La stampa italiana celebra la semifinale di Fognini a Montecarlo (Vidovich, Crivelli, Semeraro, Rossi)

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La stampa italiana celebra la semifinale di Fognini a Montecarlo (Vidovich, Crivelli, Semeraro, Rossi)

La rassegna stampa di sabato 20 aprile 2019

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Fognini, è sempre show: e ora Nadal (Ilvio Vidovich, Il Giorno)

Sembrava destinata ad ammainarsi la bandiera italiana qui nel Principato, dopo la sconfitta di Lorenzo Sonego contro Lajovic e con Fabio Fognini che si trovava in svantaggio di un set e di un break, 6-1 2-0, contro il croato Coric. E invece, come nel primo incontro contro Rublev, il tennista azzurro è riuscito a ribaltare un match che sembrava ormai compromesso («Ho avuto ancora un po’ di c..o e tanta voglia di vincere»). Aiutato, va detto, da un Borna Coric che dopo un primo set praticamente perfetto (un solo errore non forzato), ha iniziato a sbagliare da fondo, anche in maniera grossolana. Fognini non si è lasciato sfuggire l’occasione, recuperando subito il break per poi prendere il largo e imporsi nel parziale per 6-3. Il terzo set è un assolo di Fabio, che ha ritrovato il tennis spumeggiante espresso contro Sascha Zverev ed ha chiuso 6-2, regalandosi la seconda semifinale qui al Country Club dopo quella del 2013, dove affronterà Rafa Nadal (11-3 i precedenti per il maiorchino). […] All’ora di pranzo Dusan Lajovic aveva invece messo la parola fine alla favola di Lorenzo Sonego. Il 28enne tennista serbo ha individuato da subito la tattica vincente, impostando il match sulla diagonale del rovescio — quella a lui più favorevole — e non permettendo quasi mai al 23enne torinese di innescare il suo temibile dritto. Vinto il primo 6-4 e avanti di un break nel secondo, Lajovic ha avuto un piccolo passaggio a vuoto, permettendo a Sonego di riprendersi il break ed arrivare a giocarsi un set point sul 5-4 servizio Lajovic. Le speranze di Lorenzo si sono spente però sul suo errore di rovescio. L’italiano ha accusato il colpo, ha subito il break e Lajovic ha chiuso per 7-5. Per il giovane tennista azzurro comunque una settimana da ricordare: da lunedì sarà tra i primi 70 al mondo, consapevole di essere entrato in una nuova dimensione. Ma la notizia del giorno, al di fuori dei confini italiani, è che non ci sarà la finale tanto attesa tra Djokovic e Nadal. Il n. 1 del mondo cede infatti in tre set al russo Medvedev (14 ATP). Novak parte male, fallosissimo, e perde il primo set 6-3 contro un avversario solidissimo da fondo. Il serbo riprende in mano le redini della partita nel secondo, che vince per 6-4. Ma nel parziale decisivo il protagonista è Medvedev, che sale ancora di livello e si impone per 6-2, conquistando la sua prima semifinale in un Masters 1000. Per Djokovic, lo ha ammesso lui stesso nel post match, c’è ancora da lavorare se tra un mese vuole essere in grado di contendere il trono del Roland Garros a Rafa Nadal. Un Nadal che anche lui fa sudare freddo gli organizzatori, dato che nel primo set si è ritrovato in svantaggio di due break contro l’argentino Pella, prima di ingranare le marce più alte ed imporsi 7-6(1) 6-3. Il favorito oggi è indubbiamente lui, ma Fognini sulla terra lo ha già battuto due volte: sognare a Fabio non costa nulla. Su www.ubitennis.com interviste video, audio e testi per Sonego, Fognini, Djokovic, Nadal e commenti

Favoloso Fognini, torna numero 1 italiano e si regala Nadal (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Invito a corte con il principe della terra. Il tennis è davvero lo sport del diavolo. E del talento. Fognini è approdato a Montecarlo una settimana fa con il fardello di quattro sconfitte al primo turno nelle quattro partite sul rosso del 2019 e la mente gonfia di dubbi e tormenti messi in circolo da una litania infinita di guai fisici. Ma quando possiedi un braccio d’oro e il cuore del guerriero che non si inchina alla sorte, finisci per piegare di nuovo il destino ai tuoi voleri. E così, sei anni dopo, Fabio torna in semifinale al Country Club, nel torneo che ama di più, quello veramente di casa: nel 2013 perse con Djokovic, oggi pomeriggio gli tocca Nadal. Solo giganti. GENIO E FORTUNA Ma Fogna se l’è meritato, di stare nel tempio con il signore delle cerimonie: l’avventura sembrava finita ancor prima di cominciare, quando nel primo turno Rublev poteva salire 5-1 nel secondo set dopo aver dominato il primo. Lì è scattato il clic, lì il genio si ribellato al crollo. Ed è successo pure con Coric, dominatore per un set e due game contro un avversario che non riusciva a prendergli il tempo e sbatteva contro il suo muro di gomma: «A quel punto – ammette onestamente Fognini – avevo bisogno che lui un po’ mi aiutasse, lo ha fatto e in questo periodo non posso concedermi di fare troppo il prezioso, serve anche un pizzico di fortuna (versione originale sempre con la lettera c…, ndr) e me la sono presa». Già, all’improvviso l’allievo di Piatti si spegne, non trova più il campo e spara fuori dritti e rovesci di due metri, mentre il pubblico capisce che la musica è cambiata e sfidando freddo e fame porta Fabio su una nuvola. Se il secondo set è la sagra dell’errore, con 29 gratuiti complessivi e appena 5 vincenti, nel terzo Fogna si iscrive all’Università e sciorina un tennis da favola, condito di stilettate lungo le righe alternate alle delizie di palle corte al bacio. COCCOLE E’ l’apoteosi, con il cuore d’ordinanza in direzione della moglie Flavia all’angolo e la solita scritta «Fogna 2 aahahahaha» sulla telecamera, «un segreto tra me e Berrettini». E quando i più coraggiosi che sono rimasti per un autografo gli ricordano che è tornato numero uno italiano, la replica è pungente: «E’ un problema che riguarda gli altri, non certo me». Cronaca vera, comunque: Fabio recupera la top 15 e scavalca Cecchinato. Impensabile, dopo una primavera solo di ombre e quel gomito improvvisamente dolorante che ha richiesto di essere trattato anche durante il match contro il croato: «Stavolta sentivo più dolore, devono essere l’umidità e la temperatura più fredda. Ora devo mangiare bene, recuperare bene e dopo qualche coccola a mio figlio Federico provare a dormire come si deve, perché nella semifinale di sei anni fa da Djokovic presi la stesa e non vorrei ripetere quella partita». KILLER Sul Centrale e contro Rafa, che qui è sostanzialmente intoccabile anche se ha sofferto un set contro Pella. Eppure, nonostante le 11 sconfitte in 14 precedenti, Fognini non abbassa gli occhi: «Il segreto per batterlo? Ucciderlo… Scherzi a parte, sulla terra nessuno è al suo livello, però io ho dimostrato di avere le qualità per metterlo in difficoltà, e lui lo sa. Ha avuto più tempo per recuperare, per questo sarà fondamentale che mi presenti più fresco che posso. Intanto sono un uomo felice, perché una settimana fa sembrava che il mondo potesse crollarmi addosso». Sei anni fa, quando il figlio batté Gasquet ai quarti, papà Fulvio scoppiò in un pianto liberatorio, perché Fabio si era preso finalmente quel posto da campione che tutti gli avevano vaticinato fin da ragazzino. Adesso invece se lo mangia con gli occhi, con l’orgoglio di una resurrezione che sgorga dalla carne e dal sangue di un giocatore capace di regalare momenti sublimi, più forte delle critiche e degli acciacchi di mille battaglie. Trovare Nadal sotto gli occhi del mondo e sotto il cielo dell’appuntamento a cui tiene di più è un premio che Fabio ha rincorso con tenacia, e perciò non lo spaventa: «Sono queste le partite che vorresti sempre giocare, sono queste le partite che mi esaltano. Lui spesso mi ha bastonato ma qualche volta sono stato io a portarlo a lezione». E Rafa se lo ricorda, perché dopo aver conquistato la 14° semifinale in carriera nel Principato si scioglie in complimenti per il rivale di oggi: «Fabio è uno dei giocatori più talentuosi del circuito, un ragazzo che può battere tutti quando gioca bene. E adesso sta giocando davvero bene». Avanti con lo show, con Fogna che chiama a raccolta un’altra volta la torcida tricolore: «L’ambiente qui è bellissimo, ringrazio gli amici che continuano a venire a vedermi e mi danno una carica eccezionale, contro Rafa ce ne sarà bisogno ancora di più. Non so in quanti saranno questa volta, è Flavia che si occupa di recuperare e distribuire i biglietti, perché io mi sono imposto di pensare solo al tennis». Il genio, si sa, non ammette distrazioni.

Il mago Fognini si regala Nadal (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Fognini batte in due set Borna Coric e torna in semifinale a Montecarlo sei anni dopo la prima volta. No, un attimo: troppo facile. Soprattutto per essere Fognini. Riavvolgiamo il nastro. Ricominciamo dall’inizio, che poi è la fine di un pomeriggio da vera terra rossa, infinito e sfiancante, pieno di sorprese – l’eliminazione di Djokovic, le fatiche di Nadal, l’uscita di scena di Lorenzo Sonego -, di quelli che fai fatica persino a guardarli. Il Pirata entra in campo quasi alle sette di sera, e per un set sembra di vedere una pellicola consumata. Fognini che dopo aver eliminato in una giornata di grazia delle sue il numero 3 del mondo, si sgretola davano alla prova del nove, impersonata nell’occasione dai 22 annidi Borna Coric, numero 13, il pupillo di Riccardo Piatti che assiste come una sfinge rugosa dalle tribune. Nel box di Fabio invece ci sono Flavia Pennetta, in tailleur; che tira manate ad ogni errore del marito; e Corrado Barazzutti, il coach aggiunto, che si congela lo sguardo. Insomma: 6-1 2-0 per il croato e sembra finita lì. C’è umido, a Fabio fa male il gomito che lo tormenta da un po’; così se lo fa incerottare, anzi mummificare dal fisoterapista, e da li comincia tutto un altro film. Il Fogna risorge quando inizia ormai a fare buio, si accendono fan, ed è una soiree da Oscar. Inizia a variare ritmi ed effetti, a sbattere Coric da una parte all’altra del campo, a rintontirlo di smorzate, a fiondare rovesci vincenti e smerlettare volée. il ragazzo croato si innervosisce, borbotta, sbaglia diritti e rovesci a carrettate. «Nel secondo set mi ha dato una mano lui, facendosi ribreccare al quarto game – dirà poi Fabio – ma nel terzo credo di essere stato più bravino io. Venivo da un momento difficile, e al primo turno ho avuto anche un po’ di fortuna, con Rublev ero quasi fuori, ma in questa settimana mi sono buttato la jella alle spalle. Si vede che i `cesti in allenamento con Barazzutti sono serviti a qualcosa…». Un po’ come i registi che con la Palma d’oro di Cannes in mano non vogliono esagerare e ringraziano il cast. Da metà secondo set in poi in realtà è stato un one-man-show, con Fabio a decidere tutto – uno stage, un dottorato in tennis da terra rossa – e incepparsi solo nell’interminabile ultimo game, l’ottavo, quando ha rischiato di farsi togliere di nuovo il servizio, annullando due palle break e chiudendo finalmente al terzo matchpoint, sull’ennesimo diritto sbagliato di Coric. Poi il gesto con la mano a mimare le chiacchiere di chi non credeva in lui, dopo un inizio di 2019 deludente, otto primi turni, quattro partite su quattro perse sulla terra prima di sbarrare nel Principato. E la risata liberatoria: «Fogna 2 ahahah…» – scritta sulla telecamera insieme al cuoricino per Flavia e Federico, moglie e figlioletto. C’est fini: per ora. Di sicuro Fabio da lunedì tornerà numero 1 d’Italia, scavalcando Marco Cecchinato e planando come minimo al numero 15 Atp, a due posti dal suo best ranking in carriera. Ora si tratta di maneggiare la semifinale con il Cannibale. Per Fognini è la seconda nel Principato, dopo quella persa nel 2013 con Djokovic. Per Nadal la quattordicesima. «Con Rafa ci ho più perso che vinto, stavolta speriamo di prendere meno sberle del solito…», dice Fabio, che è sotto 11-3 nei precedenti, compresi gli ultimi sei, e che il Nino lo ha battuto tre volte tutte nel 2015: due sulla terra, la terza nell’indimenticabile maratona in rimonta di Flushing Meadows. «Devo pensare a recuperare al meglio, poi vedremo. Di sicuro questo torneo mi piace. Sembra brutto a dirlo, ma mi sento meglio qui che a Roma, perché amici e parenti vengono più facilmente a vedermi. E’ nato a pochi chilometri dal Country Club, il Fogna, a Sanremo. Nella fortezza di Nadal, che insegue il dodicesimo titolo, anche lui si sente a rasa.

Torino-Finals: SI! (Giorgio Guerrini/Piero Pasini, Tuttosport)

L’Italia vince sul campo grazie a un Fabio Fognini davvero ispirato, che ribalta il match col croato Borna Code regalandosi Rafa Nadal e la terza semifinale in un Masters 1000. Ma vince anche nelle stanze del potere, perché da Montecarlo arrivano nuove conferme su un futuro importante, con Torino al centro del progetto. Un po’ perché Lorenzo Sonego, pur onorevolmente sconfitto dal serbo Dusan Lajovic, dimostra di essere entrato nel tennis che conta; molto di più perché la lunga trattativa per l’assegnazione delle Atp Finals 2021/2025 sembra davvero giunta a condusione. Favorevole a Torino, appunto. L’ultima modifica al decreto governativo (con l’immediata messa a disposizione dei 78 milioni di euro richiesti, anziché dal 2021), garanzia finanziaria per il torneo dei migliori otto di ogni anno, ha dato il colpo decisivo nel long tie-break con Londra e Tokyo. Match-point messo a segno, seppur lontano dalle telecamere e con la richiesta di molto riservatezza, e che verrà portato alla luce entro la fine del mese con l’annuncio ufficiale, possibile dopo Pasquetta, dopo una conferenza stampa ufficiale sotto la Mole con il sindaco Appendino padrona di casa alla presenza di vertici federali (il presidente Binaghi ieri era sul Centrale del Principato a sostenere Sonego e Fognini) e di quelli Atp Tour. Semifinale come nel 2013. Una giornata da ricordare, (quando perse da Djokovic). quella vissuta nel Principato. Iniziata con il ventitreenne Sonego, ormai alla soglia della Top60, a esaltare il tifo quasi di casa sul Centrale (tanti amici arrivati da Torino intonavano: “Sonny! Sonny! Sonny!”) e mettere in seria difficoltà Lajovic che dopo aver sconfitto Thiem forse pensava ad una partita più semplice contro l’azzurro. “Ho disputato un ottimo match, ma lui ha meritato la vittoria. Parto da qui con un’esperienza meravigliosa, ho ancora ampi margini di miglioramento” si applaude Sonego, mentre il serbo evita anche il derby con Djokovic, sconfitto a sorpresa (più per la superficie che per la classifica) dal russo Daniil Medvedev, che completa una semifinale di deb a questo livello. Già vista (Miami 2017, vinse Rafa) invece quella tra Nadal e Fognini. Lo spagnolo conquista la 72° vittoria (4 sconfitte) a Montecarlo venendo fuori fa un match molto complicato con l’argentino Pella (7-6 6-3). Il ligure a 31 anni risorge contro Coric (che si allena a Bordighera con Piatti) nonostante un avvio da incubo (1-6 0-2 e intervento del fisio per fasciare il gomito destro). Con colpi di genio e classe rifila un identico 6-1 per incamerare il secondo set (6-3) e avviarsi verso il 6-2 finale, con il Principato ormai al buio. Semifinale come nel 2013 (quando perse da Djokovic). Dura, ma Fogna è uno dei pochi ad aver battuto due volte Nadal sulla terra (2015). Insomma, l’Italia gode, lo certifica anche Ivan Ljubicic, l’ex allievo di Piatti, manager di Coric e soprattutto allenatore di Roger Federer, che dopo aver raccontato degli allenamenti del fenomeno svizzero in vista del ritorno sulla terra (Madrid) e applaudito “il momento del tennis italiano” (20 giocatori nei primi 200 anche se “si attende quello che può vincere uno Slam”) afferma: “Le voci dell’assegnazione del Masters all’Italia sono sempre più insistenti: sarebbe fantastico per promuovere il nostro sport. Un evento simile porterà tanti giovani italiani a praticare il nostro sport”

Principe Fognini, rimonta Coric e sfida Nadal a Montecarlo (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera

Chissà cosa è passato sotto la bandana di Fabio Fognini lunedì scorso, quando la terra del Principato pareva la palude stigia e quella meraviglia di country club affacciato sul mare l’ennesimo strapiombo di una stagione storta. Sotto 4-6,1-4 con il russo Rublev al primo turno, quattro palle break annullate che avrebbero mandato l’avversario a servire sul 5-1, sulla quinta l’inguaribile reprobo si è inventato un ace di seconda (roba da pazzi per palati fini), un esercizio di stile che ha rotto il maleficio facendo voltare di colpo gli dei del tennis che da febbraio in poi avevano guardato altrove (cinque sconfitte al primo incontro in sei tornei) e che, da allora, non l’hanno più abbandonato. Simon (per ritiro), il numero 3 del mondo Zverev (che dal mentore Ivan Lendl non ha assorbito nemmeno un granello del celebre grano salis), ieri Coric (numero 13) nei quarti in rimonta: 1-6, 6-3, 6-2 dopo due ore di lotta, con il match finito al buio e il solito simpaticissimo gesto del pappagallo alla fine, come a dire parlate pure che io mi diverto a smentirvi, rivolto ai detrattori (che non mancano), mentre Corrado Barazzutti, c.t. di Davis e coach in coabitazione con Davin, gli urlava di stare zitto e la moglie Flavia scioglieva la maschera di tensione in un sorriso. In semifinale a Montecarlo, primo Master 1000 stagionale sul rosso, dopo aver mandato Sos fino a cinque giorni fa. Fabio Fognini, 31 anni, è così. Prendere o lasciare. Prendiamo, naturalmente, anche se sui campi dove ha giocato tante volte ragazzino (è nato ad Arma di Taggia, a pochi km dal Principato), gli stessi della famosa scenata contro il padre in un dimenticabile incontro con Tsonga del 2014, lui stesso non era stato in grado di predire la clamorosa resurrezione. Alla vigilia si lamentava della solita caviglia, di un gomito fastidioso (il destro, abbondantemente fasciato), lasciava intendere di potersi fermare per un’operazione, ma prima vediamo come va a Montecarlo, torneo impossibile da saltare per ragioni affettive e di business. Va bene, a Montecarlo. Con la vittoria su Coric, Fabio si assicura di tornare numero uno d’Italia da lunedì (top-15), scavalcando Marco Cecchinato scivolato con Pella negli ottavi (farà un bel salto nel ranking anche l’ottimo Lorenzo Sonego, proveniente dalle qualificazioni e uscito ieri nei quarti con Lajovic). «Spero di essermi messo alle spalle il periodo difficile — dice a caldo —, sto ritrovando il mio gioco». La seconda semifinale della carriera a Montecarlo (la prima, nel 2013, finì miseramente contro Djokovic, irriconoscibile ieri con Medvedev, che l’ha domato in tre set), la terza in un Master 1000, conduce Fognini al cospetto dell’uomo che nel Principato ha alzato la coppa undici volte (record), undici mesi più anziano dell’azzurro e incerottato tanto quanto lui. Rafa Nadal. Certamente più stanco dello spagnolo, oggi Fabio ha l’occasione di far cambiare decisamente passo a una stagione ripresa per i capelli proprio sul suo terreno preferito (anche di Rafa, purtroppo…) perché è proprio tra Montecarlo e Parigi, passando per Roma, che andranno cercati i punti per sfatare — ora o mai più —il tabù dei top ten. Nadal conduce i precedenti 11-3, con l’ultimo successo di Fognini datato Us Open 2015. «Posso dare fastidio a Rafa, ma dovrò tenere alto il livello per tutta la partita». Sfida complicata, però il gatto ligure dalle mille vite che stava per uscire al primo turno e si ritrova in semifinale ci crede: «Non ho nulla da perdere».

Djokovic k.o. e testa a Parigi: “Il mio obiettivo” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Scherzo russo. Ma con 47 errori gratuiti, è difficile venire a capo di qualunque avversario, più che mai di un Medvedev che non soffre di timore reverenziale contro il numero uno del mondo e esercita alla perfezione l’antica arte della pazienza quando il monumentale rivale, stavolta con il piedistallo un po’ incrinato, si ingarbuglia in scambi prolungati che finiscono per fargli perdere la misura. SOLO PARIGI Novak Djokovic, insomma, è fuori dal torneo, e le tre esibizioni di questa settimana monegasca non possono far gridare alla sorpresa: «Nel terzo set ho perso tre volte il servizio da situazioni di vantaggio, direi che mi è mancata un po’ di convinzione nell’andarmi a prendere i punti, sono stato un po’ molle». Sacrilegio, pensando alla forza mentale del serbo, che all’angolo è stato applaudito (poco) dal guru Pepe Ymaz, invitato «solo come amico». In realtà, dopo l’imperioso ritorno ai vertici degli ultimi dieci mesi, Nole coltiva solo un pensiero fisso, gli Slam. Perché sono l’unità di misura della grandezza che ancora lo separa da Federer e Nadal. E infatti nel post partita l’ammissione è sincera: «Parigi è il mio grande obiettivo, mi aspetto di arrivarci al picco della forma. Negli ultimi due anni magari non sono stato al top nei tornei, ma negli Slam ho sempre tirato fuori il meglio». Per un serbo, e che serbo, che piange, ce n’è un altro con un sorriso grande così. Dusan Lajovic, detto Dutzi, numero 48 del mondo, approda per la prima volta in semifinale di un Masters 1000 stoppando la fantastica corsa di Sonego. Il vento non è amico di Lorenzino, che ha difficoltà a maneggiare il servizio nella bufera, mentre l’altro, più esperto, gioca un tennis percentuale assai premiante e ringrazia il ragazzo per il rovescio lungo sul set point del 5-4 nel secondo set. Ma come si può criticare l’ex attaccante delle giovanili del Toro dopo un torneo così (e 128.000 euro in più)? E infatti coach Arbino lo promuove: «Era un po’ stanco di testa e non ha fatto le scelte giuste, ma è tutta esperienza che si porta a casa».

La Giorgi non recupera, per le azzurre incubo C (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Tathiana Garbin meriterebbe un posto nel prossimo film di Tom Cruise: da quando è diventata capitana di Fed Cup, con l’addio della vecchia guardia e il tentativo (improbo) di crescere una nuova generazione, gli incontri dell’Italia sono diventati tutti delle Mission Impossible. Non fa eccezione quello di oggi e domani sulla terra rossa di Mosca, che però ha un carattere epocale: dovessimo perdere lo spareggio di Gruppo II con la Russia – come è ampiamente probabile, se non scontato – si aprirebbe l’abisso dei gruppi zonali, cioè la Serie C. Anche la Russia è una grande decaduta, ma conserva giocatrici di livello, l’Italia invece è rimasta senza ricambi. Amarissimo destino per una squadra che fra il 2006 e il 2013 aveva vinto quattro volte la Davis delle ragazze (come le russe) raggiungendo cinque finali. Era dal 1997 che le azzurre non si trovavano a giocare un match di così basso livello, e stavolta dovranno fare a meno anche di Camila Giorgi, l’unica italiana nelle prime 140 del ranking mondiale (31). Camila, che non gioca da un mese, bloccata da un infortunio al polso destro, è volata a Mosca, convocata insieme a Martina Trevisan (146), Jasmine Paolini (178), Sara Errani (207) e alla 18enne Elisabetta Cocciaretto (701). Nella capitale russa si è sottoposta ad una ulteriore risonanza magnetica, ma proprio non ce la fa: «Ci tenevo a dare il mio apporto, ma l’infortunio al polso non è superato». Metteteci il momento no di Sara Errani, che dopo il rientro dalla squalifica per doping non riesce a riprendersi (a Bogotà dieci giorni fa in qualificazione ha perso dalla Paolini) e avrete il quadro di un’emergenza ornai cronica. «Sto provando a rimettermi in sesto – ha ammesso Sara – ma non sono nel mio miglior momento, giusto dare spazio alle più giovani». In campo andranno quindi Martina Trevisan, opposta nel primo singolare ad Anastasia Potapova – n.74 Wta, che il capitano Igor Andreev ha preferito alla Daria Kasatkina (n.24) e Jasmine Paolini, a cui tocca la veterana Anastasia Pavlyuchenkova (34 Wta, ma ex n.13). Due match che non hanno precedenti. Pèr il doppio le coppie annunciate sono Kasatkina Vikhlyantseva e Cocciaretto-Errani: niente vieta di cambiare in extremis, il problema è che per questa Italia, che rischia un sonoro cappotto, arrivare al doppio di spareggio già sarebbe un miracolo. «E’ una sfida complicata – ammette Tathiana, vestendo i panni dell’agente speciale Ethan Hawke – avremo di fronte avversarie molto forti e giochiamo fuori casa, anche se la terra può essere un fattore positivo. Conosciamo e rispettiamo la Russia, le nostre ragazze però formano una squadra competitiva, un mix di gioventù ed esperienza. Ce la giocheremo e ci crediamo. L’obiettivo è restare nel Gruppo II per tentare il prossimo anno la scalata nel World Group». Molta buona volontà, che però rischia di non bastare.

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