede sinistro a contatto col terreno, il destro ancora sollevato. Caroline ce lo mostra anche meglio, butta giù decisa il piede destro per primo, in modo da ritrovarsi istantaneamente proiettata alla sua sinistra verso un rovescio. Questa finezza di footwork si chiama gravity step proprio perchè permette di sfruttare il peso stesso dell’atleta per ottenere una spinta aggiuntiva in partenza. Da qui, inizia lo spostamento vero e proprio. Vediamo come lo effettua Simona.


Dall’alto in basso, vediamo un accenno di cross-step, un bellissimo passo in semi-allungo a piantare giù il piede destro per impostare la risposta di dritto in open stance (guardate la potenza del caricamento/affondo delle gambe), lo swing a colpire, e l’accompagnamento finale. Il tutto mantenendo perfetto l’equilibrio, con una leggerezza di piedi da vero piccolo fenomeno. Nel frame che mostra l’impatto con la palla, Simona galleggia letteralmente in aria, un insieme di rapidità di esecuzione e di controllo impressionanti. Lo sparring partner le stava tirando legnate piatte al centro in serie, e ‘sta trottolina terribile gliele impattava in avanzamento una dopo l’altra. Ok, anche nella WTA l’infermeria è bella affollata, ma grandi assenti o meno, se una diventa numero uno, qualche motivo ci sarà. Le splendida tecnica vista ora ne è un esempio. Vediamo lo stesso tipo di spostamento effettuato da Caroline, più esterno, durante lo scambio e non in risposta.


Dall’alto in basso, ricaduta dal gravity step e inizio corsa laterale, passo finale con caricamento del peso sul piede destro, swing e impatto, e accompagnamento del colpo. Stessa perfezione, stessa fulminea rapidità già vista più su da Simona. Bellissima. Nell’esempio di Halep, però, si trattava di una risposta a un servizio centrale, a fine movimento la rumena ovviamente si era ritrovata già in buona posizione di copertura del campo. Diciamo che il “lavoro” era finito. Qui sopra, invece, Caroline viene spostata verso destra, quindi oltre allo scatto, contemporaneamente all’esecuzione del dritto deve già organizzare il rientro verso il centro del campo. Vediamo quindi qui sopra, nelle ultime due coppie di frames, come la danese, insieme al movimento a colpire del braccio-racchetta e alla rotazione del busto-spalle, imposta un mezzo passo incrociato con il piede sinistro, andando a ricadere a fine follow-through già inclinata dalla parte opposta allo spostamento appena effettuato, pronta a scattare verso la sua sinistra per tornare in copertura, cosa che le vediamo fare qui sotto. Praticamente potremmo definirlo un “cross-gravity step“, tutto fatto in frazioni di secondo, difficoltà mille, roba da annodarsi le gambe e finire a pelle di leone se ci si prova al circolo sotto casa.

Ora, spero che da questa analisi si possa riuscire a capire quanta tecnica, quanto lavoro sugli automatismi, e quanto talento coordinativo ci vogliano per riuscire a spostarsi e a coprire gli spazi con tanta impressionante efficacia. Queste ragazze volano sul campo scattando come gatti incazzati, sparano botte a tutto braccio, e allo stesso tempo, in un sol gesto, stanno già rientrando pronte per partire a trecento all’ora verso qualsiasi cosa gli arrivi dall’avversaria.

Fare un punto vincente a gente che si muove in questo modo è un autentico incubo, vederle lavorare cesto dopo cesto, palla dopo palla, per ottenere la perfezione, dal punto di vista del tecnico è quasi ipnotico. Il solo suono delle suole delle scarpe sul cemento, che quasi mai è il fischio stridente sintomo di una “pedata” troppo pesante, ma è un frullare leggero di velocissimi passetti da topolino, fa capire di quale livello si stia parlando. Ovvero, attualmente, le migliori due tenniste del mondo. Grazie della lezione, Simona e Caroline.

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