La straordinaria Mihaela Buzarnescu - Pagina 3 di 3

Al femminile

La straordinaria Mihaela Buzarnescu

Nuova Top 20 WTA, la vincitrice del torneo di San Josè ha vissuto una carriera che non ha precedenti nella storia del tennis open femminile

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Il gioco di Mihaela Buzarnescu
Non avevo mai visto giocare Buzarnescu prima dello scorso anno e quindi anch’io l’ho scoperta da qualche mese. Mancina, con il rovescio a due mani, è tutto sommato una tennista con un fisico non potentissimo: circa 1,75 di statura, ma senza grandi masse muscolari.

Soprattutto nei primi match, difficilmente l’ho vista abbandonare lo scambio da fondo per avventurarsi a rete, ma questo comunque non fa di lei una giocatrice ripetitiva. Direi anzi che nello scambio da fondo si nota tutta la sua maturità tecnico-tattica, visto che molto raramente offre all’avversaria lo stesso tipo di palla. Per spiegarlo è sufficiente analizzare il suo dritto. Un colpo che può eseguire in modi differenti: a volte appoggiandosi alla potenza avversaria, a volte con un topspin carico che passa alto sopra la rete, altre volte spingendo parabole più tese. Ma sa anche modificare i tempi di gioco: durante un palleggio di ritmo è capace di mettere improvvisamente i piedi in campo e anticipare l’esecuzione sul controbalzo, lasciando sorpresa l’avversaria.
Forse un limite del suo dritto è una certa difficoltà a organizzare rapidamente lo swing, in particolare in uscita dal servizio, ma per il resto direi che possiede tutte le qualità che ne fanno un colpo davvero completo. Lo sottolineo perché con il dritto può eseguire anche lo slice o il chop nelle situazioni difensive o nelle risposte bloccate, che spesso utilizza sui campi più rapidi contro avversarie che servono battute potenti.

E siccome è una giocatrice sostanzialmente simmetrica (con dritto e rovescio ugualmente solidi), anche nel rovescio possiede tutte le varianti del colpo da fondo. Nel rovescio le manca solo la palla più carica di top spin (come è quasi inevitabile per ragioni meccaniche). Ma per il resto ogni soluzione è parte del suo repertorio.

Dunque tanti anni di tennis non sono passati invano: il suo è un gioco da fondo non banale, ricco di sfumature che obbligano l’avversaria a continui aggiustamenti per evitare di commettere errori non forzati. Non avendo una potenza devastante, difficilmente produce vincenti a ripetizione, ma grazie alle sue qualità spesso riesce comunque a governare lo scambio e a far sbagliare prima l’avversaria, attraverso schemi mai passivi.

La relativa potenza emerge forse di più al servizio, con una prima tesa o slice ma non in kick, e una seconda che in alcuni frangenti può essere attaccabile. Considerando che è mancina, forse potrebbe ricavare di più dallo slice a uscire, secondo il classico schema che prevede di mandare oltre il corridoio l’avversaria in risposta per poi spingere nella parte sguarnita di campo; ma se non lo utilizza spesso è anche perché l’uno-due non è il tipo di soluzione a cui fa riferimento quando imposta i match. E questo attiene alle scelte tattiche, che ne fanno una giocatrice offensiva, ma attraverso un tennis articolato, non molto incline agli scambi brevissimi.

Di recente ho l’impressione che abbia incominciato a verticalizzare più spesso il gioco. Per esempio a San Josè nella semifinale contro Mertens ha utilizzato in alcuni casi la discesa a rete in controtempo per vincere scambi in cui si era ritrovata in condizioni di vantaggio, ma non al punto tale da riuscire a chiuderli al rimbalzo. Nelle volèe non credo possieda la stessa completezza che ha messo in mostra da fondo, ma questo è un limite molto frequente nei tennisti contemporanei.

Rispetto al suo modo di stare in campo, va ricordato che può assumere atteggiamenti negativi che possono diventare molto plateali: attraverso un linguaggio del corpo inequivocabile si lamenta dei propri errori o delle fortune avversarie (linee, net). Ma in alcuni casi va oltre, e allora iniziano le esternazioni verbali. Qualche volta superando il limite: i “beep” di questo video sono inequivocabili anche per chi non parla il rumeno.
Comportamenti poco apprezzabili, anche se è difficile dire se queste situazioni siano controproducenti sul piano del rendimento; per esempio nell’occasione del filmato  ha vinto i game conclusivi del match (contro Bertens). C’è però anche la Mihaela gentile e disponibile, come in questo ingresso in campo nel quale intrattiene chiacchierando la sua giovanissima accompagnatrice.

