Halep dura più di Bencic, quarta finale a Madrid: sfiderà Bertens

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Halep dura più di Bencic, quarta finale a Madrid: sfiderà Bertens

La rumena domani andrà a caccia della tripletta nella capitale spagnola contro Kiki Bertens: le dovesse riuscire, arriverà anche il numero uno nel ranking

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Simona Halep - Madrid 2019 (foto via Twitter, @MutuaMadridOpen)
 

[3] S. Halep b. B. Bencic 6-2 6-7(2) 6-0 (Emmanuel Marian)

Simona Halep ha vinto la tappa, la penultima, decisiva, sulla strada per Madrid. La maglia no, non è ancora sua, ma potrebbe essere questione di minuti. Battendo Belinda Bencic in una semifinale combattuta solo per un set, il secondo, la tennista di Costanza ha raggiunto la quarta finale nel torneo amico già conquistato due volte e domani, dovesse spuntarla nell’ultimo atto contro Sloane Stephens o Kiki Bertens, si riapproprierebbe della prima posizione mondiale smarrita al termine dell’ultimo Open d’Australia.

E sarebbe impresa notevole, per quanto non scontata seppur non improbabile: ragionando su ciò che abbiamo visto fin qui la miglior tennista da terra battuta in circolazione potrebbe trovare pane duro in finale, poiché Kiki Bertens, a nostro modo di vedere favorita sulla campionessa di New York 2017, sulla polvere di mattone le è a un’incollatura, per continuare a pescare dal gergo ciclistico. Intanto Halep ha faticato, non più del previsto perché le prestazioni della Belinda odierna sono imprevedibili, convincendo comunque oltremodo nei due set dirimenti portati a casa.

Poca storia per gran parte del match, come si sarà capito: Simona sul rosso è una tennista troppo solida e ancor più dinamica per le possibilità della svizzera, almeno sul lungo periodo. Il primo set, una mattanza: la giocatrice nata a Flawil ha smarrito il servizio all’alba dell’incontro, recuperandolo al termine del quarto gioco nell’unico momento di reazione offerto nella frazione inaugurale: da lì in poi, sedici a quattro complessivo di parziale, dispensato da Halep a furia di profondissimi martellamenti da fondo e angoli generati con frequenze insostenibili. Pareva dover durare poco, eppure Bencic, ora incline al rumoroso training autogeno nei momenti propizi e al reiterato lancio dell’attrezzo del mestiere in quelli meno promettenti, s’è messa l’anima in pace decidendo che, se sconfitta doveva essere, tanto sarebbe valso rischiare.

Tal radicale mutamento d’intenti ha avuto come immediate due conseguenze: la prima, il notevole aumento dei vincenti in zona Belinda (alla fine del secondo set saranno addirittura ventidue, a fronte di diciassette errori non forzati); il secondo, l’insicurezza insinuata nelle granitiche convinzioni di Halep, la quale per una ventina di minuti buoni ha perso di vista la collaudata strategia vincente sin lì messa in atto. Come tutti sanno, per la rumena insicurezza equivale a fretta furibonda, e allora ecco le tremebonde accelerazioni lungolinea ripetutamente giocate prima del dovuto ed ecco, addirittura, qualche errore, persino non forzato. Bencic ha preso coraggio e iniziativa e ha sprecato un set point nel dodicesimo gioco, per la verità molto ben annullato dalla rivale, dominando però nel successivo tie break giocato come in paradiso.

Il set più bello del torneo lasciava pregustare scintille in quello decisivo, ma Bencic, in drastica carenza di adrenalina ed energie, si è spenta di colpo notando che Halep, anziché aver fuso il motore, aveva innestato persino una marcia più alta. Tornata sé stessa, e dunque indisponibile al regalo, Simona ha potuto accorgersi del serbatoio vuoto rivale, e il break conquistato nel secondo gioco ha definitivamente indirizzato una partita chiusa con un perentorio bagel, utile a regalarle il biglietto per la finale mentre Bencic staccava quello per l’aereo in direzione Fiumicino. La svizzera si rassicuri, tuttavia: procedendo di questo passo non è improbabile un altro salto di qualità, nei prossimi mesi.

