C’è Nadal e... Cecchinato (Crivelli). Cecchinato lucky winner (Semeraro). Sulla terra è sempre Nadal (Mancuso). Le Sovrintendenze dicono no. A piazza del Popolo non si gioca a tennis (Schito)

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C’è Nadal e… Cecchinato (Crivelli). Cecchinato lucky winner (Semeraro). Sulla terra è sempre Nadal (Mancuso). Le Sovrintendenze dicono no. A piazza del Popolo non si gioca a tennis (Schito)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

C’è Nadal..e Cecchinato

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 30.04.2018

 

Rafa, quattro lettere. Come mito. Nadal, cinque lettere. Come terra. Non ci sarà altro dio del rosso all’infuori di lui, non ci sarà più nessuno nella storia capace di plasmare una superficie così a sua immagine e somiglianza, di farne il personale giardino dell’eden, il paradiso dei sogni più belli. Rafa Nadal per 1’11’ volta conquista il Principato e perla 54a volta un torneo in terra battuta, su 76 trionfi totali, si inchina alla feroce volontà del satanasso maiorchino. Più che la suite che gli hanno dedicato nel lussuoso hotel di Montecarlo che ospita i giocatori, adesso si meriterebbe una stanza tutta sua a Palazzo Reale, mentre i ricordi di Borg e Vilas, sfumano in lontanza. Quando cominciò ad allenarlo da bambinetto, per prenderlo in giro zio Toni si spacciava per un ex grande ciclista vincitore di tanti Tour de France, e anche con il più poderoso afflato del cuore non poteva certo immaginare, allora, che il nipote oggi guidato da Carlos Moya (diventato subito uno di famiglia) avrebbe offerto alla storia dello sport le emozioni che solo leggende alla Merckx con le sue 7 Milano-Sanremo, per dirne uno, sono state capaci di muovere. Per molti giocatori, la vittoria finale di un torneo è il coronamento di una vita: in questo mese, Rafa può arrivare a 33 in appena tre appuntamenti, perché dopo le 11 sotto la Rocca lo aspettano, da favorito, le 11 di Barcellona e del Roland Garros. E poi parlano i numeri, sentenze miniate nell’oro di una carriera inimitabile: 31 Masters 1000, record sottratto dalla coabitazione con Djokovic, oppure 36 set vinti consecutivamente sul rosso, con la miseria di 71 game concessi. Per la quinta volta, Nadal chiude il torneo della Costa Azzurra da immacolato, senza lasciare per strada neanche un parziale. NON PER SEMPRE Eppure il buon Nishikori, il samurai redivivo riemerso dalle tenebre di un polso disastrato, riesce nell’impresa di trovarsi subito sopra di un break (2-1), primo avversario nella settimana perfetta di Rafa a osare tanto: ma non appena il n.1 del mondo (il successo lo conferma in vetta, Federer dovrà attendere cadute da altre parti) smette di cercare lo sfondamento di potenza e comincia a variare direzione verso gli angoli, costringendo il giapponese già fiaccato da 4 partite al 3° set a correre in difesa come un disperato, il match è segnato. Il solito dritto dirompente dello spagnolo offre 13 vincenti alla causa, ma sono la diagonale di rovescio in cui non soffre più e che anzi gli consente di aprire il campo al temuto uncino e il rendimento sulla seconda di servizio (70% di punti, il migliore del torneo) le vere armi in più verso un’altra stagione extralusso. Sembra tutto così facile, tanto da far dimenticare che Nadal è tornato a giocare a inizio aprile dopo più di due mesi di tormenti…

 

Cecchinato lucky winner

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 30.04.2018

 

L’Ungheria è terra di favole a leggende, da ieri ospita anche la fiaba allegra e sportiva di Marco Cecchinato, che battendo per 7-5 6-4 in 1h48′ l’australiano John Millman nella finale dell’Atp 250 di Budapest si è conquistato da lucky loser il suo primo titolo nel circuito maschile. Cecchinato non è forse un cavaliere senza macchia e senza paura, nel suo passato c’è l’episodio della squalifica di 18 mesi (annullata per vizio formale) per una tentata combine, ma in tutte le fiabe che si rispettino esiste la redenzione. E Marco, 25 anni., di Palermo, entrato in tabellone da numero numero 92 e uscitone perla prima volta da Top 60 (oggi sarà 59), si è guadagnato la sua. Con un pizzico di fortuna, come è ovvio nei racconti baciati da una magia minore, visto che domenica scorsa Cecchinato era stato sconfitto in qualificazione dall’estone Jurgen Zopp, n.133 del mondo, ma il ritiro del serbo Djere lo ha spinto in tabellone come “pendente fortunato: E da li è partita la cavalcata che lo ha visto superare Mirra Basic (n. 89 Atp), Damir Dzuhmur (32) Jan Lenard Struff (61) e in semifinale l’altro azzurro Andreas Seppi (che da o toma fra i Top 50 al n. 48. In finale Millman, 28 anni da Brisbane, n. 94 Atp, non esattamente uno specialista del rosso che in mattinata aveva dovuto vincere anche il terzo set della semifinale interrotta sabato per oscurità contro Aljaz Bedene, ha pagato un po’ la stanchezza Ma Cecchinato non ha rubato nulla. È la nona volta nella storia che un lucky loser vince un torneo, la prima di un italiano. Cecchinato ha portato così il 58° mattoncino azzurro della storia Open, su 150 fatali disputate a livello professionistico, diventando il 23° italiano capace di agguantare almeno un titolo (il primo in classifica è Adriano Panatta, con 10 titoli). Baci e abbracci alla fidanzata in tribuna, poi la gioia per un risultato davvero inaspettato, strappato con tenacia da vero terraiolo anche in una finale in cui ha dovuto annullare un set-point nel decimo gioco :: del primo set e si è ritrovato 0-3 nel secondo. «Un match davvero complicato, anche perché era la prima finale per entrambi», ha ammesso. «Se penso che una settimana fa ho perso all’ultimo turno di qualificazione… Budapest resterà sempre nel mio cuore»…

 

Sulla terra è sempre Nadal

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 30.04.2018

 

Da Montecarlo a Barcellona: 11 volte nel Principato, 11 in Catalogna. 11 tutto nel giro di una settimana. Quando si gioca sulla terra rossa c’è sempre un uomo solo al comando e si chiama Rafa Nadal. 11 mancino spagnolo da oltre 10 anni a questa parte la fa da padrone assoluto: 55 dei 77 titoli in bacheca sono arrivati su questa superficie. A Barcellona in finale, di fronte al mancino spagnolo c’era il sorprendente Stefanos Tsitsipas, 19 anni e primo tennista greco protagonista di una sfida per un titolo Atp dal 1973, quando in campo a Des Moines c’era Nicholas Kalogeropoulos (fu sconfitto dallo statunitense Graebner). Grazie all’exploit a Barcellona il Next Gen di Atene è salito in 44esima posizione nel ranking. I suoi progressi sono impressionanti: fino all’anno scorso aveva vinto appena 4 partite nel circuito maggiore, mentre in meno di 4 mesi ne ha già collezionate 11. E al Conde Godò, prima di trovare sulla sua strada il fenomeno di Manacor, aveva battuto 4 tra i primi 10 del seeding: Schwartzman e Ramos Vinolas, ma soprattutto Thiem e Carreno Busta, avversari di primo livello sul rosso. Una finale meritata, simbolo di una crescita importante, di cui non si vedono i limiti. Ancora troppo tenero, però, per Mister Terra rossa: 6-2 6-1 per il maiorchino, che aggiunge nuovi record al suo straordinario curriculum sull’amata terra. Non c’è stato match con Nadal sempre avanti e il rivale a rincorrere a distanza siderale. >Sul rosso lo spagnolo non perde da 19 incontri nei quali ha vinto 46 set senza lasciarne nemmeno uno ai rivali UN CANNIBALE Un dato vale più di mille parole, anche perché si finirebbe per scadere nella retorica, mentre il suo dominio di retorico non ha nulla: quella con Tsitsipas è stata la vittoria numero 401 sul lento. Non è tutto: salgono a 19 i successi consecutivi e a 46 i set giocati senza perderne uno. L’ultimo ko risale ai quarti del maggio 2017 contro Thiem al Foro Italico. Sei di queste vittorie sono arrivate contro un top ten: l’ultima vittima in ordine di tempo il belga Goffin, regolato in semifinale a Barcellona con un comodo 6-4 6-0. Non solo quantità, dunque, ma qualità. «Penso di aver giocato un ottimo torneo – ha detto Rafa – soprattutto contro Goffin a mio parere è stato un grande primo set. Abbiamo espresso entrambi un livello straordinario». Batterlo sulla terra battuta è da oltre 10 anni il compito più difficile che ci si possa essere su un campo da tennis e nemmeno il passare del tempo (il 3 giugno compirà 32 anni) o gli infortuni che si accumulano (le ginocchia martoriate) hanno modificato la situazione. «L’avversario che può batterlo sulla terra bisognerebbe inventarlo», ha sottolineato Mats Wilander, campione al Roland Garros, non uno qualunque…

 

Le Sovrintendenze dicono no. A piazza del Popolo non si gioca a tennis

 

Di Corrado e Schito, il tempo del 30.04.2018

 

No al tennis in piazza del Popolo. Il Tavolo del decoro di Roma ha negato alla Federazione italiana tennis la possibilità di svolgere le prequalifiche degli internazionali d’Italia. A darne la notizia è stato ieri Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che aveva schierato l’associazione da lui guidata contro l’ipotesi di svolgere le partite nella piazza monumentale nel centro storico della Capitale. Per Rienzi, la decisione del tavolo tecnico congiunto fra Soprintendenze – Soprintendenza speciale archeologia belle arti e paesaggio di Roma, Parco archeologico del Colosseo e Sovrintendenza capitolina, è una vittoria. «Il Tavolo del decoro – spiega il Codacons in una nota – ha ritenuto l’allestimento “eccessivamente impattante e inidoneo al carattere monumentale della piazza, vista anche la necessità di innalzare adeguatamente i livelli di sicurezza pubblica e di tutela degli elementi monumentali presenti” e affermando che “i tempi di svolgimento del torneo incidono di necessità sulla durata di occupazione dell’area”, che di conseguenza risulterebbe eccessivamente prolungata, limitando così notevolmente la fruibilità della piazza”». L’associazione dei consumatori non nasconde la propria soddisfazione in merito dopo una lunga battaglia: «Siamo soddisfatti per la decisione delle Soprintendenze, un provvedimento saggio che tutela non solo i beni storici della capitale ma anche i turisti, che potranno continuare a godere pienamente di Piazza del Popolo. La nostra richiesta – prosegue Rienzi – ora è di organizzare nell’ambito degli Internazionali di Roma esibizioni tennistiche nei campi dei quartieri, così da valorizzare le zone della città dimenticate e avvicinare i giovani a questo sport portando i big del tennis nelle periferie. In tal senso il Codacons ha già scritto al presidente Coni Malagò e si è reso disponibile a partecipare all’iniziativa coinvolgendo comitati di quartiere, scuole e volontari»…

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