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Al femminile

Cinque temi da Indian Wells

I ritorni di Serena Williams e Vika Azarenka, l’affermazione delle nuove generazioni, alcune scelte tattiche rivedibili delle protagoniste del primo Mandatory del 2018 e altro ancora

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L’autolesionismo di Angelique Kerber
Questa volta sarò presuntuoso, al punto da arrivare a dare un consiglio esplicito e senza mezzi termini ad Angelique Kerber: Angelique, cambia tattica.
Non so se il modo di impostare certi match sia una sua idea, oppure se sia stato deciso insieme all’allenatore, che da quest’anno è Wim Fissette. O se sia una idea principalmente del coach. Se fosse vera questa ultima ipotesi, allora modifico la frase in questo modo: Angelique, cambia coach.

Spiego le ragioni del mio consiglio. Nel 2017 Kerber è tornata in forma, però sta compromettendo alcuni match con scelte tattiche non adatte alle proprie caratteristiche. Era successo ad esempio nel primo set della semifinale degli ultimi Australian Open persa contro Halep (e le era costato uno 0-5 all’avvio); è accaduto di nuovo contro Kasatkina a Indian Wells: Angelique decide di prendere quasi sistematicamente l’iniziativa e finisce per regalare punti su punti all’avversaria a causa dei troppi errori commessi alla ricerca del  vincente. E così, dopo che con il suo solito match in contenimento aveva sconfitto 6-1 6-1 la numero 7 del mondo Caroline Garcia, ha raccolto nel turno seguente contro Daria Kasatkina appena due game (0-6, 2-6).

A mio avviso ciò che fa di Angelique una giocatrice molto forte sono soprattutto le capacità difensive, il saper allungare il palleggio sbagliando pochissimo e rimandando palle quasi impossibili. E poi, eventualmente, saper anche “pungere” di contrattacco. Producendo vincenti che possono fare molto male, perché sono ferite nel morale di avversarie già frustrate dalla difficoltà nello sfondare il muro difensivo; ma che non sono l’elemento fondativo del suo gioco.

Per queste ragioni le doti di Kerber emergono soprattutto contro le attaccanti, che praticano un tennis che si sposa perfettamente con le sue qualità. Quando invece incontra avversarie forti soprattutto in difesa non può mettere in atto certe soluzioni, a partire dal fatto che a volte non può appoggiarsi con i propri colpi sulla potenza altrui. Ma questo non mi sembra un motivo sufficiente per azzardare scelte tattiche opposte, quasi autolesioniste. Se l’obiettivo è vincere le partite, è meglio adottare impostazioni più vicine alle proprie caratteristiche, anche a costo di offrire un tennis poco spettacolare.

È come quando nel calcio si affrontano due squadre contropiediste: nessuna vuole sbilanciarsi, e se nessuna segna la partita non decolla. Proprio a Indian Wells nel 2013 Kerber era stata protagonista insieme a Wozniacki di uno scambio che ha dimostrato cosa può accadere se si incontrano due tenniste “catenacciare” (sempre per rimanere nella metafora calcistica):

https://youtu.be/PEvq8ybeyzg

Questo tennis potrà non piacere, e non è nemmeno detto che garantisca la vittoria; ma secondo me rimane comunque più logico tenere il campo in questo modo piuttosto che stravolgere la propria impostazione e perdere nettamente. C’è stato in passato un altro tedesco, Boris Becker, che si era messo in testa di vincere sulla terra rossa giocando come un terraiolo, snaturando le sue caratteristiche migliori. E quanti tornei su terra ha vinto in carriera? Facile da ricordare: zero.

A 30 anni compiuti non mi pare che ci siano ragioni per cambiare la valutazione su Kerber. Cinque anni fa avevo scritto su di lei: “Angelique però non è una difensivista pura; se il match diventa combattuto, sull’onda dell’entusiasmo (o della disperazione) può cominciare anche a spingere lei. Contro le giocatrici più deboli può anche impostare la partita, ma secondo me il suo livello di gioco in “versione attaccante” è inferiore: da attaccante non credo valga le prime dieci del mondo.
Siccome si trova meglio a spingere il rovescio incrociato e il dritto lungolinea, da mancina finisce spesso per cercare l’angolo di campo coperto dal dritto delle giocatrici destre. E non è detto che insistere sempre in quella parte di campo sia produttivo, soprattutto se si gioca contro chi ha nel dritto il suo colpo migliore”.

Di fronte a una tennista come Kasatkina, che ha nella difesa e nel dritto due punti molto forti, certe scelte di gioco mi sono sembrate degli autogol. Ecco il tabellino del match:

32 gratuiti in 14 game disputati rappresentano una cifra insostenibile per una tennista come Kerber, anche perché di vincenti è riuscita a produrne solo 10. Per questo penso che con certe scelte tattiche rischia di raccogliere quanto Boris Becker sulla terra.

a pagina 3: Le giovani statunitensi e Amanda Anisimova

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