La riforma che fa piangere Dwight Davis e la tradizione (Clerici). Rivoluzione Davis. Dal 2019 sede unica e 18 squadre (Cocchi). Bisognava cambiare, ma così la Coppa Davis è morta (Bertolucci). Coppa Davis choc. Ecco la rivoluzione (Zanni). Panatta: «Tennis più fisico, penalizzato il talento» (Brugnara)

Rassegna stampa

La riforma che fa piangere Dwight Davis e la tradizione (Clerici). Rivoluzione Davis. Dal 2019 sede unica e 18 squadre (Cocchi). Bisognava cambiare, ma così la Coppa Davis è morta (Bertolucci). Coppa Davis choc. Ecco la rivoluzione (Zanni). Panatta: «Tennis più fisico, penalizzato il talento» (Brugnara)

Pubblicato

il

 

La riforma che fa piangere Dwight Davis e la tradizione (Gianni Clerici, La Repubblica)

Questa mattina un singhiozzo mi ha bruscamente svegliato e, nel dormiveglia, ho creduto che un infelice non ricordava, probabilmente, il mio numero né il fuso orario. Era invece Dwight Davis, che ricordava la mia visita alla sua tomba nel cimitero nazionale di Arlington, in Virginia. “Hai visto Johnny?” è riuscito a mormorare alla fine. “Hanno approvato le modifiche alla tua Coppa?”. “Le approveranno a Orlando, in agosto. Ma non sarà più la Coppa che ho regalato. Il nuovo presidente della federazione internazionale, Haggerty, ha detto che sono meglio i dollari della Kosmos, tre miliardi di dollari” . “Credo si potesse immaginare che valgono di più i soldi delle nobili tradizioni, come la tua. Ma cosa accadrà?”. “Se i due terzi delle federazioni non voteranno contro la proposta, la mia Davis cambierà, si chiamerà World Cup”. La giocheranno le dodici migliori squadre del prossimo anno, più i semifinalisti (quattro) dell’anno prima, più due team addirittura selezionati dagli organizzatori. Il che fa 18. Ridotti i set al meglio di tre, come vogliono le televisioni, ridotti i match a due singolari e un doppio, questo Gran Gala, come l’ha chiamato quel genio di Haggerty, si svolgerà in due mesi diversi. A febbraio dopo gli Australian Open, e a novembre, a ridosso delle Atp Finals e due mesi dopo la Laver Cup, simile al golf, appena inventata per rendere più affollato il calendario. E’ accaduto, come dicevo da sempre, che la Itf, proprietaria dei quattro Slam, non si sia fusa con la Atp e la Wta, le associazioni che rappresentano uomini e donne. È come se l’Onu fosse divisa in tre. A questo punto non ho più sentito Dwight Davis, ma una sorta di lievissimo sgocciolio. Erano lacrime.

