Australian Open: bene Fognini, ottima Giorgi. Vanni e Cecchinato, che peccato

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Australian Open: bene Fognini, ottima Giorgi. Vanni e Cecchinato, che peccato

MELBOURNE – Fabio regola Munar, che si infortuna sotto due set a zero. “La top-10 non mi interessa più”. Cecchinato (un match point mancato) e Vanni rimontati da Krajinovic e Carreno Busta. Camila in scioltezza

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Fabio Fognini - Australian Open 2019 (@RDOPhoto)
 

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da Melbourne, il nostro inviato

FABIO SENZA PATEMI Primo set equilibratissimo tra Fabio Fognini e Jaume Munar, nativo di Maiorca e pupillo di Rafa Nadal, primo confronto in carriera tra i due, con nessuno dei contendenti che riesce ad arrivare a palla break. Il giovane spagnolo, 21enne e numero 79 ATP, è un buonissimo giocatore, spinge da fondo, esprime gran fisicità e mobilità. Le qualità di Fabio le conosciamo tutti molto bene, e l’impressione durante l’intero primo parziale è che l’azzurro abbia una marcia in più, ma non riesca a concretizzare come potrebbe. Il tie-break si risolve in favore di Fognini, che è bravo ad approfittare degli spazi che Jaume gli lascia alla propria destra per incidere alla grande con il rovescio lungolinea. Rispetto alla prestazione onestamente opaca di Auckland con Philipp Kohlschreiber i progressi sono evidenti. Munar sembra ancora troppo ancorato agli schemi tattici tipici della terra battuta, con la ricerca esasperata dello sventaglio a uscire di dritto carico di top-spin, ma come detto, così facendo si espone diverse volte ai fulminanti rovesci lungoriga a chiudere di Fabio.

Un break subìto per distrazione all’inizio del secondo set, a causa di un doppio fallo e di un paio di errori, manda per la prima volta in difficoltà Fognini. Nel sesto game, Fabio si mangia un’occasione clamorosa per controbrekkare affossando in rete una volée alta di dritto a dir poco banale, suscitando un “oooh” di delusione da parte degli spettatori che si accalcano sugli spalti della 1573 Arena, l’ex campo numero 2, adiacente alla MCA. Dopo un simpatico siparietto con Munar che colpisce duro una giudice di linea col servizio, arriva un’altra occasione di controbreak per Fabio, che stavolta la sfrutta con autorità. L’atmosfera in campo e tra i due è simpatica e rilassata, la partita è piacevole da vedere.

Sul 5-5, altro passaggio a vuoto di Fognini, ben sfruttato da Munar, che brekka ancora, ma restituisce immediatamente il favore con un paio di errori grossolani, sprecando un set point con uno di essi. Altro tie-break, Fabio fallisce un set-point al servizio sul 6-5, ne annulla a sua volta uno (il secondo) due punti dopo, e alla fine chiude 9-7, bravissimo. Jaume sembra un po’ indurito ora, Fognini ne approfitta, strappa il servizio per la terza volta all’avversario, ma il problema del giovane spagnolo è più grave ancora, pare uno stiramento al flessore della gamba sinistra. 3-1 e ritiro, Fabio consola lo sfortunato avversario, e avrà Leonardo Mayer (precedenti, 3-2 Fognini, tutti match giocati sulla terra rossa) al secondo turno.

Fabio Fognini consola Jaime Munar, AO 2019 (@RDOPhoto)

“Buona partita, è sempre importante passare turni nei tornei grandi”, commenta Fabio. “Lui è forte, e ha tutto per fare un’ottima carriera. Gioca alla spagnola spostandosi sul dritto, è vero, ma io ci vivo là, li conosco, sono abituato a contrastare i loro schemi. Mi sento bene adesso, ad Auckland avevo fatto una partita e poi ero morto. Non ho guardato il tabellone oltre al prossimo turno, sia Jarry che Mayer sono due che pensano poco e tirano forte. Giocherò con Leo, sarà dura, dovrò portarlo a pensare in campo. La superficie qui è la più veloce dell’anno, non ci sono dubbi su questo. Su Andy Murray, ovviamente mi è dispiaciuto tanto, abbiamo fatto una carriera insieme, diverse gran partite, Roma, Napoli, Wimbledon, le Olimpiadi… quando ho letto che aveva dichiarato che forse in qualche momento si era allenato troppo, ho ripensato a quando anni fa a Miami mi chiese di fare punti in allenamento già il 3 di dicembre, vuol dire che era già avanti coi carichi di lavoro, chissà, potrebbe essere una causa, anche Franco (Davin) la pensa così.

Per me questo sarà un anno duro credo, soprattutto mentalmente, la passata stagione ho spinto al massimo e temo di dover pagare fattura (sorride). La possibilità di arrivare in top-10 l’ho avuta, e mi è sfuggita tra New York e Shanghai, e certo, anche pensando al torneo che ha fatto Khachanov a Parigi due madonne dietro gliele ho tirate! (risata). Avrei magari potuto andare al Masters come riserva, ma andare lì solo per guardare… in fondo ne ho già giocato uno in doppio, con Simone (Bolelli, n.d.r.). Ma l’importante è stare sul pezzo, poi il risultato può sempre arrivare, come è successo a Marco Cecchinato al Roland Garros. Ma ora, ormai, la classifica non mi interessa più di tanto, che io vada anche 20 o 30 non mi cambia nulla, quello che mi fa gola è cercare di piazzare un risultato importante nei tornei grossi”.

IL SOGNO SVANITO DI LUCA Luca Vanni, che affronta da qualificato il numero 23 ATP (ed ex top-10) Pablo Carreno Busta, va in campo senza il minimo timore reverenziale contro il quotato spagnolo, semifinalista allo US Open 2017. Efficacissimo al servizio (90% di punti ottenuti con la prima palla), ficcante con il dritto, e manovriero anche con le variazioni di taglio con il rovescio, Lucone” regge benissimo gli scambi e non sfigura davanti alla solidità e al tennis ordinato di Pablo. Nessuna palla break nell’intero primo set, nel tie-break Vanni si fa riprendere un vantaggio di 2 punti, sul 5-5 un nastro fortunato gli sorride, ed è set point per lui. Il dritto fallito in rete da Carreno Busta manda l’italiano avanti di un set, i numerosi connazionali che si assiepano intorno al “court 10” di Melbourne Park esultano, che bravo Luca. 17 vincenti, 13 errori (8-12 Pablo), sta cercando di fare lui la partita, e per ora il risultato è meritatissimo.

Ancora di più quando, sul 2-2, arrivano le prime occasioni per Vanni sul servizio avversario: prima un 15-40, poi un vantaggio, e la terza palla break è quella buona, 3-2 e battuta per l’azzurro. Pablo, sinceramente, non sembra in gran spolvero, sbaglia molto, ed è anche piuttosto nervoso (warning e successiva discussione con l’arbitro per un lancio di racchetta, lui che di solito è calmissimo ed educato in campo). Luca ne approfitta, si prende altre due palle break, piazza una bella risposta di dritto, e sale 5-2, al servizio per chiudere. Carreno Busta è imbufalito e distratto adesso, bisogna approfittarne il più possibile, cosa che l’ottimo Vanni fa subito, chiudendo 6-2 con un ace e portandosi avanti 2 set a zero.

Tira il fiato l’azzurro nel sesto game del terzo set, commette tre errori, subisce la pressione di Pablo, e prende il primo break della sua partita. La cosa, purtroppo, gli costa l’intero parziale, che lo spagnolo si prende per 6-3 senza concedere a Luca possibilità di rientrare. La vicenda si fa equilibrata, d’altronde non ci potevamo aspettare che un giocatore del livello di Carreno Busta, pur se non in scintillanti condizioni di forma, si facesse da parte senza lottare. Lo spagnolo pare leggere meglio la prima palla di Vanni, che deve lottare moltissimo per salire 2-1, con due turni di battuta da 10 e 14 punti (senza concedere palle break, comunque), mentre Pablo tiene a zero in un attimo. Sul 4-4 Vanni annulla una palla break pericolosissima (errore di Carreno Busta), sul 5-5 però, al termine dell’ennesimo game di battuta durissimo, l’azzurro non chiude una volée di abbastanza comoda, e arrivano passante di rovescio e break per Pablo. Poco dopo, il 7-5 per lo spagnolo e il quinto set sono inevitabili.

Luca accusa il colpo, e rischia di subire break nel primo game del set decisivo, sembra stanco purtroppo, bisogna tenere duro, bravissimo l’italiano a reggere e salire 2-1. Ma l’inerzia della partita è decisamente cambiata, c’è netta anche tra gli spettatori italiani intorno al campo la sensazione di “treno già passato”, e purtroppo Carreno Busta brekka nel quinto game, era nell’aria onestamente. Luca annulla due match-point sul 3-5, bravo a crederci fino in fondo, ma il game successivo è l’ultimo del supo Australian Open 2019, 6-4 per Pablo, che ha tirato su un match durissimo per lui. Il rammarico, dal punto di vista di Vanni, è stato probabilmente il quarto set, ma non si possono che fare tutti i complimenti possibili a un ragazzo esemplare per dedizione e simpatia. Grazie lo stesso, Lucone.

“Sinceramente, mi girano parecchio”, ammette Luca a fine match. “Ci credevo, avevo la sensazione di potercela fare. Anche tecnicamente, mi sentivo bene in campo contro di lui, e sì, le occasioni nel quarto set hanno pesato tanto. Guarda, ero al telefono con un mio amico prima, e mi fa Luca, pensa che un anno fa giocavi all’Open di Orvieto con un 2.4, oggi giocavi contro il 24 (sorridendo). Lo slice di rovescio è il colpo che sento meglio, ho la sensazione di poterlo giocare all’infinito senza sbagliare, ma a questo livelli devi anche tirare, sennò sanno che possono mettertela lì, e anche se non sbagli non gli farai mai male. Lui è salito tantissimo con le percentuali al servizio, è stata la cosa che mi h colpito di più, qui tutti tirano minimo a 200, ma lui trovava degli angoli fastidiosissimi. Adesso voglio tenere sotto controllo i fastidi al ginocchio, ho dei problemi cronici alla rotula, ma con il Voltaren posso giocare. E voglio farlo ancora, questo torneo è e rimane un punto di partenza. Certo, devo gestire bene intensità e quantità di allenamenti, ma questo è il mio mondo e voglio rimanerci. Se un giorno mi piacerebbe allenare? Certo, ho imparato tanto in questi anni, e sarebbe bello poter trasmettere queste cose”.

CAMILA SUL VELLUTO Del match di Camila Giorgi, opposta all’onesta mestierante Dalila Jakupovic, slovena 27enne numero 83 WTA, c’è poco da raccontare, e per il tennis azzurro femminile è una buonissima notizia. Semplicemente superiore in ogni aspetto del gioco, Camila ha disposto dell’avversaria senza il minimo affanno. 6-3 6-0 in 53 minuti, con statistiche decisamente incoraggianti, come un 63% di prime palle che hanno fruttato il 72% di punti, e soprattutto il 74% di punti fatti con la seconda palla, dato notevole, considerando che il servizio è un fondamentale che talvolta all’azzurra si inceppa. Per il resto, come detto, poco da commentare, la palla di Giorgi oggi viaggiava una volta e mezza di più di quella di Dalila, e si sono viste anche delle interessanti soluzioni anticipate strette ad alternare la sparatoria dritto per dritto prediletta dall’azzurra. Brava, ora per lei la vincente tra la qualificata polacca Iga Swiatek (177 WTA, nessun precedente) e la rumena Ana Bogdan (82 WTA, precedenti 2-1 Giorgi).

“Ho giocato bene, solida, precisa”, racconta Camila. “Sì, ho soprattutto servito in modo continuo. Sento mio padre al telefono, quando non è con me, certo. Il mio allenatore è e rimane lui. Stiamo cercando di fare piccoli aggiustamenti tecnici e tattici. Se mi piacerebbe il doppio misto, giocare contro Federer magari, come alla Hopman Cup? Mah, io non ho idoli nel tennis, non lo seguo, non riguardo nemmeno le mie partite vecchie. Seguo poco lo sport in generale, mi piace solo Oscar De La Hoya. Non ci penso al fatto che sono rimasta l’unica ragazza italiana ad alto livello, io penso solo al mio gioco. No, non ho guardato il tabellone, vediamo adesso chi mi tocca”.

Camila Giorgi – Australian Open 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

MARCO A DUE VOLTI – Partita francamente difficile da commentare quella di Marco Cecchinato opposto a Filip Krajinovic, con entrambi i giocatori (di più l’azzurro, in effetti) che hanno alternato momenti di stato di grazia a buchi di continuità e concentrazione inspiegabili. Una cosa è sicura, il tutto è risultato a tratti divertentissimo e molto emozionante. Per i primi due set, Marco ha espresso probabilmente il suo miglior tennis su cemento della vita: servizio ficcante, anticipi fulminanti, un rovescio spaventoso. C’era gente sulle tribunette del campo 5, che diceva esagerazioni quali “sembra Federer”, ma alla fine dei conti, fatta la tara al comprensibile entusiasmo dei fan, la “boutade” poteva perfino starci. 6-4 6-0 per l’azzurro in 52 minuti, un 6-0 da 25 punti a 6, vincenti che piovevano da tutte le parti, un memorabile rovescio lungolinea chiuso da dietro la scritta “Melbourne”, roba da highlights insomma.

Il dubbio che poteva venire, però, e che si è purtroppo puntualmente verificato, era che la vicenda fosse troppo bella per essere vera. Un calo di tensione di Cecchinato a inizio terzo set era anche prevedibile, ma che si concretizzasse nel 6-1 per Filip che ha riaperto tutto era inaspettato. “Soldatino” Krajinovic, che ricordiamo finalista a Parigi-Bercy nel 2017, rimane un giocatore solido, ordinato e grintoso, in più rispetto a un paio di anni fa ha nettamente migliorato la velocità del servizio. Il quarto set, un po’ come nel caso della partita di Luca Vanni contro Carreno Busta, in situazioni simili rischia di essere decisivo in negativo per chi si fa rimontare, e in effetti è risultato essere l’unico parziale combattuto alla pari. Giustamente, ce la mettono tutta entrambi, Marco prende subito un break di vantaggio, sale fino al 5-3, e va a servire per il match sul 5-4. Qui, tre errori di dritto e uno di rovescio, davvero gravi vista la situazione, consegnano il contro-break a Filip, e due game dopo siamo al tie-break. Qui Cecchinato va sotto per 6-3, annulla i 3 set-point, poi ne cancella un quarto, poi si conquista un match point, ma lo fallisce sbagliando un rovescio non impossibile. Un minuto dopo, Krajinovic chiude 10-8, e forza il match al quinto set.

La batosta psicologica per l’azzurro è evidente, e gli costa un break in avvio del parziale decisivo, con Filip che scappa via subito 2-0. Che la magia della prima oretta di partita sia svanita è chiaro, però Marco è bravo a non mollare, e a rimanere in scia all’avversario, mentre le prime ombre della sera si allungano sul terreno di gioco. Il serbo sale 5-3, che ora sia lui il favorito lo capiscono tutti, la speranza è che l’italiano possa giocarsi tutto all’ultima curva. Nel frattempo non mancano sprazzi tecnicamente apprezzabili, una splendida palla corta fintata di Marco, per esempio. Arriva il momento della verità, con Filip che serve per il match sul 5-4, e purtroppo per Cecchinato il “soldatino” non trema, e con due servizi vincenti la chiude, onestamente ha meritato lui alla fine. Certo l’occasione sfumata brucia, però è il bello e contemporaneamente il brutto del tennis: non è mai finita finchè l’ultima palla non ha battuto per terra due volte. Peccato per Marco come per Luca Vanni, quindi, ma bisogna anche dire bravo a chi ha saputo non farsi travolgere credendo nella rimonta.

Sconfitta durissima da mandare giù”, ammette un avvilito Cecchinato. “Ho giocato due gran set, poi mi sono un po’ incartato, ma ho avuto così tante occasioni, il match-point su tutte ovviamente. Speravo in un torneo migliore, avevo anche un buon secondo turno, ma devo accettare che sono cose che nel tennis possono succedere. Ormai mi sento un giocatore anche da cemento, rispetto all’anno scorso, quando non ci avevo ancora vinto una partita, i progressi sono tanti. Non ho ancora parlato col mio coach, meglio far passare qualche ora, anzi meglio domani, sono troppo triste e nervoso adesso. Ma so che i momenti brutti nella carriera succedono, ne ho già avuti, e li ho saputi superare, passerà anche questa”.

I risultati degli italiani:

[12] F. Fognini b. J. Munar 7-6(3) 7-6(7) 3-1 rit.
[27] C. Giorgi b. D. Jakupovic 6-3 6-0
[23] P. Carreno Busta b. [Q] L. Vanni 6-7(5) 2-6 6-3 7-5 6-4
F. Krajinovic b. [17] M. Cecchinato 4-6 0-6 6-1 7-6(8) 6-4

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