Australian Open: Fabbiano, Travaglia e Seppi sì, Berrettini no

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Australian Open: Fabbiano, Travaglia e Seppi sì, Berrettini no

MELBOURNE – Matteo cede con onore a Tsitsipas: “Sullo scambio non ho sentito troppa differenza”. Fabbiano trova Opelka, Travaglia sfiderà Basilashvili. Seppi se la vedrà con Thompson: “Uno da prendere con le molle”

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Stefano Travaglia - Australian Open 2019 (foto via Twitter, @AustralianOpen)
 

da Melbourne, il nostro inviato

Gran bella vittoria di Stefano Travaglia sull’argentino Guido Andreozzi. Stefano ha pagato un momento di distrazione nel tie-break del primo set (gli è sfuggito qualche rovescio di troppo), ma ha successivamente fatto valere alla grande le sue qualità di incontrista e i suoi ottimi anticipi. Andreozzi è un buon picchiatore, ma è spesso andato in difficoltà nell’affrontare la minima variazione dell’azzurro. Travaglia supera un primo turno Slam per la seconda volta in carriera (dopo la “famigerata” partita vinta contro Fabio Fognini allo US Open 2016, durante la quale le intemperanze di Fabio gli costarono la successiva espulsione dal torneo). Lo attende al secondo turno la testa di serie numero 19 Nikoloz Basilashvili. Non si sono mai incontrati prima, l’ostacolo appare molto duro da superare, ma crederci non costa nulla.

Allegro e soddisfatto Stefano a fine match: “Ho cercato di preparare al massimo questo torneo. Ho aumentato il livello di gioco fin dal primo turno delle qualificazioni. Mi sento bene, con il mio nuovo team, con Uros Vico, Simone Vagnozzi, Umberto Ferrara, stiamo facendo un bel lavoro mirato, su tanti aspetti del gioco. Sono grandissime persone. Devo cercare la rete più spesso, su campi veloci è necessario. Basilashvili, non ci ho mai giocato, e non mi ci sono mai nemmeno allenato, certo è un gran ‘mazzuolatore’, ma spero che gli dicano lo stesso di me!”.

Matteo Berrettini fa assolutamente una onesta figura contro il quotato vincitore delle Next Gen Finals di Milano, il numero 15 ATP Stefanos Tsitsipas, era la prima volta che si affrontavano. Ottimo il primo set dell’azzurro, anche se il livello di gioco in generale non è altissimo, con entrambi i giocatori che si trovano con un saldo negativo tra vincenti ed errori. Ma giunti al tie-break, Matteo prende il largo e chiude il primo set. Il servizio funziona, anche se non con percentuali alte di prime palle, il dritto è un’arma che fa davvero male. Purtroppo per l’azzurro, però, Stefanos, sostenuto nel catino bollente del campo 3 da un gran tifo dei fan greci (numerosa la comunità ellenica qui a Melbourne), si scuote, mette ordine al suo tennis, e inizia a incidere anche nei game di risposta.

Ribaltata la situazione e salito due set a uno, Tsitsipas è fortunato a salvarsi da un possibile break contro nel quinto game del quarto parziale, quando una rispostona di dritto di Matteo atterra a pochi millimetri dalla riga laterale. Sarebbe stata un vincente netto, era la seconda delle uniche due palle break avute dall’azzurro nell’intero match. Bel tennis a momenti ora, con un passante incrociato di dritto da applausi di Berrettini, ma non basta. Sale anche il rendimento alla battuta di Stefanos (stesse velocità di punta rispetto a Matteo, ma diversi ace in più), per l’italiano adesso diventa difficile. Arrivati al tie-break del quarto set, un brutto dritto in rete costa a Berrettini due match-point da affrontare, e purtroppo, è un doppio fallo a concludere l’avventura australiana del nostro miglior giovane. La strada è quella giusta e si vede, l’impressione è che oggi sarebbe bastato poco per far girare il match in modo diverso, i margini di miglioramento sono ancora notevoli, soprattutto alla risposta.

Tranquillo e consapevole, Matteo analizza la partita: “Certo, indubbiamente devo migliorare alla risposta, ma sento di essere sulla buona strada. Il rovescio va sempre meglio, il dritto mi scappa a volte, ma ci faccio tanti punti vincenti. Con Vincenzo (Santopadre, n.d.r.) stiamo lavorando sul prendere i rischi calcolati, se un colpo è un’arma la devi usare, anche a costo di sbagliare qualcosa. Sullo scambio non ho sentito troppa differenza tra me e lui. Mi sento meno stanco di altre volte, sto imparando a gestire bene anche il mio fisico. Col dritto so di essere in grado di palleggiare quanto voglio, con margine, ma devo ottenere di più. Sul 5-5 15-30 nel quarto, per esempio, ho tirato una scarciofata sotto il gancio (ride), mentre avrei dovuto giocarlo carico e alto. In questo primo anno completo al livello top, quelli che mi hanno impressionato di più da avversari sono stati Zverev, che serve in modo pazzesco e da fondo è una macchina, e Thiem, che tira forte da far paura. Non a caso sono due top-ten”.

Senza grossi affanni, salvo l’inciampo del terzo set perso per strada, Thomas Fabbiano elimina la wild card australiana Jason Kubler. Semplicemente superiore con i colpi e in manovra l’azzurro, bravissimo a non permettere all’avversario di rientrare in partita. Gioca bene Thomas, alcuni rovesci diagonali semipiatti e filanti sono stati uno spettacolo, ci sarebbe voluta un po’ di incisività alla battuta (solo il 60% di punti ottenuti quando è entrata la prima palla), ma in generale l’azzurro può ritenersi soddisfatto. Gli toccherà Reilly Opelka (che ha eliminato John Isner in 4 tie-break) al secondo turno, un brutto cliente. Ma se il bombardiere statunitense alto 2 metri e 11 è tremendo quando serve, sullo scambio uno rapido e leggero come Fabbiano potrà fare sicuramente la differenza. Bisognerà rispondere entro le righe almeno qualche volta, però. Non ci sono precedenti tra i due.

Partita non bella, ma importante da portare a casa”, riflette Thomas. “Adesso ho Opelka, insomma, non è che cambi molto rispetto a Isner, sempre 2 metri e 10 sono. In match come questi hai tanta tensione anche quando servi tu, perché sai che subirai minimo 20-30 ace, e non puoi permetterti la minima distrazione alla battuta. Ivo quando gioca? Perché se sarà possibile potrei chiedere a Karlovic di allenarsi insieme domani, non è che ci siano altri che servono da quell’altezza!”.

Anche Andreas Seppi lascia per strada un set, il secondo, ma è davvero bravissimo a disporre con autorità dello statunitense Steve Johnson, con cui aveva perso tre volte su tre, e che sui campi duri è sempre un cliente pericolosissimo. Andreas, però, con il suo tennis fatto di colpi filanti e solo all’apparenza leggeri, si adatta molto meglio del “toppatore” Steve a questi terreni veloci. Bene in tutte le percentuali l’altoatesino, che correva anche il rischio di arrivare qui a Melbourne scarico dopo la finale persa nemmeno 48 ore fa da De Minaur a Sydney. 28 vincenti, 28 errori, 81% con la prima, 61% con la seconda, 5 palle break su 6 salvate, 4 su 5 trasformate: quello che si definirebbe un normale giorno in ufficio per Andreas, ma lui lavora vincendo match negli Slam contro un 34 ATP. Avercene. Affronterà al secondo turno l’australiano Jordan Thompson, 72 ATP, contro cui non ha mai giocato.

“Anche le volte che ci avevo perso, in effetti, erano state lottate”, analizza Andreas. “Sì, oggi ho avuto l’impressione che la mia palla gli desse più fastidio, in particolare gli scappavano diversi rovesci. Ho fatto una buona preparazione, come l’anno scorso. Thompson l’ho visto giocare a Sydney, ha fatto i quarti, di solito gioca molti challenger, ma è uno da prendere con le molle. La finale dell’altro ieri, beh, potevo fare di più, ma lui è uno che non ti molla una palla. Non è un fenomeno, De Minaur, come colpi, ma l’attitudine ce l’ha tutta. I lettori di Ubitennis hanno scritto che avrei dovuto andare a rete a chiudere di più? Probabilmente hanno ragione, ma son trent’anni che dovrei andare a rete di più, eppure non ci vado!”.

I risultati degli italiani:

[Q] S. Travaglia b. G. Andreozzi 6-7(3) 6-2 6-3 6-2
[14] S. Tsitsipas b. M. Berrettini 6-7(3) 6-4 6-3 7-6(4)
T. Fabbiano b. [WC] J. Kubler 6-4 7-6(1) 2-6 6-3
A. Seppi b. [31] S. Johnson 6-4 4-6 6-4 6-3

Il tabellone maschile completo

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