Chung scatenato, ai quarti per la sesta volta (Cocchi). Nadal in Davis, Murray accelera (Zanni). Fuori Gasquet, c’è Chardy; ora l’Italia può giocarsela (Paglieri). Piatti, il maestro dei N.1, ha “un’officina” anche a Torino (Ferrero)

Rassegna stampa

Chung scatenato, ai quarti per la sesta volta (Cocchi). Nadal in Davis, Murray accelera (Zanni). Fuori Gasquet, c’è Chardy; ora l’Italia può giocarsela (Paglieri). Piatti, il maestro dei N.1, ha “un’officina” anche a Torino (Ferrero)

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Chung scatenato, ai quarti per la sesta volta (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

E’ arrivato pian piano, senza farsi notare, e ha vinto la prima edizione delle Next Gen Atp Finals a Milano lo scorso novembre, senza mai aver superato i quarti di un torneo Atp. Adesso Hyeon Chung, il sudcoreano di gomma che si ispira a Djokovic (versione sana), non si ferma più. E conquista i quarti di finale del Masters 1000 di Miami. Una crescita costante quella del sudcoreano che agli ottavi ha battuto facilmente in due set il portoghese Sousa. E’ la seconda volta in carriera, dopo Indian Wells, che il ragazzo con gli occhiali centra un posto negli ultimi otto di un Masters 1000, ma è la sesta volta che ci riesce dall’inizio dell’anno. Il 21enne può anche vantare un altro, piccolo record: non ha mai perso il servizio nei 27 turni di battuta giocati nel torneo. Il prossimo avversario di Chung sarà lo statunitense John Isner che nel duello tra giganti ha avuto la meglio su Marin Cilic, testa di serie n. 2. Un buon torneo quello di Isner che fino a Miami aveva messo insieme appena due vittorie dall’inizio dell’anno. E sembrava che il copione prevedesse una sconfitta anche all’esordio a Crandon Park quando ha rischiato il k.o. contro Vesely. Avanza anche un rinato Raonic che ha eliminato Chardy. Battuto da Kyrgios al terzo turno, Fabio Fognini è già concentrato sulla Davis dove dal 6 all’8 aprile l’Italia cercherà di raggiungere la semifinale provando a battere la Francia di Noah. Barazzutti ha convocato Fognini, Lorenzi, Seppi Bolelli e Matteo Berrettini. Per la Francia senza Gasquet, Tsonga e Monfils, Noah ha scelto Pouille, Chardy, Mannarino, Herbert e Mahut. Intanto in casa Spagna anche Rafa Nadal è pronto al rientro proprio con la maglia della nazionale per la sfida contro la Germania che giocherà a Valencia: «Rafa sta migliorando ed è vicino alla guarigione, si allena bene e la forma migliora» ha detto il capitano Sergi Bruguera.

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Nadal in Davis, Murray accelera (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)

Ci voleva. Con la caduta dei grandi al Miami Open (ieri è uscito anche il numero 2 del tabellone Cilic battuto da Isner), le scintille sono arrivate dal solito Kyrgios. Dopo aver sconfitto Fognini, infatti, l’australiano si è messo a giocare subito un altro match – ma su Twitter – con lo spagnolo Verdasco. Scambi per niente amichevoli tra i due; tutto è nato da una discussione durante la partita tra lo spagnolo e Kokkinakis, con Kyrgios che ha preso, da lontano, le difese del connazionale e da lì è nato il batti e ribatti ben poco tennistico. E se i due dovessero continuare a vincere si troverebbero in semifinale: sarebbe tutta da vedere. Intanto da Miami si pensa già alla Coppa Davis. L’Italia, per l’incontro con la Francia campione in carica, valido per i quarti del Gruppo mondiale, accanto a Fognini, Seppi, Lorenzi e Bolelli ha aggiunto Matteo Berrettini, ventunenne romano dell’Aniene, il nome nuovo del tennis italiano. L’incontro con i transalpini guidati da Yannick Noah si svolgerà dal 6 all’8 aprile sul rosso genovese di Valletta Cambiaso. Anche la Spagna si sta “scaldando” in vista della sfida con la Germania (chi vince giocherà con Italia o Francia) e la novità si chiama Rafa Nadal. Tornato n.1 senza giocare (la conferma ufficiale lunedì prossimo), Nadal, che si sta riprendendo dall’infortunio alla gamba destra che lo ha costretto al ritiro agli Australian Open, sembra pronto a rientrare in nazionale. «Sta migliorando – ha confermato Sergi Bruguera, capitano degli iberici – si allena bene e la forma migliora». E in un periodo in sembrano tenere banco pù gli infortuni che il tennis giocato, una buona notizia arriva dalla Mouratoglu Tennis Academy, non lontano da Nizza, con un video postato su Instagram che mostra Andy Murray al servizio. Lo scozzese si era operato all’anca l’8 gennaio. Si prevedeva il rientro in giugno, con il via della stagione sull’erba, ma il recupero sembra procedere più velocemente e Murray potrebbe ritornare a maggio, in un paio di challenger sul cemento, in Scozia.

