I maestri in difesa di Federer. "Favori? No, tutto meritato"

Interviste

I maestri in difesa di Federer. “Favori? No, tutto meritato”

L’argomento caldo delle ATP Finals è un’intervista in cui Julien Benneteau punta il dito contro i presunti favori concessi allo svizzero dai grandi tornei. Djokovic, Zverev, Cilic e Isner non sono per nulla d’accordo

Pubblicato

il

 

Che novità: gira sempre tutto intorno a Roger Federer, anche quando non gioca. Passate le analisi dei due match, piuttosto privi di pathos, i temi portanti delle conferenze stampa della seconda giornata delle ATP Finals li ha incarnati il campione svizzero. Suo malgrado. Il dibattito più caldo era infatti stato lanciato qualche ora prima da Julien Benneteau, che in una intervista radiofonica aveva denunciato i privilegi concessi a Federer da vari tornei, specialmente riguardo la programmazione. L'(ex?) tennista francese insinuava neppure così velatamente l’ipotesi di un conflitto di interessi, al centro del quale si troverebbe Craig Tiley, direttore dell’Australian Open ma anche membro dell’organizzazione della Laver Cup, la grandiosa esibizione messa in piedi dal venti volte vincitore Slam.

Campi migliori, la scelta di giocare di giorno o di sera e altre piccole agevolazioni fornite ai migliori non sono una novità nel tennis, né è una novità che i giocatori di seconda fascia se ne lamentino (un paio di anni fa lo aveva fatto Ernests Gulbis, paragonando la sua accoglienza al Roland Garros nel suo breve periodo in zona vertice a quella post-sprofondo nel ranking). Se si voleva cercare approvazione alle parole di Benneteau, però, si è di certo sbagliato sia forum sia oratori: le ATP Finals sono in un certo senso il torneo più esclusivo del tennis, con tutti i partecipanti tra i primi 10 giocatori del mondo, ed è ovvio che questi ultimi non abbiano voglia di fare troppi discorsi contro una casta, vera o presunta, che di fatto li includerebbe. Inoltre Alexander Zverev, John Isner, Marin Cilic e persino Novak Djokovic hanno tutti enorme stima e ammirazione di Federer. Il primo a parlare è stato il croato, che durante l’ultima finale a Melbourne era stato direttamente coinvolto in una micro-polemica sulla chiusura del tetto: “Io mi sono lamentato perché hanno cambiato le regole in corsa. Non penso stessero cercando di avvantaggiare Roger piuttosto che me, anche se lui è il più popolare. Semplicemente in quel caso il torneo è mancato di coerenza”.

Soltanto belle parole da parte di Djokovic, il quale, nonostante una rivalità costante e un feeling umano non eccellente, mantiene con Federer rapporti molto civili. Le sue dichiarazioni sono suonate genuine. “Alla fine Roger merita un trattamento speciale” ha detto, “perché è stato sei volte campione in Australia e in generale è probabilmente il miglior tennista di sempre. Se non ce lo ha lui, chi dovrebbe?”. Complimenti a parte, il serbo ha portato anche un argomento pratico, tanto auto-evidente quanto valido: il pubblico. “La gente vuole veder giocare Federer sul campo centrale e vuole vederlo giocare all’orario migliore, cioè in prima serata. Bisogna rendersi conto che Roger è una forza portante del tennis in termini di incassi, di esposizione mediatica, e così via. Giocatori come Julien e altri traggono costante beneficio da ciò che lui ha fatto per questo sport”. Dello stesso avviso Isner, vittima della masterclass sulla risposta al servizio da parte proprio di Djokovic, tanto da definirlo “il numero uno, due e tre del mondo” in quello specifico colpo.I top player vendono più biglietti, quindi è giusto che venga dato loro qualcosa in più. Anzi, meriterebbero ancora di più, perché hanno fatto guadagnare un sacco di soldi ai giocatori dietro a loro in classifica”.

L’unico del gruppo Guga Kuerten a non venire interrogato a riguardo è stato Zverev, che ha trovato in Federer una sorta di mentore non soltanto tennistico. Il tedesco ha avuto comunque modo di parlare di lui nell’altra questione calda delle Finals, ovvero le condizioni di gioco. Proprio Federer aveva lamentato una scarsa rapidità del campo, specialmente in confronto agli eventi giocati nelle settimane precedenti, parlando della fatica ad adattarsi (anche a causa dei pochissimi campi a disposizione per allenarsi). I due vincitori del lunedì, si sono trovati concordi soltanto in parte, sulla particolarità del tappeto di gioco. Nole sostiene che “ci vuole un po’ di tempo per abituarsi alla superficie, che però è buona. Devi essere sempre all’erta, solido nei fondamentali del tuo gioco, riposizionarti sempre dietro la palla. È una superficie che ti fa lavorare di più”. Zverev invece considera il campo della O2 Arena “strano: quando colpisci la palla piatta, va molto veloce. Se giochi il topspin invece, rimbalza alta. Io la trovo rapida, però in effetti è molto diversa da altre. E poi immagino che Roger voglia giocare sul campo più veloce possibile” ha concluso con un sorriso. In effetti, a proposito di favorucci, uno del genere una volta glielo fecero a Bercy

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement