Berrettini avanza. Un anno dopo Ceck si sogna ancora (Marianantoni). Intervista a Lorenzo Sonego e Gipo Arbino: «Più è difficile e più mi esalto» (Bo). Finals di Torino. Il primo premio supera gli Slam? (Piccioni)

Rassegna stampa

Berrettini avanza. Un anno dopo Ceck si sogna ancora (Marianantoni). Intervista a Lorenzo Sonego e Gipo Arbino: «Più è difficile e più mi esalto» (Bo). Finals di Torino. Il primo premio supera gli Slam? (Piccioni)

La rassegna stampa di venerdì 26 aprile 2019

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Berrettini avanza. Un anno dopo Ceck si sogna ancora (Luca Marianantoni, La Gazzetta dello Sport)

La terra rossa di Budapest è magica. Dodici mesi fa lanciò in orbita il siciliano Marco Cecchinato che proprio nella capitale ungherese ottenne il primo titolo Atp della carriera, trampolino di lancio verso la storica semifinale del Roland Garros. Ieri Matteo Berrettini, 23enne romano, è approdato ai quarti superando per 7-6 6-2 lo sloveno Aljaz Bedene. Una prova di carattere per l’azzurro, salito in cattedra nel corso del tie break del primo set, quando ha dovuto annullare due set point (sul 7-6 e sull’8-7) prima di aggiudicarselo per 10 punti a 8 e poi allungare il passo in un secondo set dominato dall’inizio alla fine. Ma le buone notizie per Matteo Berrettini non si esauriscono qui: oggi nei quarti, invece della testa di serie numero 1 Marin Cilic, il romano affronterà il più abbordabile uruguaiano Pablo Cuevas che ha impiegato tre ore abbondanti per battere un Cilic molto falloso, poco concreto e sprecone. Il croato ha mancato un match point sul 6-5 del tie break del secondo set, Cuevas ha finito per vincere al tie break conclusivo al sesto match point dopo averne mancati due sul 5-4 e due sul 6-5. Una ghiotta chance per Berrettini di centrare la terza semifinale della carriera e riavvicinare il best ranking ottenuto l’11 febbraio scorso con la posizione numero 46. Disco rosso invece per Jannik Sinner; al primo torneo Atp della carriera, il 17enne di San Candido si è arreso in due set (6-3 6-1) al serbo Laslo Djere. Solo applausi per la nuova promessa del tennis italiano, in tabellone come lucky loser e vittorioso al primo turno sulla wild card ungherese Mate Valkusz. Primi game equilibrati con Sinner molto propositivo e attento, poi nelle fasi centrali c’è stato il sopravvento del serbo che con mestiere ha messo alle strette un giocatore ancora acerbo ma dalle enormi potenzialità. Il giovane allievo di Riccardo Piatti è in corsa per entrare tra i primi 300 giocatori del mondo, in virtù dell’esaltante inizio di stagione che l’ha visto trionfare nel challenger di Bergamo e nei due tornei Itf di Trento e Santa Margherita di Pula. A Barcellona lacrime e standing ovation nel derby spagnolo tra Rafael Nadal e David Ferrer. La vittoria, netta (doppio 6-3), è andata al maiorchino in corsa per il 12° titolo nel torneo di casa, gli applausi invece sono stati tutti per Ferrer, al penultimo torneo della carriera (l’ultimo sarà tra poche settimane al Masters 1000 di Madrid). «Quando uno perde contro Nadal – ha detto un Ferrer decisamente emozionato – deve comunque essere orgoglioso. Sono contento di aver finito la mia avventura in questo torneo sul campo Centrale e contro l’avversario più prestigioso». Tutte per Ferru le parole di Nadal. «Ha battagliato come un leone per tutti questi anni e David si merita tutto questo. Non è facile affrontare una situazione del genere, ma è una sua decisione e la dobbiamo rispettare». Rafa è apparso in progresso rispetto a Montecarlo e alla sfida di 1° turno contro Mayer. Ora è atteso dal tedesco Struff che battuto Tsitispas. Bene Thiem (7-5 6-1 a Munar), Nishikori (6-1 6-3 ad Auger-Aliassime) e Medvedev (6-3 6-2 a McDonald). Da dimenticare la prova di Dimitrov, fermato al tie break decisivo dal cileno Jarry.

Intervista a Lorenzo Sonego e Gipo Arbino: «Più è difficile e più mi esalto» (Marco Bo, Tuttosport)

Si, il tennis non è un gioco di squadra ma se pensi di scalare il mondo solo con la tua racchetta lascia perdere. Il livello si è talmente alzato che il talento è diventato “una” componente, non l’unica. Devi sperare di nascere con il carattere giusto e incontrare interlocutori adeguati. Ecco, non manca un solo ingrediente nel cocktail vincente formato dal maestro di tennis Gipo Arbino e il suo allievo Lorenzo Sonego. Lorenzo Sonego e Gipo Arbino, cominciamo da quando vi siete conosciuti.

Sonego: Gipo conosceva bene mio papà perché avevano giocato in doppio quando erano giovani. Amici. Un giorno, avevo 11 anni, il babbo decide di portarmi da lui. Ho iniziato ad allenarmi ed eccoci qui. All’inizio sembrava fin troppo severo, bastonava abbastanza. Eppure io ero abituato a rapportarmi con allenatori perché dall’età di 6 anni giocavo nelle giovanili del Torino. Sono andato avanti fino a 13, quando ho dovuto scegliere e allora ho scelto il tennis. Comunque, anche nel calcio gli allenatori erano tosti. […]

Quando avete capito realmente che il tennis poteva diventare il futuro. Un futuro da professionista?

Sonego: Quando ho cominciato a giocare i primi Futures, le qualificazioni, guadagnare il primo punto e fare bene e giocare nei Challenger. Vincevo, perdevo, in ogni caso vedevo che dall’altra parte del campo non incontravo quasi mai uno decisamente più forte di me.

Arbino: Bisogna dire che lui ha trascorso molti anni in cui perdeva anche perché ragazzini della sua età erano molto più sviluppati. Ora lo vedete così alto, ma è esploso improvvisamente. Era piccolino e gracile, ma ha sempre dimostrato una grande coordinazione e un cuore enorme. Lottava come una bestia, ma sempre col sorriso, si arrabbiava con se stesso se sbagliava e si autocaricava. Non l’ho mai visto comportarsi male. Lui ha il carattere ideale per giocare a tennis. Una grinta positiva. Col passare degli anni non è stato facile portarlo da un gioco attendista e di regolarità a uno aggressivo, di spinta. Lui ha impiegato tanti mesi, ha perso un sacco di partite, ma aveva fiducia in quello che gli avevo prospettato. Commetteva tanti errori ma era un investimento per diventare un tennista che si impone e impone il proprio gioco.

Lei, Lorenzo, nei momenti difficili del match offre l’impressione di non patirli psicologicamente.

Si, è proprio così. Anche perché ho vissuto in maniera diversa la prima parte. Non essendo forte da giovane, non ho vissuto gli stress di quel periodo. Io ho zero pressioni. Ho fatto la mia vita senza mai sentirmi un predestinato. Amici, scuola e poi il tennis che per me è sempre stato soprattutto un divertimento. Perciò in campo sono sempre sereno.

Arbino: Lui è diverso da tutti. Non avendo vissuto stress anticipati, ha sperimentato un percorso anomalo, ha vissuto di balzi improvvisi. Come l’ultimo. A 18 anni non era nemmeno 2.3. Quando gli altri erano numeri 1 Under lui era quarta categoria. Non si è mai potuto nemmeno sentire un fenomeno. Non faceva parte delle nazionali, al limite nella rappresentativa regionale. […]

Quali sono programmi per il futuro?

Sonego: Monaco, Madrid, Roma e poi Roland Garros. L’obiettivo è cercare di stare più vicino possibile ai top 50. Ma numeri a parte, quest’anno mi deve servire per maturare tanta esperienza e riuscire magari a entrare in tabellone negli Slam, come mi succederà a Parigi. […]

Mai pensato che un giorno Barazzutti potrebbe chiamarla per la Davis?

Sonego: Sì, lo sogno, sarebbe bellissimo. Giocare per la propria nazione sarebbe il massimo. Era più bella la vecchia formula della Coppa Davis, ma giocare per l’Italia sarebbe comunque un’emozione unica. […]

Finals di Torino. Il primo premio supera gli Slam? (Valerio Piccioni, La Gazzetta dello Sport)

Le Atp Finals di Torino hanno già battuto un record. L’aumento del montepremi, che dal 2021 salirà fino a 14 milioni e mezzo di dollari (13 milioni di euro), con un aumento del 40%, potrebbe regalare al vincitore imbattuto (chi arriva al traguardo senza perdere neanche una partita del girone eliminatorio) una cifra record. Nel 2018, Alexander Zverev ha guadagnato con il suo successo poco più di 2 milioni e mezzo di dollari. Facendo una proiezione, al trionfatore 2021 potrebbe andare dunque una cifra nettamente superiore ai 4 milioni di dollari. Con un sorpasso nei confronti di tutti gli Slam (a Flushing Meadow, il torneo più «generoso», il vincitore, come la vincitrice, prende 3,8 milioni di dollari), che hanno naturalmente montepremi più alti con il torneo femminile e un numero molto più grande di giocatori. Lunedì, a Torino, tutti i protagonisti della «conquista» delle Finals illustreranno i progetti futuri e si parlerà anche di numeri. Si parte con i 243.819 spettatori dell’edizione londinese 2018 in 15 sessioni (con una media di 16.255 spettatori) spalmate in otto giorni. Cifre irraggiungibili visto che la capienza del Pala Alpitour sarà ampliata, ma non supererà i 14.700 spettatori. Torino gioca tutto però sul tempo e lo spazio dell’evento. Le Finals dovranno contagiare tutta la città, e non limitarsi agli otto giorni del torneo. Le cifre del ritorno economico, formulate dalla sindaca Chiara Appendino, sono di circa 500 milioni di euro per il periodo assegnato 2021-2025. Un budget che può far fronte ai 250 milioni di spese (comprese i 78 milioni di euro per l’Atp e il montepremi). Per rientrare ci saranno naturalmente i ricavi da ticketing: il biglietto più economico in vendita su internet per la finale 2019 di Londra (che ospiterà anche l’edizione 2020) costa 188 euro… Come riuscirà Torino a sfruttare questo enorme potenziale?

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