Una divinità immortale. Mai così bene a inizio anno (Crivelli). Davis e Fed Cup, Genova sfida il mondo (Pistacchi)

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Una divinità immortale. Mai così bene a inizio anno (Crivelli). Davis e Fed Cup, Genova sfida il mondo (Pistacchi)

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Una divinità immortale. Mai così bene a inizio anno (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Li chiamano beni rifugio: il loro valore non cala mai e anzi tende ad apprezzarsi quando tutto intorno regna il caos. Sono il conforto nelle difficoltà, la luce fra le tenebre: fenomeni reali in un mondo di talenti solo virtuali. Investite su Roger Federer e non ve ne pentirete, oltre a riempirvi gli occhi e il cuore di gioia per quell’eleganza senza tempo e senza confini: a quasi 37 primavere, il Divino si regala la miglior partenza di sempre nei primi tre mesi dell’anno, perché non era mai successo che arrivasse al 16 marzo senza sconfitte, nemmeno nel meraviglioso triennio 2004-2006, quando sostanzialmente giocava da intoccabile nella sua grandezza. RICORDI LONTANI E’ vero che formalmente il 16-0 del 2018, serie allungata con il successo di giovedì notte nei quarti su Chung, eguaglia l’avvio del 2006, quando si impose a Doha e poi agli Australian Open prima di perdere in finale a Dubai (in febbraio) contro Nadal, ma quello era un atleta al top della condizione fisica e psicologica che non aveva ancora conosciuto le ombre di una carriera a rischio causa schiena e ginocchio. E poi stiamo parlando di 12 anni fa, in pratica un’eternità, e nel frattempo il Più Grande di sempre è passato attraverso epoche, avversari, trionfi e anche sconfitte che per qualcuno avrebbero dovuto convincerlo a smettere di deliziarsi e deliziare: invece, mentre i Nadal, i Djokovic e i Murray, i titani con cui si è battuto, adesso scricchiolano, lui si libra sui campi ancora leggero come un ragazzino. Di più: se stasera in semifinale supera Coric, migliora se stesso e sterilizza ogni paragone. Non che gliene importi molto, carico di onori come già si ritrova: «Oddio, non mi ricordo nemmeno più, è stato tanto tempo fa… I miei record? Beh, quando stai nel tour tanto a lungo, con successo, semplicemente accadono». Divertimento e capacità di andare sempre oltre, assegnando il giusto tributo al passato ma considerando più importante la partita che verrà: in fondo, i fuoriclasse si nutrono di semplicità. E, nello specifico, pure di ironia, quando alla vigilia del match contro Chung non ha fatto mancare una bonaria stilettata al giovane rivale: «Sono contento di ritrovarlo dopo gli Australian Open, allora sembrava avesse un infortunio piuttosto serio e non pensavo di rivederlo così presto». Sottilmente diabolico. Quella semifinale fu la partita del ritiro del coreano per le vesciche ai piedi, che sostanzialmente mascherarono la comprensibile sudditanza del ragazzino verso un monumento. Stavolta il Maestrino di Milano, campione delle Next Gen Finals, resta decisamente in partita per un set, ma il break di Federer nel 12 game, che consegna il parziale al Re, scava il solco decisivo: «Quel game e i successivi dieci, quindici minuti, quando ho salvato dei break point a suo favore, sono stati la chiave della sfida. Sono felice di aver trovato subito la via giusta, ho cominciato molto bene, poi sono stato capace di lottare e di ritrovare il mio gioco, infine di proteggerlo nel secondo set. Del resto, quando vinci, tutto diventa semplice, tutto è più chiaro e la fiducia ti accompagna, perché hai accumulato così tanti punti che il futuro ti appare più sereno». CON IL MITO Intanto, Roger si è assicurato di rimanere numero uno del mondo per almeno altre due settimane, cioè fino a Pasqua, per un totale di 308, e se vince a Indian Wells è al sicuro da Nadal (in ogni caso fermo fino alla stagione sul rosso) comunque vada a Miami. Ecco perché in California si è meritato applausi di extralusso: a seguirlo, infatti, oltre a Rod Laver e a Bill Gates, con il quale ha giocato un’esibizione benefica all’inizio del mese, c’era Sampras, il mito della sua adolescenza. E Roger non ha nascosto l’emozione, soprattutto perché Pistol Pete ha confessato di voler riprendere in mano la racchetta per giocare un paio di set contro di lui: «Mi piacerebbe tantissimo ritrovarmi su un campo con Pete. Sento che imparerei tantissimo semplicemente scambiando qualche palla. Erano giorni diversi, i giocatori della sua generazione avevano qualità diverse rispetto a quelle che abbiamo noi oggi. Ma Sampras era la versione moderna della vecchia generazione. È stato…come un ponte. Sono felice di aver avuto l’opportunità di stare sullo stesso campo con lui. Quale fu la chiave per batterlo in quella famosa partita di Wimbledon del 2001? State sfidando la mia memoria: ricordo che cercai di usare la testa per stargli vicino il più possibile. Con i top player bisogna sfruttare ogni occasione e solo così puoi avere chance di vincere. Sono stati importanti il serve e volley sulla seconda nel quinto set assieme a qualche demi-volée: erano altri tempi». Per tutti. Ma non per lui. Mister Immortalità.

 

Davis e Fed Cup, Genova sfida il mondo (Diego Pistacchi, Il Giornale)

Gioco, partita, incontro. Genova ha già vinto, ora tocca all’ItalDavis e alle ragazze della Fed Cup trasformare un grande successo in un sogno. I campi di Villetta Cambiaso saranno per tutto aprile un’autentica capitale del tennis mondiale, con l’affascinante sfida dei quarti di finale tra gli azzurri guidati da un Fabio Fognini padrone di casa e super in forma e i francesi campioni in carica che si possono permettere di scegliere i due singolaristi tra cinque giocatori nei primi 42 del mondo (dal 6 all’8 aprile). E poi subito, due settimane più tardi (21-22 aprile), con quella che è la Davis al femminile, la Federation Cup che vedrà le azzurre impegnate contro il Belgio per tornare nel World Group, nella serie A del tennis a squadre dopo i fasti di pochi anni fa. Sfide ad altissimo livello che richiedono uno sforzo organizzativo altrettanto eccelso. E per l’appunto qui Genova ha già vinto schierando autentici fuoriclasse del peso di Mauro Iguera, presidente del comitato organizzatore e autentico cuore pulsante del grande tennis genovese che in pochi anni ha portato l’Aon Challenger ad essere il secondo torneo più prestigioso dopo il Foro Italico, e Andrea Fossati, presidente del comitato ligure della Federtennis. Due fiori all’occhiello che ieri le istituzioni genovesi sono state orgogliose di poter mostrare durante la presentazione dei due grandi appuntamenti, non solo sportivi. «Abbiamo investito 180mila euro sugli impianti per centrare questo obiettivo e ne siamo felici – ha sottolineato il sindaco Marco Bucci -. Questo è un altro passo importante verso quella Genova meravigliosa che stiamo costruendo e che nello stesso periodo ci vedrà protagonisti anche con Euroflora». Il governatore Giovanni Toti ha poi «esteso» la stagione degli eventi da cartellone, ricordando la Final Eight di pallanuoto e la Regata delle Repubbliche marinare. «Stiamo crescendo, Genova e la Liguria stanno finalmente dimostrando di essere attrattive, di essere tornate mete ambite – ha aggiunto Toti -. Per troppo tempo, colpevolmente, la Liguria non era stata capace di valorizzare le proprie risorse e di puntare sulle proprie qualità». L’impegno determinante delle istituzioni lo hanno messo in evidenza gli stessi responsabili dell’organizzazione, che hanno ricordato anche il ruolo decisivo e sempre propositivo di Camera di Commercio e dell’Autorità Portuale. «E stato un piacere vedere che non siamo stati noi a dover chiedere, ma che le stesse istituzioni ci venivano incontro per darci disponibilità – ha confermato Iguera -. E hanno fatto sistema, senza gelosie, per metterci nelle condizioni di lavorare al meglio. Anche gli investitori hanno atto uno sforzo economico notevole». Per rendere l’idea di cosa significhi per la città e l’intera regione questo doppio appuntamento tennistico, lo stesso presidente del comitato organizzatore ha svelato qualche piccolo retroscena. «Generalmente viene riservato alla federazione ospite un pacchetto di biglietti pari al 10%. La Francia ne ha già chiesti almeno il 15% – ha rivelato Iguera -. La nostra federazione ha deciso di concederli per dare sportivamente spazio anche al tifo avversario. Ma pur mantenendo la consapevolezza che giocheremo in casa e dovremo far pesare questo fattore». Sì, a Valletta Cambiaso sono attesi quasi 5.000 spettatori (probabilmente qualcuno in meno per i vincoli rigidissimi della legge Minniti sulla sicurezza delle manifestazioni dopo i fatti di Torino). Lo stadio Beppe Croce avrà il consueto anello basso da 2.000 posti, poi verranno montate (i lavori sono già partiti) tribune mobile per arrivare al massimo della capienza. I biglietti saranno in vendita da lunedì su ticketone.it «Abbiamo privilegiato gli abbonamenti per le due manifestazioni – ha ricordato Fossati -. I posti per l’anello basso saranno venduti solo per Davis e Fed Cup insieme, per garantire un buon pubblico ad entrambi gli eventi. «E la prima volta in assoluto che una città ospita, a distanza di pochi giorni le due manifestazioni – ha evidenziato ancora Ilaria Cavo, assessore regionale allo Sport -. Ci siamo subito attivati per ottenere queste assegnazioni, siamo convinti sia una grande occasione per la Liguria». Ora l’attesa è per sapere chi tra Lucas Pouille (n. 10 Atp), Adrian Mannarino (22), Richard Gasquet (37)e Jo-Wilfried Tsonga (39) sarà convocato per sfidare Fabio Fognini (18), Paolo Lorenzi (57) o Andreas Seppi (61) e compagni sulla terra rossa di Genova. Un piccolo vantaggio, la superficie, per una sfida durissima. Ma nel tennis tutto è possibile finché non viene trasformato l’ultimo match-point, quello che Genova ha già realizzato

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