Sette cose su Wimbledon 2018 che forse non sapevate

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Sette cose su Wimbledon 2018 che forse non sapevate

Chi è il più fortunato di tutti? Perché il miglior giocatore su erba non ci sarà? Da quanto tempo non si vedevano tutti i campioni Slam insieme? Ecco le risposte a domande che probabilmente non vi eravate posti

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I “FAB SEVEN” RIUNITI – Grazie al ritorno in campo di Andy Murray, tutti i campioni Slam in attività – lui, Federer, Nadal, Djokovic, Wawrinka, Cilic e Del Potro – si ritroveranno tutti allo stesso torneo dello Slam per la prima volta dallo scorso Wimbledon. Il dato sorprendente è che si tratta delle uniche due occasioni in cui tutti i “magnifici sette” hanno partecipato al tabellone principale dello stesso major da quando Cilic si è aggiunto al gruppo vincendo gli US Open nel 2014. (In realtà ce n’è un ottavo: Lleyton Hewitt giocherà in doppio grazie a una wild card.)

PIÙ SORTE DI COSÌ… – A proposito di Murray, coloro che sospettavano dei sorteggi indirizzati ad aiutare il comeback dello scozzese nei tornei su erba di questo giugno si saranno ricreduti. Né l’urna del Queen’s, né quella di Eastbourne, né quella di Wimbledon si sono rivelate particolarmente patriottiche: per tre volte su quattro incontri Murray ha rimediato uno scontro con un top-50 (Kyrgios, n.21, Edmund, n.18 e adesso Paire, n.48). L’unica volta in cui gli è capitato un avversario fuori dai primi duecento al mondo si trattava di… Stan Wawrinka.

IL MIGLIORE? NON C’È – Sembra assurdo, ma il giocatore con più vittorie su erba in questa stagione non sarà a Wimbledon. Contando tornei ATP, Challenger, qualificazioni e pre-qualificazioni Daniel Evans aveva ottenuto tredici vittorie sul verde, a fronte di sole quattro sconfitte. L’ultima di queste però, giunta in quello che per lui era il quinto turno preliminare dei Championships, gli è stata fatale. Oltre Evans, altri tre tennisti hanno già raggiunto le dieci vittorie su erba nel 2018: si tratta di Jeremy Chardy (12), Alex De Minaur (11) e Matthew Ebden (10).

SQUALIFICAZIONI – Magra figura per i britannici nelle qualificazioni dei Championships: tra uomini e donne, zero contendenti su quindici hanno raggiunto il main draw. Se Londra piange, però, Melbourne e Parigi non ridono: zero secco per i padroni di casa anche nei tabelloni cadetti di Australian Open (ventuno i bocciati) e Roland Garros (addirittura ventiquattro). La maggior parte di loro erano lì in qualità di wild card, il che riapre il dibattito su quanto sia opportuno dedicare gli inviti quasi esclusivamente ai giocatori della nazione organizzatrice.

PETER PO-LUCKY – Una regola di recente introduzione consente ai giocatori che si ritirano prima di scendere in campo di intascare comunque metà del montepremi di primo turno. L’effetto collaterale è una crescita esponenziale del numero di lucky loser, tanto è vero che a Wimbledon il canadese Peter Polansky si ritrova ad accedere al main draw di un major da lucky loser per la terza volta consecutiva. Nel 2018 infatti Polansky è già stato ripescato sia a Melbourne che a Parigi, e ora potrebbe addirittura completare il Grande Slam dei Lucky Loser a Flushing Meadows. A quota due consecutive c’è Simone Bolelli, che curiosamente entra a Wimbledon grazie al forfait dello stesso giocatore che gli aveva permesso di giocare il tabellone principale a Porte d’Auteuil (Dolgopolov).

BREXIT E RITORNO – Al suo primo Wimbledon da non-più-britannico, Aljaz Bedene esordirà contro… un britannico. Tornato sloveno suo malgrado, dopo aver perso una lunga battaglia legale per ottenere la possibilità di difendere la Gran Bretagna in Coppa Davis e alle Olimpiadi, Bedene affronterà al primo turno Cameron Norrie. Curiosamente l’incontro che fece scoprire Norrie al pubblico internazionale fu proprio una vittoria in Davis, ovvero la rimonta su Bautista Agut da due set di svantaggio, fuori casa, negli ottavi di finale disputati questo febbraio.

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