Intervista a Federer: femminista, sindacalista e... innamorato

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Intervista a Federer: femminista, sindacalista e… innamorato

Il Sunday Times ha intervistato Roger Federer durante il torneo di Shanghai. Un ritratto intimo del giocatore svizzero, che ci tiene a ‘rivendicare’ il suo femminismo e scherza sul suo ritiro

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Difficile estorcere a Roger Federer qualcosa che non abbia già detto in vent’anni di interviste. Di sicuro è un privilegio riservato a pochi eletti, quello di ritrovarsi a tu per tu con il campione svizzero. L’ultima rappresentante di questa cerchia fortemente elitaria è Ellie Austin, che sulle pagine del Sunday Times ha raccontato la sua chiacchierata con Federer nel giardino del Qi Zhong Stadium di Shanghai, durante l’ultima edizione del Masters 1000 cinese.

L’intervista ha toccato diversi argomenti, dei quali vi proponiamo i passaggi più importanti. Federer si è espresso sul comportamento di Serena Williams durante la finale degli ultimi US Open ma ha parlato anche di se stesso, senza concedere ulteriori speculazioni a chi prova da anni a prevedere la data del suo ritiro.

ROGER ‘FEMMINISTA’ E ‘SINDACALISTA’ – All’intervistatrice era stato comunicato che Federer non avrebbe risposto a domande sul Serena-gate, ma quando il tema viene affrontato lui non si sottrae. “È un insieme di tante cose, ma a un certo punto credo che Serena avrebbe dovuto lasciar correre. Si è spinta un po’ troppo oltre. Ci sono delle attenuanti, forse l’arbitro non avrebbe dovuto portarla fino a lì. È stata una situazione molto particolare“. Roger è comunque persuaso che sia importante parlarne, partendo dal presupposto che il tennis rimane uno degli sport più corretti. “Ho provato a mettermi nei panni di Serena sotto tutti i punti di vista“. Non ne risulta un giudizio univoco, in modo congruente alla situazione estremamente sfaccettata rispetto alla quale il mondo del tennis si è diviso.

Quanto agli altri due episodi in cui è stata tirata in ballo la discriminazione femminile, ovvero la proibizione del ‘catsuit‘ che Serena ha indossato al Roland Garros e il warning subito da Cornet a New York per essersi cambiata in campo la maglietta indossata al contrario, la condanna di Federer è invece ferma. “Dove sta il problema nel cambiarsi una maglietta, o nel ‘catsuit’? Serena ha indossato cose anche più stravaganti in passato. Gli uomini hanno fatto lo stesso. Sembrava un problema quando Tommy Haas indossava lo smanicato agli US Open e poi all’improvviso è stato permesso. Per me non ha senso. Sono completamente dalla parte delle donne: lasciatele in pace, non scendono mica in campo con le ali“.

Schierandosi a favore della parità dei montepremi tra uomo e donna, pur sottolineando che di ogni torneo bisognerebbe valutare la storia e se sia cominciato come evento solo maschile o anche femminile, Roger in qualche modo ‘rivendica’ il suo femminismo. “Sono circondato da donne. Ho due figlie, sono molto vicino a mia madre, amo mia moglie e ho una sorella. Sono totalmente dalla parte delle donne, e le donne sono le persone più importanti della mia vita“.

Se possibile, però, il problema della ripartizione dei montepremi coinvolge più i tennisti fuori dalla top 100 che le donne. Federer lo riconosce, non crede che la causa del problema sia da attribuirsi ai top che guadagnano troppo – “i guadagni sono giustificati dagli introiti dei tornei” – e si esprime così: “Non stiamo discutendo se due milioni per il vincitore siano abbastanza, ma del fatto che un giocatore sconfitto nelle qualificazioni ne prenda poche migliaia. Parliamo di assicurarsi che più persone possano vivere di tennis ai livelli più bassi. Mi piacerebbe che anche gli Slam contribuissero alle pensioni di giocatori; la pensione a livello ATP è molto ridotta e un sacco di giocatori dovranno farci affidamento in futuro. Non io, chiaramente, ma vorrei lottare per assicurare un futuro migliore e credo che molti dei top player la pensino come me“.