——————————————–

Rivoluzione Davis. Dal 2019 sede unica e 18 squadre (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Business batte tradizione. Gerard Piqué e la sua Kosmos, insieme al numero 1 della federtennis mondiale David Haggerty, hanno vinto la scommessa. La Coppa Davis dal prossimo anno si trasforma. Una trasformazione che dal prossimo anno vedrà in campo 18 squadre per una fase finale che durerà una settimana (dal 18 al 24 novembre) e si disputerà in un’unica sede in Europa. A febbraio sono previsti i gironi di qualificazione: 24 squadre da cui ne usciranno 12 per la fase finale che si aggiungeranno alle 4 semifinaliste dell’anno precedente (in questo caso Francia, Spagna, Croazia e Usa) e a due wild card. L’annuncio della città ospitante sarà dato entro un paio di settimane e Lille sembrerebbe in pole position, sebbene anche Madrid con la sua Caja Magica sia una candidata di peso. Come di peso sono stati i voti delle federazioni spagnola e francese, che si sono schierate a favore del sì insieme agli Stati Uniti (e al «blocco americano» di Argentina, Brasile e Canada) contro i grandi sconfitti dell’Australia, che ha imbarcato all’ultimo sul fronte del no anche la federtennis britannica e la Germania. L’Italia si è adeguata alla linea del cambiamento seppure le perplessità da parte dei vertici del tennis azzurro fosse palpabile. L’assemblea generale dell’Itf a Orlando ha trasformato un normale 16 agosto nel giorno che ha rovesciato i 118 anni di storia della Davis: per l’approvazione definitiva era necessaria una maggioranza dei due terzi, ovvero il 66,66% dei voti degli aventi diritto, e la proposta è passata con il 71,43% di consensi. Decisivo l’intervento di Gerard Piqué, il difensore del Barcellona che, dopo aver giocato mercoledì sera, è volato in Florida con un jet privato per convincere gli ultimi indecisi. Un discorso molto appassionato il suo: da sportivo ha spiegato quanto sia stato speciale per lui giocare i Mondiali, esperienza che potrebbero provare anche i tennisti partecipando a queste finali, che hanno il sapore di un campionato del mondo e che avranno grande appeal per tv e sponsor, oltre a un montepremi da 20 milioni di dollari che servirà a ingolosire i protagonisti. Piqué ha parlato principalmente da leader del gruppo di investimenti Kosmos, «ideatore» della riforma proposta alla Itf, e a risultato ottenuto ha festeggiato con lo staff prima di rientrare a Barcellona: «Lavoreremo come pazzi e meriteremo la vostra fiducia. E’ l’inizio di una nuova era, la Davis avrà il posto che merita tra le grandi competizioni sportive». L’Itf ha un piano di partnership di 25 anni, per un valore totale di 3 miliardi di dollari, con Kosmos e gli obiettivi della nuova Coppa saranno verificati annualmente: si prenderanno in esame i dati dell’audience televisiva (SuperTennis ha i diritti fino al 2021), la presenza di pubblico e la partecipazione dei top player. Se i criteri non venissero soddisfatti per due anni di fila, l’Itf potrà rescindere il contratto. Pochi cambiamenti invece nella Fed Cup, con il World Group I che rimane a otto nazioni. Le uniche novità riguardano le squadre, da quattro a cinque giocatrici, e l’introduzione del tie break al terzo set. Ma anche per la manifestazione femminile sono in previsioni cambiamenti sulla falsariga della Davis sulla quale nel frattempo piove la maledizione di Noah: «Disonore — ha twittato — a tutti i dirigenti, giocatori e ai media che hanno venduto l’anima della Coppa. E’ un giorno triste».

——————————————–

Bisognava cambiare, ma così la Coppa Davis è morta (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

E’ morta la Coppa Davis. Dopo 188 anni le diamo l’estremo saluto. Si perché questa nuova manifestazione che andrà in scena nel 2019 non ha proprio nulla a che vedere con quella che abbiamo imparato a conoscere negli anni. Non bisogna però prendersela con il dio denaro. Il mondo va così, lo sport va così, ci sono continui cambiamenti che vanno nella direzione del business, della fruibilità televisiva, bisogna farsene una ragione. Allo stesso tempo bisogna essere sinceri: andava fatto qualcosa per rivitalizzare una competizione che stava perdendo interesse da parte del pubblico e delle televisioni, e quindi anche degli sponsor. Senza i big in campo, i match stavano perdendo molto fascino, e una volta vinta l’Insalatiera, quasi tutti i top player hanno appeso al chiodo la maglia della nazionale. Ma se da un lato qualcosa andava modificato, forse la novità è stata troppo repentina per il mondo del tennis. Al di là del fascino delle partite sui cinque set, quello che più mancherà del vecchio format, sarà la possibilità di vedere i propri campioni giocare in casa, se non durante le qualificazioni. Tifare i propri idoli tennistici dal vivo era un grande traino per il movimento nazionale. Un altro dubbio è sull’eccessivo impegno dei giocatori che da un lato si lamentano per i troppi impegni, dall’altro approvano aggiunte al calendario. Non ci resta che sospendere il giudizio fino a che non si sarà visto l’evento il prossimo anno. Una manifestazione a cui, mi permetto di suggerire, bisogna trovare un nome: perché questa non è più la Coppa Davis. La Davis non c’è più.

——————————————–

Coppa Davis choc. Ecco la rivoluzione (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)

La Coppa Davis non sarà più quella di prima. Era il più antico torneo a squadre del mondo, ideato nel 1899 da quattro giocatori della Harvard University, tra i quali Dwight Davis (dal quale la competizione prese il nome nel 1945, alla sua morte) che volevano sfidare i colleghi inglesi. La prima edizione fu disputata nel 1900. Poi, dopo decenni gloriosi, l’avanzare inarrestabile del denaro ha fatto sì che i giocatori se ne allontanassero sempre più, mentre il pubblico, dall’Italia alla Serbia all’Argentina, ha continuato ad amare l’unico torneo che nel tennis metteva in campo la propria nazione. Ieri a Orlando, in Florida, la ITF, International Tennis Federation, che raggruppa 144 associazioni nazionali, ha approvato con il 71,43% (nonostante i no pesanti di Gran Bretagna, Australia e Germania, ma bastavano almeno il 67% dei voti) quello che si può definire lo smembramento della Coppa Davis. Dall’anno prossimo verrà introdotto il nuovo sistema delle Finals che verranno disputate in una sola settimana, tanto per dare fastidio il meno possibile a tornei milionari e giocatori affamati di soldi. Diventerà un piccolo Mondiale e la prima sede (per due anni di fila) sarà Lille, in Francia, che inaugurerà il nuovo format composto da 18 nazioni che saranno divise in sei gruppi da tre, con gironi all’italiana: le prime sei e le due migliori seconde accederanno ai quarti, poi semifinali e la gran finale per il titolo. Esigenze televisive in primissima considerazione, ogni sfida sarà decisa da tre incontri, due singolari e un doppio, al meglio dei tre set, con bonus particolari al fine di evitare qualsiasi calcolo. Le prime 12 nazioni arriveranno dagli scontri diretti in primo turno, poi le 4 semifinaliste dell’anno precedente e 2 wild card invitate. Si è voluto fare della Coppa Davis un piccolo Mondiale stile-calcio, che verrà disputato al termine della stagione proprio per non interferire con il grande calendario internazionale. Ma ad accomunare la Davis a una World Cup calcistica, non c’è solo il nuovo format. E’ stato annunciato anche un accordo della durata di 25 anni e una partnership da tre miliardi di dollari con il gruppo di investimento Kosmos, fondato e presieduto dal difensore del Barcellona Gerard Piqué, che ha anche ispirato i cambiamenti fondamentali apportati al torneo. Un contratto che prevede obiettivi da raggiungere a scadenza annuale per quello che riguarda il rating tv, presenza di pubblico e i top players che vi parteciperanno. Se questi traguardi non dovessero essere raggiunti nell’arco di due stagioni consecutive, la ITF potrà rescindere raccordo. E per dare maggior enfasi alla partnership, a Orlando, con un volo privato, dalla Spagna è arrivato lo stesso Gerard Piqué. Un ricco montepremi, il pollice alzato di Rafa Nadal e Novak Djokovic, ma anche l’accoglienza positiva alla formula introdotta l’anno scorso dalla Laver Cup (esibizione Europa vs Resto del Mondo, che riecheggia la golfistica Ryder Cup): sono tutti punti a favore di questa rivoluzione che oltre alla storia cancellerà anche i romantici del tennis.

——————————————–

Panatta: «Tennis più fisico, penalizzato il talento» (Gabriella Brugnara, Corriere del Trentino)

«Tutti gli sport, non solo il tennis, sono diventati più fisici oggi. Sono cambiate anche le tipologie fisiche dei giocatori. Tutto è molto più veloce, e la velocità toglie un po’ al talento perché c’è meno tempo per pensare». Adriano Panatta risponde così, quando gli chiediamo se oggi i tennisti siamo più atleti o giocatori. «Il tennis di oggi è completamente diverso da quello degli anni Settanta e Ottanta». Per incontrare Panatta l’appuntamento è per lunedì prossimo alle 17 al Centro congressi di Lavarone. Con il tennista, nell’ambito degli “Incontri d’autore”, interverrà Claudio Sabelli Fioretti con cui, tra l’altro, Panatta ha di recente partecipato per Radio 1 alla trasmissione «Tre di cuori». Nel 1976, la sua annata migliore, vince gli Internazionali d’Italia e il Roland Garros, secondo italiano nella storia dopo Nicola Pietrangeli, raggiungendo la posizione numero 4 nella classifica Atp in singolare (la più alta mai raggiunta da un tennista italiano). Con la squadra italiana si è aggiudicato la Coppa Davis (prima e unica conquistata dall’Italia). II tennis oggi «è un gioco molto più di forza, più d’istinto che di ragionamento — riprende Panatta —. Questo è un po’ quello che accade in tutti gli sport, se guardiamo ad esempio anche una partita di calcio degli anni Settanta, e la confrontiamo con quelle di oggi, i giocatori andavano molto più lenti». Nel tennis poi «è intervenuto un attrezzo molto diverso, che ha cambiato completamente il modo di colpire la palla. Con le racchette di legno non si poteva certo colpirla come si fa adesso. Quando giocavo io c’erano meno strappi, si tirava molto più piano, il servizio con le racchette non consentiva di tirare più forte di 190-195 all’ora massimo, ora si arriva a 240. E’ cambiato tutto, e si vede. Non so se sia più spettacolare adesso o se lo era di più prima. Dipende dai punti di vista, sono molto bravi anche adesso, però noi giocavamo un tennis completamente diverso». Per quanto riguarda i campioni di oggi «Federer è quello che ammiro di più, trovo che sia il giocatore con più classe. Pur giocando il tennis moderno ha anche dei gesti che possono ricordare il tennis di trent’anni fa».

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement