Roland Garros, Nadal fa 900: ora Schwartzman. Del Potro in scioltezza

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Roland Garros, Nadal fa 900: ora Schwartzman. Del Potro in scioltezza

PARIGI – Rafa supera Marterer in tre set. 900esima vittoria nel Tour e 12esimo quarto di finale a Parigi. Schwartzman risale da 0-2 contro Anderson. Delpo super Isner in 3 set

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[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 23- Non basta il cuore di Fabio

da Parigi, i nostri inviati Laura Guidobaldi e Ilvio Vidovich

RAFA VOLA A QUOTA 900 – Maximilian Marterer illude per due game. Il tedesco, all’inizio del primo set, mette a segno il break e sale 2-0 contro lo spagnolo. Ma finisce qui. Rafa “ricomincia” da zero e da questo momento in poi travolge per due set il suo ex sparring per 6-3 6-2. Nella terza frazione, Maximilian ci riprova e riesce ad impegnare maggiormente il n. 1 del mondo portandolo al tie-break che, alla fine, cede per 7 punti a 4. Rafa vince il match n. 900 nel Tour, diventando il quinto giocatore negli ultimi 50 anni a conquistare 900 vittorie in carriera: gli altri sono Jimmy Connors (1,256), Roger Federer (1,149), Ivan Lendl (1,068) e Guillermo Vilas (948). Accede al 12esimo quarto al Roland Garros, il 34esimo in uno Slam. Non solo. Inanella 34 set a Porte d’Auteuil dall’anno scorso. “Il match in generale è andato bene, dopo il 2-0, chiudere 6-3 6-2 è stato positivo; nel terzo potevo fare il break ma non ho potuto convertire le possibilità per strappargli il servizio e ho fatto alcuni errori al servizio. Sono stato meno aggressivo e poi il gioco è diventato molto fisico. Avere 32 anni? No, non mi sento vecchio ma ho 32 anni. Gioco dal 2003, ho cominciato molto giovane, sono felicissimo di essere qui, mi godo giorno dopo giorno il tour. Ora Rafa sfiderà l’argentino Diego Schwartzman, vittorioso al quinto set su Kevin Anderson. Il maiorchino è avanti 5-0 nei precedenti contro Diego.

GARRA SCHWARTZMAN, BRACCINO ANDERSON – Grinta, cuore e gambe hanno consentito a Diego Schwartzman di ribaltare un match in cui per due set e mezzo aveva subito la disarmante potenza dei colpi da fondo di Kevin Anderson. Ma la tenacia del n. 12 del mondo, unita ad un po’ di paura di vincere del sudafricano che ha servito inutilmente per il match sia nel terzo che nel quarto set, hanno consentito all’argentino di spuntarla al quinto set di un match emozionante per l’andamento del punteggio ma non certo per la qualità delle quasi quattro ore complessive di gioco. Primo quarto di finale a Parigi per il piccolo Diego, il secondo a livello Slam (il primo lo aveva giocato lo scorso anno agli US Open, sconfitto da Carreno Busta).

I primi due set erano scivolati via veloci, dominati da un Anderson veramente incisivo da fondo (31 vincenti a fronte di solo 18 errori nei primi due parziali) e solido al servizio (7 ace e solo un doppio fallo) che aveva bombardato sin dal primo quindici, costringendo l’argentino a remare a più di due metri dalla riga di fondo, ma senza riuscire ad opporre una valida resistenza. Nel terzo set la musica cambiava. La ragnatela da fondo dell’argentino unita alla cappa di umidità che avvolgeva il Lenglen cominciavano a far breccia nel gioco del n. 10 del mondo, che iniziava ad essere meno brillante fisicamente e di conseguenza perdeva efficacia nei colpi. Anderson si aggrappava al servizio per rimanere in partita, annullando diverse palle break e continuare così a fare corsa di testa. Tanto che l’ultimo treno per il 25enne argentino sembrava fosse passato sotto forma delle due palle break non sfruttate nell’ottavo gioco, specie la seconda dove veniva passato da Anderson dopo uno scambio lunghissimo, visto che – gol sbagliato, gol subito – era lui a perdere il servizio nel game successivo. Invece il bello dal punto delle emozioni doveva ancora venire. Il n. 7 del mondo arrivava infatti a due punti dal match sul 5-4 ma si incartava sul più bello e perdeva due turni di servizi consecutivi – sino a quel momento aveva perso il servizio solo nel terzo game del primo set – consegnando così il terzo set a Schwartzman.

