Il mio tennis adesso è libero (Cocchi). E' dominio di Tsonga, Sonego si ferma ma guadagna Parigi (Crivelli)

Rassegna stampa

Il mio tennis adesso è libero (Cocchi). E’ dominio di Tsonga, Sonego si ferma ma guadagna Parigi (Crivelli)

La rassegna stampa del 13 aprile 2019

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Il mio tennis adesso è libero (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Ogni cosa a suo tempo. Tra meno di due mesi, Simona Halep festeggerà un anno dalla vittoria del primo, agognatissimo Slam della carriera. Sulla terra rossa del Roland Garros, la stessa che ha visto trionfare Francesca Schiavone nel 2010, Simona ha raggiunto l’obiettivo più sognato. Un successo a lungo atteso ma arrivato al momento giusto, quando era abbastanza matura da non farsi travolgere. Simona, come hai vissuto questo ultimo anno da campionessa slam? «Vincere un grande Slam è stata la realizzazione di un sogno. II sogno che avevo fin da bambina quando ho iniziato a giocare a tennis. Ho lavorato, faticato, combattuto per riuscire a vincere questo benedetto titolo. Un obiettivo che ha cambiato la mia vita, ma che ha cambiato soprattutto il mio approccio al tennis. Ora gioco felice, mi diverto molto di più. Ho una leggerezza che prima non avevo. Finire la stagione scorsa al numero 1 poi è stata la ciliegina sulla torta». Hai detto che il trionfo di Parigi ti ha cambiato la vita. In che modo? «Nulla di visibile all’esterno, ma dentro di me tante cose adesso sono cambiate. È come se finalmente potessi rilassarmi, mi sento più libera di decidere. Per esempio a Natale per la prima volta mi sono presa un po’ di giorni per rilassarmi e stare con la famiglia. Ho festeggiato con parenti e amici e mi sono goduta tutto molto più del solito. Prima del Roland Garros era tutto focalizzato sul tennis e su quel traguardo Slam. Ora ho un orizzonte più aperto di fronte a me». In campo dimostri di essere una combattente, una che non molla facilmente. […] «Sono nata con questo lato del carattere piuttosto spiccato. Ho sempre voluto vincere, anche da piccolina quando giocavo per strada in Romania con gli amici volevo assolutamente primeggiare. A volte questo modo di essere mi si ritorce contro perché finisco per diventare troppo severa con me stessa. L’ importante è dare tutto, tirare fuori fino all’ultima goccia di energia per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Se poi non arriva la vittoria, pazienza, l’importante è che senta di aver fatto del mio meglio». Non è sempre facile gestire la vita in campo e sul circuito, nel tuo team c’è anche una psicologa? «Si, credo che il mental coach svolga un ruolo importante per gli atleti. Ho lavorato con un professionista che mi ha aiutato molto nella gestione dello stress in partita, mi ha insegnato come restare sempre positiva anche quando le cose nel match non stanno andando per il verso giusto». Ultimamente il circuito femminile è molto interessante, ii numero 1 è alla portata di una o più giocatrici. «Trovo molto interessante che sul tour femminile ci siano tante nuove atlete giovani in grado di vincere tornei. […] Nel mio caso so bene di averlo perso all’inizio della stagione ma so altrettanto bene di avere più di un’occasione per riconquistarlo. Una sfida che mi dà la carica anche se non è l’obiettivo principale della stagione». Sei molto amata dalla gente, che rapporto hai con i tuoi fan? «I tifosi del mio sport sono sempre molto affettuosi e seguono da vicino ogni vicenda, adoro giocare di fronte al pubblico negli stadi pieni. Amo sentire l’affetto della gente, è importante il supporto nei momenti difficili, la spinta che mi danno i tifosi è spesso decisiva. E per questo cerco di essere il più possibile vicina ai fan, di ritagliarmi un po’ di tempo per loro perché senza gli appassionati il tennis sarebbe uno sport diverso. E poi mi piace moltissimo stare con i bambini, e appena c è la possibilità di fare qualche incontro con loro durante i tornei mi rendo disponibile. È un modo per restituire una parte dell’affetto che mi regalano». Per il tuo Paese, la Romana, sei praticamente un idolo. Quando giochi, le bandiere rumene e i tifosi non mancano mai. «Noi rumeni siamo fortunati perché abbiamo fan davvero in tutto il mondo. E questo ci fa sentire un po’ a casa. Non importa dove io stia giocando. sulle tribune vedo sempre qualche bandiera romena o qualche incitamento nella mia lingua, per me significa davvero tanto. E quando abbiamo giocato recentemente la Fed Cup a Praga i nostri sostenitori sono stati incredibili e ci hanno aiutato a vincere un match storico che ci ha proiettate in finale. Niente mi rende più orgogliosa che giocare per il mio Paese». Tra poco sarà un anno dalla vittoria al Roland Garros. Qual è il tuo torneo preferito? «Beh, visto il ricordo che ho della mia prima vittoria Slam devo dire che Parigi è nel mio cuore, però adoro giocare anche a Roma. Per l’atmosfera, la gente. E sempre una festa». Il tennis ti ha dato tanto, c’è qualcosa che ti ha tolto? «Sono più le cose che ha aggiunto alla mia vita, sicuramente. Mi ha permesso di lavorare, viaggiare, fare tante esperienze ed entrare in contatto con diverse culture e questo mi ha arricchito. Mi ha anche insegnato la disciplina e ad avere forza di carattere. L’altra faccia della medaglia è che ho dovuto lavorare duro, mi ha portato via molte energie e un po’ di tempo a casa con la mia famiglia. Ma se tornassi indietro non cambierei proprio nulla». Che tipo è Simona Halep? «Un tipo allegro, grande lavoratrice, disciplinata e molto puntuale. Odio essere in ritardo e spesso arrivo in anticipo sui miei appuntamenti. Infatti sono friend of the brand per Hublot, orologi fondamentali per mantenere questa abitudine»

E’ dominio di Tsonga. Sonego si ferma ma guadagna Parigi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ingiocabile. Jo-Jo Tsonga non concede neppure una palla break e spegne sul nascere i sogni di un comunque fantastico Lorenzo Sonego, uscito dalle qualificazioni e capace di spingersi fino ai quarti di Marrakech (524.340 €, terra). L’allievo di coach Arbino può consolarsi con la certezza di aver strappato il ranking per l’ingresso diretto in tabellone al Roland Garros e soprattutto non avrà troppo tempo per pensare alla sconfitta, visto che oggi pomeriggio sarà già in campo a Montecarlo per il primo turno delle qualificazioni contro il giapponese Nishioka, 64 Atp. Impegnati anche Fabbiano con Feliciano Lopez e Julian Ocleppo con Misha Zverev. SORTEGGIO Ieri è stato sorteggiato il tabellone del torneo del Principato, il primo Masters 1000 sul rosso, con Djokovic numero 1 e Nadal numero 2. Al via quattro italiani: Fognini (testa di serie numero 13) e Seppi avranno un qualificato, Cecchinato (11) comincia con Dzumhur (Bos) e Berrettini con Dimitrov (Bul). Al secondo turno si prospetta un intrigante Sascha Zverev con il prodigio canadese Auger-Aliassime.

L’Italia affronta una mission impossible. Con la Russia sarà il match della vita (Il Corriere dello Sport)

“Rispetto per tutte, paura di nessuno”. Questo il mantra che Tàthiana Garbin, capitana della nostra nazionale di Fed Cup, sta cercando di inculcare alle ragazze che il prossimo weekend (20-21 aprile) proveranno a sbarrare la strada alla Russia in una sfida che vale la perrrarrenza nel World Group II e che Supertennis trasmetterà insieme alle semifinali del World Group: Australia-Bielorussia e Francia-Romania. I RICORDI Quella dell’Italia in Fed Cup è una storia gloriosa che ha vissuto il suo apice tra il 2006 e il 2013 con ben 4 titoli su 5 finali disputate. Protagonista della prima parte di questa epopea azzurra è stata proprio Tathiana Garbin, la biondissima veneta capace nel 2004 al Roland Garros di diventare la prima italiana di sempre a battere una numero al mondo, Justine Henin. Quelle provate in Fed Cup sono emozioni indescrivibili, come ci racconta la stessa Garbin: «Puoi aver calcato tutti i campi più prestigiosi, ma giocare per la nazionale è qualcosa di totalmente differente. Le emozioni vissute a Bari nel 2000, quando fui schierata per la prima volta da titolare, sono indelebili. In quella occasione si aggregò al gruppo una giovanissima Flavia Pennetta e ponemmo le basi per i successi che sarebbero arrivati di lì a qualche anno. LA COMPETIZIONE. […] «Per primeggiare in questa manifestazione – sostiene Tàthiana – devi avere grandissima fiducia. E’ una competizione talmente particolare che può essere in grado di cambiare radicalmente la tua stagione. Vincere in Fed Cup può cambiare il tuo approccio ai tornei e la percezione del tuo valore«. Uno dei tratti più caratterizzanti della manifestazione a squadre più famosa al modo è rapporto del pubblico: «Il fatto che alle tue spalle ci sia tanta gente – continua il capitano azzurro – ti fa sentire importante, e di conseguenza più forte. E grazie a una squadra molto unica e compatta, puoi riuscire a rintracciare delle risorse che in un contesto più”solitario” non avresti trovato». IL SEGRETO. Alla base del successo e del fascino della Fed Cup c’è dunque la forza del gruppo, in grado di esaltare il singolo e trasmettergli sicurezza e consapevolezza nei propri meati. Da Schiavone a Pennetta, passando per Errani e Vini, le italiche “Fab Four” hanno completato il loro percorso di crescita condividendo le loro esperienze in un contesto di squadra e sfruttando al meglio la fiducia accumulata in Fed Cup, per poi togliersi straordinarie soddisfazioni anche nelle loro singole carriere. «Ricordo come a Charleroi, quando vincemmo il primo titolo, fu fondamentale il supporto della squadra per Mara Santangelo, chiamata a sostituire Flavia Pennetta. Grazie al gruppo riuscì a superare i suoi timori, vincendo sia in singolo che in doppio». E’ un gruppo sicuramente meno esperto quello che Tàthiana Garbin sia cercando di plasmare, in vista della sfida contro le fortissime russe. Camila Giorgi e Sara Emani sono chiamate a indicare la strada alle più giovani Martina Trevisan e Jasmine Paolini che in questo momento rappresentano la nouvelle vague azzurra al femminile. «Affrontiamo delle giocatrici che sulla carta sono superiori alle nostre ma noi non temiamo nessuno, consapevoli che questa competizione ha spesso saputo rovesciare i valori in campo. Sono contenta di avere una squadra giovane con tanta voglia di crescere. Con rispetto ma senza paura». Parola di capitana

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