Ecco casa Piatti. I sogni in rosso nascono anche qui (Crivelli). Rafa chiama terra: nel Principato per l’11° sigillo (Cocchi). Nole, test difficile. Verso un ottavo Djokovic-Thiem (Crivelli). Il tris di Pietrangeli e quelle imprese azzurre (Marianantoni)

Rassegna stampa

Ecco casa Piatti. I sogni in rosso nascono anche qui (Crivelli). Rafa chiama terra: nel Principato per l’11° sigillo (Cocchi). Nole, test difficile. Verso un ottavo Djokovic-Thiem (Crivelli). Il tris di Pietrangeli e quelle imprese azzurre (Marianantoni)

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Ecco casa Piatti. I sogni in rosso nascono anche qui (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport – Inserto)

Fuori piove. Uno strascico d’inverno che incupisce perfino il mare laggiù. Sotto le volte di legno e vetro che proteggono i due campi indoor del Piatti Tennis Center, però, splende il sole di alcuni ragazzi che si stanno allenando. Vediamoli uno a uno: Cilic, numero tre del mondo; Thiem, 7; Coric, 28; Shapovalov, 45. Un vincitore Slam, uno dei più attesi protagonisti della stagione sulla terra e due baby fenomeni della Next Gen. E con loro anche l’ucraino Stakhovsky e il nostro Stefano Napolitano. In Riviera, insomma, nascono i sogni. Nella struttura ideata e guidata da Riccardo Piatti, uno dei più apprezzati coach del circuito, e appena inaugurata, alcuni tra i più forti al mondo approfittano della vicinanza geografica con Montecarlo per preparare il primo Masters 1000 della stagione sul rosso. E mentre il padrone di casa segue passo passo l’allievo Coric, sotto la sua ala da novembre, gli altri possono usufruire di un centro all’avanguardia con quattro campi in veloce, due coperti e due outdoor, e altri due in fase di progettazione. Affiancati da un’avveniristica palestra, una sauna, una vasca per la crioterapia, la stanza dei massaggi e la sala analisi video. Ma il cuore dell’accademia sono le venti telecamere che coprono i due campi indoor: un sistema di monitoraggio tutto automatizzato che tiene traccia dei colpi, consente i video replay del movimento, aggiorna in tempo reale le statistiche generali, offre l’analisi tattica di gioco in 3D, misura la velocità del servizio, permette la chiamata di linea automatica, il video streaming e il video dell’analisi biomeccanica. Al giocatore che si allena basta lasciare la mail e scaricare la app per avere sullo smartphone tutte le riprese dell’allenamento 20 minuti dopo la fine della sessione, ma lui e il coach possono verificare i singoli dati in ogni momento. Borna Coric, che da sei mesi ha scelto Piatti e Bordighera, è entusiasta del centro: «C’è uno staff molto competente, ci sono strutture avveniristiche e si pensa solo al tennis 24 ore su 24 senza alcuna interferenza esterna: è l’ideale per concentrarsi sui propri obiettivi agonistici». Il fondatore l’ha definita «la casa del tennis, dove le idee si confrontano e dove abbiamo l’ambizione di migliorare chi è già formato e di creare i campioni del futuro». Di qui, tre settimane fa, è passato pure Djokovic, ex allievo di Riccardo nell’adolescenza. Sulla stagione in rosso che sta per vivere il primo snodo decisivo a Montecarlo, Piatti ha le idee chiare: «Ovviamente spero che Coric possa essere competitivo, ma il riferimento resta Nadal e non credo lascerà scalfire il suo dominio. Lui e Federer sono al top da 15 anni perché hanno un metodo di allenamento e sono rigorosi nell’applicarlo». Una filosofia che a Bordighera hanno imparato in fretta.

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Rafa chiama terra: nel Principato per l’11° sigillo (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport – Inserto)

Bentornati sul pianeta terra, il pianeta di Rafa Nadal, signore assoluto del rosso che questa settimana al Masters 1000 di Montecarlo torna finalmente sul circuito. E’ stato un 2018 complicato finora quello del mancino, che agli Australian Open ha dovuto abbandonare il campo per un infortunio alla gamba destra e da allora non ha più rimesso piede in campo se non la settimana scorsa nel quarto vittorioso di Davis contro la Germania. Un ritorno ovviamente sulla terra rossa, nella Plaza de Toros, ambientazione perfetta per un combattente come lui. Nel 2017 a Montecarlo aveva inaugurato il filone delle «decime». Dieci successi nel Principato, dieci a Barcellona e ancora il dieci storico e straordinario del Roland Garros. Non c’è posto migliore dunque per Nadal per ripartire alla conquista dei pianeta terra anche quest’anno. «Gli ultimi sono stati mesi molto duri — ha detto Rafa —, per colpa dei problemi fisici che non passavano mai. Ora però sto meglio, convivo con gli antiinfiammatori da anni, non sono l’unico, ma avere sempre fastidi è davvero brutto. In Australia sono tornato a piangere per il dolore come non mi accadeva da tempo». Si sono dati il cambio: con Rafa fermo, è risalito sul trono Federer, poi scalzato dal maiorchino che si è ripreso la prima posizione del ranking senza giocare grazie alla mancata difesa del Sunshine Double da parte di Roger. Ora Nadal dovrà difendere i punti della vittoria del 2017 per mantenersi saldo in testa, in caso contrario sarà ancora una volta lo svizzero a riprendersi lo scettro il 23 aprile. In totale sono comunque 4680 i punti conquistati nei cinque tornei sulla terra battuta del 2017 che Rafa sarà chiamato a difendere. Senza Federer, che ha scelto di non disputare l’intera stagione sul rosso per tornare sull’erba, con Djokovic ancora alle prese con la crisi che l’ha portato alla rottura da Agassi e Stepanek, è difficile prevedere chi sarà il contendente numero uno del mancino. Thiem, sorteggiato dalla stessa parte del maiorchino, è ancora alla ricerca della grande prestazione; Zverev, che lo scorso anno ha centrato il trionfo agli Internazionali, è stato battuto da Nadal nel singolare di Davis a Valencia. Proprio la buona prestazione con la Nazionale spagnola ha dato le prime indicazioni sullo stato di forma di Rafa, ancora un po’ cauto negli spostamenti per non rischiare di farsi di nuovo male alla coscia. Alla vigilia del rientro Nadal aveva ammesso: «Avrei preferito conquistare meno titoli, ma non soffrire tanto», una volta in campo cambierà idea.

