Roger, i 100 a un passo (Crivelli). Torino in ginocchio (Bertellino)

Rassegna stampa

Roger, i 100 a un passo (Crivelli). Torino in ginocchio (Bertellino)

La rassegna stampa di sabato 2 marzo 2019

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Roger, i 100 a un passo (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

La cifra di Dio, oltre cui non esiste più nulla. Unico sopra tutte le cose. Non serve la numerologia per elevare un altare alla santità di Federer. Eppure l’appuntamento della serata di oggi a Dubai raccoglie il fascino delle imprese destinate immediatamente alla storia e poi alla leggenda: il Divino può vincere finalmente il torneo numero 100 in carriera. Roger centenario, il secondo di sempre a volare a quella quota, dunque l’apoteosi: anche se il recordman Connors, a 109 perle, pare ormai irraggiungibile salvo miracoli. Sono passati esattamente 6600 giorni da quella domenica milanese di febbraio (era il 4) al Palalido in cui uno sbarbatello svizzero con brufoli, chignon e una discreta dose di spocchia figlia di un talento già allora smisurato ma non ancora incanalato nell’eleganza inimitabile dei passi successivi, affrontava e batteva da favorito il francese Boutter. […] Fu la prima volta del Più Grande. E non può essere un caso se il destino si è divertito, davanti all’opportunità di un traguardo immane, a mettergli di fronte uno dopo l’altro due ragazzi molto dotati, assai simili al Roger di allora e capaci, negli ultimi otto mesi, perfino di oscurarne qualche sogno. In semifinale, il Divino dimentica infatti cinque giorni di alterna brillantezza e travolge Coric, che a giugno lo aveva battuto in finale a Halle impedendogli di festeggiare il trionfo numero 99 e ritardando l’incrocio con la tripla cifra, per cui era già apparecchiata, se non fosse accaduto nel mezzo, l’amata Basilea (non a caso, l’ultimo torneo fin qui conquistato dall’ex numero uno). Il croato allievo di Piatti lo aveva fermato anche a Shanghai, in semifinale, e dunque si è presentato alla sfida negli Emirati con la baldanza di due vittorie di fila contro l’illustre avversario (ma anche con tre match finiti al terzo set). Eppure non c’è stata storia: Federer, ultraoffensivo e con un uso devastante della palla corta, sbrigherà la vicenda in 67 minuti. Il posto privilegiato in paradiso, perciò, è distante appena una partita, ma carica di pathos, perché sarà la rivincita del tonfo agli Australian Open con Tsitsipas. Il Signore dell’olimpo tennistico farà un altro passo nell’immortalità solo battendo l’Apollo greco, con la memoria a quella sfida degli ottavi a Melbourne che qualcuno lesse come un passaggio di consegne, l’ascesa al cielo del nuovo eroe ai danni del monumento ormai scricchiolante. Cinque settimane dopo, Federer può riportare indietro il tempo e prendersi la più dolce delle vendette sportive, malgrado la cautela di rito: «Stefanos in quella partita mi ha dimostrato quanto sia difficile batterlo. Alla fine ero molto triste e deluso per tutte le occasioni che non avevo sfruttato, quella sconfitta in qualche modo mi ha segnato. Per questo credo che il 100° titolo sia ancora lontano, anzi non ci devo pensare, e rimanere solamente concentrato sul match e provare a estrarre il meglio dal mio gioco. Ma non mi nascondo, la finale per me può rappresentare una sorta di riscatto». E probabilmente anche una risposta ai dubbi emergenti a ogni stop di un atleta sublime e irripetibile che ad agosto farà comunque 38 anni. C’è stato sicuramente un momento, dopo la clamorosa resurrezione del 2017, in cui le 109 vittorie di Connors affollavano i suoi pensieri di fenomeno mai sazio, poi l’inevitabile usura e la ferocia degli avversari lo hanno riportato alla realtà. Eppure quota 100 sarebbe tutto fuorché un inno alla pensione, piuttosto un altro piolo sulla scala dell’eternità: almeno una ventina dei successi di Jimbo maturarono in tornei strettamente imparentati con esibizioni di lusso e spesso organizzati dal suo stesso manager […]

Torino in ginocchio (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Una storia infinita, o quasi, senza lieto fine. Almeno pare, anche perché la credibilità di un Paese agli occhi di chi dovrebbe affidargli un’organizzazione così importante come le Atp Finals, e per cinque anni, viene automaticamente meno se il suo governo, che aveva in un primo tempo assicurato le garanzie, si defila e non offre nemmeno una versione ufficiale sul tema. […] La deroga chiesta all’Atp nella speranza che da Palazzo Chigi arrivasse qualche segnale è scaduta giovedì. Torino rischia dunque di vedersi collocare in coda alla “short list” delle città candidate ad ospitare il grande evento dal 2021 al 2025. Il sindaco Chiara Appendino, fin dal principio in prima linea per portare in città i migliori otto giocatori del mondo, le ha provate tutte e ancora è al lavoro per provare a sbloccare la situazione: «Il Governo deve pubblicamente esporsi dichiarando se sostiene oppure no le Atp Finals dando o meno le garanzie del caso, le fideiussioni. Al momento non si è ancora assunto alcuna responsabilità. Se non lo facesse si tratterebbe di un’autentica pugnalata al nostro territorio». Uguale la reazione dell’assessore allo sport della città di Torino, Roberto Finardi: «Sono un uomo pratico ed è inutile fare voli pindarici, se il governo non dà risposte». La parola d’ordine, da parte di tutti, è attendere sviluppi ma ormai il tempo stringe e la scelta del board Atp è alle porte. Se diventerà ufficiale il 15 marzo prossimo, in occasione del Masters 1000 di Indian Wells, il primo di stagione, nei fatti verrà presa tra qualche giorno. Non è bastata neppure la risposta dell’imprenditoria torinese che, riunitasi in Camera di Commercio su invito del sindaco, ha lanciato un segnale forte, tradotto un impegno di 10 milioni di euro (2 per ciascuna edizione) che in un momento economico come l’attuale dimostra il potenziale “sentito” della manifestazione, anche in termini di ricadute generali sul territorio. Ovvio che sarebbe occorso un piano strategico per ottimizzare gli effetti dell’evento, altresì sotto il profilo turistico e impiantistico, e su questo avrebbe dovuto intervenire il governo, centrale e locale. Anche in FIT si attendono risposte definitive, ad oggi ancora mancanti, ma le speranze si affievoliscono di ora in ora […]

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