ROGER… DI SE STESSO – Sempre attentissimo a quello che permette ai giornalisti di scrivere – “Quello che dico conta“, dice nel mezzo dell’intervista – Federer trova il modo di distillare qualche piccolo segreto. “Uno dei miei hobby è provare cibi sempre nuovi, e rinunciare a questo mi farebbe sentire in una specie di prigione” dice lo svizzero, in perfetta antitesi rispetto al rivale serbo che dichiara di controllare al grammo la sua alimentazione. “Forse sono un po’ ‘vecchia scuola’. Non mi piacciono i frullati di proteine, forse mi aiuterebbero così come i bagni di ghiaccio ma non mi piacciono neanche quelli. Preferisco una doccia calda e lo stretching: la mente ha bisogno di essere felice“.

Non è troppo interessante la sua digressione sulla solitudine dei tennisti, argomento sin troppo battuto che in fondo si esaurisce nella differenza tra il tennis e gli sport di squadra, mentre si accolgono con favore le rivelazioni sul Federer padre, marito e figlio. Lo svizzero racconta di aver raggiunto la serenità anche ma non soltanto grazie alla nascita delle due coppie di gemelli: “Stavo benissimo anche dieci anni fa con mia moglie e il mio team. Oggi sono papà e devo riprendermi prima dalle sconfitte, perché non voglio che i miei figli pensino ‘papà oggi è irritabile perché ha perso contro Zverev in semifinale‘”. Leo, Lennart, Myla e Charlene per ora non frequentano scuole ma vengono istruiti a casa, o più precisamente in viaggio tra un torneo e l’altro secondo la pratica non molto diffusa in Italia dell’homeschooling. Non è certo semplice organizzare la routine di una famiglia di sei membri quando il padre corre ancora da un continente all’altro per vincere gli Slam, ma c’è una regola su cui Federer non transige: dormire con sua moglie. “Abbiamo sempre voluto dei figli ma il mio punto fermo è stare con lei e non in un’altra stanza. Preferirei dormire con i miei figli che urlano piuttosto che lontano da mia moglie“.

Federer marito innamorato, Federer figlio devoto. Ai suoi genitori, che pure non hanno contribuito alla sua crescita tennistica in modo diretto come Judy Murray o Richard Williams per Andy e Serena, deve molto, forse persino di più per avergli lasciato questo spazio. La netta separazione tra tennis e vita familiare ha permesso ai suoi genitori di fare… i genitori: a suo padre Robert di rimproverarlo per le sue intemperanze di gioventù, a sua madre Lynette di controllare che continuasse a comportarsi bene in allenamento, telefonando al suo allenatore. Entrambi oggi giocano a golf e godono di ottima salute, una brillante genetica che Roger sembra aver ereditato; acciacchi alla schiena del padre compresi.

IL RITIRO – Del quando, neanche l’ombra. “Quello che mi piace della mia carriera è che nessuno sa cosa succederà” scandisce Roger, chiudendo di fatto il discorso sul nascere. La partnership con Uniqlo, ufficializzata da pochi mesi, non è un indizio della sua intenzione di chiudere con le olimpiadi di Tokyo anche se ‘c’è una bella differenza tra 37 e 39 anni, e dipenderà da come si sentirà il mio corpo‘. Non è una novità che lo svizzero continui a giocare principalmente perché lo diverte, perché non percepisce il tennis come un’entità demoniaca come fu per Agassi, quasi sollevato di congedarsi dal professionismo. “Il tennis? È una grande cosa. Se vincerò ancora, sarà fantastico. Se non succederà, andrà bene lo stesso“. Un giorno ci sarà tempo per visitare Londra senza le pressioni di un imminente torneo da disputare, e con il solo proposito di pronunciare tra le stradine di Camden un liberatorio ‘Tourist Roger is here!’.

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