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Fuori Gasquet, c’è Chardy; ora l’Italia può giocarsela (Claudio Paglieri, Il Secolo XIX)

Ora sì che ce la giochiamo. Le convocazioni per Italia-Francia di Coppa Davis, dal 6 all’8 aprile a Genova, lasciano agli azzurri più di una speranza: i tornei sul cemento americano, infatti, hanno confermato le precarie condizioni di forma di diversi francesi, e il capitano Yannick Noah ha deciso di escludere due pezzi da novanta come Richard Gasquet e Gael Monfils e chiamare Jérémy Chardy, secondo singolarista dietro il numero 10 del mondo Lucas Pouille. Per il doppio, punto che è spesso decisivo, ha chiamato sia Herbert sia Mahut, che formano una delle coppie più forti del circuito. Probabile quindi che alla fine Mannarino, non proprio a suo agio sulla terra rossa, sia escluso ed Herbert si tenga pronto anche per il singolare. Nessuna sorpresa sul fronte italiano: Corrado Barazzutti ha chiamato Fabio Fognini, Andreas Seppi, Paolo Lorenzi, Simone Bolelli e il new entry Matteo Berrettini, 21 anni, premiato per il suo recente ingresso nei primi cento. «Loro sono favoriti, al completo sono molto più forti – ha detto Fognini nei giorni scorsi a Miami – speriamo di giocarcela fino alla fine». In effetti la Francia ha molta più scelta, ma in campo vanno comunque quattro giocatori e senza Gasquet (e senza Tsonga, infortunato, e Monfils, che non ha un rapporto facile con Noah), il confronto appare più equilibrato. Il pubblico che garantirà il tutto esaurito a Valletta Cambiaso sarà molto contento di vedere quattro singolari pienamente giocabili e un doppio che promette scintille. Tornando a Chardy, a Indian Wells è arrivato fino agli ottavi, fermato solo da Federer, e ha battuto, oltre a Mannarino, proprio Fognini in un match molto particolare: Fabio era avanti un set e due break e ha buttato via la partita, permettendo al francese di rimontare e dando il via a uno dei suoi monologhi: «Tira completamente a caso – si lamentava quando l’altro azzeccava un vincente – è numero 100 e resta numero 100». A Miami, Chardy si è però ripetuto facendo fuori Gasquet e il numero 3 Dimitrov, prima di arrendersi ieri a Raonic: a questo punto, per Noah, lasciarlo fuori diventava difficile. Attenzione però. Chardy, 31 anni, pur imbattuto nei 5 incontri di Davis, è giocabile non solo per un Fognini che cercherà vendetta sportiva, ma anche per Seppi o Lorenzi. Il record in carriera del francese vede più partite perse (235) che vinte (229),anche se sulla terra rossa – quella che troverà a Genova – è in positivo (53,3% di vittorie). Chiaro che l’Italia non può prescindere dai due punti in singolare di Fognini. Corriamo troppo, d’accordo. Ma è bene ricordare che questa sfida rischia di essere una delle ultime occasioni per gli azzurri di andare molto avanti nella competizione, che dal prossimo anno potrebbe diventare una sorta di campionato del mondo concentrato a fine stagione, con tutte le squadre e tutti i campioni che oggi spesso disertano l’impegno. Battere la Francia e arrivare in semifinale significherebbe regalarsi un altro sogno, contro la Spagna di Nadal o la Germania di Zverev. Ma fermiamoci qui. Per il momento, il pensiero della Francia campione in carica basta e avanza.

