Capitan Corrado Barazzutti, presente a Bergamo, non si sbilancia. Il suo ruolo glielo impone. Tuttavia, la tredicesima edizione del Trofeo Perrel-Faip (64.000€, Greenset) sta regalando le belle prestazioni di quattro baby-moschettieri azzurri. Matteo Berrettini, Gianluigi Quinzi, Lorenzo Sonego e Stefano Napolitano sono tutti nati tra il 1995 e il 1996. In attesa dell’esordio di Berrettini, si stanno tutti ben disimpegnando. E gli appassionati, a partire dal direttore del torneo Marco Fermi, festeggiano. Non era mai successo che l’Italia piazzasse ben sette giocatori al secondo turno. Ma c’è di più: Sonego e Napolitano hanno già acciuffato il pass per i quarti. E abbiamo la certezza di un azzurro in semifinale, poiché Napolitano attende il vincitore di Quinzi-Arnaboldi. La presenza del cittì azzurro, unita a certe prestazioni, fa annusare il profumo di Coppa Davis, specie oggi che le squadre sono state allargate a cinque giocatori. “Ma nel tennis cambia tutto rapidamente– dice Napolitano, autore di una gran bella partita contro Thiemo De Bakker, domato col punteggio di 6-3 7-5 – prendete Seppi: a fine anno era in grande difficoltà, poi ha sfoderato il miglior inizio di stagione della sua carriera. Ma di sicuro c’è un buon gruppo di ragazzi che possono emergere, tenendo conto che abbiamo vinto partite contro giocatori molti buoni. Per arrivare in un ambiente complicato come la Davis ci vuole tanto lavoro e più esperienze possibili nei grandi tornei. Magari qualcuno si arrabbia perché non c’è lo Shapovalov o il Kyrgios della situazione, ma abbiamo tutti lo stesso obiettivo: crescere”. E sta crescendo anche il ragazzo di Biella, 23 anni ad aprile, ottimo protagonista nel pomeriggio di mercoledì. “Contro De Bakker sono andato in difficolt nel primo game, lui è partito forte, mi aggrediva ed è stato importante salvare subito le palle break iniziali e trovare ritmo. I numeri dicono che ne ho salvate 5 su 5, ma la cosa più importante è stata mettergli pressione e non farlo giocare sempre allo stesso modo nei punti importanti”.
L’AIUTO DI RICCARDO PIATTI – Molti allenatori si focalizzano sul concetto di “ordine”, sull’eseguire con diligenza la strategia di gioco. “In realtà è un concetto che può essere diverso da giocatore a giocatore – spiega Napolitano – per me è stato portare avanti per tutta la partita l’idea di fare quello che lo mette in difficoltà. Devo dire che nei momenti importanti ha pagato. Non gli ho dato tempo, sono stato aggressivo e sul 5-5 nel secondo gli ho fatto giocare qualche palla in più. Magari in quel frangente lui mi seppelliva di colpi vincenti e sarebbe stata una scelta sbagliata… però il mio ordine è quello di restare fedele ai miei obiettivi e al mio tennis”. Napolitano è un ragazzo che esprime un certo carisma. Non c’è incertezza nel suo tono di voce, anche il linguaggio del corpo è molto sicuro di sé. Qualità importanti, in un mondo ultra-competitivo come quello del tennis. Da ormai un paio d’anni lavora con Cristian Brandi, ex doppista di Coppa Davis. A Bergamo, tuttavia, è accompagnato da papà Cosimo, colui che lo ha formato sin da piccolo. “Ma è qui soltanto nelle vesti di papà. Non mi segue più come coaching, mentre a capo dell’area tecnico c’è sempre Brandi. Siamo sempre in contatto, ma capita anche di sentirmi con Riccardo Piatti, responsabile del nuovo centro a Bordighera. C’è un bell’ambiente, grande collaborazione tra i membri dello staff. Stiamo facendo un buon lavoro e spero che il lavoro paghi”.