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Nole, test difficile. Verso un ottavo Djokovic-Thiem (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport – Inserto)

Marbella e poi Nizza, ma non è stata una vacanza: Novak Djokovic è stato in Spagna e poi in Costa Azzurra per recuperare il feeling con la terra battuta e soprattutto l’agonismo, così sbiadito nell’ultimo anno, anche a causa dei problemi al gomito destro. Nel frattempo, è tornato ad affidarsi alle cure tecniche dell’antico mentore Marjan Vajda, cercando nel conforto della tradizione una risposta alla delicatezza del momento. Montecarlo non è un torneo come gli altri, per Nole: innanzitutto perché abita a qualche centinaio di metri dal Country Club. Poi perché nel 2013, sul rosso del Principato, interruppe la prima serie vincente di Nadal (allora a sette) convincendosi che il sogno del Roland Garros meritava di essere inseguito ad ogni costo. Ma se il primo Masters 1000 della stagione sulla terra deve essere un altro test di efficienza per l’ex numero uno sceso al 13, il sorteggio non gli ha certo regalato troppa benevolenza: dopo un qualificato, gli dovrebbe toccare Coric, una specie di sua controfigura tecnica e in grande crescita con Piatti; poi, negli ottavi, incrocio pericolosissimo con Thiem, che l’anno scorso lo punì a Roma, e in caso di successo quarto di grande fascino contro Rafa. Insomma, è finito nella parte di tabellone più competitiva. Nelle altre parti di tabellone, equilibrio e incognite. Cilic è la testa di serie numero due, ma il suo rapporto con il rosso è piuttosto alterno. Sascha Zverev, re di Roma, è il terzo favorito e noi speriamo possa trovare un ostacolo insuperabile agli ottavi in Fognini, cui sono capitati in sorte due turni decisamente abbordabili. L’altro azzurro direttamente in tabellone è Lorenzi, atteso da Dimitrov: il bulgaro è un mistero, e allora i pronostici spingono Goffin, un anno fa straordinario per sei game contro Nadal in semifinale prima protagonista di un ottimo torneo.

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Il tris di Pietrangeli e quelle imprese azzurre (Luca Marianantoni, La Gazzetta dello Sport – Inserto)

A Montecarlo i tennisti italiani hanno sempre respirato un’aria speciale, come se la Costa Azzurra fosse un luogo fuori dalla realtà e avesse la capacità di togliere la pressione che gli azzurri accusano immancabilmente al Foro Italico o al Roland Garros. Sulle terrazze del Country Club gli italiani hanno ottenuto il primo riconoscimento internazionale grazie al conte Giovanni Balbi di Robecco, campione nel 1922; successo bissato nel 1935 da Giovannino Palmieri. Nicola Pietrangeli, negli anni 60, dopo le due affermazioni agli Internazionali e le due al Roland Garros, è riuscito a firmare uno strepitoso tris (1961-67-68), divertendo la famiglia reale a tal punto che alla fine è diventato il maestro dei figli di Ranieri. Sfugge alla regola monegasca solo Adriano Panatta, re di Roma e di Parigi, ma con una sola semifinale e cinque quarti di finale a Montecarlo. Corrado Barazzutti invece nel 1977 gioca la finale più importante della carriera, perdendo dal grandissimo Bjorn Borg. Francesco Cancellotti nel 1985 annienta lo svedese Joakim Nystrom, poi finisce la corsa contro Ivan Lendl. Tre anni dopo, nel 1988, è la volta di Claudio Pistolesi che arriva nel Principato da numero 154 e va via da numero 82 grazie alle vittorie su Lundgren, Krickstein e soprattutto Mats Wilander, allora numero 2 del mondo e capace in quella stagione di portarsi a casa 3 Slam. Andrea Gaudenzi nel 1994 batte Krajicek e lotta alla pari con Jim Courier. Poi l’anno seguente gioca il torneo della vita infilando tre vincitori di Slam come Korda, Kafelnikov e Bruguera. Nel 2003 il livornese Filippo Volandri si presenta da n. 131 ma mette in fila Stepanek, Naldandian (12) e Norman, cedendo poi nei quarti per stanchezza al modesto Spadea; quarti per Volandri anche nel 2005 (Ferrero). Infine Fabio Fognini: nel 2009, dalle quali (n. 108) fino ai quarti persi con Murray e poi nel 2013 la semifinale persa con Djokovic dopo aver battuto Berdych e Gasquet, allora due top ten.

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