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Piatti, il maestro dei Numeri Uno, ha “un’officina” anche a Torino (Federico Ferrero, Corriere – Torino)

A qualche chilometro da qui, intorno al 1990, un coach comasco uscito dalla Fit tentava di far nascere il primo team privato della storia del tennis italiano. Riccardo Piatti trovò ospitalità alle Pleiadi di Moncalieri e l’esperimento funzionò, grazie all’aiuto dell’attuale direttore del circolo della Stampa Sporting Friki Chioatero: «Ricordo ancora quando andò a prendere al confine, col pulmino, alcuni ragazzini scappati dalla guerra e li portò al club. Uno di loro era Ivan». Ivan sta per Ljubicic: poco appariscente, introverso, non conosceva mezza parola di italiano e venne affidato alle sue cure. Sarebbe diventato il numero 3 del mondo. Da una decina di anni, Piatti collabora con lo Sporting di Torino: fa il consulente, si riunisce di tanto in tanto con lo staff tecnico del circolo per fare il punto sui giovani che studiano da professionisti: «Cerco di risolvere problemi, di far crescere i maestri che sono già validi sotto la guida di Luigi Bertino, di far applicare il metodo della mia scuola. Qualche volta viene da me una delle loro promesse, Lorenzo Ferri». Perché quella di Piatti non è più solo una scuola in senso filosofico, dopo i successi con Ljubicic e le collaborazioni con Richard Gasquet (ex numero 7 Atp) e Milos Raonic (3), ma una piccola casa del tennis. Con le radici in Riviera, a Bordighera, a qualche curva dalla residenza di tanti campioni del tennis. Come l’ex numero uno del mondo Novak Djokovic. «Se ho il rimpianto di aver scelto Ljubicic e non lui, che voleva farsi allenare da me? No, anche se avevo capito che era un fenomeno, perché la mia è stata una scelta fatta col cuore; sono contentissimo di aver portato Ivan dove è arrivato. E sono anche orgoglioso del suo lavoro di oggi: è bravissimo. Se Federer lo avesse ingaggiato prima, come coach, avrebbe vinto tanti tornei in più». In effetti, Roger non vinceva Slam da quasi cinque anni prima della rinascita del 2017, il ventesimo Slam conquistato in Australia e il ritorno al numero uno. Successi che portano anche la firma di Ljubicic. E se la domanda è quale sia stata la soddisfazione più bella tra la semifinale al Roland Garros di Ivan o la finale a Wimbledon di Raonic, risposta è spiazzante: «La mia soddisfazione più grande viene dal Piemonte. Nell’88 ero giovane e inesperto, portai qui quattro ragazzi italiani del 1970 (Caratti, Furlan, Mordegan, Brandi, ndr) e li feci diventare tutti professionisti. Da solo». A quasi sessant’anni, Piatti sembrava voler rifiatare per smaltire quattro anni di lavoro con il canadese Raonic, finiti non troppo bene: «Per me lui è un potenziale numero uno ma ha un carattere duro, ho speso tanto per accompagnarlo, volevo dedicarmi solo alla mia accademia». Poi è arrivata una telefonata di Ivan che, quando non ha da fare con Federer, si adopera come manager di altri giocatori. «Lo scorso novembre, Ljubo mi ha proposto Borna Coric (21 anni, 36 Atp, ndr) e lì per lì non volevo. Alla fine mi ha convinto». Sarà un caso ma, sotto la cura Piatti, il croato sta giocando il miglior tennis della vita. Come tanti che sono passati dalla sua officina sportiva: peccato siano rigorosamente stranieri, dopo quella mitica avventura dei Piatti boys.

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