Djokovic rivede la luce: «Mi sono sentito sicuro» (Crivelli). Potente e completo il tennista del futuro (Bertolucci). Djokovic riparte da Montecarlo (Semeraro)

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Djokovic rivede la luce: «Mi sono sentito sicuro» (Crivelli). Potente e completo il tennista del futuro (Bertolucci). Djokovic riparte da Montecarlo (Semeraro)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Djokovic rivede la luce «Mi sono sentito sicuro»

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 17.04.2018

 

Il sole senza vento, il giardino di casa, il rispetto di un amico. In attesa di un esame più ficcante che ne illustri meglio le reali condizioni, magari già dalla prossima sfida contro il clone minore Coric, l’approccio alla terra del Djokovic smarrito si risolve in una confortevole passeggiata, quello che ci voleva per un campione enorme travolto da un insolito destino di sofferenza negli ultimi dieci mesi passati a sistemare un gomito infuocato e a scervellarsi alla ricerca di soluzioni tecniche attraverso una giostra di allenatori presi e respinti. UNO DI FAMIGLIA Questa è la sua reggia, questi sono i campi che Nole vede dalla finestra, lui residente nel Principato, e che raggiunge in bicicletta quando non è in giro per il mondo. Poi, dall’altra parte della rete, il povero Lajovic, numero 93 del mondo uscito dalle qualificazioni, avverte fin dal primo scambio la sudditanza verso il celeberrimo connazionale e soprattutto ha un gioco troppo tenero e senza il colpo che spacca per provare a rimanergli vicino: per dire, farà 12 punti complessivi con il servizio nell’ora scarsa in cui recita da sparring involontario. Soprattutto, seduto all’angolo, c’è il redivivo Marian Vajda, il coach di una vita e di tutti i giorni più belli, salutato giusto un anno fa, guarda caso proprio dopo il torneo del Principato e tornato a curare le ferite dell’allievo più caro. Un cerchio che si chiude, quasi una chiamata alle armi inaspettata e fatta solo di sguardi e sensazioni, più che di accordi nero su bianco: «Non è semplicemente un allenatore, è un fratello maggiore, quasi un padre che con me ha condiviso tutto – racconta Novak quasi emozionato – e mi conosce in tutti i miei aspetti. Avverto solo sensazioni positive dalla sua presenza, ma tra noi non c’è nulla di scritto, nulla di ufficiale, nessun contratto: vediamo soltanto come va questo torneo». IL FUTURO E D. BUIO Dichiarazioni che continueranno a infiammare i media serbi, scatenati da giorni sulle ipotesi più plausibili di un nuovo ausilio tecnico per l’eroe nazionale, anche perché Vajda ha comunque rivelato di non aspirare più a un coinvolgimento con il professionismo per stare con la famiglia. Lendl sarebbe forse il partner ideale, ma è concupito anche dal giovin signore Zverev, Sampras è tornato di moda dopo che un anno fa gli venne preferito Agassi e resta più di un’alternativa nonostante il digiuno nel coaching. Piuttosto, se le parole hanno un senso, i tormenti non ancora sopiti di Djokovic traspirano dal racconto della separazione con il Kid di Las Vegas e con Stepanek: «A Indian Wells e a Miami le cose per me non sono andate bene. Avevo dolore al gomito e la condizione fisica era lontana dal top, ma avevo troppa voglia di tornare a giocare. Pert) dopo quelle due sconfitte non sapevo che direzione prendere, mi chiedevo come fare ad andare avanti e non volevo coinvolgerli in decisioni così difficili. Non volevo coinvolgerli nel mio buio». OTTIMISMO Una lama nel cuore. L’uomo capace di mettere il mondo ai suoi piedi con la forza feroce della mente che si ritrova svuotato e impotente: «I due tornei americani sono stati una battaglia per la mia psiche, sapevo di poter giocare molto meglio ma non ci riuscivo. Non ero pronto. Ma adesso qualcosa è cambiato: da dieci giorni non sento male al braccio, e finalmente ho finito un match senza dolori….

