Goffin: "Ecco come gioca Cecchinato e perché ho perso"

Editoriali del Direttore

Goffin: “Ecco come gioca Cecchinato e perché ho perso”

PARIGI – Analisi tecnica ineccepibile di un top-ten. Marco può battere anche Djokovic?

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[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 22- Ceck this out!

da Parigi, il Direttore

I bookmaker pagavano una vittoria di Cecchinato su Goffin fra 4 volte e mezzo e 5 la posta. E quella di Goffin ad appena 1,16… cioè quasi niente più di quello che avrei scommesso. Eppure certo anche i bookmaker avevano tenuto conto di quanto avevamo segnalato ieri avvertendo che Goffin avrebbe potuto essere anche un po’ stanco dopo la battaglia contro Gael Monfils, a Roland Garros tutto schierato per il francese: “Potrei esserlo più mentalmente che fisicamente” aveva detto David rispondendo a una mia domanda, e certo riferendosi allo stress che inevitabilmente procura un match in cui si salvano quattro match point nel quarto set e c’è ancora un quinto set da lottare contro tutto e tutti. Goffin ha risposto alla prima domanda in conferenza stampa dicendo che aveva avuto anche un piccolo problemino ad un braccio “ma niente di grave. Mi sentivo un po’ stanco soprattutto a causa del match di ieri. Non ho trovato soluzioni per raccogliere le energie necessarie, è difficile battersi per 4 o 5 set. Ho dormito bene ma il match con Monfils mi ha fatto perdere troppe energie sul campo. La battaglia era stata pesante e tornare in campo poche ore dopo… non era facile sentirsi bene”.

Poi ha proseguito (e siccome pochi sembrano parlare il francese e pochi sono andati a sentirlo, mi pare il caso di informarvi… anche perché il quadro tecnico del match e le caratteristiche del tennis odierno di Cecchinato, nel finale dell’intervista che riporto, David  le ha descritte come meglio non si poteva: “Non sentivo le giuste energie fin dall’inizio, anche se tenevo bene il servizio non era fluido, sufficientemente dinamico. Inseguivo le palle e non sono riuscito a risollevare il mio livello di gioco e subire di meno. Lui era molto continuo, è anche cresciuto di tono, spingeva molto bene, era molto vivo, era molto dinamico. Poi quando volevo forzare un po’ e fare io il punto, che non è il mio gioco… ho cominciato a fare tanti errori, avevo male al braccio, e poi non avevo nemmeno troppe gambe, perdevo lucidità. Non è stato un gran match per me, questo è evidente”. Goffin è andato avanti un bel po’ sui suoi problemi, rispondendo a una sequela di domande dei colleghi belgi, ha spiegato perché aveva chiamato il Medical Time Out (che detto inter nos a me è sembrato soprattutto un artifizio per interrompere il ritmo a Cecchinato che gli stava montando sopra…): “Il braccio ha cominciato a farmi un po’ male quando servivo, lo sentivo pesante, speravo di trovare un po’ di sollievo… ma non riuscivo neppure con le gambe a fare quel che volevo… era più una stanchezza complessiva che un vero dolore in qualche punto”.

Gli è stato poi chiesto di quella palla break avuta sul 3-3 – quella che anche Cecchinato ha ricordato essere stata molto importante e che Marco ha cancellato con un bel servizio – e lui: “Ho fatto dei buoni colpi di tanto in tanto, ma mancavano della solita base… andavo troppo veloce, impaziente, anziché costruire con maggior calma i miei punti come faccio di solito, cercando di farlo correre… Invece era lui che faceva correre me. E ha tenuto sempre un gran ritmo… A Roma l’avevo battuto ma oggi lui era un altro giocatore, giocava molto lungo, soprattutto con il rovescio mi bombardava vicino alla riga fin dall’inizio del punto. E poi anche con il dritto era molto preciso. Ha una bella mano, una buona smorzata, viene bene a rete quando deve farlo e anche con il servizio è stato molto efficace. Magari non fortissimo, ma con molti effetti e poi stava vicino alla riga per tenere l’iniziativa. E dopo mi faceva correre, non riuscivo a prendere il controllo degli scambi”. Se vi sembra una disamina tecnica banale… beh non lo è. Le osservazione di Goffin sono quelle di un top-ten che, al di là delle sue condizioni fisiche e mentali, non si aspettava di trovarsi di fronte un avversario di questo livello.

Il Cecchinato visto oggi ha davvero sorpreso tutti. Goffin e tutti gli addetti ai lavori che l’hanno visto giocare decine di volte. Un conto, infatti, è accorgersi di un potenziale non così “scoperto” – stiamo parlando di un giocatore che a 25 anni fino a gennaio era n.109 del mondo e più che quattro Challenger e cinque Futures non aveva vinto. Poi, ok, aveva conquistato a sorpresa un torneo ATP a Budapest, ma insomma… anche lì gli avversari non erano mica del livello di un Carreno Busta o di Goffin. Con tutto il rispetto per Basic, Struff, il Seppi di questi tempi e Millman (l’avversario battuto in finale) lo spagnolo e il belga sono ben altra cosa. Allo spagnolo gli ha lasciato quattro game negli ultimi due set (terzo e quarto), al belga tre! 12 game a 4 e 12 game a 3 contro due top-ten (o quasi…Carreno Busta lo era fino a poco tempo fa). Ora sono sicuro che salteranno un sacco di esperti che diranno: “L’avevo detto io! L’ho sempre saputo io!”. Succede sempre così, a millantar credito e giurare sulle grandi doti di Cecchinato saranno in tanti. Per quanto mi riguarda io sono soltanto molto contento di quest’exploit. E in effetti non ritengo che sarà una meteora. Quando lo stavamo vedendo giocare, Luca Marianantoni mi chiedeva: “Ma non ti sembra che giochi il rovescio come Kuerten?”.

Beh, erano i primi game. E in effetti il movimento lo ricordava. Poi, in quel terzo set letteralmente dominato, Antonio Garofalo si è entusiasmato per una serie di rovesci spettacolari e mi ha detto: “Ehi, ma chi è? Wawrinka?”Insomma ci ha lasciato tutti esterrefatti e, da quel che vi ho riportato delle dichiarazioni, anche Goffin ne è rimasto impressionato. Adesso, mentre sogniamo che Fabio Fognini batta Marin Cilic per avere due italiani nei quarti come non è più accaduto dal ’73 quando ci arrivarono qui sia Paolo Bertolucci sia Adriano Panatta (e che rabbia quando persero dallo stesso croato, Niki Pilic, uno dopo l’altro… Ma Adriano aveva 22 anni e Paolo 21), siamo qui a domandarci se contro Nole Djokovic Cecchinato abbia qualche chance o meno. Si fosse trattato del Djokovic del 2011 o del 2015 non ci saremmo posti il problema. E nemmeno ce lo saremmo posti con il Cecchinato di una settimana fa, quello che con il rumeno Copil, n.94 ATP, vinse soltanto 10-8 al quinto dopo aver perso i primi due set. Ma questo Cecchinato è improvvisamente baciato da una straordinaria fiducia nelle proprie possibilità (quando gli ho chiesto se ritenesse il suo rovescio più somigliante a quello di Kuerten o Wawrinka mi ha risposto: “Non voglio assomigliare a nessuno, ma solo a Cecchinato!”… lì per lì mi è parsa una risposta un po’ presuntuosetta… ma poi l’ho interpretata come una scarsa abitudine alle domande di giornalisti). Mi sono peraltro ricordato che quando a Mats Wilander nel 1982 gli fu detto, dopo il primo di tre trionfi parigini, se si sentisse un Borg n.2 lui rispose: “No, sono un Wilander n.1”.

A questo punto non posso che augurare a Marco Cecchinato di seguire le orme di Wilander. Contro questo Djokovic, il Cecchinato che ha battuto Carreno Busta e Goffin può provare a giocarsela. Il ragazzo siciliano non cessa mai di dire quanto è determinato. Quanto lavora, quanto ci crede. L’altro giorno, dopo aver battuto Carreno Busta e incassato 222mila euro di premi, aveva detto: “Il torneo non è ancora finito, a cosa comprarmi ci penserò dopo”. Ora, con 380.000 euro, lo dirà più che mai. Secondo me lui non esclude affatto di poter battere anche Djokovic… ed è il modo migliore, forse l’unico, per batterlo davvero. Certo, ribadisco, nessuno lo avrebbe mai detto una settimana fa. Se ieri lui ha detto che gli pareva di vivere un sogno (“It is a dream”), mi piacerebbe tanto poter sognare anch’io. Con lui e grazie a lui. E, udite udite, anche con Fabio Fognini e grazie a lui. Papà Fognini, e il figlio, non ci crederanno mai, ma di questo onestamente poco me ne importa.

P.S. Zverev ha vinto un altro match al quinto, rimontando da sotto due set a uno. Contro Thiem forse non potrà permettersi una nuova rimonta. Ma chissà che stavolta invece non parta subito con il piede giusto sull’acceleratore. Certo è che lottare per 15 set per venire a capo di tre match contro giocatori non compresi tra le teste di serie rappresenta un fardello pesante da portarsi dietro. Uno Slam è anche una gara di resistenza, come ha fatto capire Goffin. E ci vuole sempre anche un po’ di buona sorte. Dopo tanti anni sembra che il vento sia girato un po’ anche verso il tennis italiano. Speriamo duri. Intanto oggi, quando si aspetta con ansia il duello Serena Williams vs Maria Sharapova (la russa non ha più vinto dal 2004, ma 18 sconfitte di fila sono avvenute contro una Serena che non era ancora mamma  ed era ben diversamente preparata), si teme fortemente che la pioggia possa ostacolare la scesa in campo di Fognini e Cilic. Sarebbe un peccato che il match venisse rinviato a martedì, perché poi il vincitore, chiunque fosse, avrebbe un handicap nel match successivo.

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