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Al femminile

Cinque temi da Indian Wells

I ritorni di Serena Williams e Vika Azarenka, l’affermazione delle nuove generazioni, alcune scelte tattiche rivedibili delle protagoniste del primo Mandatory del 2018 e altro ancora

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Le giovani statunitensi
Dopo un periodo di crisi, il tennis femminile USA ha ritrovato la capacità di produrre giocatrici competitive, anche se nel 2018 non sono mancate delusioni come il flop agli Australian Open 2018, dove solo Madison Keys è riuscita ad approdare alle seconda settimana dello Slam. È anche vero che agli US Open 2017 le semifinali erano state monopolizzate dalle americane con 4 presenze su 4.

Ma al di là del singolo torneo c’è un dato più strutturale che merita di essere sottolineato: in questo momento ci sono 14 giocatrici USA fra le prime 100 del mondo (e Serena non ha ancora i numeri per essere fra queste). Nessuna nazione ne vanta altrettante. A Indian Wells erano presenti in tabellone 20 statunitensi: 11 ammesse per diritto di ranking, 4 passate attraverso le qualificazioni e 5 con wild card. Segnalo che le wild card erano tutte giovanissime, con l’eccezione della ventiquattrenne Collins, che però è relativamente da poco professionista, visto che viene dal tennis di college. E malgrado la poca esperienza di WTA, tre di loro hanno sorpreso per il rendimento:  Collins, Dolehide e Anisimova.

Su Collins non posso esprimermi: non sono riuscito a seguire i suoi match se non per piccole parti. Ho visto invece (contro Simona Halep) Caroline Dolehide e mi ha lasciato la curiosità di rivederla per capire di più. La domanda è questa: il suo eccezionale match (ha perso per 1-6, 7-6, 6-2) contro la numero uno del mondo è stato un exploit, frutto di una situazione in cui aveva nulla da perdere, oppure sarà in grado di ripetersi? Sarebbe già molto positivo anche solo riuscire ad avvicinarsi alla qualità di tennis proposto: potente, deciso, sicuro; con tante soluzioni tecniche differenti, a cominciare da un servizio molto vario: piatto, slice, kick. Al momento Dolehide è numero 141 del ranking, ma se saprà proseguire su un livello simile, sarà una posizione in classifica del tutto provvisoria.

Quanto vale Amanda Anisimova?
Amanda Anisimova, è nata in New Jersey da genitori russi il 31 agosto del 2001. Numero 2 del mondo junior l’anno scorso, campionessa in carica degli US Open junior, a sedici anni è arrivata al quarto turno di Indian Wells, battendo Parmentier, Pavlyuchenkova e Kvitova; sempre per due set a zero. Ha perso da Karolina Pliskova. Ecco alcuni dei commenti dei lettori di Ubitennis dopo i match contro le due più forti tenniste ceche:

Dopo la vittoria contro Kvitova (6-2, 6-4):
aelred
Ho appena visto una corposa antologia della partita fra Kvitova e Anisimova. Dire che la cèca ha regalato di tutto e di più è mantenere un profilo basso. Non avendo visto l’intera partita, non so come sta in campo la giovane americana, ma non posso dire che il suo tennis rubi l’occhio: corre e tira, come tante adolescenti.

Furore79
Se non era oggi era il mese prossimo o il successivo, il botto della Anisimova era nell’aria, se riesce a non farsi prendere dalle vertigini se la gioca ampiamente contro Karolina Pliskova.

Julian
La stessa Anisimova sconfitta poi giorni fa nel 125K di Indian Wells in semifinale 6-4, 6-2 da Sara Errani.

E dopo il match contro Pliskova, perso per 6-1, 7-6(2):
Bertoldo
È forte Amanda. La seguo da un po’ per quanto possibile e ne parlano da tempo come futura star. Poi ha personalità da vendere.