IMPARARE DAGLI ERRORI – Il biellese ha chiuso molto bene il 2016, ma un problema di pubalgia lo ha bloccato nella prima parte della scorsa stagione, la prima in carriera in cui ha peggiorato il ranking di fine anno. “Ho faticato a trovare continuità – spiega Napolitano – a parte i problemi di pubalgia ci sono state alcune vicende personali che non hanno aiutato, poi però da primavera in poi ho trovato fiducia e il ritmo partita. Ma non è stato tutto da buttare, anzi: ho imparato tanto e ho sbagliato abbastanza. È importante analizzare quello che non ha funzionato per fare meglio. Sarebbe sbagliato pensare che è stato un anno perso, ho fatto tanta esperienza e ho continuato a lavorare e tenere duro anche nei momenti no. Questo mi ha permesso di restare a galla e chiudere a ridosso dei top-200 ATP”. Oggi Stefano è numero 207 dopo aver toccato la 152esima posizione lo scorso giugno. Mentalmente, come si gestisce un calo in classifica? “Lo metti in conto, specialmente quando provi a salire di livello. Non è facile affrontare le cose nuove. Le puoi prevedere, ma non hai le idee chiare fino a quando non le vivi. Non posso essere scontento di una stagione in cui ho toccato le vette più alte della mia carriera, tra cui diverse vittorie contro i top-100 ATP”. Lo scorso anno, la permanenza di Napolitano a Bergamo fu decisamente negativa: dopo la sconfitta al primo turno, spaccò quasi tutte le racchette per la rabbia. Che quell’episodio sia uno stimolo per provare a fare meglio quest’anno? “Sinceramente non ci ho pensato. Io cerco di vivere ogni settimana con il piglio giusto e l’atteggiamento corretto. L’anno scorso non ero dentro al mio tennis, non ero ben centrato sugli obiettivi e su quello che dovevo fare fuori dal campo. Quest’anno sto mettendo molta più qualità in quello che faccio. Non significa vincere ogni partita, ma almeno c’è un percorso più chiaro”. Il percorso ripartirà venerdì contro il vincente tra Gianluigi Quinzi e Andrea Arnaboldi, due mancini. “Sarà una partita molto difficile: Arnaboldi ha vinto un’ottima partita contro un giocatore in forma, mentre “Gian” è in fiducia dopo un ottimo inizio di stagione. Sarà durissima e dovrò essere al massimo, poi ci sarà quel pizzico di pepe, tipico di un derby, che ci spingerà a tirare fuori il meglio”.
SONEGO, CHE PERSONALITÀ – Raggiunge i quarti anche Lorenzo Sonego: il torinese, sostenuto da un bel gruppo di tifosi, ha liquidato Ernests Gulbis con notevole autorità. Il lèttone non sarà al meglio, ma a certi livelli la sua sola presenza può fare paura. Invece Sonego ha approfittato della cattiva prestazione di Ernests, autore di una valanga di errori gratuiti. Se Gulbis non è sembrato al 100% fisicamente, Sonego ha servito benissimo e non ha mai tremato una volta preso il vantaggio. Cancellate due palle break sull’1-1 e un’altra sul 3-3, non ha più rischiato niente. Dal 4-4 ha conquistato cinque game consecutivi che hanno spaccato la partita. C’è un dato che incoraggia: oltre ad aver impostato con attenzione la partita (ha cercato con costanza il dritto di Gulbis), Sonego ha mostrato notevole personalità. In tutto il secondo set ha perso appena sei punti al servizio. E adesso partirà favorito nei quarti contro l’egiziano Mohamed Safwat, che ha usufruito del ritiro di Mats Moraing (problema al polso dopo aver perso il primo set). Soltanto Safwat (che peraltro ha perso da Sonego nelle qualificazioni dell’Australian Open) potrebbe impedire la presenza di un giocatore italiano in finale. Si ferma al secondo turno l’avventura di Luca Vanni, battuto 6-3 7-6 da Jurgen Zopp: peccato per il secondo set, in cui il toscano è stato avanti di un break e ha sciupato due setpoint sul 5-4 (15-40 sul servizio dell’estone). Raggiunge il secondo turno Salvatore Caruso, bravissimo a rispettare i favori del pronostico contro Sadio Doumbia: il 7-5 6-2 finale poteva essere ancora più severo, visto che anche nel primo set è stato avanti 5-2 e servizio. Nella giornata di giovedì, il siciliano se la vedrà con il francese Vincent Millot. Il programma si allineerà ai quarti di finale. Con la speranza che l’Italia continui ad essere protagonista.
BERRETTINI PARTE COL PIEDE GIUSTO: ADESSO C’È LESTIENNE – Inizia bene l’avventura di Matteo Berrettini al Trofeo Perrel-Faip. Accreditato della prima testa di serie, il romano ha lasciato appena quattro giochi a Matteo Viola. Un rapido 6-3 6-1, maturato in appena 65 minuti, ha sigillato la giornata di mercoledì. Berrettini è subito partito bene, con un break già al primo game. Viola ha avuto una chance sul 3-2, ma il romano ha gestito ottimamente la situazione. Nel secondo, un doppio fallo di Viola lo portava subito sullo 0-2. A quel punto il match si metteva in discesa per Berrettini, per quanto il veneto abbia avuto una chance di tornare in partita sul 3-1. Persa quella, si è demoralizzato e ha lasciato strada al suo avversario. Nel match serale di giovedì (non prima delle 20, per evitare il più possibile la concomitanza con l’attesissima Atalanta-Borussia Dortmund di Europa League), Berrettini se la vedrà con il francese Constant Lestienne, davvero in gran forma. Non solo ha battuto il rampante Nicola Kuhn, ma è reduce dalla finale al Challenger di Cherbourg. Tra i due c’è un precedente: lo scorso aprile, a Francavilla, si impose Berrettini con un doppio 6-3. Ma allora si giocava sulla terra battuta.
Ufficio Stampa Trofeo Perrel-Faip