Fognini: quando l’arte non basta. Di fronte aveva un gigante

Editoriali del Direttore

Fognini: quando l’arte non basta. Di fronte aveva un gigante

PARIGI – Fabio poteva far meglio nei primi due set, ma forse non negli altri tre. Marin Cilic ha una solidità e una potenza da far paura. Cecchinato deve testare Djokovic che forse è meno solido…

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[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 23- Non basta il cuore di Fabio

da Parigi, il Direttore

Niente da fare. Panatta e Bertolucci restano gli ultimi due tennisti italiani ad aver raggiunto (1973) i quarti nello stesso anno al Roland Garros. Sono passati 45 anni… nostalgia canaglia. Però se c’è un torneo nel quale stavolta non sarebbe proprio giusto esclamare “mai una gioia!”, come mi è capitato di dire mille volte in questi 45 anni di Slam, è stato questo. Vero che Fabio poteva anche vincere, ma stavolta Davide non ce l’ha fatto a centrare Golia con la sua fionda, anche se ci ha provato in tutti i modi. Vero che Camila Giorgi poteva fare altrettanto e aveva infilato un bel corridoio se fosse riuscita a servire meglio sul 5-4 e sul 6-5 contro la Stephens (che ha poi dominato la Kontaveit), però insomma, siamo onesti, magari ci fossero stati tanti Slam in tempi recenti come questo vissuto quest’anno. Ok, la seconda settimana è appena cominciata e c’è rimasto solo Marco Cecchinato che non è certo atteso da un compito semplice sul Suzanne Lenglen: si chiama Novak Djokovic. È un eufemismo dire che non  è un compito semplice. È maledettamente complicato invece. Anche se non sembra essere il Djokovic di una volta, quello del 2011 e del 2015 per intendersi, non c’è chi veda Cecchinato favorito e anche se in questi casi si dice sempre che… ”non ha nulla da perdere” e viene presentato quasi come un vantaggio, di fatto vince quasi sempre quello che …ha da perdere. Vero, peraltro, che il suo torneo lo ha già vinto. E guai quindi a lamentarsi. Lui e noi.

Quando a Nereo Rocco, il grande allenatore del Padova e del Milan, dicevano per concludere un discorso con fair-play sportivo “che vinca il migliore” lui, soprattutto quand’era al Padova, diceva “sperem di no”. Anche Cecchinato probabilmente spera che non vinca il migliore. Il siciliano però è un tipo tosto, forse un tantino presuntuoso e nello sport la presunzione talvolta aiuta. Magari non tanto nei rapporti umani, ma negli agoni sportivi sono quelli che sono convinti sempre di potercela fare contro chiunque che ogni tanto ci riescono. Fognini ha detto: “A Marco gli faccio in bocca al lupo, io non l’ho mai battuto, magari ci riuscisse lui”. Aveva l’aria di crederci poco… ma un po’ come tutti. Ma pochi credevano che Marco avrebbe battuto gente tosta come Carreno Busta e Goffin e sognare non costa nulla. Basta non cadere dal letto. Intanto lui è salito a n.42 del mondo, così come Fabio si consolerà per essere arrivato con questo torneo a n.15, a due passi dal best ranking risalente a 4 anni fa, quando fece quegli exploit in terra tedesca prima (Stoccarda e Amburgo) e croata poi (Umago).

Certo un po’ d’amaro in bocca resta perché alla fine avevamo cominciato a crederci nel successo di Fabio Fognini, dopo due set d’abbrivio che invece ci avevano fatto disperare. Ma dal terzo set in poi Fabio è stato invece bravissimo. Non so come facesse, stando anche quattro o cinque metri dietro la riga di fondo, a recuperare tutte quei missili che gli sparava, con una continuità impressionante, Marin Cilic. Vere bombarde. Di servizio, di dritto, di rovescio. A Fabio non restava che remare in fondo al campo, correre, correre e ancora correre. Io credo che molti altri tennisti al suo posto si sarebbero presto arresi perché il gioco di Cilic non sembrava offrigli alcuno spiraglio. Marin dimostrava davvero di avere fatto grandissimi progressi anche sulla superficie meno amata. Sbagliava pochissimo pur tirando dei… tram di dritto come di rovescio, schiacciando ogni palla che gli arrivasse sopra i fianchi, ma dimostrando anche una capacità di palleggio inattesa anche sui rovesci tagliati di Fabio che rimbalzavano bassissimo. Per un gigante di un metro e 98 non era facile. Fabio Fognini ha giocato bene, a tratti anzi proprio benissimo, ma non ce l’ha fatta a superare per la prima volta un top five in uno Slam anche se sul 3-3 al quinto pareva essere lui il più fresco atleticamente e si poteva credere anche che potesse sfruttare il vantaggio psicologico di aver recuperato due set di svantaggio e di aver annullato anche un matchpoint sul 4-5 nel quarto, quando una risposta di Cilic era finita fuori di poco.

Nei primi tre turni di servizio del quinto set Fognini aveva ceduto appena tre punti e ha avuto anche la palla del 4-3, quando purtroppo ha commesso un doppio fallo che gli sarebbe costato caro: “Ho rischiato la seconda come avevo fatto tante volte nel match con successo, perché lui era pronto ad aggredirla… e m’è andata male, idem per due errori di dritto, uno uscito di poco e l’altro con la palla che si è impennata sul net”. “Sono andato a Roma e non ho visto il Papa… ce l’ho messa tutta ma non ce l’ho fatta… il tennis non è mai stato un problema, semmai lo è stata la capoccia” e quando Fabio è onesto e diretto così certamente ispira simpatia. È perfettamente consapevole dei suoi limiti di tennista. Sì, non è stato fortunato in quelle occasioni. Ma Cilic è stato complessivamente di una solidità notevole, come del resto il suo palmares – ricordato dallo stesso Fognini – suggeriva: “Ha fatto tre finali di Slam, uno l’ha vinto, non è un caso. La terra rossa non sarà la sua miglior superficie, ma resta pur sempre il n.4 del mondo e ho saputo rendergli la vita dura”.

Per quanto mi riguarda mi resterà impresso lo straordinario tiebreak che ha saputo giocare. Veramente uno spettacolo nello spettacolo. Peccato non si possa qui farvi rivedere quelle fasi. Ubitennis deve arrampicarsi sugli specchi per fare anche i suoi stand-up, figurarsi i video e gli highlights. Davvero colpi da cineteca. Il pubblico dello Chatrier ne è rimasto sedotto, alla fine erano quasi tutti per lui… dopo aver temuto che la giornata fosse disastrosa per chi aveva comprato quei biglietti: Halep-Mertens era stato un 6-2 6-1 noiosissimo, il clou Serena Williams-Sharapova era saltato per via del forfait di Serena – che tutto aveva fuorché voglia di interrompere la striscia vincente di 18 vittorie di fila con la poco amata Masha e deve aver pensato “Ma chi me lo fa fare se non posso neppure servire al 100 per 100?” – e ad un certo punto del secondo set si è temuto che anche Fabio potesse ritirarsi. “Ci sono arrivato vicino, ero tranquillo, speravo di non esserci al matrimonio di mia sorella Fulvia (fissato per sabato… Fabio sognava la finale) – dice sorridendo – ho comunque fatto un bel torneo. Ora mi fermo tre settimane, devo capire che cosa ha questo tendine, non posso continuare con questi dolorini, oggi nel secondo set mi sono completamente bloccato, e poi decidere se giocherò Wimbledon o no”.

Cilic-del Potro sarà un duello fra giganti di “quasi 2 metri”, entrambi sono alti 198 cm. Il loro match nella finale di Davis a Zagabria lasciò Marin in lacrime. Anche i (ricchi) giganti talvolta piangono. E a del Potro Cilic non sembrerà neppure troppo alto dopo che questo lunedì si è trovato di fronte John Isner e i suoi 2 metri e 06. In due facevano più di 4 metri. Con le braccia e le racchette anche il doppio. Poi uno andava a vedere Fabio Fognini (mica la Putintseva…) e si chiedeva: ma come fa a lottare contro quei mostri? Ha perso ma è stato bravissimo.

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