I big a Montecarlo: parole in libertà e... un grande assente

Editoriali del Direttore

I big a Montecarlo: parole in libertà e… un grande assente

MONTECARLO – Si è chiesto a tutti del ritorno di Federer e delle sue chances. Di Nadal semper dominus sul rosso, dei Next Gen Aliassime, Shapovalov e Tsitsipas. Nishikori e i trionfi mancati di Roger al Roland Garros

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Tavola rotonda (Thiem) - Montecarlo 2019 (Foto Roberto Dell'Olivo)
 

Non una gran bella pubblicità per la Costa Azzurra questa prima domenica del Rolex Masters di Montecarlo. Tanta pioggia, troppa, incontri a singhiozzo. Ad ogni scroscio fughe in massa di una discreta folla di spettatori alla caccia dei pochi posti coperti disponibili. Ci si rifugia perfino nelle toilette.

Il mattino al Country Club è dedicato alla passerella prima televisiva e poi di fronte alla carta stampata – in una serie di tavole rotonda con i giornalisti – di alcuni dei protagonisti più attesi. Tutto si svolge in una tenda cui i colleghi meno previdenti (la maggior parte) arrivano bagnati come pulcini. Una tenda nella quale non c’è presa elettrica e chi finisce le batterie di telefonini e registratori impreca in una giornata in cui, oltretutto, in buona parte del mondo sia WhatsApp sia Facebook sembrano avere problemi. Che sia colpa di Wikileaks e Assange?

L’ordine delle apparizioni dalle 11 del mattino alle 14 – dopo la mixed zone per le tv che hanno i diritti – è aperto da Nishikori, seguito da Cilic, Thiem, Kachanov,Tsitsipas e, dulcis in fundo, Djokovic che non si lascia sfuggire l’opportunità di ripetere alla mia domanda che conclude la conferenza stampa in inglese con il suo ormai leit-motiv diventato virale “Not too bad” dopo un “Ciao caro amico, come stai?” d’esordio nella risposta. Niente Nadal di domenica, ce l’hanno “spostato” a lunedì.

Con straordinaria maestria sono riuscito a cancellare gli audio da me diligentemente registrati sull’Iphone di Nishikori e Khachanov. Devono essere finiti nel famoso Buco Nero immortalato nei giorni scorsi da un gruppo di scienziati che hanno finalmente dato ragione a Einstein.

I giocatori sono e arrivano belli rilassati. Anche se piove è primavera e la stagione sulla terra rossa che apre i battenti con il primo di 3 Masters sul rosso, prima del Roland Garros, è un’altra cosa rispetto a quei tornei indoor tristissimi per via del tetto e a quelli sul cemento che ribolle sotto i piedi e pare quasi di essere su un’autostrada.

La pioggia ha loro impedito di allenarsi al mattino. Chissà, forse sono felici per questo. Tutto sommato per alcuni d loro è un po’ come quando a scuola manca l’insegnante e si fa ricreazione. Per quanto affermino diligentemente il contrario nelle rituali conferenze stampa ufficiali… non dimentichiamo che questi campioni sono ragazzi, essere umani come tutti noi, solo un pochino più talentuosi e molto più ricchi. La routine degli allenamenti – non solo per Federer che non l’hai mai potuto soffrire e che si è potuto permettere fino a qualche anno fa anche di snobbarla, perché tanto per lui il tennis era la cosa più naturale del mondo – deve essere una gran rottura di scatole. Fra le due situazioni obbligate è certo più divertente quella sul campo da tennis che quella in palestra (lì non si scappa neppure quando piove), ma insomma ogni tanto saltare anche la prima non viene vissuta come un dramma.

A tutti vengono rivolte sostanzialmente due/tre domande su Federer: perché è tornato a giocare sulla terra rossa dopo 3 anni, se sono sorpresi, se lo ritengono in grado di vincere il Roland Garros. Naturalmente nessuno si è sentito di escludere quella possibilità, anche se Djokovic ha sottolineato come certo il Roland Garros debba considerarsi per Roger lo scalino più alto…mentre mi pare sia stato Khachanov (ma potrei essermi confuso con un altro…) ad aver detto “Se vince diversi match in 3 set e arriva fresco in fondo…”.

Insomma, alla fine più interessanti altre…rivelazioni. Nishikori: “A me piace giocare sulla terra battuta, negli ultimi due anni ho avuto anche di buoni risultati su questa superficie e mi piacerebbe vincere un torneo quest’anno…l’anno scorso qui ho giocato bene…ma il favorito è sempre Rafa… se sta bene… quando si gioca sulla terra battuta…– lo sapevano anche noi: qui ha vinto 11 volte! N.di UBS – Qui poi il campo è più lento che altrove, con la pioggia poi e questo lo favorisce… (Questo non lo sapevamo: non sono infatti sicuro che Kei abbia ragione; non so se Rafa sarebbe d’accordo su questo…perché lui ha sempre sostenuto che ha bisogno di avere una superficie abbastanza dura perché il suo topspin diventi efficace con la palla che rimbalza bella alta…sopra la spalla degli avevrsari; n.di UBS), diventa molto difficile fare dei vincenti contro lui, ne so qualcosa…però ci sono un paio di giocatori che potrebbero anche batterlo…”.

Karen Khachanov non sarebbe poi stato dello stesso avviso: “Anche se Rafa è un po’ più vecchio ed è reduce da un infortunio, sulla terra rossa resta il più temibile. È nato sulla terra rossa. Spero che questo torneo sia più aperto degli ultimi vinti sempre da lui dominando…però non mi faccio illusioni! Prima o poi però ci sarà il cambio della guardia”.

A Nishikori in precedenza avevo chiesto, a lui come a quasi tutti, se ritenesse che Federer sarebbe stato il favorito n.1 di un Roland Garros cui – era solo un’ipotesi… – mancassero Nadal e Djokovic. Kei ha risposto: “Credo che se Federer non avesse avuto Nadal sulla sua strada avrebbe vinto 5 o 6 Roland Garros… so che si sta allenando, Federer è il più grande giocatore della storia, secondo me può vincere ogni cosa senza sorprendere, anche se certo sulla terra rossa per lui oggi è forse più difficile che altrove”.

Stesse opinioni più o meno esprime Cilic – residente nel Principato come Djokovic – che giustifica il suo cattivo inizio di stagione con un ginocchio, il destro, malandato. “Ma ora sto bene, sulla terra si scivola, non c’è bisogno di frenare bruscamente per ripartire dalla parte opposta…L’anno scorso ho fatto una bella stagione sulla terra rossa. Ho giocato i migliori match della stagione e ho quindi fiducia per quest’anno, ora che sto bene”.

Abbiamo la traduzione della sua intervista, lui campione dell’ultima Coppa Davis (“Mancherà un po’ d’atmosfera ma avrà successo…), su Nadal (“È un po’ più lento…ma è migliorato di rovescio e alla risposta), su Federer (“Dacché c’è Ljubicic – solidarietà fra croati? – Roger ha fatto un sacco di progressi anche tecnici, sul rovescio e anche come emotività mostra qualcosa in più …è più positivo”), sull’età in cui smetterà (“Roger a 38? Io smetto a 40!”).

Marin Cilic – Roma 2018 (foto Roberto Dell’Olivo)

Anche di Thiem avete tutta l’intervista è inutile che ne scriva io. Ma l’aspetto più curioso, direi, – al di là del divorzio con Gunther Bresnik (“Ci stavo insieme dai 15 anni…”)  è stato quando ha detto: “Io all’età di Aliassime, Shapovalov e Tsitsipas…ero n.700 del mondo e quando sono entrato, a 20 anni e mezzo, fra i primi 100 del mondo ero il solo… ora i teenagers fra i top 100 sono diversi”.

Buffa la risposta di Khachanov, in questo pastone confuso di risposte saltabeccando da un tavolo all’altro, quando gli ho chiesto se pensasse di avere qualcosa in comune con Federer. Lui: “Veramente proprio no…”. E io: “Beh avete vinto entrambi il torneo junior di Pasqua a Firenze!”. E lui: “Oh bene questo non lo sapevo, ora me lo ricorderò, spero che mi porti fortuna!” e giù una gran risata. Ragazzone simpatico, estroverso. Come lo è anche Stefanos Tsitsipas e la sua scoperta australiana dei…fenomeni senza limiti. Si riferiva, per chi non avesse letto l’articolo di Laura Guidobaldi sui suoi ricordi choccanti dell’Open d’Australia – meglio che lo leggiate, vale la pena – a due soggetti dai nomi non del tutto sconosciuti. Rafa Nadal e Novak Djokovic…

Chiudo dicendo che Julian Ocleppo (che mi pare ormai più intenzionato a dedicarsi al doppio) e Fabbiano hanno perso nelle qualificazioni da due argentini (63 61 da Andreozzi e 64 61 da Londero), ma anche di ciò abbiamo già dato notizia in una flash puntualmente scritta. Così come Laura ha scritto di Berrettini e del suo match con Dimitrov, con la palla break sfumata per il 5-4 nel primo set e con Ilvio Vidovich ha registrato l’intervista (ricordate, cari lettori, che a volte scriviamo prima il pezzo di cronaca e poi aggiungiamo successivamente l’intervista: insomma, se il “parlato” vi interessa vi tocca tornare a riaprire l’articolo!). Povero Berrettini, speriamo che prima poi gli capitino sorteggi un po’ più fortunati. Gli altri azzurri incontrano qualificati e lui Dimitrov, che sebbene precipitato a n.29 rimane un avversario dotato di diverse soluzioni, specie contro di lui che può contare principalmente su un piano tattico, basato su servizio e dritto, che oggi le condizioni atmosferiche hanno complicato.

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