 

Potente e completo il tennista del futuro

 

Paolo Bertolucci, la gazzetta dello sport del 17.04.2018

 

Il tempo scorre, può rallentare ma non fermarsi. Come il tennis. Cambiano i protagonisti, s’infittiscono i calendari, si modificano gli attrezzi, la fisicità assume un ruolo sempre più determinante e sale il livello medio dei giocatori. In questo contesto si sono forgiate le nuove leve nel corso degli anni. Borg, McEnroe, Becker, Edberg, Agassi, Sampras e soci hanno interpretato il gioco con le loro armi migliori così come in seguito i Fab Four. Un tennis personale votato alla difesa a oltranza, all’attacco continuo o alla varietà di soluzioni. Nel corso degli anni abbiamo ammirato gli specialisti di una singola superficie e quelli bravi dappertutto. Federer e Nadal, in attesa del recupero di Djokovic e del rientro di Murray, sono ancora in grado di respingere l’assalto delle nuove generazioni, ma quello che balza agli occhi è l’evidente cambiamento tecnico e tattico in corso. Assistiamo alla nascita di talenti globali, pronti a raccogliere l’eredità degli attuali leader. La potenza del servizio e un colpo assassino (generalmente il dritto) sono le fondamenta della Next Gen ai quali si somma un gioco veloce, libero, per certi versi semplice e molto diretto. Gli scambi si accorciano, i fisici sono sempre più atletici e costruiti per durare nel lungo senza pagare dazio negli spostamenti brevi. Le impugnature esasperate creano movimenti e colpi che trovano angoli sempre più acuti…

 

Nole riparte da Montecarlo

 

Stefano Semeraro, la stampa del 17.04.2018

 

Novak Djokovic non vince un torneo dallo scorso giugno, a Eastbourne, l’ultima finale l’ha giocata a Roma un anno fa. A Montecarlo tutti ieri lo aspettavano con ansia al debutto, ma qualche ritardatario o trafelato cronico probabilmente non ha neppure fatto in tempo a vederlo. Per vincere il suo primo turno il Joker dei misteri (ma cosa gli è veramente successo? Tornerà grande? E se sì, quando?) ci ha messo due set e 56 minuti, il tempo di un (long) drink sulla terrazza del Country Club. Come quando prenoti un’oretta al circolo – Nole abita giusto a qualche centinaio di metri – e dopo il suono della campanella fai tirare lo straccio al compare scarso: nella fattispecie Dusan Lajovic, numero 93 del mondo, ma numero 57 quattro anni fa. Il povero Dusan, in confusione, non ha potuto contare neppure sul proverbiale affetto per i connazionali di Nole, che, dopo aver giochicchiato una ventina di minuti per intascarsi il primo set, sull’unico punto da applausi del concittadino ha fatto scendere il giudice dalla sedia perché certificasse un out millimetrico. Senza pietà, l’ex numero 1, al suo primo torneo ufficiale dopo la Djokovic, esordio facile “Sono tornato con il mio coach perché mi conosce dentro” riunione con il coach storico Marian Vajda: «Sono tornato con lui perché mi conosce dentro». Novak ora trova Coric È stato un match quasi inutile per chi come Novak quest’anno ha giocato appena sei partite ed è alla ricerca di conferme. Sarà un’altra storia al prossimo turno contro il croato Borna Coric, l’allievo di Riccardo Piatti, anni 21, n. 39, una semifinale fresca a Indian Wells. Un avversario vero, per capire a che punto è il crepuscolo di Djokovic, e se dietro l’angolo c’è un chiarore, una nuova alba. Domani Nadal: cerca l’11a Chi punta al sole pieno è Rafa Nadal, che esordirà domani e da Montecarlo si aspetta l’undicesima – dicasi: undicesima – vittoria. Necessaria, fra l’altro, a impedire che Federer gli ristrappi il numero 1 senza tirare un colpo. «Mi aveva detto che voleva giocare contro di me un’altra grande finale, ma due giorni dopo ha annunciato che avrebbe saltato il Roland Garros», ha buttato lì Rafa alla vigilia del torneo, raccontando delle settimane passate a tirare sera a Maiorca con gli amici, senza potersi allenare causa infortunio. «Mi sembra una contraddizione». Di sicuro, un peccato.

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