Luca83
Gioca sempre come il secondo set, l’eccezione è stato il primo… Questa per me sarà top-10 easy.

lusc sbar in risposta a Luca83
Su cosa ti basi per dire che l’eccezione sia il primo set e non il secondo? Magari sta giocando sovra ritmo per poter stare al passo della WTA e questo torneo le sta andando bene. Può essere che di norma a tirare così forte le palle le escano di 20 centimetri come nel primo set, e allora ciao. Anche a me sembra interessante, ma aspetterei ad incoronarla campionessa.

Luca83 in risposta a lusc sbar
L’ho vista giocare anche da junior, le piace essere padrona dello scambio, è una sua indole e sarebbe stupido imbrigliarla. Inoltre, pur essendo una giocatrice cui piace tirare, lo fa con discernimento e costruendosi l’occasione per piazzare il comodino di là dalla rete.

aelred
Ho appena visto un’antologia della partita: Anisimova tira vincenti potenzialmente da tutte le parti, anche se non so valutare se sia un picco di rendimento o un livello che sarebbe in grado di mantenere a lungo. Devo dire però che Pliskova al contrario del solito (…) ha messo in pista – oltre alle solite accelerazioni e al servizio – un gioco difensivo di tutto rispetto, ha recuperato palline che sembravano ormai perdute e ha fatto in parte impazzire l’avversaria anche per questo. In fondo, si gioca sempre in due.

Enrico Righetti
Ho visto Anisimova – Pliskova. Mamma mia la ragazzina! Se tiene con la testa diventa davvero un fenomeno!

Le diverse posizioni di questi post restituiscono anche i miei dubbi, perchè al momento su Anisimova fatico a prendere posizione. Per abbozzare un giudizio comincerei da questo: penso che non sia del tutto attendibile il match vinto contro Kvitova, visto che per valutare una nuova giocatrice Petra è forse il peggior riferimento (oggi si direbbe un “benchmark”) che si possa avere. Infatti Kvitova è capace di perdere contro avversarie di bassa classifica e al contrario lasciare le briciole alle prime del mondo: dipende dai suoi alti e bassi. A Indian Wells secondo me Petra ha giocato così male da togliere parzialmente valore alla impresa di Amanda. Per cui, e non è un paradosso, considero più significativa la partita (anche se persa) contro Pliskova, che è una tennista più costante, e contro la quale nel secondo set ha giocato alla pari. Anzi è stata più spesso Anisimova ad obbligare Pliskova sulla difensiva, che viceversa.

Avevo visto Anisimova da junior solo in qualche highlights e poi nella finale degli US Open 2017, e confesso che non mi aveva particolarmente impressionato. Ma se ci ragiono in modo più razionale devo riconoscere che a Indian Wells ha ottenuto risultati straordinari. E poi non confido sempre nella mia prima impressione: ad esempio quando, molti anni fa, avevo visto giocare per la prima volta Sloane Stephens non ne ero stato colpito; salvo poi cambiare drasticamente idea dopo averla seguita qualche altra volta. Aggiungo che, prima di misurarsi con le ceche, Amanda ha anche battuto Pavlyuchenkova. È vero che Pavlyuchenkova non ha iniziato l’anno bene, ma è comunque una Top 30 da molte stagioni.

Con il suo fisico già da adulta (è alta 1,80 per la scheda WTA) per pesantezza di palla Anisimova è pronta a misurarsi ad alti livelli WTA; in più, oltre a saper “picchiare” (soprattutto di rovescio), ha dato prova di essere in grado di eseguire discreti drop-shot. Nel suo caso, come sempre, resta da capire se questi risultati sono frutto di un talento superiore oppure solamente di una grande precocità. Che non sono la stessa cosa. La storia ci dice che di solito le grandi campionesse sono precoci, ma non tutte le giocatrici precoci sono diventate grandi campionesse. Insomma, molti elementi positivi ci sono, ma mi sembra comunque troppo presto per scommettere ciecamente su di lei come su una sicura stella del futuro.

a pagina 4: Taylor, Ostapenko e Martic – Osaka e Kasatkina

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