Sei forte mamma (Semeraro). Giganti di ritorno. Serena c’è, Nole scalpita (Crivelli). Bartoli “extra-large”, dalla paura alla speranza (Crivelli). Riecco Marion: «Sono di nuovo viva» (Semeraro)

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Sei forte mamma (Semeraro). Giganti di ritorno. Serena c’è, Nole scalpita (Crivelli). Bartoli “extra-large”, dalla paura alla speranza (Crivelli). Riecco Marion: «Sono di nuovo viva» (Semeraro)

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Sei forte mamma (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

La notizia vera è che a Indian Wells, da stanotte, ci saranno anche loro: Alexis Olympia, 7 mesi, e Leo, 14 mesi. Ovvero la figlia di Serena Williams e il figlio di Vika Azarenka, le due mamme ex n.1 del mondo che hanno deciso di rientrare nel supertorneo californiano. Ma se quella di Serena – che in realtà è già scesa in campo in Fed Cup – è una scelta vera, per la bielorussa trattasi di decisione obbligata. Da quando infatti nello scorso agosto ha perso la causa per l’affidamento del piccolo Leo con Billy McKeague, suo ex-compagno e padre del bebè, Vika non può portare il figlio fuori dallo Stato della California, dove risiede, e visto che non vuole lasciarlo solo a Los Angeles  la sua carriera è stata bruscamente interrotta. Leo è nato il 20 dicembre 2016, la Azarenka era rientrata nel Tour nel giugno dello scorso anno, ma dopo la sconfitta negli ottavi di Wimbledon contro Simona Halep non ha più giocato, rinunciando anche agli Us Open e alla finale di Fed Cup contro gli Usa, in Bielorussia. Quest’anno aveva ricevuto una wild card ad Auckland, agli Australian Open e a Doha, ma è stata costretta a rifiutarle. Ha comunque continuato ad allenarsi a casa sua, e visto che non poteva andare sul Tour ha dovuto aspettare che il Tour andasse da lei. Serena Williams a 36 anni, la stessa età di Federer, fornisce un esempio diverso di quanto possa essere complicata la vita di una mamma-atleta, anche se del suo livello. Recentemente ha rivelato che durante il parto, lo scorso 1° settembre, ha rischiato di morire per un embolo nell’addome, e in un’intervista alla BBC ha poi spiegato che negli ultimi mesi sono stati molti i momenti in cui si è chiesta «come avrei fatto a recuperare la forma». L’ultimo suo match sul Tour risale alla finale vinta agli Australian Open a gennaio 2017. Quest’anno avrebbe voluto rientrare proprio a Melbourne, ma all’ultimo non se l’è sentita, e nel doppio perso a febbraio in Fed Cup a fianco di Venus contro l’Olanda in effetti è apparsa fuori condizione. «Però ho tenuto duro – racconta – E anche se mi muovo come una tartaruga, va bene lo stesso, perché sto migliorando». A Indian Wells il sorteggio l’ha messa di fronte a Zarina Diyas, n.53 Wta: «Non posso dire che mi aspetto di perdere, non è da me. Piuttosto voglio capire a che punto sono. Le motivazioni non mi sono mai mancate, avere accanto mia figlia me ne fornisce una in più». Secondo il suo coach Patrick Mouratoglou, «nel 2018 gli obiettivi di Serena sono i tre Slam che restano. Può vincerli: ha bisogno di tempo, ma credo che a Parigi sarà a posto. Del resto è famosa per i suoi rientri: sei anni fa è tornata dopo un’embolia polmonare e ha ripreso a vincere, tornando al n. 1. Ora ha un bambino, ma se decide di fare una cosa, la vuole fare al meglio. Il suo obiettivo è il primato di Slam». Ovvero i 24 di Margaret Court: Serena è a 23, e il primo da mamma sarebbe davvero da record.

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Giganti di ritorno. Serena c’è, Nole scalpita (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Secondo le statistiche, Indian Wells è la città degli Stati Uniti con il più alto numero di residenti milionari. Il suo Masters 1000, il primo della stagione, è organizzato da Larry Ellison, il fondatore di Oracle, che può anche permettersi di stanziare 800.000 euro di bonus per il giocatore e la giocatrice capaci di vincere sia il singolare sia il doppio. Insomma, esistono posti peggiori in cui abitare oppure giocare a tennis, ma non è certo per il sole, le palme e i bigliettoni verdi che Serena Williams e Novak Djokovic hanno deciso di non prendere appuntamenti in questi giorni. Le belve scalpitano, la gabbia in cui le hanno costrette una maternità difficile e un polso ballerino è ormai vissuta come un ingombro insopportabile, loro hanno voglia di tornare a ruggire e di annusare l’odore della battaglia. E se per il serbo la partecipazione è ancora incerta, anche se i segnali sono confortanti e il suo nome è tra gli iscritti, il cielo californiano terrà sicuramente a battesimo il ritorno di Serena in un torneo Wta 403 giorni dopo la finale degli Australian Open 2017, ultima partita in singolare della vincitrice di 23 Slam. E’ vero, la Williams ha giocato in doppio (perdendolo a risultato ormai acquisito) con la sorella Venus in Fed Cup a metà febbraio, ma Indian Wells segnerà il debutto vero dopo la nascita di Alexis Olympia il 1° settembre scorso e l’embolia polmonare provocata dal cesareo, tracciando finalmente la strada che secondo coach Mouratoglou porterà alla gloria già da subito: «Se riuscirà a giocare con la stessa intensità che mette negli allenamenti, vincerà molto presto e in ogni caso confermo che già quest’anno sarà in grado di conquistare i tre Slam che rimangono». Bum. Lei, intanto, lunedì ha gigioneggiato a New York in una serata di beneficenza a otto giocatrici (match con un solo super tie break a 10) dedicata ai bambini disagiati e non si è nascosta dietro la lunga assenza: «Sono impaziente, quando disputi un torneo del genere devi avere delle grandi ambizioni. Mi sento bene e qui a New York avrei voluto rimanere in campo di più, a giocare altri mille scambi». Per la prima volta dall’esordio nel circuito, nel 1997, Serena affronterà un appuntamento agonistico senza classifica e solo grazie al ranking protetto, una vera minaccia per tutte le avversarie, qui e nei prossimi tornei. Un po’ come accadrà a Djokovic, che in classifica è decisamente messo meglio (numero 13), ma una volta recuperata la condizione getterà scompiglio in ogni tabellone. Magari già a Indian Wells, dove è smanioso di tornare dopo le quattro partite degli Australian Open culminate con l’eliminazione negli ottavi da Chung e l’ammissione di aver voluto affrettare i tempi con quel gomito che non metteva giudizio e che lo tormentava da ben prima di Wimbledon, quando si ritirò contro Berdych. Novak si è operato per risolvere il problema e lo si aspettava addirittura per maggio (a Madrid), poi l’eccellente decorso gli aveva fatto considerare l’ipotesi Miami, ma l’intervento sembra davvero aver accelerato enormemente i tempi di recupero. Nell’ultima settimana Nole ha postato su Instagram e Twitter molti video e fotografie delle sue sessioni di allenamento, in cui mostra un impegno e un’intensità da giocatore pronto all’esame del campo. Per un paio di giorni è stato anche dal vecchio maestro Piatti a Bordighera, poi si è trasferito a Las Vegas per farsi giudicare dall’occhio attento di Agassi, e pare proprio che sarà il supercoach a prendere la decisione definitiva sull’opportunità di giocare già in California. Il leone vuole tornare nella savana che ama di più.

