Metà Federer, metà Borg: ora Tsitsipas sfida Nadal (Gibertini). La miracolata e la studentessa (Semeraro). Tsitsipas a tre facce (Azzolini). Le conferme di Tsitsipas: ora sa gestire pure le emozioni (Clerici)

Rassegna stampa

Metà Federer, metà Borg: ora Tsitsipas sfida Nadal (Gibertini). La miracolata e la studentessa (Semeraro). Tsitsipas a tre facce (Azzolini). Le conferme di Tsitsipas: ora sa gestire pure le emozioni (Clerici)

La rassegna stampa di mercoledì 23 gennaio 2019

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Metà Federer, metà Borg: ora Tsitsipas sfida Nadal (Vanni Gibertini, Giorno – Carlino – Nazione Sport)

Rafa Nadal si troverà nella situazione di dover “vendicare” Roger Federer, sconfitto dal Next-Gen Stefanos Tsitsipas lunedì sera, nella semifinale dell’Australian Open che in Italia sarà vista domani mattina. Nadal, che non aveva più giocato un torneo dall’US Open, ha infatti battuto senza perdere un set – come anche nei precedenti 4 incontri di questo Australian Open – anche Frances Tiafoe (63 64 62), il ventunenne americano di colore che qui aveva sorpreso Anderson (n.5) e Dimitrov (20) in aggiunta al nostro Seppi. Rafa non è mai stato in pericolo. Con l’aiuto di Carlos Moya, che ha sostituito suo zio Toni come coach, Rafa sembra aver modificato leggermente ma migliorato notevolmente l’azione del servizio. E il dritto è sempre letale. In precedenza il greco che sembra voler ricalcare proprio le orme del suo idolo Federer — contro il quale non ha peraltro avuto misericordia — per la gioia dell’entusiasta e foltissima comunità greca di Melbourne (300.000) aveva sconfitto in una lotta di 3 ore e 15 minuti lo spagnolo Bautista Agut, reduce da altre maratone (Cilici e Millman in 5 set, più che Khachanov in 3) che lo hanno probabilmente fiaccato e, sul set pari, lo hanno distratto quando era un break avanti (4-2). Per Tsitsipas, rovescio monomane, capelli lunghi come il Federer e il Borg prima maniera («La settimana prossima ho fissato il parrucchiere!» ha scherzato) con l’hobby dei video da inserire su You Tube («Mi rilassa e mi diverte, diventate miei followers!») è stato come superare la prova del nove: «Non è mai facile dopo un grande exploit, l’altra sera non riuscivo a prendere sonno. E poi sono arrivati centinaia di messaggi, di inviti (incluso quello del presidente della Repubblica), di congratulazioni da celebrità greche… che magari voi non conoscete! Ero preoccupato di non dormire anche stanotte, temevo Bautista Agut, sono contento che sia andata bene. Il mio obiettivo dichiarato per quest’anno era raggiungere una semifinale in uno Slam. Ce l’ho fatta al primo Slam… Ora contro Nadal? Ci ho giocato e perso due volte. Ho pensato in finale a Toronto (76 62) che avrei potuto giocare meglio e vincere. Invece sulla terra rossa di Barcellona, 61 62, mi sono reso conto che lui sui campi rossi è di tutto un altro livello… ». Rafa, con un vistoso cerotto all’addome (“Sono cose che capitano…”) di Tsitsipas ha detto: «Serve bene e colpisce bene da tutti e due i lati, ho visto il primo emozionante set con Federer… poi siamo andati a mangiare. Noi spagnoli ceniamo tardi… ». Insomma, preoccupato ma non troppo.


Tsitsipas in semifinale: sotto con Nadal (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Quando si incontrano c’è sempre di mezzo un bersaglio importante. Stefanos Tsitsipas, la sorpresa più brillante di questi Australian Open, dopo aver fatto fuori Federer e Bautista Agut si ritrova di fronte, per la terza volta nella sua breve e intensa carriera, il picchiatore Nadal. Rafa, che ha dissipato tutti i dubbi sul suo stato di salute arrivando alla semifinale senza perdere un set, ha impartito già due belle lezioni all’Apollo di Atene. La prima volta lo scorso anno nella finale di Barcellona, praticamente il giardino di casa di Rafa, e poi sempre nel 2018, ancora in finale, ma a Toronto. Sembra un secolo fa, eppure sono passati soltanto pochi mesi, Adesso Stefanos, a 20 anni e 168 giorni il più giovane a raggiungere le semifinali di Melbourne dopo Andy Roddick nel 2003 e il più precoce a centrare una semifinale Slam da Novak Djokovic (20 anni 110 giorni) agli Us Open 2007, è un giocatore più esperto e maturo. Abbastanza maturo da riuscire a eliminare dal torneo un Roger Federer a caccia del 21° Slam […] Sarà l’ennesima lezione, come accaduto ieri a Tiafoe, o le esperienze del passato lo aiuteranno ad affrontare il temibile mancino con un atteggiamento diverso? «Con Nadal ho giocato già due partite — racconta Stefanos —, nella prima ho preso una bella batosta, a Toronto sentivo di poterlo battere. Anche lì ha prevalso nettamente Rafa e mi sono ripromesso che avrei fatto del mio meglio contro di lui la prossima volta». La vita gli ha offerto subito un’altra possibilità di mettersi alla prova con il numero 2 al mondo: «Sarà interessante affrontarlo, sento di poter fare qualcosa di buono stavolta — ha sottolineato il numero 15 del mondo —. In questo periodo riesco a fare la differenza tramite la mia aggressività nei punti più importanti. In generale, sono molto sorpreso del mio livello di gioco». Il comportamento dei ventenni terribili nel primo Slam del 2019 ha stupito molti. A parte Tsitsipas, anche Tiafoe ha mostrato un nuovo grado di consapevolezza e agli ottavi erano arrivati pure Coric e Medvedev, oltre a un deludente Zverev. Rafa Nadal, dall’alto dei suoi 17 Slam e 80 titoli in carriera applaude la nuova generazione: «So che sono bravi. So che lotteranno per i risultati più importanti in un futuro non lontano. Per quanto riguarda il prossimo match non penso alla Next Gen in quanto tale. Per me sarà una partita difficile contro un giocatore che ha un sacco di energia. Tutto qui. Cerco di fare quello che so fare, di farlo bene per cercare di darmi una possibilità di raggiungere la finale». Del match del suo prossimo avversario contro Federer, Rafa ha visto poco: «Solo il primo set, poi sono andato a cena. Roger ha avuto tante occasioni, forse ne avesse girata una proprio favore la partita sarebbe cambiata. Tsitsipas è forte e anche se ci siamo già incontrati due volte non è detto che mi ritroverò di fronte la stessa persona — analizza Nadal —. Quando affronti questi giovani giocatori, sono in costante miglioramento. Lui è sicuro. E pronto a vincere contro chiunque» […]


La miracolata e la studentessa (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Sono toste, le ragazze del tennis. Tengono duro. Non si arrendono, non abbassano le braccia. Petra Kvitova non le ha abbassate, letteralmente, neppure il 19 dicembre del 2016. Un ladro che entra nella sua casa di Prostejov, il lampo di un coltello. Petra che prova a disarmarlo con la mano sinistra, una volée delle sue, ma di carne, la lama che le trancia i tendini. Le foto circolate qualche tempo dopo sul web, le dita scure e disarticolate, parevano quelle splatter di una serie tv. Radek Kerble, il chirurgo che l’ha operata, ci ha messo tre ore 45 minuti per ricucirle un futuro da tennista. «Quando gli ho chiesto la prima volta se sarei tornata a giocare ci ha messo un po’ a rispondermi», ricorda Petra. «Lì ho capito che non sarebbe stato facile». Per tornare a giocare ha impiegato 160 giorni, più di 5 mesi, fino al 28 maggio del 2017, il primo turno del Roland Garros strappato a Julia Boserup. Per tornare davvero se stessa le sono serviti tre anni. Nel 2017 era uscita dalle prime 20, l’anno scorso ha vinto 5 tornei, compreso il premier di Doha. Da ieri, più tirata e in forma che mai, è nelle semifinali degli Australian Open, le sue prime dopo l’intervento, con una chance di diventare la prossima numero del mondo. La vittoria conino Ashleigh Barty, l’amica australiana che aveva già superato 10 giorni fa nella finale di Sydney, è il tassello del mosaico che farà crollare il primato di Simona Halep. Da lunedì Petra, che al massimo è stata numero 2, ha una chance di succederle al pari di Naomi Osaka, Alina Svitolina e Karolina Pliskova, che stamattina sfida la numero 1 emerita Serena Williams. A Melbourne fra le prime quattro la Kvitova era arrivata nel 2012, in uno Slam l’ultima volta 4 anni e mezzo fa, quando vinse per la seconda volta Wimbledon (la prima nel 2011). Dopo il match si sono alzati tutti in piedi, compresa Evonne Goolagong, la madre tennista di Ashleigh, tutti a battere le mani mentre le lacrime allagavano gli occhioni blu, i pensieri e le parole della ragazza ceca. «No, non pensavo mai che sarei tornata a giocare in stadi grandi come questo, contro le più forti del mondo», ha risposto con la voce spezzata a Jim Courier. La sua nuova mano ha iniziato a piacerle a fine 2017, l’importante era avere ancora tutte le cinque dita. «La verità è che sono fortunata ad essere viva», ha spiegato. «La considero la mia seconda carriera, quindi questa è la prima semifinale della mia nuova carriera». La sua avversaria è Danielle Collins, 25 anni, da San Petersburg, Florida, non una che cerca di farsi amiche sul campo. Numero 35 del mondo, ha battuto la n.17 Goerges, la n.14 Garcia, la n.2 Kerber lasciandole due game, nei quarti ha eliminato la russa Pavlyuchenkova, ex n.13. Ruggendo, picchiando, stringendo i pugni. «Sono fatta a modo mio, un po’ aggressiva» dice. «Se un’avversaria esulta quando sbaglio, be’, io trasformo il match in una guerra. Mi piace quando il gioco diventa duro, lo adoro. Se mi tifano contro mi diverto di più». Bionda, molto carina, su Instagram posta foto in bikini ma non fate l’errore di considerarla una pin-up. Quando la sua famiglia è finita in bancarotta Danielle ha usato il tennis per pagarsi gli studi. Mentre si laureava in Scienze della Comunicazione alla Virginia University, con un Masters in economia, è diventata campionessa NCAA, intascando – ossigeno puro per la carriera – i centomila dollari e la wild card messi in paio per i migliori tennisti universitari da Larry Ellison, creatore di Oracle, malato di tennis e padrone del torneo di Indian Wells […]


Tsitsipas a tre facce (Daniele Azzolini, Tuttosport)

C’è la versione You Tuber. E a Stefanos non manca davvero la faccia di tolla. Offre ai fans la parte più strampalata di sé, rivestita di sguardi e sorrisetti ironici, tipo “ma davvero sono io quello che inventa queste fesserie?”. È proprio lui, nessun dubbio, e si diverte pure. Fa tutto da solo, regista e attore protagonista, anche autore e sceneggiatore. In uno di questi filmati è alle prese con un pacco di spuntini e caramelle provenienti da tutti i continenti. MunchPak Random è scritto sulla confezione. Stefanos Tsitsipas per prima cosa mostra un messaggio che gli ha inviato John Cena, il wrestler diventato attore. «Mi diverto a vedere le tue stupidaggini». Poi, inorgoglito, passa all’esame del contenuto, mangia e dà i voti, sputazza disgustato quando lo snack non gli piace, finge di soffocare quando è troppo piccante, assume un’espressione devastata a tu per tu con una caramella che sembra una polpetta, il tutto accompagnato da flash tratti dai film che più gli piacciono. E il tennis? Non c’è. Tsitsipas nelle sue ore di riposo si occupa d’altro. Ma la vittoria su Federer è servita, negli ultimi due giorni gli iscritti al suo Tsitsipas Channel sono raddoppiati, da 16 mila a 35 mila. «Wow, mi sa che i prossimi filmati dovranno essere più professionali». Poi c’è la versione divinità greca. Capelli lunghi, biondi, a boccoli, e 193 centimetri di fisico da guerriero, scattante e un po’ snodabile […] E i greci di Melbourne sono tanti, fanno tendenza, scendono chiassosi e dilaganti verso Melbourne Park dove sono stati allestiti in fretta alcuni maxischermi per evitare che la ressa ai botteghini della biglietteria si trasformi in guerriglia urbana. La comunità più numerosa dell’Australia, fino all’arrivo dei cinesi. Hanno costruito strade come maestranze dei capomastri italiani, poi grattacieli, hanno aperto ristoranti dove si spaccano i piatti dopo ogni portata, e ora guidano i taxi. Negli anni, li abbiamo visti organizzare un tifo del diavolo (pardon, un tifo da Ade, re degli inferi) per i greci degli altri, i greci americani come Pete Sampras, per metà malesi come Nick Kyrgios, o per tre quarti italiani come Mark Philippoussis. Ora impazziscono, letteralmente, per un greco-greco. Se Stefanos andrà in finale vi saranno problemi di ordine pubblico, tutta la Grecia Down Under vorrà un posto sugli spalti della Rod Laver Aren.a E siamo alla terza versione, quella (finalmente) tennistica. Battere Bautista Agut non era una montagna da scalare ma quasi. Un tennista ancora imbattuto dall’inizio della stagione, dopo una vittoria su Federer da confermare davanti al mondo: una prova da far tremare i polsi a chiunque. E Stefanos – non dimenticatelo – ha l’esperienza ancora giovane di un ventenne. «Lo ammetto, è stata dura. La notte dopo il successo su Roger non ho dormito, sentivo dolori dappertutto, ma era tensione, non altro. Mi sono tranquillizzato leggendo i messaggi che mi sono giunti da tutto il mondo, da moltissimi atleti del mio Paese, e anche da tanta gente dello spettacolo. Avrebbero potuto farmi l’effetto contrario, invece hanno abbassato la pressione che avvertivo, consentendomi di divagare, senza pensare al match ancora da giocare». Una semifinale Slam era l’obiettivo dichiarato, a inizio stagione. «L’ho raggiunta al primo colpo, vedremo se servirà da spinta per fare ancora meglio. Lo spero» […] Ora c è Rafa Nadal, che ha incontrato due volte, in finale, uscendone sempre sconfitto, a Barcellona e in Canada, qui però con un punteggio migliore. «È bravo su tutti i lati del campo», è il giudizio di Rafa. Ma è lui il favorito, poco da dire. A Stefanos il compito di firmare l’impresa. Se ne sarà capace. Forse sì…


Le conferme di Tsitsipas: ora sa gestire pure le emozioni (Gianni Clerici, Repubblica)

Tsitsipas ha passato un altro turno, dopo aver battuto Roger Federer. Un amico svizzero, dopo aver letto il mio commento alla partita del Primo Tennista del mondo, mi si era rivolto affermando che non si potrebbe essere sconfitti con dodici palle break a favore, com’era accaduto a Roger – aveva continuato l’amico – in cattiva giornata. Mi era venuta qualche incertezza. Era indubbia l’affermazione dell’amico, ma non mi pareva che la sconfitta di Roger fosse dovuta a una sua improvvisa insufficienza, quanto all’efficienza del suo avversario. Aspettavo quindi Tsitsi per confermarmi o smentirmi, come sempre accetto che avvenga. Non conto più le volte nelle quali ho avuto torto. Ecco invece Tsitsi capace non solo di vincere una nuova partita, ma di superare le emozioni, la gioia, gli effetti insomma della vittoria su quello che – come aveva detto – è stato il suo ideale da quando aveva sei anni. Non è stata, il suo contro Bautista Agut, una prova entusiasmante come quella con Federer, ma ripetersi non era facile, anzi difficile. Bautista Agut, a 31 anni, mi pare un tennista al meglio delle sue possibilità. È un tennista regolare, con un buon servizio, un ottimo diritto, e un rovescio bimane regolare, insufficiente negli attacchi e nel passing. Commette pochi errori gratuiti, e sembra psichicamente equilibrato. Arrivava a questo match da non meno di nove vittoriosi. Il giovane greco ha sofferto il suo diritto quanto lui ne soffriva il rovescio. Nei momenti decisivi del secondo e del quarto set Tsitsipas ha mostrato maggior disinvoltura e determinazione. La leggera differenza tra i due è evidenziata dal numero dei punti, 131 a 126, e dei games 24 a 21. Partita equilibrata, insomma, che non dimostra però l’assunto iniziale del mio amico tifoso di Federer.

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