US Open: 38 gradi, caldo africano, ritiri, vertigini e chi... vede tre palle

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US Open: 38 gradi, caldo africano, ritiri, vertigini e chi… vede tre palle

Tennisti stremati. La USTA corre ai ripari con una “heat policy”, ma la soluzione è artigianale. Si prevedono altre giornate roventi. Si monitorerà la situazione in tempo reale

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Dal nostro inviato a New York

Nei grandi tornei, specialmente nel corso degli Slam, ogni volta che il meteo fa le bizze si finisce sempre per parlare più di termometri e previsioni piuttosto che di diritti e rovesci. L’estate newyorkese in questi primi giorni del torneo è francamente insopportabile per gli spettatori, richiede sacrifici enormi ai giocatori. Le temperature hanno sfiorato i 100 gradi Fahrenheit (38 centigradi) con percentuali di umidità molto elevate: martedì si è arrivati a 97 gradi e 47% di umidità e le conseguenze si sono viste subito, soprattutto nel singolare maschile dove si gioca al meglio dei cinque set.

Il nostro Stefano Travaglia ha dovuto abbandonare la sua fatica (è proprio il caso di dirlo) sul 3-0 del quarto set a causa di un evidente affaticamento, si trascinava ormai penosamente: “Non riuscivo a camminare in linea retta, quando alzavo la palla per il servizio ne vedevo due o tre, era evidente che non potevo continuare in quelle condizioni”, ci ha riferito un  Travaglia ancora parecchio intontito dopo il suo match con noi giornalisti. Nel caso specifico nessuno avrebbe potuto rimproverargli granchè se non fosse venuto. E’ andato via zoppicando vistosamente, dopo aver accusato un crampo anche nel corso delle interviste televisive. E questo nonostante avesse ottenuto un Medical Timeout alla fine del terzo set, che però sembra gli abbia fatto più male che bene: “Prima del timeout non stavo poi così male. Poi mi sono fatto massaggiare dal fisioterapista, ed alla fine del trattamento quasi non riuscivo più a stare in piedi”. Non è chiaro come mai non sia stato permesso a Travaglia ed al suo avversario Hurkacz di usufruire della pausa di 10 minuti prevista dalla “extreme heat policy” sfornata dalla USTA proprio in occasione di questa giornata infernale. Intorno alle 13 di martedì, infatti, gli organizzatori degli US Open (ovvero la Federazione Americana) hanno comunicato che per la prima volta nella storia del torneo sarebbe stata implementata una heat policy anche per il singolare maschile, dopo che da diversi anni viene adottata la stessa policy in vigore nel Tour WTA per il singolare femminile. “Non si tratta di una regola scritta come accade per esempio agli Australian Open – ha detto il Direttore della Comunicazione USTA Chris Widmaier durante un’improvvisata conferenza stampa – e non mi aspetto che ne avremo una nei prossimi giorni. Al momento si tratta di una decisione presa di volta in volta in collaborazione con il nostro staff medico e seguendo l’evolversi delle temperature di ora in ora”.

E secondo quanto riportato dalle previsioni meteo per i prossimi giorni, le temperature non dovrebbero calare almeno fino a giovedì, “Domani è previsto un giorno ancora più…brutal. Stiamo considerando una serie di possibilità – ha continuato Widmaier – tra cui la chiusura del tetto durante la notte per raffreddare i due stadi. Tuttavia al momento non abbiamo intenzione di chiudere il tetto durante il gioco se non in caso di pioggia”. Questa soluzione però non risolve il problema del gioco sui campi laterali, e non risolve nemmeno il problema del Louis Armostrong, che è sì dotato di tetto, ma non di un sistema di ventilazione autonomo. “Se dovessimo decidere di chiudere il tetto durante il giorno, la copertura dell’Armstrong rifletterebbe i raggi solari portando un minimo di sollievo ai giocatori e agli spettatori all’interno dello stadio” ha riferito Widmaier, anche non sarebbe certamente possibile raffreddarlo durante la notte come invece si potrebbe fare con l’Arthur Ashe.

Finora nella seconda giornata ci sono stati quattro ritiri, due dovuti alla calura (Travaglia e Berankis), una dovuta ad uno stiramento al braccio (Copil) ed uno per motivi che a metà pomeriggio non erano ancora stati resi noti (Leonardo Mayer). Non si tratta certamente di un record per gli US Open, così come le temperature raggiunte non rappresentano un record per la città di New York City. Con il passare delle ore, la serata di martedì ha portato una decisa brezza che, per quanto calda, ha comunque diminuito l’umidità relativa nell’aria ed ha reso il clima più sopportabile. Ma con le temperature previste ancora in aumento nella zona di New York almeno per la giornata di mercoledì, sarà interessante vedere come la USTA gestirà l’emergenza caldo, dopo aver rischiato di giocarsi anche Djokovic nel suo turno d’esordio sull’Ashe: il serbo ha chiesto l’intervento medico durante il secondo set della sua partita contro Fucsovic, chiedendo di poter usufruire di un cestino dei rifiuti sempre al fianco alla sua sedia, nel caso avesse avuto bisogno di vomitare.

Ci saranno dunque almeno altre 24 ore di passione per la USTA, i giocatori e gli spettatori, prima che arrivi un po’ di refrigerio ed i relativi temporali, che almeno da quest’anno in poi saranno parzialmente contrastati dai due stadi con il tetto retrattile. Dopo cinque anni di finali rinviate al lunedì dalla pioggia si può giurare che gli americani sono oggi molto più preparati a gestire gli acquazzoni piuttosto che questa calura insopportabile.

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