Esordiente a trent’anni sui grandi palcoscenici, ho avuto la possibilità di seguirla dal vivo il mese scorso a Wimbledon. Per Buzarnescu, naturalmente, era la prima volta sui prati dei Championships; il tabellone proponeva un’avversaria davvero impegnativa: Aryna Sabalenka, fresca reduce dalla finale di Eastbourne. Mihaela ha vinto la partita (6-7, 6-1, 6-4), ma più che per il successo mi ha stupito per la qualità del suo tennis; per certi aspetti è stata una vera sorpresa. Riporto quello che avevo scritto allora: “Il match era programmato sul Court 16, che offre solo tre file di posti sui lati lunghi. Distanza massima dal rettangolo verde: un paio di metri (…) Buzarnescu dal vivo mi è sembrata una giocatrice di grandi doti. Colpisce con estrema pulizia e se ha il tempo sufficiente di eseguire il movimento, senza doverlo “arrangiare”, l’impatto delle corde suona dolcissimo, con la palla che fila via rapida senza mai dare la sensazione di strappi. Un vero talento tennistico. Il rumore del colpo è molto particolare: la sua combinazione di telaio+corde produce un suono discreto, più leggero di quello di quasi tutte le altre giocatrici. Chissà se dipende dalla combinazione dei materiali o invece da una incordatura con poca tensione.

Fisicamente, nel tronco e nelle braccia, più che una tennista sembra una ballerina classica, con muscoli definiti ma particolarmente lunghi e sottili. E probabilmente non è un caso che muova gli arti superiori con fluidità ed eleganza. Forse dipende dalla mia scarsa sensibilità di telespettatore, ma raramente mi è capitato di scoprire una giocatrice così poco telegenica nel gesto tennistico, se confrontato con la realtà. La TV fornisce tantissime informazioni, ma i filtri tecnici tendono a omologare certi aspetti che invece dal vero si percepiscono quasi di istinto. E tutto ciò finisce per penalizzare una giocatrice così ricca di particolarità come Mihaela. Dal vivo è davvero uno spettacolo, e per questo mi sento di consigliare di andare a vederla sul campo, con i propri occhi”.

Le prospettive future
Le statistiche di Buzarnescu contro le giocatrici di vertice sono tutte freschissime. Partono dalla fine di agosto 2017: meno di 12 mesi. Da allora ha costruito questi risultati (vinte-perse): 3-6 contro le Top 10, 5-9 contro le Top 20, e 16-14 contro le Top 50. Al momento le Top 10 sconfitte sono Ostapenko e Svitolina (due volte); tenniste con un gioco differente, superate grazie a doti altrettanto differenti, a dimostrazione di un certo eclettismo tecnico-tattico.

I numeri citati sono piccoli, ma sicuramente incoraggianti. Ma quanto ci possono aiutare per una valutazione a lungo termine? Mihaela sta vivendo una carriera talmente speciale che, appunto, mancano riferimenti che possano aiutare a ipotizzare il suo futuro: non esistono precedenti per poter fare paragoni. Al momento non saprei proprio cosa possa succedere nelle prossime stagioni. Però una idea me la sono fatta riguardo alla sua programmazione: per me dovrebbe cominciare a giocare meno. Le 150 partite del 2017 non mi sembrano sostenibili come regola stagionale, eppure anche nel 2018 è già arrivata a 107 incontri (58 in singolare e 49 in doppio, se non ho fatto male i conti). In sette mesi ha già affrontato 21 tornei.

Capisco il desiderio di recuperare sotto tutti gli aspetti: sul piano delle vittorie, delle emozioni, delle soddisfazioni agonistiche e anche economiche; ma prima o poi arriva il momento di scegliere tra quantità e qualità. Una corretta programmazione è importante per gestirsi ad alti livelli: nessuna giocatrice di vertice segue ritmi del genere. Scopriremo nel 2019 se Mihaela si adeguerà a un calendario “normale” o se anche in questo deciderà di rimanere unica.

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