Errani riparte vestita di azzurro (Semeraro)

Rassegna stampa

Errani riparte vestita di azzurro (Semeraro)

La rassegna stampa di venerdì 8 febbraio 2019

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La Errani riparte vestita di azzurro (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Otto mesi, e non sono passati in un lampo. Domani Sara Errani torna a giocare dopo aver scontato la seconda parte della squalifica per doping e, sempre domani, ri-debutterà in Fed Cup contro la Svizzera ma ha raggiunto la squadra solo ieri sera perché fino alla scadenza ufficiale non poteva né allenarsi né condividere l’albergo con le compagne. Il primo atto si era consumato nel 2017, con l’annuncio shock a metà agosto della positività al letrazolo, contenuto in un farmaco prescritto alla madre finito nell’impasto dei tortellini. I primi due mesi lontana dai campi fino a ottobre, il doppio ricorso, il nuovo verdetto l’11 giugno dello scorso anno che l’ha condannata a dieci mesi, diventati otto visto che due li aveva già scontati. La squalifica Sara l’ha passata lontana dai riflettori, senza nessuna voglia di parlare con i giornalisti che nelle dichiarazioni della triste conferenza stampa agostana accusò di aver mancato di rispetto alla malattia della madre. Trovarsi un nemico, magari quello sbagliato, aiuta quando ti trovi spalle al muro. Sara è una abituata a lottare, e il grosso l’ha fatto da sola, con l’aiuto della famiglia, il sostegno della federazione, certo, ma contando soprattutto sulle proprie forze. Allenandosi a Valencia con Pablo Lozano, il coach storico tornato al suo fianco. Palleggiando con Roberto Bautista Agut («Sara è una ragazza eccezionale, le auguro tutto il meglio»), divertendosi con l’amato padel. Otto mesi per curarsi le ferite e costruirsi una corazza tutta nuova. Oggi la chiamano “resilienza”, e le donne, pare, sono più brave a tirarsela fuori. «Cadere otto volte, rialzarsi nove», era il suo vecchio slogan, molto zen. In queste settimane ne sono apparsi altri due su Instagram. «Padrone del mio destino, capitano della mia anima», scritto con il pennarello sulle scarpe da tennis: è tratto da una poesia di William Henley. Il secondo è prosaico: «Mi sono fortificato abbastanza, ora quello che non mi uccide comincia solo a rompere i coglioni». Il test incriminato, due anni fa, era arrivato proprio all’indomani dell’incontro di Fed Cup con la Slovacchia, dove rimediò anche un infortunio ma restò comunque in campo sino alla fine, come è sua abitudine. La vita e il tennis a volte fanno cerchi molto lunghi prima di ricucire due lembi di normalità; il destino ha voluto che il rientro alle gare coincidesse con un nuovo impegno in maglia azzurra. Sara ad aprile compirà 32 anni, in classifica è scesa al numero 124. La finale e la semifinale parigine (2012), i trionfi in Coppa e negli Slam in doppio con la Vinci, le tante settimane passate fra le Top Ten sembrano lontane. Va verificata la condizione, ma la sua grinta, la sua esperienza servono assai ad una Italia precipitata nel World Group II, la Serie B della Fed Cup, e che a parte Camila Giorgi, ora riappacificata con la Fit, non può contare su nessuna giocatrice di livello. «Sara e Camila possono essere da esempio e guida per le più giovani», dice la capitana Tathiana Garbin che per affrontare la Svizzera di Belinda Bencic (n. 45), Stefanie Voegele (84) e dell’ex Top Ten Timea Bacsinszky (oggi 111) ha convocato anche Martina Trevisan (166), Jasmine Paolini (208) e Deborah Chiesa (281). «Vogliamo raggiungere il play-off promozione, e grazie anche ai loro ritorni sono sicura che ce la giocheremo». Se c’è un match ideale per il ritorno di Sara, beh, è questo.

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