La vittoria di Federer a Miami nella stampa italiana (Crivelli, Zanni, Azzolini, Semeraro)

Rassegna stampa

La vittoria di Federer a Miami nella stampa italiana (Crivelli, Zanni, Azzolini, Semeraro)

La rassegna stampa di lunedì 1 aprile 2019

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Ricomincio da 101. Federer sale in cattedra, inizia il nuovo conteggio (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il supereroe ti guarda negli occhi e ti ammalia con la sua energia magnetica, sottraendoti l’arma più potente che possiedi per piegarla alla sua volontà di ferro. Anzi, la offre al suo talento e te la ributta in faccia con la forza insuperabile dell’immortalità. Doveva essere la finale del servizio. Quello di Isner, 98 ace in cinque partite. E invece in cattedra, come succede ormai da tre lustri, sale una volta di più il Divino, con l’eleganza di un angelo e la ferocia di un demone intoccabile alla battuta: Federer sbriga la pratica Miami concedendo appena tre punti (su 35) nei suoi turni di servizio, e tutti con la seconda. Quando mette la prima, è immacolato come il vezzoso outfit regalato agli estasiati tifosi dell’Hard Rock (…). Una lezione magistrale, per la quale si mette in moto fin dal primo scambio, rapido di sguardi e di piedi nel leggere le traiettorie pesantissime di Long John, il campione uscente che si è ritrovato dopo un comprensibile periodo di appannamento conseguente alla paternità. PARADISO Roger ottiene subito il break, e alla fine del primo set, durato appena 25 minuti, saranno addirittura tre. Una furia in risposta, una furia al servizio: così si gioca solo in paradiso. E quando lo stranito Isner recupera finalmente la rotta, rimanendo attaccato con i denti al secondo set fino al 4-4, un dolore al piede sinistro («Ho cominciato ad avvertirlo nel primo set, alla fine era ingestibile») lo piega definitivamente. Il poker federeriano in Florida così è servito in soli 63 minuti, vent’anni esatti dopo il debutto nel torneo (perse da Carlsen), 17 anni dopo la prima finale persa (con Agassi) e 14 anni dopo il primo successo (quando recuperò da due set sotto contro Nadal): «Ho avuto un inizio di quelli che si sognano, e quando cominci così, tu sei nella partita e il tuo avversario no. Alla fine chiaramente mi sono avvantaggiato del suo infortunio, ma per me sono state due settimane felicissime». (…). II. DOLORE Ecco perché le priorità, rivelate in un’intervista a Espn, a quasi 38 anni hanno virato verso qualcosa di più personale: «Da mesi ormai riesco a giocare senza antidolorifici, che alla mia età è una grande cosa. Penso di essere molto fortunato a sentirmi così in questo momento. Firmerei per sentirmi così per il resto della mia vita. Amo il tennis, sono competitivo: smetterei soltanto se la mia famiglia non fosse felice, ma intanto mia moglie e i miei figli sopportano ancora le valigie da cambiare tutte le settimane. Smetterei se sentissi troppo dolore, perché non sarebbe più divertente. O se il mio fisico non mi permettesse più di competere a questo livello. Se sentissi di non poter più vincere i tornei o battere i migliori» VEDO ROSSO Dubbi che lo hanno accompagnato durante l’intervallo terribile dell’infortunio del 2016, e poi evaporati con una resurrezione innaturale. A maggio, dopo tre anni, Roger tornerà a maneggiare il rosso, un’intrigante scommessa: «Non so se riuscirò a vincere un altro torneo dello Slam, ma l’importante è cavalcare la fiducia. Quanto giocherò ancora? Mi piacerebbe saperlo. Non voglio dire che vado giorno per giorno, ma di sei mesi in sei mesi sì. Sono semplicemente felice di essere in salute». La carica del 101.

Federer a Miami gira la carica dei 101 successi (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)

E sono 101. Si, i titoli di Roger Federer, un altro passo per avvicinarsi al recordman assoluto, Jimmy Connors, che con 109 guida la classifica. Una giornata tranquilla per Federer che i Miami Open 2019 li ha vinti in appena 64 minuti, 6-1, 6-4 contro John Isner che alla fine, gli ultimi tre game, li ha giocati zoppicando vistosamente, per un dolore al piede sinistro. Ma anche al 100%, per lo statunitense non ci sarebbe stato nulla da fare: 28° Masters 1000 per lo svizzero (comanda Nadal con 33), primo tennista quest’anno a conquistare due titoli (dopo quello centenario di Dubai). VENT’ANNI. Questa volta il servizio di Isner decisivo per tutto l’arco del torneo, non ha funzionato: ha giocato sempre d’anticipo Federer a cominciare dal primo game della partita, un break che ha subito fatto capire come si sarebbe svolto l’incontro. È la quarta volta in carriera che Roger conquista Miami, la prima nel 2005, dopo che nel 2002 aveva perso la finale con Andre Agassi. Ma i ricordi vanno ancora più lontano. (…) E la partita? «È stato un inizio da sogno, ottenere subito il break mi ha rilassato. Forse ne ho fatti anche troppi nel primo set, poi inevitabilmente ho preso vantaggio dall’infortunio di Isner l’ultimo game non è stato vero». TROPPO FORTE. Dall’altra parte i complimenti di John Isner, il campione uscente a Miami: »Roger, siamo così felici di averti, vogliamo che continui a giocare e che, letteralmente, non ti debba mai ritirare» ha detto lo statunitense, e le sue parole sono state accolte da una ovazione del pubblico e confermate anche dallo stesso Federer: «Ci vediamo l’anno prossimo» così lo svizzero si è congedato dallo Stadium. «Ho avvertito il dolore al piede nel primo set – ha poi aggiunto Isner – e la situazione ha solo continuato a peggiorare. Voglio essere chiaro: non che avrei vinto l’incontro senza questo problema, ma penso che avrei potuto rendere la partita più interessante e divertente. Roger era troppo forte e nei primi cinque game del primo set stavo bene, poi da quel momento ho cominciato ad avvenire un dolore, nella parte superiore del piede, che non mi ha più lasciato». (…). E adesso a 37 anni, il più anziano di sempre a conquistare Miami (record che comunque gli apparteneva, l’aveva stabilito nel 2017 vincendo contro Nadal), Roger si è portato anche al comando della Race to London e se continua così (nonostante abbia dichiarato che non è un suo obiettivo) potrebbe entrare in corsa per il primo posto nel ranking alla fine dell’anno. Adesso, dopo il tour de force negli States, due finali tra California e Florida, il tempo giusto per preparare la stagione sulla terra. È dal 2015 che non partecipa ai French Open (si fermò ai quarti, derby con Wawrinka), lo aspettano davvero tutti.

Gigante Federer (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Highlander ha i suoi tempi. Sei mesi, dice. Si programmerà così da ora in poi, non più sui lunghi periodi. A quasi 38 anni occorre avere riguardo di se stessi, e Roger Federer è stato il primo a riconvertire la sua azienda sul prodotto a lunga conservazione. (…) . A lui, proprietario della società e insieme prodotto da mantenere sul mercato, il compito di interpretare il molo del “felice reperto; sopravvissuto a tre epoche tennistiche. La base delle sue vittorie continua a essere il lavoro di gruppo. Lo Staff. II Team scelto con accuratezza fra amici di valore. (…), il resto ce lo mette lui, unico nel rivelare ancora emozioni da bambino di fronte alla vittoria Anzi, alla vittoria numero 101… Unico anche nel non dare nulla per scontato, nel porgere il massimo rispetto agli avversari, nel giocare ancora un tennis che è una meraviglia. Alla fine, il succo della sua immortalità tennistica sta tutto nei complimend di John Isner, che in questa finale di Miami è stato battuto prima da Federer, poi da un problema alla pianta del piede che negli ultimi due game gli ha quasi impedito di muoversi. «Roger in questo torneo è stato il più forte. Ma potrei dirlo per tutta la sua carriera, è venti anni che è il più forte. Non so come faccia, ma so che sono stato fortunato a partecipare con lui agli stessi eventi. È stato insieme la nostra spina nel fianco, e l’obiettivo da raggiungere». Dubai cento, Miami centouna.. L’unico (fra uomini e donne) ad aver vinto due tornei in questi tre mesi di Tour 2019. Un Atp500 e ora un 1000, il ventottesimo della serie, il quarto a Miami, che lo ha visto in campo (come wild cani) la prima volta nel 1999. Prima finale nel 2002 (persa contro Agassi), prima vittoria nel 2005 (al quinto, su Nadal), ripetuta nel 2006, poi ritrovata ne12017 e ne12019. Appuntamento al prossimo anno? «Forse», dice rivolto al pubblico che lo applaude. Il problema (non per lui, ma per il tennis giovane) è che dopo un match sconclusionato, giocato in secondo turno contro Radu Albot, nel quale ha avuto «la sensazione di non saper più giocare», Federer ha infilato un partitone dietro l’altro mostrandosi alla fine non solo il più in forma di tutti, ma anche il più rapido e il più resistente. (…) E sempre in due set Finale vinta nel primo set. Subito break, poi altri due poco dopo, per chiudere 6-1 in 25 minuti. Secondo set più laborioso, grazie alla migliore tenuta di Isner al servizio, ma deciso dall’infortunio in cui è incorso il pivot (2,08) americano. (…) Isner si è trovato a zompettare negli ultimi due game su una gamba sola (…) Da aprile, terra rossa. Monte-Carlo il primo appuntamento che conta. Federer sarà a Madrid, poi giocherà Parigi. Intanto riguadagna il quarto posto. E Connors, con i suoi 109 trofei, è sempre più vicino.

Federer re di Miami: -8 al record di Connors (Stefano Semeraro, La Stampa)

Adesso Jimmy Connors può iniziare a preoccuparsi seriamente. A Miami Roger Federer ha scomodato anche Walt Disney, suonando la carica dei 101 titoli in carriera, e ora insegue il record di Jimbo a -8. A Indian Wells due settimane fa si era fermato in finale contro Dominic Thiem, in Florida è andato solo in crescendo. Non ha mollato più un set dopo quello perso all’esordio contro Radu Albot e ieri sera contro il pivot John Isner (207 cm) non ha neppure sudato (6-1 6-4 in un’ora e quattro minuti). (…). Non si è limitato a vincere la partita, mostrando il solito catalogo assortito, ma ha anche stracciato l’enfant du pays sul suo terreno: 32 punti su 35 al servizio, il 100 per cento di punti con la prima palla. In una finale non gli era mai capitato prima, numerosi segnali che lo splendido 37 enne sulla distanza breve, due set su tre, ha ancora lo sprint giusto. È il quarto trionfo a Miami di Federer – il 28esimo in un Master 1000, su 50 finali – a 14 annidi distanza dal primo. (…). Un eroe di molti mondi, e di due secoli. Alla vigilia aveva spiegato di non essere più alla rincorsa del numero 1, semmai in caccia di grandi trofei (…). Per il momento è anche l’unico capace di mettersi in tasca due tornei in un 2019 che fino a ieri aveva conosciuto tutti vincitori diversi. A Miami per tre quarti di torneo hanno tenuto banco i ragazzini, da Auger-Aliassime a Shapovalov, a Tiafoe – ma quando il gioco si è fatto duro sono rimasti in gioco solo i 33 anni di Isner e i 37 del Genio, la finale più matura del torneo. Il futuro, visto dalla Florida, può attendere.

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