La sfida dei 43 Slam premia Federer (Scanagatta). Selfie, volée e tanti abbracci. La festa di Roger e Serena (Clerici). "Slam e calciatore", i due sogni di Thiem (Semeraro)

Rassegna stampa

La sfida dei 43 Slam premia Federer (Scanagatta). Selfie, volée e tanti abbracci. La festa di Roger e Serena (Clerici). “Slam e calciatore”, i due sogni di Thiem (Semeraro)

La rassegna stampa di mercoledì 2 gennaio 2019

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La sfida dei 43 Slam premia Federer (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Se lo scontro del 1973 fra Billie Jean King e Bobby Riggs fu presentato come “La battaglia dei Sessi” (nel 2018 riproposto in versione cinematografica), quello del 1° gennaio 2019 a Perth in un doppio misto inedito (e probabilmente irripetibile), che ha avuto per la prima volta come avversari Roger Federer e Serena Williams, è stato prontamente ribattezzato “The Battle of Goats“. Laddove GOATS, per chi non lo sapesse, sta (al plurale) per “Greatest Of All Times”, i più Grandi di Tutti i Tempi, 43 Slam di singolare in due, 23 Serena, 20 Roger. C’erano 14.000 spettatori stipati nella RC Arena di Perth, dove si sta giocando la trentesima e ultima edizione della Hopman Cup, manifestazione mista per nazioni e ad inviti, la cui formula prevede tre duelli, un singolare maschile, uno femminile, un doppio misto. Ma c’era soprattutto la tv a divertire in mondovisione l’universo tennistico, con Belinda Bencic che ha fatto la sua parte al fianco di Roger mentre l’altro afro-americano Frances Tiafoe è stato molto meno brillante accanto a Serena. Il match è finito con la vittoria degli svizzeri, dopo che i primi due singolari avevano fissato il punteggio sull’1-1 (e indovinate chi li ha vinti); due set a 4 game vinti dal duo elvetico 4-2 4-3, e un selfie improvvisato sul campo da Roger con Serena che farà il giro del mondo. Tanti sorrisi, battute, «dammi un cinque», una pallata involontaria di Roger che ha colpito Tiafoe, il quale poco dopo si è “vendicato” con una volée finita sull’orecchio dello svizzero, e un curioso aspetto tecnico da sottolineare: Roger Federer non ha mai fatto il punto, e non ha quasi mai risposto, quando Serena ha servito su lui. Forse John McEnroe, 60 anni a febbraio e ancora in gran forma fisica, presume troppo da se stesso quando si dice persuaso di battere Serena in una seconda “Battaglia dei Sessi” che dubito Serena accetterà comunque mai di affrontare. «Tutti parlano tanto del servizio di Serena, ed è vero, è un gran colpo, non riuscivo a leggerlo», si complimenta per primo Federer. «Neanche io riuscivo a leggere il tuo — ribatte Serena — è il colpo più sottovalutato del tennis. È stata una bellissima esperienza e mi spiace che sia già finita. È stato davvero divertentissimo e poi io e Roger siamo cresciuti insieme, guardandoci l’un l’altro e dopo tutti questi anni ci siamo detti `possibile non si siamo mai incontrati in campo?’ Insomma, è stato fantastico giocare contro il più grande di tutti i tempi. Tutto quello che lui fa, io cerco di imitarlo e se non smette lui non lo faccio nemmeno io!».


Selfie, volée e tanti abbracci. La festa di Roger e Serena (Gianni Clerici, La Repubblica)

Totalmente dediti al singolare, come tutti i campioni, Serena Williams e Roger Federer non si erano mai incontrati. Ci voleva una insolita gara come la Hopman Cup perché questo storico incontro si verificasse e passasse alla storia con un selfie, come si usa oggi. Non ci sarà più un incontro ufficiale tra due tennisti che sono giunti a vincere insieme 43 Slam (23 Serena, 20 Roger), anche perché la Hopman Cup si estinguerà l’anno prossimo, vittima della Laver Cup e dei grandi mutamenti che stanno facendo del tennis uno spettacolo sempre più legato al denaro. La Hopman Cup era nata 31 anni fa per ricordare il primo grande coach di tutti i tempi, il primo a ritenerlo fondatamente uno sport basato su atletica e attacco. Harry Hopman aveva iniziato a condurre i suoi ragazzi in spiaggia, grazie anche ai km di bagnasciuga frequenti al suo paese. A lui e a sua moglie, dopo una partenza per gli Usa, i dirigenti australiani avevano pensato di intitolare la gara di due singolari e un doppio misto. Nato nel 1906 a Sydney, con la moglie Nellie aveva poi trasportato il suo lavoro negli Usa, dandogli il nome di Academy, in seguito divenuto popolare. Sarebbe poi scomparso nel 1985 a Largo, Florida, luogo della sua Accademia. Hopman era stato un ottimo tennista, soprattutto in doppio, specialità nella quale aveva vinto 7 titoli australiani. Quale capitano si era però superato, ottenendo 16 vittorie in Davis tra il ’39 e il ’67. Aveva diretto fenomenali giocatori quali Sedgman, Hoad, Rosewall fino a Newcombe e Roche. Insieme alla moglie aveva stabilito il record di 4 campionati australiani. Tra i suoi allievi americani ci furono Gerulaitis e McEnroe. Questa volta, l’ultima, doveva proprio accadere lo storico incontro tra i due migliori campioni degli ultimi 15 anni. Per i dettagli, che contano meno dello storico incontro, Federer ha battuto Tiafoe, mentre Serena ha superato Belinda Bencic e il decisivo misto è finito agli svizzeri insieme a una sorridente unione degna di un Primo dell’Anno. Roger ha dichiarato «Tutti parlano tanto del servizio di Serena. È un gran colpo, tanto che avevo difficoltà a leggerlo», mentre Serena ha detto di aver trovato Roger «carismatico anche fuori dal terreno di gioco». E così, con questo storico incontro, anche la Hopman Cup sarà un bel ricordo, come la Davis.


«Slam e calciatore», i due sogni di Thiem (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

A Doha quest’anno sono i bambini a intervistane i campioni, così tocca a un mini-mini-reporter tutto riccioli e occhiali far illuminare il volto di Dominic Thiem. «Cosa avrei fatto se non fossi diventato un tennista? Non ho dubbi: il calciatore». Dominik, che ieri a Doha è finito subito fuori contro Pierre Hugues Herbert, è il numero 8 del mondo, l’anno scorso a Parigi ha scalato la sua prima finale Slam scivolando solo sulla cima Nadal, e soggiornando poi a lungo fra i Top Five. Da un paio d’anni è considerato il vice Rafa, il più forte sul rosso dopo il Cannibale, ma appena ha un minuto libero si infila le scarpette chiodate e passa all’erba del campo da calcio.

Dominik, nel tennis ha fama di stakanovista, ma da calciatore quanto si allena?

Mi alleno un sacco. Sono molto motivato, voglio arrivare nella Bundesliga austriaca dopo che avrò smesso con il tennis. Allora non sarà più un dramma se mi infortunerò giocando a calcio.

Nel 2019 riuscirà a vincere uno Slam?

Be’, quello è il prossimo obiettivo. Sarebbe il compimento dei miei sogni da bambino, se ho iniziato a giocare a tennis è stato proprio per riuscire un giorno a vincere un torneo del genere. E l’anno scorso ci sono arrivato davvero vicino.

Dei due grandi match persi contro Nadal, in finale a Parigi e nei quarti a New York, quale le ha insegnato di più?

Il più bello è stato quello di New York: cinque ore ad altissimo livello. Lì ho capito che potevo giocarmela con tutti i più forti anche in partite così lunghe. Non è mai facile cogliere l’occasione già alla prima finale di uno Slam, davanti avevo Rafa che a Parigi aveva già vinto dieci volte, mentre per me era una novità. Ci vuole esperienza, ma credo che avrò altre occasioni e le saprò sfruttare meglio.

Il 2019 sarà la stagione del vero cambio della guardia nel tennis?

Sono due anni che lo diciamo… Ma Federer Djokovic e Nadal sono ancora in grande forma, Murray è sulla via del ritorno e anche Wawrinka, quindi sarà dura. Ci sono delle possibilità anche per noi, certo, tutti speriamo di dire la nostra negli Slam, ma nessuno può dire se sarà quest’anno o magari il prossimo. Loro sono davvero superstar globali. A me manca qualche grande titolo. Diciamo un successo negli Slam.

C’è chi sostiene che Federer e Nadal contro i più giovani le partitele vincono già negli spogliatoi.

Non contro uno come me. Sono ormai a quel livello da tempo, li ho già battuti e ogni volta entro in campo convinto di potercela fare. Ma sicuramente per i più giovani l’aura che li circonda è molto forte, e può capitare che entrino in campo già battuti. […]

La Coppa Davis è cambiata: le piace il nuovo formato?

Mi piace molto. Sarà un grande evento, e sarebbe anche meglio se nei prossimi anni cambieranno la data di novembre per le finali. La stagione non può essere troppo lunga, a risentirne è la preparazione. Negli ultimi tempi la Davis non mi piaceva tanto, era strano vedere che un anno la giocavano tutti i più forti e quello dopo nel World Group c’erano giocatori molto più deboli. Qualcosa non andava, bisognava cambiare. […]

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