Clijsters, operazione nostalgia: "No ai social e al coaching"

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Clijsters, operazione nostalgia: “No ai social e al coaching”

L’ex numero uno belga, comunque attiva sui social, è tra le stelle presenti a Singapore. “Un pronostico? Impossibile!” E sul 2018: “Ho pianto per Wozniacki, che emozione Halep”

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L’ultima volta a Singapore vale un ritrovo di stelle. In tribuna, insieme a Lindsay Davenport, Monica Seles, Jennifer Capriati e Martina Navratilova c’è anche Kim Cljisters. L’ex numero uno belga ha offerto subito un paio di assist ai nostalgici: “Ho avuto una fortunale sue parole al portale lesportplus.be -, i social network hanno preso piede nel tennis proprio mentre la mia carriera volgeva al termine (nel 2012 il ritiro definitivo, ndr). Mi piaceva quando tutta l’attenzione era focalizzata sul campo e non sul contorno“. Ciò detto, però, lo staff che si occupa ancora di Kim inonda gli indirizzi mail di tutti i giornalisti e non solo – quella del direttore Scanagatta fra gli altri – di continui tweet e messaggi social. Insomma, non il massimo della coerenza.

Non sembra entusiasta, la quattro volte campionessa Slam, anche della crescente importanza del coaching: “Non mi è mai piaciuto anche quando giocavo, non ne ho mai fatto uso convinta di poter risolvere da sola le situazioni sul campo. Certo, se poi ascolto Philippe Dehaes a Mosca con Kasatkina penso che ne valga la pena. In ogni caso, preferirei non fosse trasmesso in tv tutto ciò che si dicono coach e giocatrice“.

Cljisters ha anche puntato la sua attenzione sul torneo in corso e sui momenti da ricordare della stagione che volge al termine: “Guardando le partite dei due gruppi, qui a Singapore, si fa davvero fatica a capire chi potrà vincere. Fino a qualche anno fa era più facile immaginare chi sarebbe arrivata in fondo. Ma mi diverte molto, adesso, la totale imprevedibilità e il pronostico aperto a tutte“. Il suo 2018, da spettatrice interessata, si può riassumere in due scatti da incorniciare: “Quando Caroline Wozniacki ha vinto gli Australian Open stavo cucinando, ma ho fermato tutto e sono scoppiata a piangere. Le ho mandato un messaggio per dirle quanto ero felice. E poi c’è la storia di Simona Halep: con lei ho parlato più volte in passato, anche perché abbiamo vissuto un po’ lo stesso problema con le finali dei Major (quattro ko hanno preceduto il primo successo agli US Open 2005, ndr). Mi sono commossa nel vederla vincere a Parigi.

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