Nadal ha vinto, ma non convinto. Non concordo su Zverev e coincidenze

Editoriali del Direttore

Nadal ha vinto, ma non convinto. Non concordo su Zverev e coincidenze

ROMA – Rafa mi provoca: “Se Zverev non vincerà qualche Slam nei prossimi due anni… potrai dirmi che non capisco di tennis”. In realtà lui non ha capito qualcos’altro

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Non è stata una gran finale.Non siamo venditori di tappeti” diceva sempre Rino Tommasi quando voleva far capire che un buon giornalista non è un imbonitore, ma dice le cose come stanno, senza magnificare per forza il prodotto che si sta commentando, o di cui si deve scrivere. Spesso i telecronisti di minor spessore oggi sprecano iperboli e gridolini di entusiasmo per match che non lo meritano. Ciò accade soprattutto quando il telecronista si trasforma in tifoso. Quando gioca un italiano su Supertennis c’è chi davvero esagera… ma non lo fanno tutti.

Allora, per dire la verità, Nadal-Zverev è stata decisamente una finale poco avvincente, proprio bruttina e priva di atmosfera. Ma soprattutto ha lasciato un dubbio: che cosa sarebbe accaduto se non avesse piovuto? Avrebbe vinto ugualmente Nadal? O piuttosto Zverev? Le interruzioni sono state due. Una di dieci minuti sul 3-1 del terzo set, un’altra poco successiva di quarantasei sul 3-2 per Zverev. Insomma il tedesco campione in carica era avanti di un break, 3-2, e sembrava on fire, in the zone, per dirla all’americana, quando è stato costretto a tornare negli spogliatoi a pensare quel che stava facendo e quel che avrebbe potuto accadere. I due vanno negli spogliatoi e Rafa, dal rientro in poi annulla subito il break, non perde neppure un game e lascia al tedesco appena otto punti.

Chissà cosa è balenato nella testa di Sascha prima di quel poker di game perduti, quando era negli spogliatoi. Avrà pensato forse: “Dopo 4 batoste con Rafa stavolta vinco io, mi mancano solo tre game, basta che tenga il servizio tre volte ed è fatta?”. Io nella sua testa non c’ero, ma sospetto di non essere lontano dal vero. E così ecco che al rientro in campo il servizio lo ha perso subito. E ha ridato fiato a Rafa che nella sua carriera avrà giocato chissà quanti match in due o tre atti – certo molti di più del giovane Sascha che ha 10 anni di meno – e ieri ne ha vinto un altro senza giocare neppure troppo bene. Dopo la partita Rafa lo ha ammesso, pur senza imputare la sua vittoria alla maggiore esperienza, in risposta a una mia domanda.

Congratulazioni. Mi piacerebbe sapere se credi che sia una questione mentale riuscire a vincere dopo due interruzioni per pioggia. L’esperienza aiuta in questi casi ed è più semplice, a 31 anni, affrontare una situazione che hai già affrontato altre volte?
NADAL: Grazie. Non lo so, per tutti è diverso. Quando c’è stata l’interruzione non ho avuto la sensazione che mi avrebbe aiutato (Nota di UBS: se lo avesse pensato forse sarebbe stato meno solido nel desiderio di recuperare). È vero, ora si può dire che – naturalmente – l’interruzione mi abbia aiutato. Ma in realtà quello che mi ha aiutato è il fatto che sono tornato sul campo con un’idea chiara di quegli aspetti tattici e quelle decisioni che avrei dovuto prendere, quel break dovuto alla pioggia… (Nota di UBS: è appunto quanto sostenevo nella mia domanda: Rafa ha potuto e saputo concentrarsi su quel che avrebbe dovuto fare al rientro, perché lui in quelle situazioni c’era passato mille volte e perché ha molto più esperienza, anche in termini di strategia, di Zverev). Ovviamente ho avuto anhce un po’ di fortuna nel riuscire a fare il break subito, è stato un grosso aiuto”.

Eh, ci credo. Ma la mia impressione è stata che Rafa avrebbe preferito che fosse attribuito il merito della sua vittoria a qualcos’altro, che non fosse la sua maggiore esperienza. Ma nel finale, ad un’altra mia domanda proprio a fine conferenza, a mio avviso la sua risposta è stata assolutamente superficiale, anche se qualche mio collega lì per lì ridacchiava per la risposta di Rafa che pareva quasi irridente. Tant’è che avrei voluto replicargli… come vedrete più in basso.

Alla fine, comunque sia, questa partita resterà comunque importante, non solo perché è l’ottavo trionfo di Rafa dal 2005 a oggi (non vinceva più dal 2013, perché poi si erano registrate due vittorie di Djokovic, una di Murray e un’altra di Zverev al suo primo Masters 1000). Ma anche perché riporta Rafa sul trono del tennis, scalzando l’eterno rivale Roger Federer. Allo svizzero basterà che Rafa non conquisti l’undicesimo Roland Garros per riprendersi il maltolto. Dopo di che a Rafa basterà che Roger non rivinca Wimbledon per ritornargli sopra. E Roger aspetterà che Nadal non vinca l’US Open per tornare re. ‘Andarono avanti così per anni’, narrerà la favola, e Roger&Rafa vissero felici e contenti, mentre i loro più sfegatati fans continuarono ad accapigliarsi con grande ardore.

