Nole, Rafa e le Williams: esibizione ad Abu Dhabi (Cocchi). Ecco a voi Nadal. Rientro e dubbi (Semeraro). Lo Slam ha le idee confuse (Mancuso)

Rassegna stampa

Nole, Rafa e le Williams: esibizione ad Abu Dhabi (Cocchi). Ecco a voi Nadal. Rientro e dubbi (Semeraro). Lo Slam ha le idee confuse (Mancuso)

La rassegna stampa di giovedì 27 dicembre 2018

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Nole, Rafa e le Williams: esibizione ad Abu Dhabi (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

È già ora di ripartire. A poco più di un mese dalla fine della stagione 2018 il tennis ricomincia la sua lunga corsa da Abu Dhabi dove da oggi a sabato si gioca il Mubadala World Tennis Championship, torneo esibizione arrivato all’undicesima edizione. In campo i primi due al mondo, Novak Djokovic e Rafa Nadal, che scaldano le racchette in vista del primo Slam stagionale a Melbourne tra venti giorni. Nole arriva da una seconda parte di 2018 strepitosa con la riconquista del numero 1 al mondo e la vittoria di due Slam, Rafa invece è fermo da inizio settembre per problemi alle ginocchia. Per lo spagnolo numero 2 del ranking mondiale è il momento di cancellare i brutti ricordi: «Non posso essere felice del 2018 perché ho attraversato momenti difficili — ha detto Nadal —, i risultati sono stati molto positivi quando ho potuto giocare, ma sono stato limitato dai problemi fisici e posso dire di essere stato sconfitto più dagli infortuni che dagli avversari». Il lungo stop ha permesso a Rafa di affacciarsi al 2019 con una forma fisica adeguata: «Sono in condizioni migliori rispetto all’anno scorso, quando a fine stagione riuscivo a malapena ad allenarmi. Non butto via tutto del 2018, ci sono stati anche tanti momenti positivi, come la vittoria al Roland Garros». Oggi scendono in campo Anderson contro Chung e Thiem opposto a Khachanov, mentre i due big usufruiscono di un bye e giocheranno domani […].


Ecco a voi Nadal. Rientro e dubbi (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Si chiama Rafa Nadal, di mestiere risolve problemi. Esce dalle crisi, scavalca ostacoli. Sul campo da tennis come su quello da golf, dove il 15 dicembre si è esibito nel torneo di beneficenza che organizza a Maiorca. Non se la cava male […] Con la racchetta lo vedremo in campo domani nel torneo-esibizione di Abu Dhabi, e sarà il suo rientro, anche se non ufficiale, dopo l’infortunio nelle semifinali degli US Open a settembre. «Nel 2018 sono stato sconfitto più dagli infortuni che dai miei avversari», ha ammesso Rafa in una intervista al programma tv spagnolo “Vamos”. «E non penso che sia dovuto ai chilometri che ho percorso in carriera, perché anche da giovane ne ho subiti tanti. La natura mi ha regalato tanti pregi, ma anche qualche difetto, soprattutto alle ginocchia e ai piedi». L’anno scorso è stato a lungo numero 1 e ha vinto per l’11a volta il Roland Garros, ma su 9 tornei a cui si è iscritto, già pochini, è riuscito a completarne solo 7, visto che sia agli Australian Open sia agli US Open è stato costretto a ritirarsi. «Non posso essere felice del 2018, perché ho attraversato momenti difficili. Quando ho potuto competere i risultati sono stati buoni, ma ho giocato meno tornei di sempre proprio a causa degli infortuni. Avevo finito il 2017 molto logorato, a malapena riuscivo ad allenarmi e non sono riuscito a prepararmi bene, quest’anno mi sento meglio. Ma bisogna prendere le cose come vengono, e cercare di superare i problemi». Il suo amicone Federer che lo ha rivoluto a fianco nella prossima edizione della Laver Cup, punta chiaramente – anche per questioni di sponsor – all’Olimpiade del 2020 a Tokyo […] Nadal, 33 anni il prossimo giugno, traguardi preferisce non mettersene troppi. «Certo, mi piacerebbe arrivare a Tokyo, ma non è una priorità. Ho partecipato a due Olimpiadi, a Pechino ho vinto l’oro (in singolare, mentre a Londra si è dovuto accontentare di quello in doppio, ndr) Giocherò fino a quando il mio corpo me lo permetterà, e spero di ritirarmi il più tardi possibile. Non ho paura di smettere, però non è una cosa che si programma, la devi sentire». A fine 2019, se le cartilagini reggono, lo rivedremo anche nella Coppa Davis “riformata” dall’Itf e dal suo amico Gerard Piqué, che tanto dispiace proprio a Federer e Djokovic. «Smettete di chiamarla Piqué Cup – la difende Nadal – Con la vecchia formula i migliori faticavano a giocarla con continuità, quindi bisognava cambiare. Per me è una buona notizia che qualcuno al di fuori del tennis si sia interessato al nostro sport. I cambiamenti non sono mai facili da accettare, però bisogna darsi tempo per provarci. Se poi non funziona, si può sempre tornare indietro». Chiaro, semplice, Nadal.


Lo Slam ha le idee confuse (Angelo Mancuso, Messaggero Sport)

Il classico colpo al cerchio bilanciato da quello alla botte: 4 Slam, altrettante regole diverse. Sì, perché è quanto meno singolare che i 4 appuntamenti più attesi della stagione del tennis abbiano tutti un quinto set che dal 2019 sarà giocato secondo punteggi differenti. Qualche giorno fa Craig Tiley, direttore degli Australian Open al via il 14 gennaio, ha annunciato che dalla prossima edizione sul 6 pari del set decisivo (il quinto per gli uomini, il terzo tra le donne) si giocherà un super tie-break a 10. Due mesi fa era toccato a Wimbledon cedere al tie break classico a 7 punti, ma sul 12 pari del set decisivo. Agli US Open il tie-break tradizionale a 7 nel parziale decisivo è già in vigore. L’ultimo baluardo resta il Roland Garros, unico dei 4 Slam a non voler cedere (si va avanti a oltranza) e proprio sulla superficie, la terra rossa, sulla quale statisticamente i match hanno una maggior durata. La decisione arrivata da Melbourne è maturata al termine di una delle consultazioni più capillari nella storia dello Slam Down Under. «Abbiamo chiesto il parere a giocatori, sia in attività che ex, a commentatori, agenti e analisti tv se preferissero un long set oppure no e questa è stata la loro decisione – ha spiegato Tiley – abbiamo optato per un tie-break a 10 punti sul 6 pari del set decisivo per assicurare ancora una conclusione spettacolare, con un tie-break lungo che può regalare emozioni. In più si attenua il dominio del servizio, che ha un ruolo prevalente nel tie-break tradizionale. Noi crediamo che questa sia la soluzione migliore per giocatori e pubblico». Da una parte non hanno resistito alla pressione dei giocatori, che vogliono sempre più dettare le regole del gioco, dall’altra hanno cercato di non svilire la tradizione. Una rivoluzione nata 3 mesi fa, nel cuore delle polemiche per la lunghezza della semifinale di Wimbledon tra Isner e Anderson, vinta da quest’ultimo per 26-24 dopo oltre 6 ore e mezza con annessa levata di scudi a favore del tie-break. Il prolungarsi di quella sfida aveva rimandato al giorno dopo la conclusione della seconda semifinale tra Djokovic e Nadal e soprattutto aveva annientato il povero Anderson. Il sudafricano si era presentato in finale contro il serbo allo stremo delle energie, con evidente danno dello spettacolo. I difensori più strenui della tradizione sostengono che negli ultimi 20 anni soltanto 14 partite dei Championships avrebbero richiesto il tie-break sul 12-12. Una percentuale irrisoria, sia sul totale dei match che su quelli giunti al quinto set (meno del 3%). Non è retorica sottolineare poi la componente romantica, la sfida che si arricchisce di pathos […]

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