Fognini spreca e saluta Miami (Cocchi). Cori, la baby da un milione di dollari (Semeraro). L'importanza di quel colpo e il paragone con Pietrangeli (Clerici)

Rassegna stampa

Fognini spreca e saluta Miami (Cocchi). Cori, la baby da un milione di dollari (Semeraro). L’importanza di quel colpo e il paragone con Pietrangeli (Clerici)

La rassegna stampa di lunedì 25 marzo 2019

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Fognini spreca e saluta Miami. La Andreescu è scatenata (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Continua il momento no per Fabio Fognini che, dopo aver superato il secondo turno con l’argentino Andreozzi, si è fermato contro lo spagnolo Bautista Agut nel terzo turno del Masters 1000 di Miami. Fatali 32 gratuiti collezionati da Fabio nei due set con il 59% di prime in campo. Una prestazione piuttosto sotto tono in cui l’azzurro non è riuscito a concretizzare le occasioni create. C’è da sperare che il numero due italiano si ritrovi tra poche settimane sull’amata terra rossa e la caviglia dolorante gli dia tregua. Intanto oggi tocca a Marco Cecchinato che gioca il terzo turno contro il belga David Goffin, numero 20 al mondo. CIAO SASCHA Non se la passa molto bene nemmeno Sascha Zverev, battuto da David Ferrer all’ultima partecipazione nel torneo della Florida e accolto da un’ovazione dei 14mila presenti: «Il mio obiettivo è giocare sempre al massimo — ha detto Ferru dopo il match —. Nel mio ultimo anno sul tour voglio lasciare un buon ricordo, e battere un top ten e un giovane forte come Zverev per me è un grande regalo». Perde un set ma passa Roger Federer contro Radu Albot […] BIANCA Notte in bianco, o meglio in Bianca per Angelique Kerber che dopo la sconfitta in finale a Indian Wells, è uscita sconfitta anche al terzo turno di Miami per mano della canadesina Andreescu. Finale con polemica in cui la tedesca ha accusato la 18enne di aver fatto scena chiamando il fisioterapista a farle massaggiare il braccio destro: «Se la più grande regina delle sceneggiate», le ha detto a rete con una gelida stretta di mano. Ma la baby campionessa di Indian Wells non si è scomposta: «Non ho capito bene cosa mi ha detto — ha commentato dopo il match — , non ho risposto e comunque lascio che per me parli il mio tennis». […].

Cori, la baby da un milione di dollari. Dna e cattiveria sulle orme di Serena (Stefano Semeraro, La Stampa)

Il tennis femminile è pieno di annunciate, improbabili, possibili eredi di Serena Williams, Cori Gauff, detta Coco, rispetto alla concorrenza ha un vantaggio e (forse) un problema in più: ha 15 anni, compiuti da un mese, e secondo Forbes già un milione di dollari in contratti pubblicitari. L’ultimo l’ha firmato qualche giorno fa con la Barilla – e non a caso, visto che la baby meraviglia è seguita da Team8, la società di management sportivo di proprietà di Roger Federer e del suo agente Tony Godsick. L’anno scorso la New Balance le ha allungato il primo assegnone, strappandola alla Nike, il resto del malloppo è frutto dell’accordo con la Head, che le fornisce le racchette. Troppo? Di aspettative esagerate e contratti sovradimensionati è lastricato l’infernuccio dorato delle promesse decadute del tennis, da Anna Kurnikova a Laura Robson. La bimba Coco però sembra avere numeri e cromosomi giusti. Papà Corey giocava a basket a Georgia State, e lei è già alta 180 centimetri (quattro più Serena Williams), mamma Candi è stata ginnasta prima di darsi all’atletica. Patrick Mouratoglou, il coach di Serena, che di eredi dovrebbe intendersene, è stato il primo a metterle gli occhi addosso e giura sul suo futuro: «è venuta alla nostra Academy quando aveva 10 anni, ed è una grande lavoratrice. Ma soprattutto ha le doti che non si insegnano: non molla mai ed è un’atleta naturale. Impressionante. Ha ancora tanto da imparare, e paragonarla a Serena non ha senso, perché Serena è una sola. Ma se continua così può andare molto lontano». […]. Con il tennis ha iniziato a 6 anni, e a 8 […] ha deciso di piantarla con la ginnastica, pallavolo e basket e dedicarsi seriamente a quello che le riusciva meglio. Da juniores ha vinto l’Orange Bowl a 12 anni, è stata finalista agli Us Open a 13 anni, l’anno scorso ha vinto il Roland Garros – la più precoce dopo Hingis, Capriati e Sabatini – diventando pure la più giovane numero 1 under 18 della storia. Quest’anno è arrivata in finale all’Itf di Surprise, debuttato nel circuito delle grandi a Indian Wells strappando un set a Timea Bacsinski. A Miami, nello stadio adattato al tennis dove papà la portava a vedere i Dolphins e gli Hurricanes, ha vinto il suo primo match in tabellone, contro Catherine McNally. «Papà mi ha sempre detto che in campo devo occuparmi di quello che posso controllare, e io cerco di dargli retta. Il mio obiettivo? Be’, ovviamente diventare la più forte di tutti». Al secondo turno è stata rispedita a casa da Daria Kasatkina, 6-3 6-2 in poco più di un’ora, ma era prevedibile. E poi il punto non è questo. L’importante è capire se una ragazzina che è ancora numero 400 del mondo, ma già fra le top-10 come guadagni, riuscirà a non farsi deragliare dal futuro che le hanno già scritto addosso. La «Capriati rule», la regola introdotta dopo che baby Jennifer, numero 10 del ranking a 14 anni, finì bruciacchiata dal troppo successo impiegando anni per riprendersi, le consentirà di giocare un numero limitato di tornei fino ai 18 anni. Il resto sarà compito suo, della famiglia. […]. La segue la Team8 di Federer «I primi contatti con Cori li abbiamo avuti nel 2017 – spiega il suo manager alla Team8 Alessandro Barel di Sant’Albano – aveva 13 anni ma giocava già come una 18 enne e aveva una mentalità molto matura. Noi vogliamo lavorare con i migliori atleti possibili, ma cerchiamo anche persone con valori solidi». […] dopo aver firmato con Barilla ha assicurato che va pazza per le penne e gli spaghetti, conditi peraltro con salse improbabili che farebbero inorridire chef 0ldani, quello dello spot con Federer. Quello che conta, però, è non sbagliare la cottura

L’importanza di quel colpo e il paragone con Pietrangeli (Gianni Clerici, La Repubblica)

Non posso dire di conoscere Marco Cecchinato, ma la sua vicenda mi richiama quella di un altro Cek, un muratore che rimise in sesto la casa costruita in pietra dai miei nonni, sul lago di Como. Il mio Cek, così veniva chiamato in dialetto lombardo, come Cecch era in fondo modesto, e la modestia non gli serviva nel suo mestiere, nel quale era sempre in cerca dell’approvazione di un geometra, sinché un giorno passò da casa un amico ingegnere e lo convinse che era bravissimo da solo. Voglio dire che si sottovalutava, come il Ceck tennista sottovalutava il rovescio. Il colpo più importante suo e di Nicola Pietrangeli, al quale alcuni giovani cronisti sono giunti a paragonarlo, dopo la sua semifinale al Roland Garros. […]. Questo mi fa venire in mente che anche nella vita di Cecchinato c’è la storia di una donna importante, Peki/Gaia Pecorelli, della quale Ceck ha parlato spesso. […]. Non sembri strano che la presenza di Peki nella vita di Ceck coincida col miglioramento di un colpo quale il rovescio. Ceck ha dichiarato che tre anni addietro il suo rovescio si chiamava «bancomat» perché insistendo su quel colpo «si incassava di sicuro». Ora ha modificato il tiro, con l’aiuto del coach Massimo Sartori prima e di Simone Vagnozzi poi, […] e ne è uscito il nuovo colpo che ha fatto pensare a Pietrangeli. «Con questo rovescio ho imparato a colpire a tutta forza, con aggressività, bello pieno. Dopo Montecarlo ho capito che potevo lottare con tutti, dopo Budapest che potevo batterli, dopo Parigi mi sentivo imbattibile». Speriamo ne sia convinto anche quest’anno.

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