Allarme match fixing: la denuncia di Galoppini, l'emarginazione di Trungelliti

Rubriche

Allarme match fixing: la denuncia di Galoppini, l’emarginazione di Trungelliti

Resta alto il livello di guardia sul tema scommesse. Il livornese ha chiesto all’ITF di non far più quotare i tornei minori, dopo le minacce ricevute in Turchia. L’argentino ha ricostruito il clima pesante che si respira nel suo Paese, dove è stato accusato di essere una spia

Pubblicato

il

Marco Trungelliti - Ronald Garros 2018 (foto Chryslène Caillaud - Sport Vision)
 

I contorni della vicenda sono abbastanza chiari: se da un lato non è saggio demonizzare il betting legale e regolamentato nello sport di vertice, la questione rischia però di sfuggire di mano ai piani inferiori. Dal 2014 la liberalizzazione dei palinsesti ha moltiplicato il coefficiente di rischio. La scelta degli eventi da quotare è infatti affidata alla piena discrezione dei bookmaker, con il fisiologico aumento della vulnerabilità sui campi più periferici e quindi meno controllabili. È dei giorni scorsi la lettera della Federazione Italiana Pallacanestro al governo per sollecitare una legge che vieti le scommesse sui campionati giovanili, dopo aver registrato flussi anomali di giocate addirittura in Asia sulle partite dell’Under 20. Per il tennis la questione è ancor più complessa, perché si giocano molti più incontri, in qualsiasi parte del mondo, a tutte le ore del giorno. E i bookmaker, chiaramente, non si limitano al circuito ATP. Esponendosi alle trappole, ma con il paracadute di un più ampio flusso di cassa.

IL GRIDO DI GALOPPINIIl Tirreno, quotidiano livornese, ha ripreso in settimana la denuncia (esplicitata su Facebook) da Davide Galoppini, che nello scorso ottobre ha toccato il suo best ranking al numero 489. Impegnato in Turchia nell’ITF di Antalya, il ventiquattrenne ha svelato di essere stato contattato su Instagram da un interlocutore non riconoscibile che gli intimava di perdere il match contro l’austriaco Goldsteiner. Il misterioso scommettitore minacciava anche, in caso di mancato buon esito della sua giocata, di svelare alla Tennis Integrity Unit presunti e non circostanziati movimenti sospetti dello stesso tennista toscano. Galoppini però ha affrontato la questione di petto, vincendo la sua partita e poi pubblicando sui social i messaggi ricevuti con una pesante nota introduttiva: “È il quinto messaggio che mi è arrivato stamattina, è di questo che l’ITF dovrebbe preoccuparsi, di togliere le scommesse e tutelare noi giocatori che veniamo minacciati continuamente. Io mi sono rotto le palle di tutto questo“.

Il tema delle minacce, purtroppo tutt’altro che nuovo, va in parallelo in questo caso con la polemica portata avanti dai tennisti del neonato Transition Tour contro l’ITF e il meccanismo di razionalizzazione dell’accesso al professionismo. Dalla federazione tedesca, come vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi, era trapelata anche la volontà originaria dell’ATP di continuare ad assegnare punti anche per i tornei minori, a patto che l’ITF (andando contro il suo interesse economico) non avesse venduto i dati e la fruibilità degli stessi alle agenzie di scommesse. ATP e ITF hanno smentito che questa ipotetica frattura abbia potuto dar luogo alla nascita del Transition Tour, ma i fatti parlano chiaro: la federazione internazionale ha scelto di tirare dritta per la sua strada, a braccetto con i bookmaker.

CLAN ARGENTINO – La questione ha una dimensione globale. Il 2019 è iniziato con il terrificante resoconto dalla Spagna di un’operazione che ha sgominato una vera e propria organizzazione criminale che trovava base d’appoggio in tennisti di basso rango. L’area latina purtroppo rimane terreno fertile per questo genere di illeciti. La recente intervista che Marco Trungelliti (e quindi saliamo di livello, ai limiti della top 100) ha concesso qualche giorno fa al quotidiano La Nacion ha aperto uno squarcio sull’esistenza (almeno fino a qualche anno fa) di un clima non entusiasmante nel tennis argentino. L’attuale 114 del mondo, ormai trapiantato in Europa a 29 anni per garantirsi una maggiore tranquillità (vive ad Andorra), ha raccontato all’attenta penna di Sebastian Torok come l’aria del suo Paese sia diventata per lui irrespirabile da quando (non direttamente) ha contribuito a svelare il meccanismo che portò nel 2018 alle squalifiche dei connazionali Heras, Kicker e Coria.

Trungelliti ha raccontato a La Nacion come nel 2015 abbia ricevuto un’importante offerta economica per truccare i suoi match. L’interlocutore si era inizialmente presentato come un potenziale sponsor, sempre stuzzicante per chi non è ricompreso nella cerchia dei big. Non cadde però in tentazione e denunciò alla Tennis Integrity Unit, innescando un procedimento che consentì di ricollegare all’utenza del corruttore anche i numeri di telefono degli altri tennisti coinvolti. Ha voluto adesso raccontare la sua verità perché, forse, rimettere piede dalle parti di casa in questi giorni (ha giocato a Cordoba e Buenos Aires) non deve avergli regalato piacevoli sensazioni. Ha dichiarato di sentirsi trattato con distacco nello spogliatoio, quasi come una spia, tanto da decidere di rinunciare alle qualificazioni di Rio de Janeiro per tornare in Europa. 

Il mirino in questo caso si alza, perché non parliamo di un frequentatore dell’elite del tennis mondiale ma pur sempre di un atleta con una consolidata esperienza nel circuito maggiore. Da più parti, dopo la pubblicazione dell’intervista, è stata sollecitata una presa di posizione dell’ATP. Chiamata, quantomeno, a non sottovalutare il problema.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement