Quando Nadal sembra l’Arcangelo della terra rossa (Clerici). Nadal principe della terra a Montecarlo (Crivelli). Il nuovo Nadal ferma il tempo (Semeraro). Nadal non finisce mai: "Difficile giocare meglio di così" (Piccardi)

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Quando Nadal sembra l’Arcangelo della terra rossa (Clerici). Nadal principe della terra a Montecarlo (Crivelli). Il nuovo Nadal ferma il tempo (Semeraro). Nadal non finisce mai: “Difficile giocare meglio di così” (Piccardi)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Quando Nadal sembra l’Arcangelo della terra rossa

 

Gianni Clerici, la repubblica del 23.04.2018

 

Rafa Nadal ha appena vinto per l’undicesima volta il torneo di Montecarlo, e quindicimila spettatori sono intorno a lui, a vantarne le doti, quando mi viene in mente che è stato battezzato, non so per quale ragione, col nome di Raffaele, il Santo Guaritore, il terzo Arcangelo insieme a Gabriele e Michele. Da buon cattolico, non mi sento di chiedere all’Arcangelo se, dal battesimo di Nadal, fosse prevista l’incredibile capacità di imporsi sui campi di terra rossa, i campi sui quali prevalgono le doti dell’umiltà, della regolarità, del risparmio. Nell’impossibilità di domandarlo all’Arcangelo, lo chiederò a Rafa, gli chiederò se ha mai pensato al Santo, come la maggior parte dei battezzati non pensa mai a chiedersi, mentre per tutta la vita porta con sé un nome che, spesso, nulla ha a che fare con il loro comportamento. Oggi Rafa ha terminato di concludere una vicenda settimanale che anche i più astuti tra i bookmakers prospettavano a quote disumane, concedendo alla sconfitta del giapponesino un 1,05 scoraggiante. Qualcuno tra loro riduceva la possibilità di scommesse al solo numero dei game che Nishikori sa Quando Nadal sembra l’Arcangelo della terra rossa rebbe riuscito ad attribuirsi, considerando vano il dubbio sulla vittoria. Ho cercato invano tra i miei colleghi presenti alle Olimpiadi qualcuno che avesse spinto la sua professionalità ad assistere all’incredibile vittoria di Nishikori su Rafa. Non sono stato fortunato, anche se osservo più che incredulo il risultato. Chi non ha assistito alla forale può credere che esista una possibilità di vittoria di Nishikori su Nadal, una possibilità umana c’è sempre, ma nonostante l’imperfetta giornata di Rafa in finale, inferiore a quella della semi, forse per aver pensato troppo al record, alla storia, un altro esito non si è mai affacciato ai miei occhiali.…

 

Nadal principe della terra a Montecarlo

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 23.04.2018

 

Rafa, quattro lettere. Come mito. Nadal, cinque lettere. Come terra. Non ci sarà altro dio del rosso all’infuori di lui, non ci sarà più nessuno nella storia capace di plasmare una superficie così a sua immagine e somiglianza, di farne il personale giardino dell’eden, il paradiso dei sogni più belli. Rafa Nadal per 1’11’ volta conquista il Principato e perla 54a volta un torneo in terra battuta, su 76 trionfi totali, si inchina alla feroce volontà del satanasso maiorchino. Più che la suite che gli hanno dedicato nel lussuoso hotel di Montecarlo che ospita i giocatori, adesso si meriterebbe una stanza tutta sua a Palazzo Reale, mentre i ricordi di Borg e Vilas, sfumano in lontanza. NUMERI DA LEGGEIWA Quando cominciò ad allenarlo da bambinetto, per prenderlo in giro zio Toni si spacciava per un ex grande ciclista vincitore di tanti Tour de France, e anche con il più poderoso afflato del cuore non poteva certo immaginare, allora, che il nipote oggi guidato da Carlos Moya (diventato subito uno di famiglia) avrebbe offerto alla storia dello sport le emozioni che solo leggende alla Merckx con le sue 7 Milano-Sanremo, per dirne uno, sono state capaci di muovere. Per molti giocatori, la vittoria finale di un torneo è il coronamento di una vita: in questo mese, Rafa può arrivare a 33 in appena tre appuntamenti, perché dopo le 11 sotto la Rocca lo aspettano, da favorito, le 11 di Barcellona e del Roland Garros. E poi parlano i numeri, sentenze miniate nell’oro di una carriera inimitabile: 31 Masters 1000, record sottratto dalla coabitazione con Djokovic, oppure 36 set vinti consecutivamente sul rosso, con la miseria di 71 game concessi. Per la quinta volta, Nadal chiude il torneo della Costa Azzurra da immacolato, senza lasciare per strada neanche un parziale. NON PER SEMPRE Eppure il buon Nishikori, il samurai redivivo riemerso dalle tenebre di un polso disastrato, riesce nell’impresa di trovarsi subito sopra di un break (2-1), primo avversario nella settimana perfetta di Rafa a osare tanto: ma non appena il n.1 del mondo (il successo lo conferma in vetta, Federer dovrà attendere cadute da altre parti) smette di cercare lo sfondamento di potenza e comincia a variare direzione verso gli angoli, costringendo il giapponese già fiaccato da 4 partite al 3° set a correre in difesa come un disperato, il match è segnato. Il solito dritto dirompente dello spagnolo offre 13 vincenti alla causa, ma sono la diagonale di rovescio in cui non soffre più e che anzi gli consente di aprire il campo al temuto uncino e il rendimento sulla seconda di servizio (70% di punti, il migliore del torneo) le vere armi in più verso un’altra stagione extralusso. Sembra tutto così facile, tanto da far dimenticare che Nadal è tornato a giocare a inizio aprile dopo più di due mesi di tormenti: «Undici vittorie: sono perfino difficili da immaginare. Soprattutto, è il primo torneo che finisco quest’anno ed è meraviglioso concluderlo così. Devo godermi l’attimo, lasciare libero il mio amore per il gioco, perché questa gioia non sarà per sempre. Non mi nascondo, il momento di dire addio è più vicino rispetto a prima, sono le cose della vita e non mi preoccupo. Per questo assaporo ogni giorno che passa»….

 

Il nuovo Nadal ferma il tempo

 

Stefano Semeraro, la stampa del 23.04.2018

 

Tutto scorre, persino nel tennis, dove Federer e Nadal sembrano aver imbrogliato il tempo. Anche il Nadal che si è bagnato nel suo undicesimo trionfo a Montecarlo, schiaffeggiando con dolce ferocia Kei Nishikori in due set ( 6-4 6-1) non è lo stesso che alzò la prima coppa tredici anni fa. Non tanto per la zazzera da Mogwly che si è ridotta ad un taglio educatissimo, appena minacciato dall’alopecia; o per l’inglese, ormai fluente, anche se infinitamente meno creativo del Nadalese degli esordi. Rafa è proprio un tennista diverso che, come Federer, sta riuscendo in un processo apparentemente scontato, in realtà tuttaltro che banale: adattare il proprio tennis agli anni che passano. Il Nadal degli esordi era un maratoneta forsennato, corri e tira, che raccattava palle in ogni angolo del campo ma, nonostante un talento spiccato e una manina mica male (non confondiamo, please, l’efficacia con l’estetica) si affacciava a rete solo per congratularsi con l’avversario, e sfruttava il rovescio come colpo d’appoggio, micidiale soprattutto nel passante. Il nuovo Nadal, quello che stiamo vedendo compiersi da un paio d’anni e che a Montecarlo abbiamo ammirato fino all’indigestione visiva, è un atleta forse meno resistente ed elastico, ma più esplosivo, soprattutto più aggressivo. Che non disdegna le discese a rete quando intuisce l’occasione giusta; che rischia di più; e che ha riequilibrato la bilancia con il rovescio, sfruttandolo volentieri per chiudere il punto. Il Nadal dei vecchi tempi domava gli avversari quasi solo con la frusta stile Indiana Jones del diritto, schioccata spesso aggirando il rovescio. Il Nadal di ieri di rovesci ne ha colpiti 87, e solo 33 volte ci ha girato attorno per liberare il suo colpo più famoso. Nel primo set, quando Kei lo ha aggredito sul lato destro, costringendolo a colpire 17 volte la sventola bimane, ne ha sbagliate 3, ma nessuna fra il secondo e il settimo game. Altra statistica che non avremmo letto con il vecchio Nadal: Nishikori ha vinto la maggior parte dei punti che si sono prolungati oltre i 9 scambi, Rafa quelli sotto i 4. E ne ha vinti 57 (contro 34) in quelli compresi fra 5 e 8 scambi. Negli anni della crisi, quando gli infortuni lo avevano deragliato anche mentalmente e pareva aver smarrito il corazon immacolato da hidalgo senza paura, il diritto si era come rattrappito. Lungolinea, poi, non funzionava quasi più. Ieri ha piazzato il 56 per cento di lungolinea, e solo il 44 per cento in cross. Morale: Nadal non è solo in forma, è anche in fiducia. Ha saputo rinnovarsi C’è una lista di record nuovi o ritoccato a confermarlo: nessuno aveva mai vinto 11 volte lo stesso torneo (ma già era suo il record di 10), con 31 centri nei Masters 1000 ha staccato di uno Djokovic, i 76 titoli vinti in carriera lo appoggiano a uno passo dai 77 di McEnroe, al quale ha strappato il sesto posto di sempre per numero di settimane passate al vertice (171). Sul rosso ha vinto gli ultimi 36 set filati – ultima sconfitta a Roma 2017 – e ha una percentuale di successi in carriera del 91,9 ( Borg l’86). E il miglior Nadal di sempre? Destinato all’undecima anche a Parigi? Farsi la prima domanda è un po’ inutile, rispondere sì alla seconda quasi scontato, vista la pochezza degli avversari attuali. Magari sarebbe interessante domandargli, ora che ha pensionato Zio Toni..

 

Nadal non finisce mai: «Difficile giocare meglio di così»

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 23.04.2018

 

Titolo numero 11 a Montecarlo per lo spagnolo, reduce da un lungo stop e lanciatissimo verso Parigi Settantatré giorni. Di bacino di carenaggio, terapie e dubbi al calduccio del clan Nadal. Poi il rodaggio in Coppa Davis, contro la Germania all’inizio di aprile. Ed eccolo, il vero Rafa rigenerato dall’aria salmastra del Mediterraneo e dalla terra battuta di quel centrale di cui conosce — uno a uno — ogni singolo granello: l’u’ vittoria a Montecarlo (un record, nello stesso torneo, nell’era Open di cui ieri ricorreva i150° anniversario dalla nascita) consegna alla stagione sul rosso la migliore versione di Rafael Nadal possibile, un sogno rispetto agli incubi dell’inizio dell’anno. L’infortunio alla coscia all’Australian Open (ritirato nei quarti con Cilic) pareva l’ennesima pietra tombale sulla carriera del tennista più logoro. E invece no: «Non è facile descrivere cosa si prova quando si torna da un lungo infortunio e si conquista un trofeo importante — ha detto Nadal affacciato sulle rocce a strapiombo del Country Club —. Negli ultimi mesi ho vissuto momenti brutti, che ho superato grazie all’aiuto della famiglia. Ora posso ammetterlo: è difficile giocare meglio di così». Rinascere dalle proprie ceneri è lo sport preferito dell’ex ragazzo che a Montecarlo si è regalato il 76° titolo Atp (31° in un Master), battendo in due set (6-3, 6-2) un avversario altrettanto redivivo: Kei Nishikori, precipitato al numero 36 del ranking a causa dell’infortunio che l’ha costretto a saltare gli ultimi due Slam. C’erano stati altri ritorni eccellenti, nella carriera della Fenice che non smette di stupire. Il più epico (non senza polemiche)? Il 29 giugno 2012 Rafa giocava quello che sarebbe stato il suo ultimo match per molto tempo contro il carneade Rosol al secondo turno di Wimbledon: la sindrome di Hoffa, un’infiammazione cronica al cuscinetto del ginocchio, l’avrebbe obbligato a rinunciare all’Olimpiade di Londra (dove sarebbe stato portabandiera della Spagna)…

 

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