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Bartoli “extra-large”, dalla paura alla speranza (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Evviva l’abbondanza. Per lei, infatti, significa essere tornata alla vita. Perché Marion Bartoli era quasi perduta, e l’abbiamo ritrovata. C’è anche lei, a New York, nella serata dell’esibizione benefica in cui Serena Williams si prende la scena da mattatrice. Anzi, nella prima partita (un tiebreak a 10 vinto da Serena 10-5) giocano una contro l’altra. La regina di Wimbledon 2013 è sicuramente appesantita, ma il ricordo della tremenda estate del 2016, quando un virus misterioso la condusse a un passo dalla morte e a un ricovero ospedaliero di quattro mesi, fa apparire i chili di troppo un inno alla normalità ritrovata. L’aveva detto, Marion, dopo essere uscita dal tunnel di una malattia che l’aveva consumata poco a poco, devastandole il sistema immunitario e il metabolismo, fino a procurarle una magrezza devastante: ora che sto bene, mi piacerebbe capire se posso tornare a giocare nel circuito. La francese non scende in campo dall’agosto 2013, quando perse al secondo turno di Cincinnati dalla Halep: prosciugata dalla vittoria londinese, logorata dal rapporto con il padre allenatore e alle prese con una spalla dolorante, disse basta. Ma sul letto di dolore, quando stava giocando addirittura la partita per la sopravvivenza ed era arrivata a pesare appena 41 kg, fu il tennis a darle un barlume di speranza: «In quei giorni terribili, lo sport mi ha tenuta aggrappata alla vita. Quando si passa un’esperienza del genere, è una prova: ma allora mi sono resa conto che quello che avevo fatto sui campi era stato eccezionale. Per questo voglio darmi un’altra chance, voglio finire ciò che avevo interrotto nel 2013». Addirittura, c’erano voci che la volevano di ritorno già a Miami dal 19 marzo, ovviamente grazie a una wild card, ma è lei stessa a confermare che si prenderà tutto il tempo necessario: «L’unica certezza è che voglio ritornare a fare ciò che adoro, ma è difficile dire in che misura. Non so se il mio corpo possa continuare a sottoporsi a allenamenti che stanno crescendo di intensità, non so come risponderanno la spalla e le ginocchia. Vivo alla giornata. Adesso credo di essere al 40-50% e tornerò solo quando sarò sicura di poter dare il 100% come cinque anni fa». In ogni caso, le sue giornate sono tornate a essere scandite dalla preparazione e dal tennis, come accadeva quando giocava finali Slam: «Sui colpi da fondo sono molto vicina al mio meglio. Ma sugli spostamenti laterali devo ancora lavorare e il servizio, visto che ho cambiato il movimento, deve essere più veloce. Però la spalla non mi fa male, e questo è un buon segno. E poi ho bisogno di potenziare il fisico e recuperare il peso forma. All’inizio è stato difficile, dopo gli allenamenti dormivo ore e ore. Ma ora faccio quello che amo di più e per questo sono felice: direi che è la cosa più importante». Bentornata, Marion.

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Riecco Marion: «Sono di nuovo viva» (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

L’occhio che sprizza gioia, nel selfie in cui si è voluta immortalare in mezzo ai sorrisi dolcissimi di Venus e Serena Williams. Sullo sfondo, il Madison Square Garden di New York. «Non avrei mai pensato che mi sarebbe stato possibile un giorno avere l’immenso onore e il privilegio di partecipare a un evento insieme a due campionesse straordinarie, e soprattutto a due vere amiche come Venus e Serena!». Lunedì Marion Bartoli è tornata in campo: per ora nell’esibizione Tie-Break Tens, che si è giocata nel tempio dello sport newyorchese, prossimamente anche nel circuito ufficiale. A dicembre, quando aveva annunciato il suo rientro a cinque anni dal successo a Wimbledon e dall’improvviso ritiro, la francese aveva spiegato che contava di essere in tabellone a Miami, ma dalla Florida, per ora, non è arrivata l’attesa wild card che invece le ha concesso il torneo di Monterrey. Comunque sia, siamo davanti a una nuova vita agonistica per Marion, che la vita vera ha addirittura rischiato di perderla due anni fa, quando a causa di un virus contratto durante una trasferta in India si era ridotta pelle e ossa ed era stata ricoverata in un ospedale italiano lottando contro la malattia che le impediva di assumere qualsiasi cibo. «Pesavo 41 chili, e sono stata ad un passo dalla morte», ha raccontato Marion, numero 7 del mondo nel 2012, che oggi, a 33 anni, a giudicare dalle immagini ha recuperato tutta la salute perduta. «Sono rimasta quattro mesi in un letto, nutrita da un tubo, perché non digerivo nulla. La gente pensava fossi anoressica, invece era la colpa di una malattia tropicale: non riuscivo a salire le scale e dovevo lavarmi con l’acqua minerale. E’ stato lo sport che mi ha dato la forza di sperare: continuavo a riguardare il match-point della finale di Wimbledon e a piangere e a ridere insieme». Marion, che oggi è anche commentatrice per Eurosport, a New York ha perso nettamente contro Serena, ma per il 2018 ha grandi progetti: «Il tocco di palla è quasi tornato, ora devo velocizzare gli spostamenti e servire meglio. Mi piacerebbe fare bene a Wimbledon, dove ho già vinto, ma in realtà mi basta giocare bene ed essere felice. Negli ultimi 4-5 anni ho avuto un sacco di problemi, quando passi certe esperienze vedi tutto in maniera diversa. Oggi non c’è nessuna tennista che domina, credo di potermela giocare ancora con le migliori, ma la vera vittoria è sentirmi viva di nuovo».

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