Ritmo Fognini, ecco la finale. Adesso c’è Jarry (Crivelli)

Rassegna stampa

Ritmo Fognini, ecco la finale. Adesso c’è Jarry (Crivelli)

Pubblicato

il

 

Ritmo Fognini, ecco la finale. Adesso c’è Jarry (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Godiamo oggi, all’anno prossimo penseremo al momento opportuno. Fabio Fognini, prima di intraprendere il tour sudamericano sul rosso, aveva annunciato un cambio di programma: nel 2019, dopo gli Australian Open, privilegerà il veloce europeo e asiatico. Intanto, però, dopo la semifinale a Buenos Aires, il giro in terra sudamericana gli offre a San Paolo il 15° appuntamento in carriera con un trofeo in palio, l’occasione di salire a sei successi Atp otto mesi dopo la vittoria a Gstaad. Fognini è in forma, lo conferma lui stesso («Sto giocando bene, ho dato continuità al mio tennis dall’Argentina a qui, ora spero di arrivare fino in fondo») e lo conferma l’affermazione perentoria contro Cuevas, la quinta in sette confronti diretti. L’uruguaiano, numero 31 della classifica, non perdeva nel torneo da 15 partite, visto che si presentava alla semifinale da triplo campione consecutivo in carica. Eppure Fabio domina, controllando il match nei momenti caldi con un servizio mai balbettante (nessun doppio fallo e il 75% di punti con la prima) e tre balle break su tre annullate, fino a un secondo set in cui deborda. Peccato che al numero uno italiano scadano, questa settimana, 45 punti di Umago, per cui al momento perderebbe addirittura una posizione nel ranking (da 20 a 21), ma salirebbe al 19 in caso di successo in finale. Finale in cui scenderà in campo da deciso favorito contro il 22enne cileno Nicolas Jarry, numero 73 del mondo (best ranking, migliorato in ogni caso) che fino all’inizio di febbraio non aveva mai giocato un quarto di finale in un torneo Atp, centrando il traguardo a Quito e poi migliorandosi con la semifinale a Baires e adesso con l’epilogo in Brasile. Era atteso all’esplosione, il ragazzo di Santiago frenato nel 2015 da un grave problema a un polso (scafoide), se non altro perché il nonno è ancora oggi un mito del tennis cileno. Jarry, infatti, è figlio della primogenita di Jaime Fillol, già 14 del mondo, sette titoli conquistati tra il 1971 e il 1982 e soprattutto protagonista della Davis 1976, poi persa in finale contro l’Italia (fu sconfitto da Barazzutti e in doppio). L’illustre avo continua sommessamente a dargli consigli quando richiesto (l’allenatore è Martin Rodriguez), lui è stato un anno anche in Florida e dopo aver risolto i guai fisici e aver masticato il pane duro dei challenger, è pronto a dare ragione a Nicolas Massu, l’oro olimpico di Atene che oggi è capitano di Davis: «Ha il potenziale giusto». E pensare che poteva portare il suo metro e 98 e i suoi solidi fondamentali al servizio degli Stati Uniti, dove è nata la mamma. A convincerlo, a 16 anni, fu “Mano de Pedra” Gonzalez: «Meglio primo in Cile che uno dei tanti lassù». Ma adesso rimandi la festa.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement