Provaci Marco (Scanagatta). Emozione Kuerten: "Come me nel ’97, crede nell’impresa" (Scanagatta). Cecchinato convoca l’Italia: "Contro Thiem voglio calore" (Crivelli). Cecchinato, ti spinge pure Kuerten (Clemente)

Rassegna stampa

Provaci Marco (Scanagatta). Emozione Kuerten: “Come me nel ’97, crede nell’impresa” (Scanagatta). Cecchinato convoca l’Italia: “Contro Thiem voglio calore” (Crivelli). Cecchinato, ti spinge pure Kuerten (Clemente)

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Provaci Marco (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Oggi è il giorno che il tennis italiano attendeva da 40 anni. Alle 13 Marco Cecchinato farà il suo primo ingresso sul campo Philippe Chatrier contro Dominic Thiem, settembre ‘92 contro settembre `93, 64 posizioni a separarli in classifica, 72 Atp contro 8. Con Carreno Busta, n.11, Marco aveva giocato sul campo n.18, il più lontano che c’è qui, con Goffin e Djokovic sul Suzanne Lenglen. Negli altri 4 Slam prima di questo aveva giocato sempre — e perso — su campi periferici, pochi spettatori, pochi soldi. Qui ha già vinto 560.000 euro. Per chi va in finale ce ne sono 1.120.000. Il colpo d’occhio sullo Chatrier sarà diverso, l’out più lungo del solito, dovrà stare attento a non farsi cacciare troppo lontano, perché Dominic Thiem tende sempre a tenere il pallino del gioco. L’austriaco ha colpi pesantissimi, soprattutto il dritto anche se la gente resta più impressionata dalla bellezza del rovescio a una mano. «L’estetica non è tutto, la maggior parte dei miei vincenti li ho sempre fatti con il dritto», ha sottolineato il giovanotto austriaco dopo aver dato una sonora lezione a Sasha Zverev (64 62 61) nei quarti. In precedenza Thiem, già sconfitto qui in due semifinali con Nadal, aveva battuto in 4 set Nishikori, il nostro Berrettini, il greco Tsitsipas. Dopo 50 set sulla terra rossa vinti dal “mostro” Nadal, proprio Thiem nemmeno un mese fa aveva posto fine a Madrid alla striscia record di Rafa che si era lasciato alle spalle i 49 di John McEnroe nel 1984. Lo aveva addirittura battuto, ed è stato l’unico a farlo quest’anno sui campi rossi. Thiem qui ha perso nel 2011 una finale nel torneo junior da un tennista dal quale non avrebbe dovuto perdere, l’americano Bjorn Fratangelo. E l’anno scorso da Nadal ha preso una solenne stesa: 63 64 60. Come l’anno prima. L’austriaco ha detto a Christian Mortsch del Salizburger Nachtrichten: «Conosco ben Cecchinato, meglio di tanti che lo scoprono adesso. Mi fa piacere che la gente pensi che io possa essere il più temibile antagonista per Nadal, ma io vi assicuro che a Nadal non penso proprio. Io so che devo pensare a Cecchinato. Uno che fa i risultati che ha fatto lui può battere certo anche me. Dovrò stare attento i primi games, perché se Marco si esaltasse con un inizio brillante poi per me diventerebbe tutto più difficile». In effetti Thiem a 24 anni non sembra ancora solidissimo nel carattere. Né la sua love story con la bella Kiki Mladenovic, pare averlo rafforzato. Perde ancora match che non dovrebbe, come quello già vinto con del Potro all’US Open lo scorso settembre. Tira sempre forte, dritto come rovescio, ma oggi “deve” vincere, come sostiene Wilander. Cecchinato ha dimostrato di non aver paura di nulla. Batte le seconde di servizio come se fossero prime, rischia le smorzate che oggi potrebbero essere decisive perché a volte Thiem resta parecchio dietro la linea di fondocampo. Per Gunther Bresnik, ex coach di Becker e Graf e oggi proprio di Thiem, «Cecchinato sulla terra rossa vale già uno dei primi 10 del mondo». Mette le mani avanti? Cecchinato sogna e tutti noi con lui. Numeri e statistiche su www.ubitennis.com.

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Emozione Kuerten: «Come me nel ’97, crede nell’impresa» (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Il percorso incredibile di Marco Cecchinato, n.72 del mondo e giustiziere di Carreno Busta, Goffin e Djokovic, ricorda tanto il trionfo di un riccioluto brasiliano sempre sorridente ma venuto fuori dal nulla: Guga Kuerten, n.66 del mondo, un solo match vinto in 3 Slam, mai vinto un torneo prima del ’97. Ma trionfo in quel Roland Garros, uscendo da maratone pazzesche, superando campioni quali Bjorkman, Muster (n.5) 6-4 al quinto set, Medvedev 7-5 al quinto, Kafelnikov (n.3) 6-4 al quinto, Bruguera in finale e in 3 set.

Guga, non trovi che Cecchinato ti assomigli?

I miei riccioli erano più belli dei suoi (ride).

Ho paragonato il suo rovescio al tuo. Concordi?

La preparazione del colpo è simile, la rotazione anche, ma io non lo giocavo mai in slice… Lui ha più varietà. Anche la smorzata…

Tu che ci sei passato… Come spieghi i suoi exploit?

E’ un tennista nuovo, gioca il suo miglior tennis e sta scoprendo ora di esser capace di fare colpi stupendi mai fatti prima. Gioca rovesci lungolinea a una mano, colpo rarissimo di questi tempi. Si, assomiglia alla mia corsa quella prima volta. Il vantaggio è che non ha nulla da perdere. Significa molto. Ma la mancanza di esperienza è sempre un rischio. Però è un entusiasta, non si accontenta e come ho visto nell’ultimo tiebreak con Djokovic pensa solo ad andare avanti. Ed è quel che fa.

E ora con Thiem?

Ogni round diventa più dura, un campione dopo l’altro. Per mia fortuna ai miei tempi non c’era un Nadal. Ma già Thiem e poi magari Nadal… Sarà dura. Ha avuto le due settimane della vita e può arrivare in fondo. A me è successo. Ci possono riuscire altri. Per me fu il picco della mia carriera. Anche se diventare n. 1 del mondo fu un traguardo più alto, non fu altrettanto difficile. Vincere da n.66 fu molto più duro che dopo essere diventato n.1. Quando vinsi ripensai a mio padre (morto, ndr) che mi aveva regalato la prima racchetta, in 14 giorni quell’esperienza mi fece sentire e dire a me stesso: “Sono invincibile!”.

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Cecchinato convoca l’Italia: «Contro Thiem voglio calore» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Una sconfitta bruttissima. La delusione ferisce e il messaggio sullo smartphone è una litania funebre alla precarietà del tennista che non riesce a essere campione: «Questo è uno sport del cavolo, e la colpa è tua che da piccolo mi hai convinto a prendere una racchetta in mano». E’ la fine di aprile, Cecchinato ha appena perso a Budapest contro Zopp nell’ultimo turno delle qualificazioni e i lampi di Montecarlo della settimana prima sono già scomparsi. Il destinatario del veleno è l’ormai mitico cugino Francesco, di cognome Palpacelli, primo allenatore del Ceck a Palermo e suo confidente nella gioia e nel dolore: «Marco è figlio unico, tra noi c’è un legame fortissimo, in pratica siamo come fratelli: il primo whatsapp della mattina è sempre il suo». Poche ore dopo, la sorte si divertirà a rimescolare le carte e a rivoluzionare la storia, ripescando l’allora numero 92 del mondo nel tabellone principale (per il ritiro del serbo Djere) e schiudendo le porte a una favola. Ma per Francesco non ci sono segreti se non il più imperscrutabile: «Una bella dose di fortuna. Senza di quella, non vai da nessuna parte. Io pensavo che Marco diventasse qualcuno già nel 2013, quando vinse il Challenger di San Marino: il gioco ce l’aveva. Però devono mettersi insieme tante cose, ci deve essere un mix perfetto che coniughi talento, opportunità, fiducia. Da Budapest è successo proprio questo, si vede che era arrivato il momento». La dimensione di un campione si misura tuttavia nella capacità di cavalcare il destino e di piegarlo al proprio successo. A Parigi, Cecchinato ha scoperto di possedere qualità e di poter gestire un livello di gioco e di tensione che cancelleranno per sempre messaggi come quello ungherese. E oggi disputerà una semifinale Slam contro Thiem, ottavo giocatore del mondo, 13 giorni dopo aver vinto la prima partita in carriera in uno dei quattro tornei totem del circuito: «E’ stato importante avere una giornata in più di riposo rispetto alle altre partite, ho potuto recuperare e sono tornato a mettere insieme la mia vita dopo le emozioni della vittoria su Djokovic. Il mio torneo non è ancora finito». Ieri si è allenato di mattina sullo Chatrier, poi relax in camera, lunga dormita nel pomeriggio e cena leggera: «Sempre al ristorante dell’hotel, guai a cambiare — racconta il cugino — perché sulla scaramanzia non si scherza: e ordina sempre le stesse cose». Per i quarti con Djokovic, sono arrivati anche i genitori, e oggi vivranno sulla loro pelle l’emozione del debutto sul Centrale. Marco comincerà a conoscerne angoli, riferimenti, ombre e consistenza nell’allenamento del mattino, programmato alle 10.45 dopo la colazione intorno alle otto, e all’una lo vedrà palpitante di folla ansiosa di spettacolo non appena metterà piede in campo per la sfida contro l’austriaco e per cui ieri all’ora di cena ha chiamato a raccolta l’Italia via Instagram: «Non dovrà essere Cecchinato vs Thiem — ha scritto —, dovrà essere Italia vs Thiem! Devo sentirvi vicino, Devo sentire il calore. Ci Proviamo. Ci dobbiamo provare. Forza Italia, Forza!». (…)

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Cecchinato, ti spinge pure Kuerten (Valentina Clemente, Corriere dello Sport)

Al di là del risultato odierno contro Dominic Thiem, il Roland Garros di quest’anno rimarrà nel segno di Marco Cecchinato. Non solo per l’incredibile serie di vittorie inanellate, ma perché il suo personaggio è così pieno di sfaccettature che ognuno ha potuto trovare un po’ di sé nella storia di questo ragazzo. In attesa di scendere in campo, Marco continua a ricevere complimenti, e dopo Marat Safin e Kakà, suo idoli giovanili di tennis e calcio, ieri è stato Gustavo Kuerten (nuovo ambasciatore del torneo in Brasile) ad omaggiarlo nelle sale del Roland Garros. «Ha dei bei capelli», ha iniziato scherzando Guga, con un ovvio riferimento ai suoi. «Penso che Marco si stia scoprendo, stia capendo di cosa sia capace veramente con i suoi colpi, ed è qualcosa di straordinario. L’ho visto giocare e sono rimasto davvero sorpreso, soprattutto del suo rovescio a una mano, una cosa rara di questi tempi. È vero che sta vivendo un’avventura simile alla mia e posso dirvi che non ha nulla da perdere: l’unico rischio è legato alla mancanza d’esperienza, ma il suo entusiasmo pub aiutarlo in questo senso. Nel match contro Djokovic ha già dimostrato che non è sazio e ora ogni altro round sarà un nuovo esame di maturità, di fronte ad autentici campioni. Io almeno nel ’97 ho avuto la fortuna di non dover incrociare Nadal sulla mia strada (sorride – ndr)». Rispetto alla sua esperienza e alle parole di Cecchinato, sulla molla che gli è scattata negli ultimi mesi, Kuerten ha poi aggiunto: «Arrivi a un certo punto che pensi solo a te stesso e non più all’avversario che hai di fronte. Non è un processo semplice, ma è reale. Non credo Cecchinato abbia mai giocato sul Centrale, quindi per lui sarà un’esperienza nuova, ma se riuscirà a gestirla potrà farne un punto di forza». Le analisi sul gioco di Cecchinato sembrano sprecarsi, anche Patrick Mouratoglou, allenatore di Serena Williams, è rimasto rapito dal dritto del 25enne palermitano. «In media ha una velocità di 129 chilometri orari e questo significa che riesce a tirare più forte di Rafael Nadal, che arriva a 127: ha un colpo potente e preciso che riesce a piazzare a meno di un metro dalle due linee del campo, preferisce puntare sulle zone corte per dare minor margine di manovra al proprio avversario e quando ci riesce porta a casa il punto nel 73% delle occasioni». Un altro punto forte è la seconda di servizio: secondo i dati riportati dall’Atp, infatti, la percentuale di Marco è cresciuta di ben dieci punti (da 45 a 55%) durante il torneo, un nodo chiave per capire come e dove sia migliorato rispetto alle settimane precedenti. Un dettaglio importante e che potrebbe essere fondamentale contro Thiem, il quale ha realizzato fino ad ora un numero maggiore di doppi falli rispetto a Cecchinato (12 per Marco in cinque partite, contro i 27 di Dominic).

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Nadal trova DelPo. Halep in finale per la terza volta (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Torna il sole, torna il vero Nadal. Dopo i tormenti del mercoledì, con il piccolo Schwartzman capace di rubargli un set a Parigi dopo tre anni e di insidiarne le sicurezze prima della doppia interruzione per pioggia (la seconda definitiva), il numero uno ritrova pesantezza di mano e incisività al servizio per staccare un’altra semifinale al Bois de Boulogne e raggiungere l’elitario club di chi ci è riuscito 11 volte in un singolo Slam (gli altri sono Federer e Connors). L’inseguimento alla corona numero 11 scopre tuttavia un Rafa meno extraterrestre: «Di sicuro la pioggia mi ha aiutato, in quel momento lui era molto aggressivo e io giocavo troppo in difesa. E in ogni caso sono stati due giorni di nervosismo, sapevo che non sarebbe stata una partita semplice, e se non avverti la pressione vuol dire che non ami ciò che fai. Anch’io sono umano». Umane sono pure le lacrime del suo prossimo avversario, Del Potro, che approda tra gli ultimi quattro del Roland Garros dopo nove anni e in un torneo che fino a un giorno prima dell’inizio era in forse. Cilic lo aiuta con 74 errori gratuiti, lui ci mette 19 ace e grande pressione da fondo: «Sono arrivato qui senza aspettative, mi interessava solo capire partita dopo partita come si sarebbe sentito il mio fisico. Adesso non ho nulla da perdere, proverò a mettere in difficoltà Rafa». Tra le donne, il crash tanto atteso tra la Halep e la Muguruza, che metteva in palio pure il numero uno, si risolve in monologo della romena solo in parte contrastato dalla spagnola nel secondo set. Per Simona quarto epilogo Slam, terzo a Parigi dopo le sconfitte del 2014 e dell’anno scorso, e un’altra occasione per sfatare la maledizione. Solo che la Stephens, uscita vittoriosa al match con l’amica Keys, nelle finali vanta un immacolato sei su sei. I numeri chi condanneranno?

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