Erano passate due ore e obiettivamente tutti pensavano ci potesse essere una netta svolta del match a favore dell’allievo di Juan Ignacio Chela, invece Anderson era bravo a resettare mentalmente e a dimenticare il passaggio a vuoto che gli era costato il parziale. Prendeva un break di vantaggio e si aggrappava ancor più disperatamente al servizio per cercare di resistere al sempre più evidente ritorno del suo avversario. Schwartzman infatti era salito di livello, anche sfruttando il calo sempre più evidente di Anderson, aveva avanzato il baricentro del suo gioco e non subiva più la potenza del sudafricano. Sembrava però fosse troppo tardi, dato che Anderson andava nuovamente a servire per il match. Ma come nel set precedente il braccio del sudafricano tremava sul 5-4 al momento di servire per il match stavolta subendo il break addirittura a zero. Si andava così poco dopo al tie-break dove non c’era storia: 7-0 Schwartzman. ll tennista di Buenos Aires peccava un po’ di killer instinct all’inizio del quinto, restituendo per due volte il break al sudafricano. Ma Anderson era ormai groggy: a Schwartzman bastava restare calmo, senza strafare, per infilare una serie di quattro giochi consecutivi che gli permetteva di approdare per la prima volta in carriera ai quarti di finale dell’Open di Francia.

DELPO QUANTO BASTA – Un break per set e Juan Martin del Potro chiude in tre set la pratica John Isner, qualificandosi per la terza volta in carriera ai quarti di finale del torneo parigino. La terra rossa non è la superficie d’elezione dell’argentino, che però vi si adatta molto meglio rispetto al tennista statunitense. E mixando sapientemente potenza e variazioni di velocità ed effetti ha tenuto costantemente in mano il pallino del gioco, senza dare mai l’opportunità al suo avversario di cambiare l’inerzia del match (“sono sceso in campo con l’idea di tenere il servizio per poi sfruttare le occasioni che sarei riusciti ad avere sul servizio. È andato tutto come pianificato.“). Per lui ora la sfida contro il “gemello” Marin Cilic (entrambi nati del settembre 2009, a pochi giorni di distanza) con cui è in vantaggio per 10-2 negli scontri diretti: “Ci conosciamo da quando eravamo ragazzi e quindi so che mi attende un match duro. Lui è un giocatore completo, solido, sarà una partita punto a punto”.

Si trattava della prima sfida del torneo maschile tra due top ten (del Potro n. 6, Isner n. 10) e dell’undicesima tra i due giocatori, ma la prima sulla terra rossa. Isner si affidava come al solito allo schema servizio-dritto e cercava di essere aggressivo alla risposta per tentare di sopperire all’evidente inferiorità non appena gli scambi si prolungavano oltre i tre colpi. Ma sulla terra un po’ scivolosa del Suzanne Lenglen non riusciva praticamente mai ad impensierire seriamente il tennista argentino nei suoi turni di battuta. Del Potro era molto concentrato e attento a sfruttare le rare occasioni che Isner concedeva al servizio. Arrivava così il break al settimo gioco che la Torre di Tandil non aveva problemi a difendere fino alla fine del parziale, chiuso 6-4. La storia si ripeteva nel secondo set, dopo che Isner aveva avuto un paio di occasioni per strappare il servizio nel terzo game annullate senza grossi patemi dall’argentino. Che continuava a dare la sensazione di controllare il match e di attendere soltanto il momento giusto per piazzare la zampata vincente. Isner cercava di mescolare le carte, cercando anche la via della rete in più di un’occasione per cambiare l’inerzia del match. Ma la sensazione è che stesse cercando di applicare un piano C, perché le tattiche preferite e consolidate non stavano dando i risultati sperati. Ed in genere i piani C è difficile che funzionino, specie a questi livelli. Ed infatti al settimo game – di nuovo – arrivava il break a favore di del Potro, con Isner che probabilmente se l’era sentita che stava per succedere quando aveva urlato un “stupid machine” al macchinario che aveva segnalato un net sul servizio nel punto che poi lo avrebbe portato sotto 15-30. Nessun problema invece nei propri turni di servizio per il campione dell’US Open 2009, che pochi minuti dopo si aggiudicava anche il secondo set per 6-4.

All’inizio del terzo set la sensazione era che a credere ad un comeback di Isner fosse solo la tifosa afroamericana che continuava ad incitarlo ad ogni cambio di campo. Long John cercava di non deluderla proprio subito subito ed annullava due palle break nel tentativo di rimanere ancora nel match. Ma capitolava nel turno di battuta successivo. La partita non aveva altro da dire, con del Potro che era attentissimo a non dare alcuna chances e con il terzo 6-4 raggiungeva il connazionale Schwartzman nei quarti. Era dal 2005 (Canas e Puerta) che due argentini non arrivavano tra i primi otto a Parigi. Ma mentre Schwartzman ha un compito proibitivo contro Rafa Nadal, questo del Potro può legittimamente aspirare a raggiungere nuovamente la semifinale, nove anni dopo quella persa 6-4 al quinto contro Roger Federer.

Risultati:

[11] D. Schwartzman b. [6] K. Anderson 1-6 2-6 7-5 7-6(0) 6-2
[1] R. Nadal b. M. Marterer 6-3 6-2 7-6(4)
[5] J.M. del Potro b [9] J. Isner 6-4 6-4 6-4
[3] M. Cilic vs [18] F. Fognini 6-4 6-1 3-6 6-7(4) 6-3

Il tabellone maschile

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