Cinque temi da Indian Wells

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Cinque temi da Indian Wells

I ritorni di Serena Williams e Vika Azarenka, l’affermazione delle nuove generazioni, alcune scelte tattiche rivedibili delle protagoniste del primo Mandatory del 2018 e altro ancora

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I ritorni di Serena e Azarenka
Il tennis WTA non si ferma, e non aspetta nemmeno campionesse come Serena Williams e Vika Azarenka.  Lo si è capito una volta di più a Indian Wells, torneo attesissimo proprio per il loro ritorno: se vorranno nuovamente primeggiare dovranno migliorare ancora la loro condizione.

Azarenka è apparsa piuttosto lontana dalla tennista all around di un tempo, capace di tenere bene in difesa ma anche di martellare ad alto ritmo, fino a sfiancare quasi tutte le avversarie. Ha giocato discretamente, ma forse in un modo un po’ scolastico, nell’esordio contro Heather Watson, che non sta attraversando un buon periodo di forma. Poi contro Sloane Stephens le cose si sono fatte più difficili. Stephens a volte fatica a trovare le motivazioni, ma Azarenka era quello che ci voleva per risvegliare il suo orgoglio: il massimo impegno di Sloane non ha aiutato Vika, che ha faticato ad alzare il livello per reggere il ritmo di una avversaria di fascia alta. E quando ha cominciato ad avvicinarsi a quel limite, la partita ormai era finita.

Una vittoria in più per Serena Williams, che ha battuto all’esordio Zarina Diyas (come Watson, anche Diyas non è in un buon momento) e poi meno facilmente anche Kiki Bertens. Contro un monumento del tennis come Serena, Bertens è scesa in campo intimorita, tanto da colpire sporche molte palle. Lo si capiva dal suono della racchetta che trasmetteva le “scentrature”. E se lo si riconosceva persino in TV (che in questo è molto penalizzante rispetto alla percezione dal vivo) significa che erano davvero colpi incerti, salvati solo dal maggiore sweet spot degli attrezzi contemporanei.

Nel terzo turno contro Venus si è vista la differenza tra chi è abituata a competere e chi invece è ancora in rodaggio. Serena ha perso in due set senza dare la sensazione di essere a pari livello, a parte gli ultimi game in cui la tensione della sorella al momento di chiudere ha reso il punteggio meno severo. In sintesi: la condizione ideale di Serena è ancora lontana; però paragonata a quella dell’esibizione contro Ostapenko di tre mesi fa, i progressi sono comunque notevoli.

Il torneo che era iniziato avendo come elemento di maggior interesse il ritorno di due “mamme”, giocatrici mature e affermate, si è concluso con la novità di due ventenni come Osaka e Kasatkina arrivate a contendersi il titolo. Da questo contrasto di avvenimenti si potrebbero elaborare ipotesi sui ricambi generazionali; però a me sembra presto per trarre conclusioni definitive: diamo un tempo ragionevole alle “anziane” per vedere cosa sapranno fare. Nella speranza che i loro ritorni non siano troppo condizionati da problemi fisici (come sta accadendo a Sharapova) e nemmeno da fattori extratennistici (le questioni legali di Azarenka).

a pagina 2: l’autolesionismo di Angelique Kerber

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