[7] K. Bertens b. [8] S. Stephens 6-2 7-5 (da Madrid, Ferruccio Roberti)

Si chiama dunque Kiki Bertens l’ultimo ostacolo rimasto tra Simona Halep e il ritorno al numero 1 della classifica WTA, lasciato lo scorso febbraio dopo gli Australian Open. La tennista olandese conferma di amare particolarmente il Mutua Madrid Open, evento che l’anno scorso le regalò la prima finale della carriera in un grande torneo. Quest’anno Kiki sembra avere tutte le carte in regola per poter fare ancora meglio: sinora, in cinque partite contro giocatrici del livello di Siniakova, Ostapenko, Sevastova, Kvitova e stasera Stephens (una ex campionessa del Roland Garros, una top 20, e due top 10) ha perso per strada solo ventisette game, stando in campo appena sei ore e un quarto.

In un Manolo Santana ancora in fase di decompressione dopo le emozioni vissute nella sfida tra Federer e Thiem e un po’ distratto dal contemporaneo svolgersi sull’Arantxa Sanchez del quarto tra Tsitsipas e Zverez, si è giocata la seconda semifinale del singolare femminile. Stephens e Bertens si erano affrontate solo due volte, e sempre ne era uscita vincitrice, in entrambe le occasioni in tre set, la statunitense: la prima volta a Roma nel 2013, la seconda l’anno scorso alle WTA Finals.

Il primo set è a netto appannaggio della ventisettenne olandese, che ha confermato il grande momento di forma mostrato nelle precedenti quattro partite al Mutua Madrid Open, in particolare ieri sera nel suo quarto di finale contro Kvitova, annichilita nonostante la ceca qui a Madrid avesse vinto tre volte e, reduce dal titolo di Stoccarda, fosse alla caccia di punti (in questo caso da non perdere) per la sua rincorsa al vertice della classifica. Kiki strappa a 0 la battuta nel game iniziale e poi annulla tre palle break nel gioco successivo. Prova a comandare la partita Stephens – ad appena la prima seconda semifinale di questo 2019 iniziato davvero in malo modo per lei, che nella WTA Race dello scorso lunedì è appena 39 – ma sbaglia davvero troppo per fare partita alla pari con un’avversaria capace di muoversi benissimo in campo e stare sempre vicino alla riga, concedendo un esiguo numero di gratuiti.

Bertens strappa il servizio nuovamente nel quinto gioco a Stephens e ha un set point per chiudere nel settimo, ma non riesce a convertirlo. Poco male: nel game successivo Kiki porta a casa il nono set consecutivo del suo torneo, quando la partita è iniziata da appena trentacinque minuti. Molto più incerto e emozionante il secondo set: Stephens non ci sta a perdere senza dare tutto, ha tanta voglia di raggiungere la sua seconda finale europea della carriera (dopo quella al Roland Garros dello scorso anno) e riesce ad allungare sulla sua avversaria: nel sesto gioco del secondo set torna – dopo esserci riuscita nel game inaugurale al servizio dell’olandese – ad avere palla break e, alla seconda, con un bel rovescio lungolinea si porta sul 4-2. Bertens però subito le torna sotto, con la complicità della campionessa degli Us Open 2017, che pensa male di incappare in un doppio fallo sulla palla break concessa all’olandese.

Nel decimo gioco, sul 5-4 Stephens, la tennista statunitense ha un’occasione colossale per portare la partita al terzo: riesce a salire sullo 0-40, guadagnando così tre set point consecutivi. Li spreca tutti, con la complicità e la bravura di Bertens, che pochi minuti dopo, sfruttando sul match point un rovescio in corridoio di Stephens, guadagna l’accesso alla finale. Come detto, troverà Halep contro la quale ha vinto due delle cinque volte che l’ha affrontata (1-1 i precedenti sulla terra).

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