La pioggia non è stata mia amica oggi – avrebbe detto Sasha – la prossima volta dovrò fare in modo di partire in modo diverso dopo una sospensione, lui l’ha fatto, è stato subito aggressivo, io no”. E lì è cambiato qualcosa tecnicamente o mentalmente? È cambiato il momentum. E se non lo hai dalla tua parte, non batti Rafa. Parigi? Beh vedremo, Rafa sarà sicuramente il favorito, nessun dubbio su questo, intanto saremo dalle parti opposte nel tabellone e questo non è male!” (sorridendo).

Ma veniamo alla mia ultima domanda a Rafa sul conto di Zverev, fortissimo nei tornei ATP, ma deludentissimo finora negli Slam. Aveva cercato di avere una risposta sull’argomento già Ben Rothenberg del New York Times, ma Rafa non gli aveva dato soddisfazione:

(la domanda di Ben) Abbiamo visto Sascha giocare un tennis incredibile a Madrid e qui, in parte anche in finale; ma non ha ancora ottenuto grandi risultati negli Slam. Cosa pensi di questo? Pensi che sia pronto per portare tutto questo sui palcoscenici più importanti?
NADAL: Il tennis è tennis negli Slam, nei Masters 1000 o in altri eventi. Quando sei in grado di vincere un Masters 1000 e sei in grado di competere in tutti gli eventi come lui ha già fatto, il fatto che non abbia ottenuto grandi risultati negli Slam è solo una coincidenza. È impossibile non ottenere grandi risultati in uno Slam quando hai questo livello di gioco. Sto rispondendo alla domanda ma allo stesso tempo credo che sia solo questione di tempo.

Così nel finale io ho provato a riproporla con una diversa angolazione, e cioè la differenza tra i due set su tre e i tre su cinque.

(la mia domanda) Hai appena detto che è solo una coincidenza il fatto che Zverev non abbia fatto bene negli Slam. Ma vorrei sapere da te se è diverso un incontro al meglio dei cinque set o al meglio dei tre, se c’è qualcosa che devi aggiungere sotto l’aspetto mentale, di concentrazione o di resistenza.
NADAL: Una cosa, se non farà bene nei tornei dello Slam nei prossimi due anni potrai tornare da me e dirmi che non so nulla di tennis. Ma credo che sarà una storia diversa, questa è la mia sensazione. Il tennis è tennis, non conta se si gioca al meglio dei tre o dei cinque. Giocare al meglio dei cinque è un vantaggio per i migliori giocatori e Sascha ne fa parte. Quindi è un grande vantaggio anche per lui, questa è la mia opinione. (ripete il concetto…) Se Sascha non otterrà grandi risultati nei prossimi Slam potrai venire da me e dirmi che mi sbagliavo, ma non succederà.

Beh a quel punto non avevo più il microfono in mano per replicare. Se lo avessi avuto avrei detto a Rafa: “Non credo che se Sasha ha giocato male tutti gli Slam gli ultimi due anni pur essendo già forte (un primo turno, un secondo e due terzi nel 2016, un primo, un secondo, un terzo e gli ottavi solo a Wimbledon lo scorso anno) sia una coincidenza. Per me è infatti abbastanza chiaro che si è trattato invece di una mancanza di esperienza e il frutto di una tensione esagerata per una pressione che lui si era messo addosso con il sovraccarico di quello che gli avevano messo addosso i media tedeschi”. Ed avrei aggiunto: “Vero che i tre su cinque espongono a minori rischi chi è più forte, pur tuttavia i tre su cinque e i due su tre sono quasi un altro sport. Lo sono sempre stati nelle considerazioni di tutti i grandi campioni del tennis. Nei tre set su cinque occorre avere non solo tennis e tecnica, ma una forza mentale e una capacità di concentrazione particolari che il due set su tre non richiede (oltre che una resistenza non banale allorquando un match valichi le tre, le quattro ore di gioco: ricordo bene dei 21-19 al quinto, dei 16-14, ma anche dei 9-7 e giocatori sfiniti sebbene fossero ottimi atleti. C’è anche lo stress mentale che man mano che si va avanti paga dazio).

E avrei concluso dicendogli anche: “Certo che mi aspetto anch’io che Zverev, approfittando del fatto che Roger avrà 37 o 38 anni, tu 32 o 33, Murray  e Wawrinka sono due incognite non più imberbi, Djokovic è ancora nel limbo, beh sì queste sì che sono coincidenze (favorevoli)…e così Zverev vincerà uno o più Slam, ma grazie anche ad una serie di circostanze che lo aiuteranno, compresa soprattutto l’acquisizione di una maturità che fino all’anno scorso proprio non aveva e che è stata la vera causa delle sue sconfitte premature negli Slam. Non è stata quindi, caro Rafa, un discorso di coincidenze.  Semplicemente per vincere 7 incontri tre su cinque in due settimane Sasha fino a un anno fa non era pronto. Altro che coincidenze! Pian piano crescerà e vincerà anche quelli…

Dubito che il suo manager Benito leggerà mai queste righe e soprattutto che gliele riferirà… però non mi dispiacerebbe. Perché Rafa che è uno dei tennisti più intelligenti del circuito forse capirebbe quel che ieri ha mostrato di capire solo per metà.

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