Da Stoccarda a Istanbul - Pagina 3 di 4

Al femminile

Da Stoccarda a Istanbul

Petra Kvitova e Petra Martic in Germania e in Turchia hanno raggiunto un nuovo traguardo: per Kvitova il primo successo a Stoccarda, per Martic il primo in carriera

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Petra Martic
 

Sette anni di attesa
Da Kuala Lumpur 2012 a Istanbul 2019. Sette anni e due mesi: tanto ha separato la prima finale raggiunta da Petra Martic in un torneo WTA rispetto alla prima conquista di un titolo. E in mezzo una carriera piena di problemi e delusioni, caratterizzata da promesse mai del tutto mantenute.

Nata nel gennaio 1991, a 18 anni Martic è già Top 100, e nel 2012 dimostra a tutti il suo talento arrivando al quarto turno del Roland Garros dopo aver sconfitto la giocatrice di casa Marion Bartoli (che l’anno prima a Parigi era stata semifinalista). Sui campi in terra battuta più importanti del mondo Petra offre un tennis tecnico e creativo, nel quale è utilizzata ogni area del campo grazie alla naturale capacità di verticalizzare attraverso le smorzate e le discese a rete. E visto che dispone anche di una ottima battuta (incluso uno dei migliori servizi in kick del circuito) conferma di poter far bene anche sui campi in erba.

Me in quello stesso 2012, a 21 anni, dopo aver dato prova delle sue potenzialità, Martic va incontro a problemi fisici (una fascite al piede) che diventeranno una costante per lunghi periodi della carriera. E siccome il suo è un tennis difficile, che per essere redditizio deve raggiungere un delicato equilibrio tecnico-tattico, basta poco perché ne risentano i risultati e la classifica.

Inizia un lungo periodo buio, una di quelli fasi in cui una tennista di solito scompare dalla luce dei riflettori. E invece a Petra capita qualcosa di peggio: torna protagonista nei titoli dei giornali e dei siti internet per una impresa in negativo. È il 2014, sta per uscire dalle prime cento del mondo e affronta la stagione con seri problemi al polso destro. Fisicamente a pezzi, non riesce quasi a vincere match, ma grazie ai punti ottenuti l’anno precedente ha comunque diritto a prendere parte a tre Slam: Australian Open, Roland Garros e Wimbledon. Che si risolvono in tre sconfitte al primo turno arrivate in questo modo: 6-0, 6-0 da Annika Beck a Melbourne; 5-0 e ritiro da Elina Svitolina a Parigi; 6-0, 6-1 da Lourdes Domnguez Lino a Wimbledon.

Ricordo di avere seguito il secondo set di Wimbledon in TV e di avere avuto la sensazione che l’unico game ottenuto fosse stata una concessione della sua avversaria, in quel momento già in vantaggio per 6-0, 5-0. Nessun rischio corso da parte della tennista spagnola: Martic non era in grado di reggere lo scambio, con una mobilità precaria e il rovescio diventato un colpo del tutto inaffidabile. I media sottolineano come grazie a quelle tre disastrose prestazioni Slam abbia guadagnato centomila dollari (per la precisione 100.315 dollari) a fronte di un solo game vinto.

I dati di fatto sono questi, incontrovertibili, ed è facile ritwittare i numeri gridando allo scandalo, senza nemmeno provare ad approfondire la situazione. Mettetevi nei panni di Martic. Il problema al polso le ha compromesso il rendimento di tutto il 2014. Ma una tennista professionista quando ha guai fisici non può mettersi in malattia e ricevere ugualmente lo stipendio; ha comunque un team da pagare, e se prova a giocare ci sono anche le spese delle trasferte. Se poi perde sistematicamente al primo turno sappiamo che, per come funzionano i prize money, le entrate sono vicine allo zero e l’unico modo per tamponare l’emorragia economica sono i premi dei Major. Quando la prospettiva è quella di un crollo nel ranking senza poter più disputare Slam, diventa molto complicato rinunciare alle ultime entrate possibili, peraltro conquistate grazie ai risultati raggiunti in passato. E allora si scende in campo comunque.

Al di là della questione e delle polemiche, rimane il fatto che Petra nel 2014 è una giocatrice in piena crisi, e proprio negli anni che dovrebbero essere della definitiva affermazione va incontro a un profondo regresso, prima fisico e poi tecnico. Esce dalle prime 100 e non ci rientra più per tre anni. Il punto più basso è il 2016, quando a 25 anni gioca solo metà stagione, fermandosi in giugno. È la spina dorsale a crearle problemi, ma questo si saprà solo in seguito, perché dopo quel famigerato 2014 ormai i media l’hanno davvero dimenticata; e siccome Martic non è un personaggio molto “social”, è difficile per i pochi appassionati, che ancora la ricordano per il suo gioco, sapere come vanno le cose e perché abbia smesso di competere. Riepilogando, i guai fisici più seri sono stati questi: 2009 ginocchio, 2010 muscoli addominali, 2012 fascite plantare, 2014 polso destro, 2016 schiena.

a pagina 4: Petra Martic dal 2017 a oggi

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