Camila Giorgi può davvero sognare?

Editoriali del Direttore

Camila Giorgi può davvero sognare?

LONDRA – Wozniacki furiosa per le mosche in bocca e acida con Makarova. Federer e il conto… dei calzini. Fabbiano sonni agitati?

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da Londra, il Direttore

Succede di tutto nel torneo femminile e non succede granché in quello maschile, dove i favoriti fin qui hanno passeggiato. Chiaro che quando si parla di favoriti si parla di coloro che potevano vincere il torneo e, almeno secondo me, non potevano vincerlo né Dimitrov, né Thiem né Goffin, anche se non era mai successo in 20 anni, dal ’98, che perdessero al primo turno tre top-ten. Federer che vince senza perdere un set a Wimbledon non fa più notizia neppure quando i set vinti consecutivi sono 26 e eguaglia così la sua seconda striscia più vincente. La più lunga resta quella di 34 set vinti di fila dal 3 turno del 2005 alla finale del 2006. Lacko arrivava dalla finale raggiunta a Eastbourne la scorsa settimana, ma non aveva mai battuto un top-ten in carriera e che ci riuscisse questo mercoledì proprio contro Federer era abbastanza improbabile. A Federer che continua a collezionare vittorie a senso unico non si sa più che cosa domandare, tanto che – preso dalla disperazione e da una curiosità quasi malsana  – gli ho chiesto se almeno potesse dirci in che modo il suo nuovo sponsor, Uniqlo, lo avesse equipaggiato (dopo aver tenuto gelosamente nascosto il nuovo contratto). Quante magliette, quanti pantaloncini, quanti calzini? Ne è nato un siparietto divertente, che ha suscitato l’ilarità della sala stampa e la sua per primo.

Tutti coloro che l’altro giorno avevano scritto qui  interpretando come fosse una provocazione la mia domanda sui 300 milioni di dollari garantiti dal nuovo sponsor giapponese per i prossimi 10 anni, avevano chiaramente toppato. Roger infatti è stato pronto, spiritoso e simpatico nel replicare a quella domanda:

“Perché me lo chiedi, te sai tutti i numeri (ridendo)!”.
“Io so gli altri numeri” 
ho ribattuto.
Roger: “Ne sai di più…”.
Io: “Sto scherzando!”.
Roger: “Anch’io!”.
Io: “Ma ora per esempio ne indossi una che non è bianca (sotto una felpa), è Uniqlo o no?”.
Roger: “Come? Non si vede che è Uniqlo dappertutto, ma è Uniqlo”.
Io: “Arrivi a un nuovo torneo, con un nuovo sponsor, che ha fatto ti ha mandato un camion di roba, quanta?”.
Roger: “Lo sai…”.
Io: “Dai, quanti, di più, di meno, 20, 30, 50 pantaloni?”.
Roger: “No, no, probabilmente 15 pantaloncini forse. Non me li darebbero tutti insieme… che se poi succede qualcosa devono averli di riserva. Per le magliette forse fra 20 e 30. Ne ho 15 e loro ne hanno altre. Idem i calzini. Poi ho 12 racchette (che però non sono Uniqlo: n.d.r) e lo stesso numero di bandane fermacapelli, polsini. Poi ci sono le cose per gli allenamenti. In passato a volte avevo troppa roba. Dicevo sempre: non ho bisogno di 20 pantaloncini d’allenamento. Se ne ho sei o sette bastano”.
Io: “Ora è tutta roba bianca?”.
Roger: “No, ora puoi giocare anche con il colore because of the ranking, qualcosa è cambiato”.

Francamente quella frase ‘because of the ranking’ non l’ho capita. Vabbè, scusatemi se ho riportato tutta questo botta e risposta, ma lì per lì è stato simpatico e divertente. Capisco che così’ trascritto sia invece noioso. Ma sennò mi tocca parlare solo di… tennis femminile e AGF lo fa meglio di me. Forse proprio in omaggio alla bravura di AGF gli organizzatori avevano deciso di premiare il tennis femminile, ospitando sul centrale due match donne su tre, per il secondo giorno di fila. Unico match maschile quello di Federer che, per chi aveva acquistato il biglietto… vale sempre la pena ma… Roger ha vinto troppo alla svelta. Zero suspence. Ce n’è stata ben poca anche per Pliskova-Azarenka e poi per Serena Williams-Tomova. Si sono divertiti di più i possessori di altri biglietti. Salvo che per coloro che si entusiasmano a vedere un match con i 61 ace del vecchio Karlovic (peraltro rimontato da 2 set d’abbrivio da Struff e battuto dolorosamente 13-11 al quinto: al gigante croato gli accadde anni addietro una storia similare contro il nostro Bracciali nonostante lo avesse trafitto, anche lì, con una cinquantina di ace), o anche il 7-6 7-6 7-6 di un altro bombardiere di servizio, Raonic che almeno mi ha dato uno spunto statistico vincendo tutti e 3 i tiebreak con l’identico punteggio di 7 punti a 4, la partita più appassionante, emozionante da seguire è stata senza dubbio quella persa da Caroline Wozniacki, capace di salvare cinque matchpoint ma non il sesto con Makarova che quest’anno sembrava non dovesse vincere mai. Ma la russa con il dritto mancino lungolinea ha spesso infilato la danese che era reduce dal successo a Eastbourne, ma che a Wimbledon non ha mai fatto troppa strada.

Wozniacki era furibonda con le… mosche, che come già un anno fa si sono scatenate come cavallette su Wimbledon, costringendo giocatori e giocatrici a usare la racchette più come scacciamosche che come strumenti per colpire le Slazenger gialle. “Siamo qui per giocare a tennis e non per mangiare insetti” ha gridato furiosa Caroline all’arbitro – ce l’ho intorno alla bocca, alle mie mani, mi stanno facendo impazzire!”. Alcuni inservienti hanno portato e spruzzato nuvole di repellente e la situazione è un tantino migliorata, ma è chiaro che Makarova l’ha gestita meglio. “Non mi importa parlare delle cinque teste di serie saltate, mi importa il fatto che ho perso…” non si dava pace Caroline che si era certamente illusa di aver recuperato la partita quanto ha recuperato da 3-5 a 5-5. Poi però è stata piuttosto acida, poco carina nei confronti di Makarova: “Penso che lei abbia giocato sopra il suo livello abituale, è stata anche un po’fortunata e ha giocato bene quando ne aveva necessità. Non so se saprà mantenersi a questo livello per il resto del torneo…”. Insomma, ha rosicato parecchio la danese. Gli attacchi delle mosche l’hanno fatta parecchio innervosire. Non solo: nel terzo set si è lamentata anche per alcune gocce di umidità che gli “officials” non hanno ritenuto disturbanti. Riguardo alle mosche ricorderete forse che un anno fa Jo Konta dichiarò di averne mangiate diverse, mentre Tsonga sostenne di averne avute alcune fin dentro il naso.

Come ho accennato nel video – e non chiedetemi quale, perché ne faccio uno di 50 secondi per Instagram, uno di 4/5 minuti per Ubitennis.com, un altro della stessa lunghezza in inglese con l’hall of famer Steve Flink e alla fine non ricordo più cosa ho detto in un uno oppure nell’altro, tant’è che al momento di titolarli sono in grandissima difficoltà – teoricamente la scomparsa di scena di una giocatrice regolare e costante come Woz è una buona notizia per chi crede che Camila Giorgi possa aspirare ancora a un grande e clamoroso exploit. Teoricamente, perché come tutti sanno Camila può battere una delle due mancine che usciranno dalla parte più bassa del tabellone in ottavi, Safarova (vittoriosa sulla ex finalista di Wimbledon Radwanska) oppure Makarova, ma nessuno può giurare che passerà certamente il terzo turno con la vincente del match di secondo turno rinviato per la pioggia fra Siniakova, n.42 del mondo e reduce da una brillante vittoria sulla Vandeweghe, e la tunisina Jabeur che ricordo fortissima da junior ma anche sovrappeso. Fa bene Camila a dire che non guarda oltre la prossima avversaria in tabellone, perché la Siniakova in particolare è un osso molto duro.

Una che batte Vandeweghe non può essere sottovalutata. E Giorgi è invece talvolta sopravvalutata, per via delle sue varie vittorie sulle top-ten. Mi pare siano otto. Ma quante sono state le sconfitte con giocatrici classificate come Siniakova? Molte di più. Quindi piedi per terra… ché sull’erba si scivola. Vero è che Camila già 6 anni fa qui era giunta negli ottavi e che cinque volte in 9 partecipazioni ha raggiunto il terzo turno. Piuttosto, soprattutto quando si è parlato dei bei vestiti disegnati dalla madre, Camila è parsa straordinariamente  a suo agio, disinvolta, sorridente, allegra e quasi contenta di parlare anche a lungo con noi giornalisti. Nell’intervista a corredo del pezzo degli italiani trovate tutto. Aggiungo solo che quando non c’è suo padre, Camila è un’altra persona. Rilassata, serena. Chiudo, perché ho fatto tardi e sono stato lungo, complimentandomi con Fabbiano per i due set vinti con Wawrinka e augurandomi che non abbia trascorso una notte agitata. Lo svizzero è stato certo favorito dall’interruzione dovuta alla pioggia che ha sospeso il match sul 6-5 per lui e 40 pari (con Fabbiano al servizio e contento di aver salvato due set point sul 15-40: sono stati due errori dell’elvetico), però attenzione: per uno che non è in grandissima condizione e ha 33 anni non è mai facile nemmeno carburare subito e recuperare dopo quasi 3 set.

Ma, ripeto, per Fabbiano è una situazione inconsueta. Bravo anche Seppi a strappare un set a Anderson e peccato che Lorenzi si sia mangiato una facile volèe di dritto sul 5-4 del tie-break del terzo set, perché se sale a 2 set point e vince quel set, forse Monfils va in barca. Il programma di oggi non ve lo racconto. Lo trovate sul sito.

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