Sfilano Nadal e Djokovic, le stelle del Principato (Crivelli). Thiem all'assalto: «Sulla terra sono io il rivale di Rafa» (Cocchi). Riecco Cecchinato un anno dopo...e i sogni italiani (Crivelli). Da Connors a Federer passando per Becker. Quando il Principato respinge i Numeri 1 (Marianantoni)

Rassegna stampa

Sfilano Nadal e Djokovic, le stelle del Principato (Crivelli). Thiem all’assalto: «Sulla terra sono io il rivale di Rafa» (Cocchi). Riecco Cecchinato un anno dopo…e i sogni italiani (Crivelli). Da Connors a Federer passando per Becker. Quando il Principato respinge i Numeri 1 (Marianantoni)

La rassegna stampa di domenica 14 aprile 2019

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Sfilano Nadal e Djokovic, le stelle del Principato (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Strade diverse per approdare allo stesso obiettivo: sigillare con il proprio talento la dura ma affascinante stagione del rosso, partendo da Montecarlo e arrivando a Parigi, al cospetto dell’agognatissimo secondo Slam stagionale. E il romanzo della rivalità più corposa dell’Era Open, quella tra Nadal e Djokovic, fatta fin qui di 53 capitoli (28 successi a 25 per il serbo), potrebbe arricchirsi di un altro episodio. In verità, la sfida nel Principato fino a un paio di settimane fa non si vedeva nei radar: nella programmazione di inizio anno del Djoker, infatti, il primo appuntamento sulla polvere di mattoni era fissato a Madrid, con Roma a seguire prima del Roland Garros. Tuttavia la carente campagna sul cemento americano, con due eliminazioni precoci dopo il trionfo agli Australian Open, ha convinto Nole a partecipare al primo Masters 1000 stagionale sul rosso, peraltro in quel Country Club dove si allena, da residente monegasco, quando non è in giro per il mondo. Dimenticate le prestazioni non proprio esaltanti del mese di marzo, Djokovic si è regalato una vacanza in Repubblica Dominicana per rigenerarsi e ripartire, inseguendo magari il terzo successo nel torneo (2013 e 2015 gli altri) con un obiettivo martellante a fargli guizzare muscoli e cervello: la vittoria agli Open di Francia, tradizionalmente il Major più ostico per lui. Significherebbe completare per la terza volta il «Calendar Slam», cioè detenere tutti e quattro gli Slam (non nello stesso anno) e probabilmente sognare davvero il Grande Slam: «Non mi preoccupo per le sconfitte, dopo il lungo stop per infortunio so gestire meglio i momenti opachi». Montecarlo invece non è mai uscito dai programmi di Nadal: piuttosto, è stata ancora una volta la salute a mettere in dubbio la presenza in Costa Azzurra del più forte giocatore di sempre sul rosso. Ancora le ginocchia, che lo hanno fermato nella semifinale di Indian Wells e hanno fatto dire a Zio Toni che «Rafa non è un tennista, ma un infortunato che gioca a tennis». Ma nel vocabolario del più formidabile guerriero della storia con una racchetta in mano non è mai esistita la parola arrendersi e così, dopo la disavventura in California, il numero due del mondo si è ritirato nella sua Maiorca sottoponendosi all’unica cura che conosce, quella del lavoro e del sacrificio. Chi lo ha visto allenarsi nei giorni scorsi giura che l’intensità è quella dei tempi di gran caccia e che dunque la meta del 12° trionfo a Montecarlo è nel mirino malgrado gli acciacchi.

Thiem all’assalto: «Sulla terra sono io il rivale di Rafa» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Dominic Thiem è un ragazzo coi piedi per terra. Nel senso che lui, su quella polvere rossa si trova molto a suo agio. Sulla terra ha imparato a giocare e sulla terra conta un giorno di raccogliere l’eredità di Rafa Nadal. Nel Principato arriva con in tasca il primo Masters 1000 della carriera conquistato a Indian Wells, la migliore iniezione di fiducia possibile. «Il successo in California è stato magnifico, ho assaggiato il sapore di una vittoria importante e quindi mi ha fatto venire voglia di riprovarci subito».

Rafa è reduce da un infortunio, Federer assente, Djokovic ultimamente è stato un po’ altalenante nelle prestazioni. Tutti gli occhi sono puntati su di lei.

A Indian Wells e Miami ho visto un livello di gioco incredibile da parte di tutti. Qui non sarà facile per niente, dovrò dare il 100 per cento fin dal primo match, sarà vietato distrarsi.

Non sono più tanti gli estimatori della terra rossa. Pochi giorni fa Kyrgios ha proposto di cancellare tutti i tornei su questa superficie dicendo che la detesta. Lei invece si trova perfettamente a suo agio, cosa le piace?

Ci sono affezionato in primo luogo perché è la superficie su cui ho iniziato a giocare da bambino e per tutta la mia infanzia, quindi quando torno sulla terra mi sento a casa. Qui a Montecarlo poi le condizioni sono particolarmente lente, più o meno come in Austria.

Pensa che in futuro potrebbero esserci dominatori come Nadal sulla terra?

Non credo che in futuro potrà mai esserci un giocatore in grado di avvicinarsi a Rafa Nadal sul rosso. Io spero di poter raccogliere la sua eredità ma pensare di eguagliarlo non sarebbe realistico. Spero che nel frattempo crescano sempre più giocatori giovani con cui lottare su questa superficie.

Un anno fa ha giocato la finale del Roland Garros contro Rafa Nadal che in quell’occasione ha conquistato per l’11^ volta il titolo. Se rigiocasse oggi cosa cambierebbe?

E’ stata la mia prima finale Slam e già per questo non cambierei nulla. Sicuramente spero di avere presto la possibilità di giocare un’altra finale Slam e ottenere un diverso risultato… [segue]

Riecco Cecchinato un anno dopo…e i sogni italiani (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

L’italiano è la seconda lingua del Principato, soprattutto nella settimana del Country Club. II Masters 1000 inaugurale sulla terra è per passione e numero di presenze il «nostro» secondo torneo e nella storia è stato anche prodigo di soddisfazioni agonistiche, dalle tre vittorie di Pietrangeli (1961, ’66 e ’67) alla finale di Barazzutti del 1977, al trionfo in doppio di Panatta e Bertolucci (contro McEnroe e Gerulaitis) nel 1980. L’ultimo grande squillo è datato 2013, quando Fognini batté due top ten (Berdych e Gasquet) e si spinse fino alle semifinali, fermato poi da Djokovic. Fabio è nato a 50 km da Montecarlo: in pratica, gioca in casa. È per questo che al primo appuntamento di prestigio con il rosso europeo chiede la spinta per uscire da un periodo avaro di soddisfazioni (4 vittorie e 8 sconfitte nel 2019), che non ha compromesso la classifica (è ancora 18 del mondo), ma sicuramente ne ha minato la fiducia. L’arrivo della stagione preferita può regalargli il clic per tornare a illustrare l’enorme talento come accaduto per tutto l’anno scorso, e intanto il primo turno contro un qualificato pare acconciargli un avvio senza troppe spine. Il debutto di Cecchinato invece replica quello del 2018: stesso avversario, il bosniaco Dzumhur. Un auspicio? Fu proprio il Masters 1000 monegasco di 12 mesi fa, infatti, a mettere sulla mappa il Ceck, allora numero 100 del mondo, dopo una carriera nel sottoscala dei Challenger.: due vittorie nelle qualificazioni e una al primo turno, prima della sconfitta con Raonic, un percorso che in ogni caso gli schiuse orizzonti nuovi. Gli altri italiani in tabellone sono Andreas Seppi (alla 13^ partecipazione) e Matteo Berrettini, al debutto. [segue]

Da Connors a Federer passando per Becker. Quando il Prinicipato respinge i Numeri 1 (Luca Marianantoni, La Gazzetta dello Sport)

Ogni torneo ha il suo buco nero. Borg, McEnroe e Lendl non hanno mai vinto a Indian Wells; Edberg, Becker e Nadal mai a Miami; Connors, McEnroe e Federer mai a Roma; ancora Connors, Courier e Sampras mai all’Open del Canada, Borg mai a Cincinnati e Nadal mai a Parigi-Bercy. Il Masters 1000 di Montecarlo è quello in assoluto più indigesto per i giocatori che sono stati numeri 1 del mondo. Si parte da Jimmy Connors: giocò 3 volte al Country Club; nel 1980 perse da Caujolle, l’anno dopo si qualificò per la finale con Vilas ma il match venne sospeso per pioggia sul 5 pari del primo set e mai più ripreso. Infine nel 1989 perse al secondo turno dal nostro Paolo Canè, match che decretò l’uscita di Connors dai primi 10 giocatori del mondo per la prima volta dall’introduzione del computer (788 settimane consecutive, record ancora oggi imbattuto). Montecarlo fu stregato anche per John McEnroe. Genius ci ha giocato soltanto una volta, nel 1980, superando Warwick al primo turno e Barazzutti al secondo; nei quarti fu battuto da Vilas facendo appena 5 game. Dopo Wilander, nessun nuovo 1 del mondo ha trionfato, fino a Muster. Stefan Edberg 3 semifinali in 8 partecipazioni, Jim Courier 4 presenze e un quarto di finale, Pete Sampras 4 volte in tabellone e un solo match vinto, Andre Agassi 4 partecipazioni e solo due volte al secondo turno. Il più vicino alla vittoria fu Boris Becker con 3 finali in 13 tentativi; nel 1989 perse da favorito contro Alberto Mancini, nel 1991 contro lo spagnolo Sergi Bruguera, ma la più clamorosa fu il 30 aprile 1995 quando perse in finale contro Muster, reduce da una notte in ospedale dopo la dura semifinale contro Gaudenzi. Il tedesco, con il servizio a disposizione, arrivò al doppio match point: sul primo commise doppio fallo sparando una seconda di servizio a 200 km/h e sul secondo sbagliò con il dritto. Muster dominò 6-0 al quinto. Costa Azzurra inarrivabile anche per Roger Federer: 13 presenze e 4 finali perse.

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