ATP Madrid: ancora Thiem, un anno dopo. Nadal si arrende

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ATP Madrid: ancora Thiem, un anno dopo. Nadal si arrende

MADRID – Grande prestazione di Dominic, schiantato Rafa a suon di vincenti. Federer n. 1 da lunedì. Semifinale con Anderson per Thiem. Shapovalov supera Edmund in 3 set: seconda semifinale Masters 1000. Avrà Zverev. Nota del direttore

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da Madrid, il nostro inviato

[5] D. Thiem b. [1] R. Nadal 7-5 6-3

Lo “schema Wawrinka” ha funzionato. Quando di là hai un fenomeno apparentemente imbattibile, la soluzione è solo una: non fargli toccare la palla. Dominic Thiem, con una prestazione semplicemente mostruosa, è riuscito ad abbattere il monumento del tennis su terra battuta, l’uomo da 50 set consecutivi vinti, il padrone di casa, Rafa Nadal. Il piano tattico “alla Stan” è terribilmente semplice, tirare tutto, a velocità assurde, da ogni angolo del campo. Onestamente, il Rafa sceso in campo oggi pomeriggio sul centrale della Caja Magica di Madrid è sembrato un minimo sottotono rispetto all’inarrivabile livello mostrato finora, in queste settimane di tennis sul rosso, ma è difficile valutare la partita di chi si trova a fronteggiare un bombardamento di vincenti come quello messo in atto da uno dei migliori Dominic di sempre. Il primo set vede l’austriaco andare avanti di un break, fallire un set point con un dritto fuori di un centimetro, subire il controbreak, tornare in vantaggio, e alla fine chiudere con un ace a 226 kmh, 7-5. La violenza del dritto e del rovescio di Dominic è spaventosa, siamo davvero ai livelli del miglior Stan-The-Man, Rafa combatte e cerca di contenere da par suo, ma una certa difficoltà a tenere profondi i colpi, e un numero inconsueto di errori gratuiti soprattutto con il rovescio non gli consentono di reggere il ritmo forsennato di un avversario in stato di grazia totale se ce n’è uno.

Nel secondo set la musica non cambia, a tratti dalla tribuna sentiamo borbottare lo spagnolo, quasi incredulo per quello che gli sta succedendo. Dominic va avanti di nuovo, 3-1, un grintoso Nadal lo riaggancia, ma cede ancora la battuta, va sotto 5-3, e schiantato sotto una gragnuola di pallate sia lungolinea che incrociate, si arrende con il terzo break subìto nel parziale, 6-3. Thiem la chiude con uno sventaglio di dritto a uscire che lascia lo spagnolo a sei metri dalla palla, e lo costringe a cedere, da lunedì, la prima posizione mondiale a Roger Federer. Pazzesco “Dominator”, non ci sono altri aggettivi, era stato l’ultimo a battere Rafa sulla terra l’anno scorso a Roma, lo ha fatto di nuovo qui. Chapeau, giocare così con continuità è semplicemente impossibile, ma quando viene azzeccata una giornata simile, si può solo applaudire. Per lui, semifinale con Kevin Anderson. Per Nadal, pochi rimpianti, non c’era nulla da fare.

Difficile controllare la palla veloce e carica in queste condizioni“, ammette Rafa a fine match. “Ho sbagliato troppo, non sono stato fortunato a volte, ma lui è stato più determinato, giusto sia andata così, congratulazioni a lui. Perdere una partita non è un dramma, non era la mia giornata, ma lo sport è così. Non credo che avrei potuto fare molto di più o di diverso, forse essere più aggressivo, ma non mi sento di rimproverarmi niente. La classifica? Da Shanghai a Montecarlo non ho praticamente finito un torneo, non potevo pretendere di rimanere numero uno“. Dominic è raggiante in conferenza stampa: “La cosa più importante è stata entrare in campo convinto di potercela fare, voglio dire, due settimane fa a Montecarlo mi aveva fatto fare due game, dovevo cambiare e provare a essere positivo, e dovrò farlo anche nei prossimi tornei. Le condizioni qui mi piacciono, non è un caso che io abbia fatto la mia prima finale 1000 qui l’anno scorso. Galo Blanco, oltre a Gunther, mi ha aiutato per affinare il gioco su terra. Rafa è in grandissima forma, il record di 50 set e tutto, per batterlo dovevo giocare una partita straordinaria. Ed è quello che ho fatto“.

Note del direttore: Cogliamo l’occasione per ringraziare alcuni lettori che con grande tempestività hanno fatto osservazioni sulla situazione post k.o. di Nadal con Thiem, la terza con l’austriaco, e che meritano attenzione. L’unica possibilità per Nadal di tornare numero uno prima dei tornei sull’erba è quella di vincere a Roma perchè lo scorso anno franò nei quarti. Poi, per restarci Rafa dovrà confermare il titolo al Roland Garros… I soli altri giocatori che possono vantare almeno 3 vittorie contro Nadal sulla terra sono Gaudio  (tre ma fatte quando Rafa era molto giovane) e Djokovic che lo ha battuto 7 volte. Questo l’elenco dei giocatori che hanno sconfitto il maiorchino sulla terra ross: 7 Djokovic,3 Gaudio, Thiem
2 Murray, Federer, Fognini, Ferrer, 1 Wawrinka, Soderling, Cuevas, Moya, Gonzalez, Verdasco, Coria, Zeballos, Andreev, Ferrero, Almagro, Rochus, Mutis, Lapentti, Corretja.

Davvero comunque quest’anno, vuoi anche per l’assenza di Murray dall’inizio dell’anno, di Federer dal torneo di Miami, e per la crisi di Djokovic che ha giocato 12 partite perdendone la metà esatta, e non andando mai oltre il terzo turno (raggiunti soltanto in Australia quando perse da Chung), cogliendo in tutto tre vittorie “decenti” Monfils, Coric e Nishikori, ma perdendo oltre che da Chung, poi sempre al primo (per lui)  o al secondo turno con Taro Daniel, Paire, Thiem, Klizan, Edmund.  Buoni giocatori ma che una volta lui avrebbe scherzato (salvo forse il Thiem di Madrid) sembra proprio la fine di un’era. I tornei che vedono l’assenza dei fab four/five  (il five sarebbe Wawrinka, altro grande “malato” stagionale) nelle fasi finali cominciano ad accumularsi.  Infine va anche espressa qualche perplessità sul ranking. Nadal era stato fermo parecchio a suo tempo – dopo l’Australian Open – e Federer non gioca da Miami. E ora è di nuovo lui il n.1 del mondo…così aggiorna il record del n.1 più anziano della storia ATP.  Ma, a prescindere dal fatto che sia Roger Federer il n.1 adesso (da lunedì…) oppure Rafa Nadal…se Rafa è stato sempre favorevole a un sistema di classifiche che tenga conto non di un anno ma di due, io invece ritengo che sarebbe giusto che le classifiche attribuissero progressivamente meno valore alle partite più antiche (quelle di 12, 11, 10 mesi fa) e ci fossero quindi coefficienti collegati alla cronologia degli avvenimenti. Il ranking serve a determinare l’ordine delle teste di serie nei tornei, che dovrebbero piazzare i favoriti tenendo conto dello stato di forma dei giocatori, e non dello stato di forma di 12 mesi fa. Certamente così i calcoli sono più semplici da fare per tutti, e questa è stata certo la ratio dell’attuale sistema, però secondo me qualcosa stride. E ciò sia detto, si rasserenino i tifosi di Federer, senza riferimenti a chi è oggi oppure domani il numero uno. Ub.Sca.

D. Shapovalov b. K. Edmund 7-5 6-7(6) 6-4 (Vanni Gibertini)

Aveva iniziato la sua campagna sulla terra battuta dicendo che voleva imparare a giocare su questa superficie. E sembra proprio che Denis Shapovalov stia apprendendo molto velocemente i segreti della terra rossa, visto che al suo secondo Masters 1000 sulla superficie è riuscito a raggiungere la semifinale. La sua vittoria nei quarti contro un buon Kyle Edmund è arrivata dopo 2 ore 27 minuti di battaglia da fondocampo, spesso incostante, a tratti irresistibile, che ha messo in mostra le grandi doti soprattutto mentali del giovane canadese, totalmente incurante del match point perduto nel secondo set dopo un episodio controverso e capace di portare a casa il match al terzo con grande autorità.

L’inizio del match è stato nervoso, stentato, da parte di entrambi i protagonisti, che si sono scambiati  break nei giochi iniziali (2-0 Edmund rapidamente tramutatosi in 3-2 Shapovalov). Sempre pronto a infilare un tracciante nelle zone di campo lasciate sguarnite dall’avversario, il canadese ha preso progressivamente il controllo degli scambi facendo leva sul suo temibilissimo servizio mancino e sull’esplosività dei suoi colpi da fondo che ha la capacità di lasciare fermo chi sta dall’altra parte della rete. Edmund, dal canto suo, è entrato progressivamente nel match facendo leva molto bene sulla propria battuta, ed in particolare gli slice che finivano sul rovescio avversario, ma lasciava spesso troppo campo agli angoli di Shapovalov rimanendo a palleggiare un paio di metri dietro la linea di fondo per darsi il tempo di smanettare con il suo ubriacante diritto. Un passaggio a vuoto nel suo turno di servizio sul 5-6 è costato a Edmund il primo set: uno smash in rete sul primo “quindici”, seguito da altri tre gratuiti da fondocampo si sono dimostrati troppi da rimediare solo con la prima di servizio, ed in 49 minuti Shapovalov ha conquistato il primo set per 7-5.

Il secondo set continuava sulla falsariga del primo fino al 4-4 quando, quasi a specchio rispetto a quanto era accaduto nel set precedente, Shapovalov si inguaiava 15-40 commettendo qualche errore banale, ma ribaltando la situazione con grande autorità vincendo quattro punti consecutivi. Due game più tardi un fattaccio che ha rischiato di rovinare il match: sul 5-5 30-30, una spettatrice urla “Come on Denis” mentre il canadese alza la palla per il servizio. La battuta è un ace, Edmund però si era fermato: il giudice di sedia Moscarella non ha dubbi, dice al britannico che “non è la Coppa Davis, non posso fare nulla” e chiama il 40-30. Le inevitabili discussioni quasi costavano il match ad Edmund, che perdeva quel game, iniziava il turno di battuta successivo sul 5-6 con due doppi falli, ma grazie anche a qualche gratuito d’impazienza di Shapovalov (compresa una risposta di rovescio lunga sul match point del 30-40) trascinava il set al tie-break. Si passava dal 2-0 Edmund al 3-2 Shapovalov al 5-3 per il britannico, che rovesciava una situazione di difesa con un bellissimo diritto lungolinea. Un errore di diritto bloccava ancora Kyle sul 5-5, che mancava anche la risposta sul set point del 6-5. Ma sul 6-6 era la volta di Shapovalov ad affossare il rete un comodo diritto a metà campo, e dopo 1 ora e 50 minuti si andava al terzo set.

La maturità del 19enne dell’Ontario veniva fuori tutta all’inizio del parziale decisivo, quando incurante dell’occasione sprecata pochi minuti prima, rientrava in campo dopo una pausa fisiologica ricalcando il copione aggressivo recitato fino a quel momento e sull’1-1 approfittava della prima palla break per prendere il comando nel punteggio e non mollarlo mai più cedendo solamente tre punti negli ultimi quattro turni di battuta.

[6] K. Anderson b. [Q] D. Lajovic 7-6(3) 3-6 6-3

Si fa davvero sul serio, ormai, nel tabellone maschile siamo ai quarti di finale. Sul “Manolo Santana” iniziano Kevin Anderson e Dusan Lajovic, che hanno dovuto lottare entrambi moltissimo per arrivare a questa partita, in particolare il serbo, che ha eliminato al tie-break decisivo Del Potro ieri sera. Sta giocando benissimo, Dusan, tennis classico, bella adattabilità alla terra battuta, movimenti eleganti, soprattutto il rovescio a una mano, gambe veloci. Kevin mette in campo, come di consueto, l’artiglieria pesante, super-servizio e gran dritto a chiudere abbreviando gli scambi non appena ne ha la possibilità. Break e contro-break un po’ regalati da tutti e due tra sesto e settimo game (brutta palla corta Lajovic a offrirsi all’avversario, poco dopo drittaccio semplice fuori due metri di Anderson), e a parte questo il primo set scorre con regolarità fino al 6-6. A tratti belle cose mostrate da entrambi, conclusione giusta. Ma nel tie-break, una piccola discussione con l’arbitro distrae un po’ troppo Lajovic, che perde male un paio di punti sul suo servizio, il che è letale contro un battitore come Kevin, che ringrazia, tira giù tre legnate e un drittone, e chiude 7-3.

Secondo parziale che riprende con  regolarità per chi va al servizio, bravo Dusan a lasciarsi subito alle spalle la parentesi del brutto tie-break, Anderson da parte sua ormai è in ritmo con la prima palla ed è difficile infastidirlo in risposta. Per riuscirci, Lajovic deve inventarsi un passante lungolinea di rovescio da urlo nel sesto game, che gli viene poi consegnato da Kevin con un grave doppio fallo. Dusan rischia due volte nei turni di servizio successivi di restituire il favore, ma riesce a reggere, e a portarsi avanti il vanteggio fino a chiudere 6-3. Si va al terzo, giusto così. La continuità di Lajovic alla battuta oggi si inceppa troppo spesso, però, e la frittata arriva al quarto game, con un break subìto a zero. Prova a reagire il serbo, ha un’occasione di rientrare nel match, ma è bravo Anderson, che mette spesso delle gran prime palle nei momeni importanti, è una qualità non da poco. Sempre splendido da vedere lo schema rovescio in cross – vincente lungolinea di Dusan, ma è troppo tardi, senza tremare Kevin chiude 6-3 e si prende la semifinale.

[2] A. Zverev b. [7] J. Isner 6-4 7-5 (Raffaello Esposito)

ALEX DE LUXEAlexander Zverev (3 ATP, tds 2) raggiunge in serata la semifinale a Madrid battendo netto in due set John Isner (9 ATP, tds 7). È una rivincita che ha il sapore di uno sciapo brodino dopo la scoppola ricevuta nella finale di Miami, potete giurare che il tedesco avrebbe fatto volentieri a cambio.I tempi allungati di un match sul rosso non giocano mai a favore di John, che già era crollato al terzo nella semifinale di Roma 2017, ma per certo nella sua ondivaga prestazione odierna hanno pesato anche i tre selvaggi tie break necessari per avere la meglio ieri su quel volpone di Cuevas. Stavolta però il mantra del grande Jack Kramer – “first hold your serve” non ha funzionato per niente.

Sono da poco passate le dieci di sera quando i giocatori entrano sul Santana e iniziano il riscaldamento.Isner vince il sorteggio e serve per primo ma appare subito chiaro che la sua prima palla non è la consueta sentenza. E non è che difettino gli aces – cinque nei primi due turni –, è come se mancasse di incisività. Grande merito è di Zverev che trova da subito il tempo in risposta obbligandolo a sudarsi ogni quindici e quando batte non concede nulla di nulla. Perderà l’unico punto nel game finale del primo set sparacchiando largo un dritto. Il tedesco è perfetto nel tenere sempre lunga la palla in difesa, così facendo rende difficile a Isner comandare col dritto com’è abituato a fare. Lo statunitense prova anche qualche serve and volley ma la palla gli torna sempre sulle stringhe, nei primi tre turni di battuta perde più punti di quanti spesso ne perda in un match intero e per lui l’aria comincia a farsi pesante. John fronteggia continuamente palle break e nel settimo gioco capitola con due dritti sballati, il primo largo di metri e l’altro in rete. Zverev governa da par suo la situazione, rimane intoccabile in battuta e manca pure un set point sul 30-40 del nono gioco prima di chiudere al decimo un parziale oggettivamente dominato.

Isner non riesce ad avere games tranquilli in battuta, persiste la sensazione che il servizio non abbia la consueta devastante potenza ma ciò non toglie nulla alla mostruosa prestazione in risposta del tedesco. Felino ed elastico in allunghi e recuperi, rimanda sempre tutto per poi guadagnar campo e chiudere. Anche il suo dritto stasera funziona alla grande. Il secondo set non cambia la situazione, Zverev sul velluto, Isner sulla carta vetrata. John riesce in qualche modo a limitare l’emorragia di punti in battuta e solo questo lo tiene nel match perché in risposta non esiste. Quando serve sul quattro pari per lui sembra finita ma prima salva il quasi match point del 30-40 con un ace, poi sul vantaggio pari il nastro gli regala il punto mentre era in apnea. È solo il prologo a quanto stasera era scritto, nell’undicesimo gioco è la solita agonia per Isner che si suicida sul 30 pari con un improbabile smorzata che atterra larghissima. Sul break point consueta risposta d’incontro di Zverev che poi costringe all’errore l’avversario. È finita. Sascha in gran spolvero signori, super semifinale contro Shapovalov. Forse qualcosa si muove.

Risultati:

[6] K. Anderson b. [Q] D. Lajovic 7-6(3) 3-6 6-3
[5] D. Thiem b. [1] R. Nadal 7-5 6-3
D. Shapovalov b. K. Edmund 7-5 6-7(6) 6-4
[2] A. Zverev b. [7] J. Isner 6-4 7-5

Il tabellone maschile

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