È saltata subito all’occhio come la differenza più evidente tra il Djokovic pre-infortunio e quello che ha fatto il suo ritorno in campo lo scorso gennaio: il movimento del servizio, leggermente modificato nella fase di preparazione per sollecitare meno il gomito. Dopo una prima fase in cui il colpo è sembrato molto altalenante, tanto da raccogliere la critica particolarmente circoscritta di Mouratoglou – sicuro che il nuovo servizio fosse persino più dannoso per l’articolazione – il servizio di Djokovic ha ricominciato a funzionare. Non è però ancora a pieno regime, come confermano le dichiarazioni del diretto interessato e il fatto che ogni tanto gli ‘sfugga’ qualche prima a velocità poco competitive.
Un giornalista fa notare al serbo che il suo servizio, in queste ultime settimane, sembra simile alla vecchia versione sebbene i picchi di velocità non siano paragonabili a quelli del passato, tanto da indurre il serbo a fare un largo uso delle traiettorie di piazzamento per ottenere punti gratuiti. “Il servizio è ancora un ‘work in progress’. Ci sono giorni in cui riesco a servire in modo consistente e giorni di alti e bassi. Questa settimana ho avuto molti alti e bassi con il servizio, specie con la seconda, ho servito piano con qualche doppio fallo nei momenti importanti. Sto ancora cercando di trovare il ritmo giusto, l’operazione non risale a molto tempo fa: non sapevo quanto avrebbe influito sul movimento del servizio ma in effetti ha influito parecchio”.
Si è reso quindi necessario cercare delle alternative. “Ho lavorato con Agassi e Stepanek a inizio anno, e ovviamente adesso ci sto lavorando con Marian. So che la velocità del servizio non è quella che dovrebbe essere, ma lentamente la sto ricostruendo. Non si può avere tutto e subito ma ovviamente è il colpo più importante del gioco, senza dubbio. So che non posso servire come Raonic ma sono sempre stato un giocatore che cerca di utilizzare la precisione più della velocità. So che devo incrementare, ma penso sia solo questione di tecnica, lancio palla, di questi fattori qui. È anche una questione di ritmo ma credo che arriverà tutto insieme. Già a Wimbledon è andata molto meglio, ho ottenuto molti punti gratuiti dal servizio perché ovviamente l’erba è la superficie più rapida. Ci sto lavorando e le cose torneranno come prima, sono sicuro“.
Per sfatare il tabù Cincinnati, però, il serbo non potrà prescindere da una buona resa con il servizio. E Federer probabilmente lo sa.