Brivido Federer, salva 2 matchpoint: "L’ho raddrizzata". Djokovic e Seppi ok (Cocchi). Nardi, il baby da record. A 14 anni è il più giovane nella classifica mondiale (Cocchi). Serena Williams: "Mia figlia mi ha resa più umana" (Piccardi)

Rassegna stampa

Brivido Federer, salva 2 matchpoint: “L’ho raddrizzata”. Djokovic e Seppi ok (Cocchi). Nardi, il baby da record. A 14 anni è il più giovane nella classifica mondiale (Cocchi). Serena Williams: “Mia figlia mi ha resa più umana” (Piccardi)

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Brivido Federer, salva 2 matchpoint: «L’ho raddrizzata». Djokovic e Seppi ok (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Forse nel contratto con Halle è previsto che Federer dia spettacolo non solo con il suo tennis ma anche con un po’ di brivido. Il Magnifico, che sull’erba tedesca va a caccia della decima affermazione, ieri ha rischiato grosso contro Benoit Paire, il francese tutto genio e sregolatezza lo ha portato al tie break del terzo set. Roger, che difende anche la prima posizione del ranking mondiale, ha dovuto annullare due match point al francese. Dopo un primo set conquistato dal numero 1 e un secondo parziale vinto dal francese, anche grazie ad alcune amnesie tennistiche di Federer, nel terzo c’è stato grande equilibrio, fino al tie-break decisivo. Tie break all’ultimo respiro con mini break per King Roger (2 a 0), poi salito 3 a 1 ma Paire ha reagito piazzando quattro punti di fila portandosi 5 a 3 e poi procurandosi un match point sul 6-5, annullato da un attacco sulla riga dello svizzero, che poi però sul 6-6 ha sbagliato un diritto regalando un secondo match point al francese, salvato con una risposta per il 7-7. Altri due errori di diritto hanno condannato Paire, capace di sprecare grandi occasioni, e promosso Federer ai quarti. «Non sono molto soddisfatto — ha detto il numero 1 al mondo —, perché ho commesso troppi errori, per fortuna sono riuscito a raddrizzare la situazione a mio favore». Per lo svizzero la strada, almeno sulla carta, è tutta in discesa: oggi trova l’australiano Matthew Ebden, numero 60 del ranking mondiale, che ha eliminato in rimonta il tedesco Philipp Kohlschreiber. Anche Andreas Seppi ha conquistato un posto nei quarti, battendo in scioltezza Florian Mayer, e oggi se la vedrà con il croato Borna Coric, giustiziere di Sascha Zverev. All’inizio Djokovic non voleva nemmeno disputare la stagione sull’erba, scioccato dalla sconfitta ai quarti del Roland Garros contro il nostro Marco Cecchinato. Poi, la wild card al Queen’s gli ha fatto cambiare idea. Dopo qualche giorno di riposo e una fuga romantica con la moglie Jelena, Nole ha ripreso la racchetta e ieri ha eliminato Grigor Dimitrov, nel match più interessante della giornata al Queen’s, classico antipasto di Wimbledon. Poca fatica per Nole che ha battuto il numero 5 al mondo in poco più di un’ora in due set. «Sono ancora alla ricerca della mia forma migliore — ha detto Nole —, giocare contro uno dei migliori al mondo è stato un ottimo test. Soprattutto perché Grigor è sempre molto a suo agio sull’erba». Avanti anche Nick Kyrgios, che dopo aver eliminato Andy Murray nella partita d’esordio ha battuto l’attuale numero uno britannico e 17 al mondo Kyle Edmund. Una grandinata di ace per l’australiano che nel match chiuso in tre set e oltre due ore di gioco ne ha messi a segno 32: «Il servizio oggi è stato decisivo — ha detto Kyrgios —, alla fine del match ero un po’ stanco, anche perché negli ultimi mesi non ho giocato molte partite e faccio un po’ fatica a trovare la continuità». Oggi se la vedrà con Feliciano Lopez per un posto in semifinale.

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Nardi, il baby da record. A 14 anni è il più giovane nella classifica mondiale (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Ha già battuto Federer e Nadal, conquistando ad appena 14 anni i primi due punti Atp della carriera. Luca Nardi, pesarese nato il  6 agosto 2003, è il più giovane classificato tra i 1989 dell’attuale ranking Atp. L’exploit lo ha fatto a Sassuolo nel torneo Itf da 15.000 dollari che lo ha visto in tabellone ripescato come lucky loser. Luca, contro il numero 770 Atp Sebastian Malla, ha messo in tasca il primo punto «da grande» ripetendosi ieri, con un altro successo al terzo set contro lo svizzero Louroi Martinez, 19enne numero 875 della classifica mondiale. Il 14enne di Pesaro ha già fatto vedere ottime cose tra i suoi pari età, vincendo lo scorso anno il Petits As, uno dei tornei internazionali under 14 di maggior rilievo e chiudendo il 2017 da numero 1 al mondo di categoria. Quest’anno poi è arrivato in semifinale nel torneo dell’Avvenire (under 16) dopo aver giocato anche con i «più grandi» al Bonfiglio (under 18). Luca, che ha iniziato a giocare a tennis grazie al papà e al fratello Niccolò, ha preferito il rumore delle palline a quello delle moto nella terra di Valentino Rossi. «Ma la moto ce l’ha e gli piace, anche se non segue troppo le gare visto che è spesso in giro a giocare. Piuttosto segue il calcio e tifa Napoli, una passione che gli ha trasmesso il papà», spiega il suo allenatore Francesco Sani che insieme a Roberto Antonini ha messo la racchetta in mano al ragazzo e che continua a seguirlo insieme a un altro tecnico, Gabriele Costantini. Una vita normale, liceo scientifico pubblico a indirizzo sportivo, amici e tennis ma senza che diventi una ossessione: «Lavoriamo con impegno ma grande serenità — continua Sani —. anche perché la famiglia di Luca è eccezionale, umile, non gli fa mai pressioni e questo permette al ragazzo di giocare con naturalezza e divertirsi: è questa la sua forza». Luca non ha idoli tennistici ma studia i suoi colleghi fenomeni attraverso la rete. Poche partite viste in televisione e tanti video su Youtube: «Gli piacciono moltissimo Djokovic e ovviamente Federer, ma non li definisce idoli. Quando può, guarda i punti più belli in video, li studia, cerca e vuole capire. Lui sa bene che deve continuare ad allenarsi con impegno senza trascurare la scuola». Una vita normale, insomma, a dispetto del talento: «Scuola tutte le mattine dal lunedì al venerdì — spiega l’allenatore —, tranne al mercoledì che esce prima per allenarsi. Ogni pomeriggio due ore di tennis e una di preparazione atletica. E’ molto impegnativo, ma è un ragazzo serio, seguito bene sia dalla famiglia che a scuola e per quanto possibile da noi allenatori». I risultati ci sono, i sacrifici non pesano, e Luca Nardi è ancora un talento puro che si diverte e non si crea aspettative eccessive: «Il suo è un tennis aggressivo e istintivo — conclude Francesco Sani —, gli piace attaccare e giocare di tocco quando necessario. Anche se come ragazzo è tranquillo e sereno, gli piace giocare e si diverte a girare il mondo. Dopo Sassuolo andremo a giocare due tornei Under 18 in Ucraina e Olanda». Sempre col sorriso.

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Serena Williams: «Mia figlia mi ha resa più umana» (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

La bocca. Enorme, ben disegnata, oggi rossa rossissima. Le spalle. Più larghe di come già te le aspetti. L’avambraccio: il destro, sollecitato da ventuno anni di professionismo ad altissimo livello, è quasi il doppio del sinistro. Il sedere imponente, piazzato da madre natura a mezza schiena nell’architettura di una complessione fisica da linebacker del football americano. E le cosce da centravanti, a Parigi costrette in una guaina contenitiva dello sponsor, magicamente avvitate su caviglie da gazzella. Nulla può preparare un essere umano all’incontro ravvicinato con Serena Jameka Williams, 37 anni il 26 settembre, quinta di cinque sorelle sotto il segno della Bilancia, la più grande tennista della storia. Arriva preceduta dalla sua stessa leggenda e da uno staff che è pagato per seminare agitazione nell’uditorio. Si accomoda e, mentre parla, con voce musicale che ha l’andamento di un gospel che sale dalla pancia della terra, occupa lo spazio come un monolite nero. Siamo convenuti al cospetto di Serena per capire se, nel 2018, essa sia la campionessa dei 23 titoli Slam, la donna degli oltre 84 milioni di dollari guadagnati in carriera in soli premi, la sopravvissuta uscita dal ghetto di Compton (Los Angeles) schivando pallottole, la pasionaria capace di chiamare a raccolta le colleghe per rivendicare parità di trattamento (economico ma non solo), l’imprenditrice da 30 milioni di dollari a stagione oppure la mamma imperfetta che su Instagram chiede a 8,5 milioni di follower consigli su come fermare il pianto della figlia che sta mettendo i primi dentini. Ci viene in soccorso: «Sono la moglie di Alexis Ohanian, la madre di Olympia. Nella vita faccio la tennista. Amo giocare a tennis e, ancora di più, vincere: senza adrenalina, sudore e competizione non potrei vivere. Però essere ricordata tra mille anni come la migliore non mi basta. Vorrei andare oltre, lasciare un messaggio, ispirare i giovani, soprattutto le ragazze, a inseguire i loro sogni. Penso all’esempio di Nelson Mandela, ma forse è troppo… Oddio ho esagerato?». Da bambina aveva il poster di Monica Seles («mi piaceva tutto di lei: i suoi colpi bimani, il suo stile, trovavo affascinanti anche i suoi grugniti»). «Oggi il mio punto di riferimento è mia madre Oracene. È divertente, pazza, selvaggia, sincera e appassionata. È una persona molto spirituale che mi ha trasmesso i valori in cui credo: onestà, fede, rispetto. Poi ammiro Michelle Obama, un’icona universale, una personalità affascinante e positiva in grado di influenzare l’esistenza di milioni di donne. La trovo meravigliosa, perfetta in tutto ciò che fa». Dice che i migliori suggerimenti nella vita li ha ricevuti dalla sorella Venus («nessuno mi conosce come lei, la amo dell’amore più puro, siamo in perfetta sintonia e le nove finali Slam in cui ci siamo sfidate non hanno cambiato di una virgola il nostro rapporto») ma dal maggio 2015 la persona che le è più vicina è un nerd armeno di Brooklyn, co-fondatore di Reddit, social network valutato 1,8 miliardi di dollari, un omone barbuto e con i piedi piatti (l’imitazione che Serena ne ha fatto al Tonight Show di Jimmy Fallon è spassosa, a dimostrazione del fatto che la ragazza — contrariamente a quanto sostiene una certa corrente di pensiero — quando vuole sa essere simpatica) incontrato a Roma, Hotel Cavalieri Hilton, una mattina di primavera. «Mancano poche ore al mio primo turno agli Internazionali d’Italia. Io di solito mangio sempre in camera ma quel giorno, senza alcun motivo, scendo e trovo la sala colazioni chiusa. Allora mi siedo al bar in giardino e chiedo un caffè. Vedo arrivare, dal nulla, questo tizio che cammina come un orso, si siede nella poltrona accanto, attacca bottone. Penso: e questo chi è? Cosa vuole? Il 18 novembre 2017 l’ho sposato». E’ la famiglia più social dello sport mondiale: quasi 20 milioni di follower (385 mila ne ha, da sola, Olympia Ohanian Williams, venuta al mondo il primo settembre dell’anno scorso). «Sono onesta: non avrei mai pensato di mettermi con un nerd, men che meno di farci una figlia! Eppure è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata. Alexis è affettuoso, gentile, premuroso. Sono i piccoli gesti a fare le grandi differenze nella vita di una donna. Non sono mai stata una tipa da matrimonio: amavo la mia vita così com’era, ero molto affezionata alla mia libertà: di essere, fare e dire ciò che ho sempre voluto. Ho protetto con fierezza tutta la mia carriera: quando mi ha chiesto di sposarlo, nel bel mezzo della stagione del tennis, mi sono quasi arrabbiata. Però adesso posso dirlo: mio marito e mia figlia hanno fatto di me una persona migliore». Ha vinto l’Australian Open 2017 incinta, ha posato con il pancione per Annie Leibovitz e la copertina di Vanity Fair Usa, non ha nascosto la cicatrice del taglio cesareo né le complicazioni post-parto che avrebbero potuto costarle la salute, è tornata a giocare con la mastite, è scesa in campo sul centrale del Roland Garros con una tutina da Eva Kant che gridava al pianeta: se posso indossarla io, esagerata come sono, può indossarla chiunque. «Non ho paura, non mi vergogno. Da teenager non ero a mio agio con il mio corpo. Non mi piaceva. Troppi muscoli, troppa massa, troppo tutto. Serena Williams sembra un uomo, hanno detto. Crescendo ho realizzato che il mio corpo era funzionale agli obiettivi che volevo raggiungere nello sport e ho imparato ad apprezzarlo. Desidero essere una buona leader per chi mi segue, un esempio positivo, un punto di riferimento valido. La mia bambina è tra il pubblico e mi guarda. È anche per lei, oltre che per battere il record di 24 Slam di Margaret Court, che sono tornata al tennis dopo la maternità». Oggi è più bella. Meno leonessa della savana a caccia della preda, più femmina.

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