Tutto un altro Cecchinato (Crivelli). Federer tra Serena e i sogni (gli ultimi?) (Piccardi)

Rassegna stampa

Tutto un altro Cecchinato (Crivelli). Federer tra Serena e i sogni (gli ultimi?) (Piccardi)

La rassegna stampa di lunedì 31 dicembre 2018

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Tutto un altro Cecchinato: “Nuove prospettive. Fiducia e lavoro per stupire ancora”. (Crivelli, Gazzetta dello sport).

Ceck, chi era costui? Il 1° gennaio di un anno fa, Marco Cecchinato cominciava la stagione da numero 109 del mondo e con la solita fama di globetrotter da palcoscenici minori. Oggi, due tornei vinti e una semifinale al Roland Garros dopo, è nei primi 20 del mondo e con l’ambizione di scrivere altre pagine di storia.

Marco, inizia una stagione che non può essere uguale a quelle di prima… «E vero, sono cambiate le prospettive. Ma la affronto con lo stesso spirito con cui ho cominciato un anno fa. Sono tornato ad allenarmi ad Alicante con la medesima filosofia: lavoro e ancora lavoro, quello che ha pagato da aprile in avanti».

Su cosa si è concentrato in particolare? «La mia idea è che bisogna provare a migliorare nei colpi in cui si è già forti, perché cercare di rafforzare i punti deboli può essere rischioso e non pagare abbastanza. Quindi ho lavorato per rendere ancora più penetranti servizio e dritto. Anche se non vuol dire trascurare il rovescio, una delle chiavi che ha contribuito a svoltare la mia stagione. E non abbandonerò nemmeno la palla corta, ormai è un mio segno distintivo».

Lo ha detto lei, le aspettative adesso si sono alzate: non ha paura delle critiche dopo le prime sconfitte? «Ricordo ancora cosa si diceva dopo la vittoria di Budapest: adesso non ci sarà più la terra rossa a favorirlo e tornerà ai suoi livelli soliti. E invece ho fatto una semifinale sull’erba (a Eastbourne, n.d.r.) e pure sul cemento ho disputato qualche buona partita, entrando nella top 20 e rimanendoci. Succederà sicuramente di perdere partite strane, l’importante è rimanere fiduciosi del proprio livello di tennis». Quindi la pressione non la spaventa. «Se hai fatto una semifinale Slam quarant’anni dopo l’ultimo italiano, hai vinto due tornei e sei tra i primi 20 giocatori del mondo, ci devi convivere e anzi devi trarne energia positiva. Credo di aver dimostrato di non soffrire i momenti caldi delle partite, una delle migliori qualità che ho espresso è stata la capacità di stare sempre dentro i match e di aggredire i punti difficili anziché subirli».

Neppure il cemento sarà più un tabù? «Non lo è mai stato, si trattava soltanto di adattarsi a una superficie che nei Challenger ho frequentato poco. È vero, forse a fine anno sul veloce ho perso qualche partita di troppo, ma ero anche stanco. Io credo di essere un giocatore completo, che può esprimersi bene su tutte le superfici. Voglio dimostrarlo già a Doha e poi agli Australian Open».

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È un momento d’oro per il tennis maschile italiano. «Mi fa piacere, anche perché la rivalità interna è stimolante. Non a caso, sono convinto che tra gli obiettivi stagionali vada messa la Coppa Davis, perché siamo una squadra compatta e molto forte su qualunque superficie. […]

Lei a Parigi sembrava aver messo fine alla carriera a alto livello di Djokovic. E invece… «Sogno ancora di notte quel passante decisivo che non scendeva mai… Avrò fatto incavolare i colleghi (ride, ndr) perché ho risvegliato il mostro… Ma sono contento per Nole, era chiaro fosse solo un blocco psicologico. È un ragazzo eccezionale e un tennista fenomenale».

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Arriverà prima il Milan a vincere uno scudetto o Cecchinato a vincere uno Slam? «Sicuramente il Milan! Ma forse lo dico per scaramanzia…»


Federer tra Serena e i sogni (gli ultimi?): «Non so se ci sarà una stagione 2020…» (Piccardi, Corriere della Sera)

Hanno preso la reliquia, l’hanno caricata su un elicottero e l’hanno portata a 200 km da Perth, dove ieri è cominciata la Hopman Cup, tradizionale riscaldamento in vista dell’Australian Open. La reliquia ha sorriso, firmato autografi, posato nel deserto fingendo di servire, ha accarezzato bambini e, alla fine della gita, ha preso fiato per soffiare nei microfoni dei reporter la frase che abbiamo sempre temuto di sentirgli uscire dalle labbra: «Sono molto felice di essere in Australia, alla vigilia di una nuova stagione. Anche perché non so se ce ne sarà una prossima”. […]

. L’esistenza ce l’ha conservato integro fino a Indian Wells, marzo scorso. Ruggero ci era arrivato fresco del 2oesimo titolo Slam conquistato a Melbourne su Cilic, si era issato in finale nel Master 1000 californiano, aveva avuto tre match point con Del Potro, e aveva perso. E come se lì si fosse rotto qualcosa. Da quel momento Federer non ci ha capito più nulla.

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Nel frattempo, tanto vale applaudirlo. E allora il pubblico di Perth ha fatto la coda per vederlo allenarsi (in bianco come a Wimbledon) e poi debuttare nella nuova stagione in total black look e in grande stile (6-1, 6-1) contro il 123enne inglese Cameron Norrie, nella sfida tra Svizzera e Gran Bretagna. Ma la primizia va in scena oggi: per la prima (e ultima) volta nella storia dell’umanità, Federer sfida la coetanea Serena Williams. In campo, 43 Slam (20 più 23, per un totale di 74 anni). Succederà nel doppio misto di Svizzera-Stati Uniti: Federer-Bencic vs. Tiafoe-Williams. «Mi sono sempre chiesto come fosse rispondere alla prima di servizio di Serena: finalmente un sogno che si avvera» ha detto Roger con l’ironico understatement che lo contraddistingue. I piani di battaglia del 2019 verranno fatti strada facendo. L’anno scorso, a questo punto, Federer aveva già chiamato fuori la stagione sulla terra battuta, avendo deciso di puntare tutte le sue forze su Wimbledon […]

Il fatto che stia ancora tergiversando («Con il mio staff ci stiamo pensando…») è considerato dagli aruspici un pessimo segnale: se Roger avesse voglia di regalarsi Montecarlo, Roma e Parigi, potrebbe davvero trattarsi di un ultimo giro di roulette rossa, sennò perché logorare le giunture e sprecare le energie su una superficie che non lo vede tra i primi dieci favoriti (soprattutto se nel dintorni si aggirasse Rafa Nadal)? L’odore del vecchio leone appassito, cui ormai si può chiedere solo un addio dignitoso, aizza la concorrenza. «Sarei ipocrita se dicessi che non penso al record di Roger» fa sapere il terzo incomodo 3lenne, Nole Djokovic, armato di 14 Slam. Sarà una sofferenza, amici. Rassegniamoci.

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